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Comunicazione umana e comunicazione animale
Continuità e discontinuità
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Continuità Comunicazione come passaggio di informazioni sullo stato del mondo (es. ape bottinatrice; richiamo di allarme) Comunicazione come comprensione delle intenzioni di azione dell’altro (es. espressione emotiva; coordinazione per scopo comune) Nel caso dell’allarme: “altruismo” di chi lanciando il richiamo attira il predatore? NO!
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Perché il segnale di allarme animale NON è altruistico
Il segnale è inflessibile (espressione emotiva innata) Il segnale può provenire anche da un non co- specifico Chi fugge ha appreso per condizionamento un sistema di segnalazione Chi segnala esprime in modo fisso la sua emozione (paura del predatore) MA: inganno!
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Discontinuità L’allarme tra umani
Può essere inflessibile, in modo del tutto analogo alla comunicazione animale (es. urla panico di fronte al fuoco) Ma anche flessibile, creando un qualsiasi segnale codificato anche per l’altro Referenza a un terreno comune “Io so che tu sai che io so”, cioè a un Noi (Grice, 1975) Presuppone dunque una intenzionalità comunicativa condivisa
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L’ipotesi di Tomasello
L’animale sociale può cooperare Può anche fingere di cooperare Ma non può progettare una comunicazione agita solo a favore dell’altro, né può comprenderla (diversa teorizzazione della mente?) Esperimento dell’uso del deittico imperativo ma dell’incapacità di usare il deittico altruistico nei primati allevati in semi-cattività Appena in grado di provare empatia, il piccolo umano invece aiuta spontaneamente, senza richiesta né premio (ma si irrita della mancanza di feed-back!)
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