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Tempio-Altare di Monte d’Accoddi
Paolo Falqui e Marco Atzeni
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Il tempio altare di monte d’Accoddi è un edificio monumentale prenuragico datato intorno al IV millennio a.C.
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La struttura è situata nella Nurra, e più precisamente a 11 chilometri dalla città di Sassari, in prossimità della ‘vecchia’ 131, in direzione di Porto Torres, nel terreno in origine di proprietà della famiglia Segni.
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La Scoperta La scoperta di Monte d’Accoddi risale ai primi anni Cinquanta del secolo scorso e avvenne nell’ambito di un più ampio programma di interventi promossi dalla Regione Autonoma della Sardegna, lo scavo del sito archeologico fu voluto in particolare dall’allora ministro della Pubblica Istruzione, un sardo che sarebbe divenuto poi presidente della Repubblica. Infatti, il professor Antonio Segni, insigne studioso di diritto ma anche appassionato di archeologia, si era persuaso che una misteriosa collinetta che sorgeva in un terreno adiacente a una sua proprietà, a una decina di chilometri da Sassari, altro non fosse che una sorta di tumulo etrusco, e per questo ne aveva caldeggiato lo scavo e garantito il finanziamento.
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A causa della scarsità di archeologi fu necessario richiamare dalla Soprintendenza di Bologna, un giovane archeologo sardo, Ercole Contu. Contu racconta di essere tornato nell’isola malvolentieri: infatti era convinto che il cosiddetto “tumulo” altro non fosse che la rovina di uno dei tanti nuraghi, circa settemila, che caratterizzano il paesaggio isolano e che sono numerosi nella Nurra, la regione storica ove sorgeva la collina di Monte d’Accoddi. Ma gli scavi dimostrarono che la collina non solo non nascondeva alcun nuraghe ma era stata prodotta dalle rovine di un eccezionale e finora unico monumento preistorico, molto più antico dei primi nuraghi.
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Struttura Il complesso comprende un altare, un villaggio e una necropoli ipogeica. L'altare è unico nel suo genere nell'isola e nel Mediterraneo occidentale. Si compone di grande terrazza tronco-piramidale e di una lunga rampa d'accesso trapezoidale. La muratura esterna è costituita da grandi blocchi calcarei sommariamente sbozzati. L'edificio si sovrappone ad un altare precedente formato da una terrazza quadrangolare di minori dimensioni e da una rampa. Sulla sommità della terrazza era situato il sacello rettangolare intonacato di ocra (il "tempio rosso"), del quale si conservano il pavimento e, in parte, il muro perimetrale .
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l’unica ziqqurat del Mediterraneo.
Per la sua somiglianza con le strutture mesopotamiche, il tempio è considerato l’unica ziqqurat del Mediterraneo.
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Accanto all’altare si trovano un menhir a forma allungata (alto quattro metri e mezzo), un’enorme lastra con sette fori (forse per legare le vittime) e massi di pietra sferoidali, uno di cinque metri di circonferenza. Tutte le pietre avevano precisa funzione nei riti sacrificali.
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La struttura originaria, denominata "Tempio Rosso", fu edificata in una fase avanzata della cultura di Ozieri (3000 a.C), nella stessa area dove, durante la seconda metà del IV millennio, si era sviluppato un villaggio connesso ad un'area sacra megalitica. Dopo essere stata abbandonata da circa due secoli, fu ricoperta da un colossale riempimento di terra e pietre. Intorno al 2800 a.C. sorse una nuova struttura, quella che oggi vediamo, caratterizzata da una grande piattaforma piramidale ‘a gradoni’, con lati più lunghi della precedente e accessibile da una rampa, lunga quaranta metri e larga da tredici a sette. La funzione dell'Altare di Monte d'Accoddi è quella di "luogo alto" dove probabilmente si riunivano le comunità prenuragiche per compiere riti legati alla fertilità. edificio conservò la funzione religiosa per un millennio: ai suoi piedi sono stati trovati resti di ‘pasti sacri’ e oggetti usati nei riti propiziatori. Il sito fu abbandonato a inizio del Bronzo antico (1800 a.C.) e riusato saltuariamente per sepolture.
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La funzione dell'Altare di Monte d'Accoddi è quella di "luogo alto" dove probabilmente si riunivano le comunità prenuragiche per compiere riti legati alla fertilità. L’ edificio conservò la funzione religiosa per un millennio: ai suoi piedi sono stati trovati resti di pasti sacri e oggetti usati nei riti propiziatori. Il sito fu abbandonato a inizio del Bronzo antico (1800 a.C.) e riusato saltuariamente per sepolture.
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Valorizzazione del sito
Nonostante l’importanza del sito, l’unica forma di fruizione risulta essere una semplice visita guidata sul luogo; inoltre molti reperti si trovano “delocalizzati” al Museo nazionale archeologico ed etnografico "Giovanni Antonio Sanna“ di Sassari. Certamente potrebbe attirare un maggiore flusso turistico, la presenza di un “Visitor Centre”, nel quale esporre i reperti oggi al Museo Sanna e intrattenere i visitatori utilizzando le ultime tecnologie come ad esempio, pannelli multimediali e touch, proiezioni e ricostruzioni 3d olografiche e laboratori per bambini.
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Sarebbe utile anche la creazione di un’applicazione per smartphone, dalla quale poter acquistare il biglietto d’ingresso, avere la possibilità di consultare gli orari di apertura, usufruire dell’audio-guida e di altre funzionalità logistiche. Al fine di rendere meno difficoltoso l’arrivo al sito, si potrebbe organizzare un servizio di collegamento con il porto di Porto Torres e con gli aeroporti di Alghero-Fertilia e Olbia-Costa Smeralda.
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Sitografia Bibliografia www.beniculturali.it www.sardegnaturismo.it
L'altare preistorico di Monte d'Accoddi, di Contu Ercole, C.Delfino (2000)
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