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Didattica, pedagogia speciale, ricerca educativa
Arianna Taddei Università di Macerata Lezione 2/10/2018
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L’evoluzione delle rappresentazioni sociali della disabilità nella storia
Sia la società greca sia quella romana praticavano il rifiuto, l’eliminazione, la soppressione socialmente condivisa degli individui che presentavano deformità irregolarità, in una parola, anormalità. (Carlo Lepri)
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Con l’affermarsi del Cristianesimo…
La nascita della persona disabile è la conseguenza del peccato commesso da qualcun altro, rappresenta la via per redimersi dalla trasgressione della “regola”.
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A partire dal 600… l’Età dell’Illuminismo apre il periodo delle classificazioni e delle tassonomie elaborate dagli scienziati. Ritrovamento del ragazzo selvaggio nelle foreste dell’Averyon (1798), cui lo studioso Itard rivolge la sua azione educativa, non catalogando la condizione di Victor come quella di un malato bensì come il frutto di un condizionamento ambientale.
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Dall’800… l‘800 inaugura una stagione che si focalizza sulla ricerca ossessiva della normalità che interessa l’individuo in tutti i suoi aspetti ed in cui il disabile corrisponde ancora alla figura di un malato. Nascono così le prime classi speciali e differenziali, espressione di una cultura della separazione.
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La rappresentazione sociale e culturale del disabile-malato resisterà nell’immaginario collettivo per tutto l’800 fino alla seconda metà del 900, continuando a cercare di dare risposte prevalentemente assistenzialistiche/sanitarie e di educazione speciale.
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Garantisce il diritto di tutti:
La pedagogia speciale Garantisce il diritto di tutti: All’educazione: concetto di educabilità All’autonomia e alla partecipazione sociale Alla Qualità della Vita attraverso il Progetto Educativo e il Progetto di Vita I&t=3s (Il ragazzo selvaggio – Truffaut, 1969)
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La condizione di accesso all’educazione nello scenario internazionale: alcuni dati (WHO, World Bank, 2011 Unesco, 2015; Unesco, 2017;) Oltre un miliardo di persone nel mondo ha una forma di disabilità (4 su 5 persone vivono in paesi poveri) Tra i 93 e i 150 milioni sono rappresentati da bambini sotto i 14 anni con una moderata o grave disabilità. Esistono ancora importanti differenze di accesso all’istruzione tra i bambini con disabilità e senza: es. Dal 10% in India al 60% in Indonesia. La situazione è molto preoccupante in quanto 62 milioni di bambini nel mondo in età della scuola primaria hanno una disabilità e 182 milioni di persone con disabilità non hanno completato la scuola primaria.
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In generale secondo il rapporto Unicef-Unesco (2015):
La condizione di accesso all’educazione nello scenario internazionale: alcuni dati (WHO, World Bank, 2011 Unesco, 2015; Unesco, Unicef, 2015; Unesco, 2017; ) Cambiamenti effettivi si sono registrati solo quando le leggi nazionali hanno iniziato a prevedere l’inclusione dei bambini con disabilità. L’esclusione delle persone con disabilità dalle opportunità educative e professionali ha un costo socio-economico alto perché rischiano di diventare adulti esclusi dal mondo del lavoro In generale secondo il rapporto Unicef-Unesco (2015): ancora 58 milioni di bambini (6-11 anni) sono esclusi dalla scuola 63 milioni di adolescenti (12-15 anni) sono esclusi dal sistema
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La disabilità è un concetto in evoluzione
Approccio interpretativo della disabilità di tipo: 1. Assistenziale II. Sociale III. Bio-psico-sociale ICF IV. Fondato sui diritti umani
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L’approccio medico/assistenziale
Il problema viene individuato nella persona che presenta la menomazione, sulla base della convinzione che sia questa stessa condizione di malattia a determinare l’esclusione sociale e la necessità di ricevere delle cure mediche ed assistenziali.
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Il modello sociale Agli inizi degli anni ‘70 si sviluppa la teorizzazione di un modello sociale della disabilità, così come coniata nel 1981 da Mike Olivier, caratterizzato: dalla differenza tra menomazione (condizione biologica) e disabilità (condizione sociale); dalla distinzione con il modello medico che individua i limiti nel deficit della persona; dalla rilevazione della condizione di oppressione lamentata e sperimentata dalle persone disabili nella società”
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Il nuovo approccio culturale alla disabilità evidenzia come questa sia il risultato dell’incontro della persona con deficit con il contesto sociale che si presenta come inadeguato ad accoglierla.
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Il modello bio-psico-sociale (ICF OMS, 2001)
Il funzionamento o la disabilità di una persona è la risultante di diversi fattori: condizioni fisiche e dotazione biologica fattori contestuali (ambientali e personali). Nella dinamica dialogica di questi fattori c’è il corpo con proprie strutture e funzioni, capace di svolgere attività personali e di sviluppare partecipazione sociale. La salute non può essere vista come assenza di malattia, ma va percepita come realizzazione del proprio funzionamento nei vari contesti di vita.
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Approccio teorico di fondo: ICF
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L’approccio fondato sui diritti
Questo approccio ha affrontato tra le varie problematiche, quelle in particolare legate all’uguaglianza e alla cittadinanza delle persone disabili, questioni che, sulla scia dell’attivismo politico, a partire dagli anni ’60, sono state oggetto di interesse anche da parte del mondo accademico e della politica.
