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PROF. SERGIO ZACCARIA SCALINCI
STUDI RICERCHE E TERAPIE INNOVATIVE PER SCONFIGGERE LA RETINITE PIGMENTOSA PROF. SERGIO ZACCARIA SCALINCI Clinica Oculistica Università degli Studi di Bologna
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RETINOPATIA PIGMENTOSA
La Retinopatia Pigmentosa è un termine generico che include un largo spettro di malattie diverse per età di insorgenza, grado di progressione della malattia, gravità e diversa trasmissione genetica. È una malattia degenerativa e non infiammatoria (nonostante la comune definizione di retinite) caratterizzata dalla perdita della visione periferica (visione tubolare o “a cannocchiale”) e dalle difficoltà in visione notturna che possono arrivare ad interessare la visione centrale, con gradi anche gravi di perdita del visus e dall’aspetto tipicamente pigmentato della media periferia retinica. 2
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EPIDEMIOLOGIA DECORSO
La Retinite Pigmentosa, secondo le statistiche internazionali, colpisce circa una persona su sane, però la sua diffusione è più alta nelle isole, nelle valli ed in tutte quelle comunità ove siano frequenti i matrimoni tra consanguinei. Molto spesso essa compare tra la pubertà e l'età matura, ma non sono rari gli esempi di bambini colpiti nella prima infanzia DECORSO Il decorso della malattia ha una durata estremamente variabile ma è comunque sempre progressivo ed invalidante. Nella maggioranza dei casi i sintomi precedentemente descritti si aggravano, il campo visivo si restringe sempre di più fino a chiudersi completamente. Compaiono poi altri disturbi come l'abbagliamento, l'incapacità di distinguere i colori, ed una particolare forma di cataratta. L'esito finale è purtroppo in molti casi la cecità assoluta 3
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ORGANIZZAZIONE ISTOLOGICA RETINICA
Nella patogenesi della Retinite Pigmentosa sono molto importanti soprattutto i primi due strati Le principali lesioni nella R.P. sono a carico dei bastoncelli periferici che sono sostituiti da tessuto gliotico, mentre la membrana limitante esterna viene a contatto con l’epitelio pigmentato. In seguito i bastoncelli più centrali ed anche i coni vanno incontro a degenerazione tanto che in seguito la morfologia risulta del tutto alterata. L’epitelio pigmentato mostra alterazioni precoci di tipo degenerativo con accumulo di pigmento e migrazione favorita da macrofagi. Le alterazioni degli strati interni della retina sono di minore entità e molto più tardive; le cellule gangliari possono essere conservate anche nello stadio finale. I vasi retinici e della coriocapillare mostrano vari gradi di sclerosi e di ispessimento ialino delle pareti con iperplasia dell’endotelio. L’aspetto cereo della papilla ottica è da ricondurre ad uno stato di gliosi relativa ad una membrana preretinica concentrica a disco 4
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DIAGNOSI Per diagnosticare la malattia vengono effettuati principalmente i seguenti esami: L'esame del Fondo dell'Occhio
Ha lo scopo di valutare l'apparenza morfologica della retina e di ricercare la presenza di caratteristiche macchie di pigmento sulla superficie retinica a forma di spicole ossee.
L'esame del Campo Visivo
Permette di valutare la sensibilità retinica ad uno stimolo luminoso nelle varie zone della retina stessa.
L'Elettroretinogramma
Consiste nella registrazione dell'attività elettrica della retina in risposta a particolari stimoli luminosi, permettendo di valutare in modo distinto la funzionalità dei due diversi tipi di fotorecettori (i coni ed i bastoncelli). L'elettroretinogramma è un esame molto importante per diagnosticare la Retinite Pigmentosa, poiché anche quando la malattia è ancora nella fase iniziale, il tracciato che ne deriva è quasi sempre estinto e molto appiattito.
La Fluorangiografia
Si attua con l'iniezione per via endovenosa di una sostanza fluorescente e nella successsiva fotografia della retina in tempi diversi. Tramite la circolazione sanguigna, la sostanza fluorescente giunge sino alla retina, rendendo visibili, colorandole, le arterie, i capillari e le vene, nonché lo stato funzionale delle loro pareti.
L' Esame del Visus
Permette di valutare l'acutezza visiva nella porzione centrale della retina. Consiste nella lettura di caratteri di varia grandezza alla distanza di 5 metri. 5
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CLASSIFICAZIONE In letteratura sono riportate classificazioni che hanno tentato di mettere ordine in un campo di difficile inquadramento. Tra le varie classificazioni si ricordano: Una classificazione genetica Una classificazione elettrofisiologica Una classificazione clinica. 6
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CLASSIFICAZIONE GENETICA CLASSIFICAZIONE ELETTROFISIOLOGICA
Tutte le forme di R.P. sono ereditarie e la sua trasmissione è regolata dalle leggi di Mendel secondo una delle tre modalità: autosomica dominante (ADRP) autosomica recessiva (ARRP) recessiva legata al sesso (XLRP) A queste vanno aggiunte le forme mitocondriali e le forme sporadiche. CLASSIFICAZIONE ELETTROFISIOLOGICA Si possono distinguere i pazienti affetti da retinite pigmentosa che presentano un tracciato ERG di ampiezza ridotta, ma ancora registrabile in: - Pazienti con ERG tipo rod-cone, quando i bastoncelli sono più interessati dei coni; - Pazienti con ERG tipo cone-rod, quando i coni sono più interessati dei bastoncelli. 7
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APPROCCIO TERAPEUTICO
Al momento non esiste cura che guarisca la malattia, ma la ricerca scientifica internazionale sulle terapie geniche, sui trapianti di retina e sulla retina artificiale, consente fondate speranze per il prossimo futuro. Ci sono diverse terapie che vengono applicate attualmente per il trattamento della R.P., che non sono risolutive, ma hanno l’intento di stabilizzare la malattia e di rallentarne la progressione. Queste terapie, consolidate anche da numerose evidenze sperimentali, ampiamente documentate in letteratura internazionale. Anche il nostro studio clinico va in questa direzione. 8
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