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Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
La Convenzione ONU afferma la dignità delle persone con disabilità, oltre che il diritto all’uguaglianza di tutte le libertà fondamentali e definisce la disabilità come il risultato dell’interazione tra menomazioni e barriere sociali, attitudinali e ambientali che impediscono o limitano la partecipazione. ONU (2006), Convenzione Internazionale sui Diritti delle persone con disabilità, New York. Si veda Art.1 della Convenzione.
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Approccio fondato sui diritti umani
Secondo la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità (ONU, 2006): «Le persone con disabilità includono quanti hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri» (Art.1).
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La testimonianza di Masa
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ugual diritto all’istruzione,
In Italia, l’approccio sociale favorisce le condizioni per superare la separazione tra i servizi educativi speciali e quelli ordinari. democratizzazione dell’insegnamento ugual diritto all’istruzione, al perseguimento degli obiettivi dell’apprendimento e della cittadinanza di tutti.
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Il processo di trasformazione del sistema scolastico italiano in prospettiva inclusiva
della cooperazione internazionale e potenzialità della cooperazione internazionale Inserimento (inizio anni ’70) -inserimento degli studenti con disabilità nelle scuole comuni in contesti prevalentemente inadeguati Integrazione (dal 1977) -sfera educativa -per studenti con disabilità -interviene prima sull’individuo, poi sul contesto -incrementa una risposta specialistica Inclusione (da fine anni ’90) -sfere educativa, sociale e politica; -per tutti gli studenti -interviene prima sui contesti, poi sugli individui
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Inserimento scolastico L.118/1971
Inizia l’inserimento degli studenti disabili nelle scuole ordinarie, senza però riuscire ad apportare modifiche sostanziali interne al contesto scolastico. A causa della persistenza di barriere architettoniche, culturali e della mancanza di strumenti legislativi e didattici adeguati, spesso si manifesta come un inserimento selvaggio.
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Integrazione scolastica
Legge 517/77 salto di qualità dell’offerta educativa agli studenti disabili. Promozione di una visione sistemica dell’integrazione (coinvolgimento istituzionale di vari soggetti socio-sanitari, educativi, comunali) che si assumono delle responsabilità e con i quali la scuola è chiamata ad interagire.
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La prospettiva dell’integrazione
si riferisce all’ambito educativo in senso stretto e ai singoli alunni disabili; interviene prima sull’individuo e poi sul contesto; incrementa una risposta specialistica, riferendosi ad un modello psicologico della disabilità e a una visione compensatoria.
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La prospettiva dell’inclusione
La Dichiarazione di Salamanca (1994) ufficializza per la 1° volta il termine inclusione in ambito educativo e sociale Da un’idea di educazione speciale, rivolta strettamente agli studenti con disabilità si passa al concetto di un’educazione per tutti che trova spazio nella scuola di tutti, accogliendo le molteplici diversità (psicofisiche, culturali e socio-economiche etc.).
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Il concetto di inclusione
guarda alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica; prende in considerazione tutti gli alunni/studenti; interviene prima sui contesti e poi sull’individuo
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La prospettiva dell’inclusione
In questa ottica il corpo docente cerca risposte educative adeguate alle singole diversità, attraverso l’utilizzo consapevole ed equilibrato di interventi didattici basati sia sull’individualizzazione sia sulla personalizzazione. La prospettiva inclusiva sostiene la visione di una scuola che sia un diritto per tutti.
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L’Index for inclusion: uno strumento internazionale a favore dell’inclusione scolastica
Una delle più importanti innovazioni dell’Index (Ainscow, Booth; 2002)è stata quella di uscire dalla logica dei bisogni educativi speciali degli studenti, che significa non partire dalla stigmatizzazione della diversità per aiutare lo sviluppo ma valorizzare cosa lo studente sa e può fare per aiutarlo a crescere in quel contesto, attivando quindi un processo di empowerment.
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Le tre dimensioni dell’inclusione
Politiche Culture Pratiche
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La dimensione culturale
La dimensione culturale offre la cornice di valori e di relazioni alla base della comunità educativa che può influenzare la dimensione politica e pratica.
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La dimensione politica
La dimensione politica orienta a livello macro e micro scelte e strategie a favore di un cambiamento complessivo del sistema educativo con l’obiettivo di sviluppare servizi educativi per tutti in grado di offrire un effettivo sostegno alle differenze.
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La dimensione delle pratiche
La dimensione pratica sostiene la realizzazione di interventi che inevitabilmente riflettono le culture e le politiche dell’inclusione attraverso plurimi aspetti.
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La didattica dell’inclusione combina
La didattica dell’individualizzazione La didattica della personalizzazione
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Individualizzazione la didattica dell’individualizzazione: garantisce gli stessi obiettivi di apprendimento a tutti gli studenti tenendo conto delle loro diversità. Diritto all’uguaglianza
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Diritto alla diversità
Personalizzazione La didattica della personalizzazione: auspica a che ogni studente raggiunga obiettivi diversi valorizzando le sue diversità, interessi personali. Diritto alla diversità
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