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Metodi non cromatografici

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Presentazione sul tema: "Metodi non cromatografici"— Transcript della presentazione:

1 Metodi non cromatografici
Convalida dei metodi analitici Metodi non cromatografici Roberto Corneo Utilizzare il font MyriadPro – in alternativa Helvetica o Arial. Colore del titolo. RGB= 0, 176, 240 9 maggio 2019

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7 METHODOLOGY Questo documento è complementare al documento principale (ICH Q2(R1)). Il suo scopo è quello di fornire alcune indicazioni e raccomandazioni su come considerare le varie caratteristiche di validazione per ogni procedura analitica. In alcuni casi può essere studiata la combinazione delle capacità complessive di una serie di procedure analitiche in modo da garantire la qualità del prodotto farmaceutico (ad esempio la dimostrazione di specificità).

8 METHODOLOGY Approcci diversi da quelli indicati in questa linea guida possono essere applicati. E’ responsabilità di chi sottopone il metodo di scegliere la procedura di validazione e il protocollo più adatto per il proprio prodotto. Tuttavia, è importante ricordare che l'obiettivo principale della convalida di una procedura analitica è dimostrare che è adatta per lo scopo previsto. I materiali di riferimento devono essere ben caratterizzati, con documentata purezza. Il grado di purezza richiesto dipende dalla destinazione d'uso.

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11 SPECIFIC APPLICATION TO METHODS USED IN Ph. Eur.
I seguenti capitoli descrivono una serie di punti che sono importanti per la convalida di metodi che utilizzano tecniche di analisi specifiche. Queste linee guida devono essere utilizzate in combinazione con i metodi generali della Ph. Eur. ed i requisiti di validazione presenti nella linea guida ICH.

12 ULTRAVIOLET SPECTROPHOTOMETRY (2.2.25.)
Deve essere dimostrata l'idoneità delle condizioni operative (ad esempio solventi utilizzati e la loro qualità, pH della soluzione, ecc). Nell'uso normale, la spettrofotometria UV è un metodo con un potere di discriminazione limitato. L’utilizzo della derivata 1^ e 2^ può aumentare questo potere.

13 ULTRAVIOLET SPECTROPHOTOMETRY (2.2.25.)
Identificazione La spettrofotometria UV è raramente usata da sola per l'identificazione. Quando è inserita come test identificativo, deve essere dimostrato il suo potere discriminatorio in confronto con spettri di sostanze simili. Il potere di discriminazione può essere aumentato utilizzando rapporti di assorbanza (esempio λmax/λmin) piuttosto che valori di assorbanza.

14 ULTRAVIOLET SPECTROPHOTOMETRY (2.2.25.)
Saggio limite Quando la spettrofotometria UV viene utilizzata come saggio limite, si deve dimostrare che alla lunghezza d'onda di lavoro, la sostanza correlata in esame fornisce un sufficiente contributo all’assorbanza misurata. Deve essere determinata l’assorbanza corrispondente alla concentrazione limite della sostanza correlata.

15 ULTRAVIOLET SPECTROPHOTOMETRY (2.2.25.)
Titolo Quando la spettrofotometria UV viene utilizzata per la determinazione del titolo, deve essere valutato il contributo di assorbimento delle impurezze note. Evitare l'uso del valore di assorbanza specifica. Se i valori di assorbanza specifica sono già definiti, devono essere valutati con prove inter-laboratorio utilizzando un lotto di purezza nota. La purezza deve essere stimata applicando diverse tecniche, comprese le tecniche di separazione e metodi assoluti.

16 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
Per lo sviluppo di un nuovo metodo di dosaggio volumetrico, si raccomanda di titolare almeno 7 diverse concentrazioni, alle condizioni prescritte, in ordine casuale in modo da avere l’end-point nell'intervallo del range 20%÷90% del volume della buretta impiegata. Successivamente, i dati vengono trattati statisticamente per valutare la procedura di titolazione. L'errore relativo della pesata, e del volume al end-point deve essere inferiore allo 0,5% del valore trovato. I risultati, come volume di end-point Vi in funzione del peso mi, vengono valutati mediante regressione lineare. La regressione viene calcolata e caratterizzata dalla slope bobs, dall’intercetta estrapolata AOBS e dalla precisione σ(V).

17 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
1° Criterio - Errore sistematico proporzionale (Bias) La slope bobs, calcolata tenendo conto del titolo della soluzione volumetrica standardizzata, deve essere ≤ 0,3% per titolazioni potenziometriche (0,5% per titolazioni visive) rispetto al valore teorico dato come titolazione costante btheor. deve essere ≤ 0.3% (0.5% per titolazioni visive) Z = fattore stechiometrico di titolazione Mr = massa molecolare Cr = concentrazione molare del titolante

18 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
2° Criterio - Errore sistematico addizionale (Bias) L’intercetta estrapolata aobs deve essere < 0.4% per titolazioni potenziometriche (0,6% per titolazioni visive) rispetto al volume teorico di titolazione VT Questo criterio potrebbe essere non rispettato quando la titolazione potenziometrica è condotta troppo rapidamente, o quando l’indicatore utilizzato non è particolarmente adatto. deve essere ≤ 0.4% (0,6% per titolazioni visive)

19 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
3° Criterio – Precisione (Errore statistico) La deviazione standard σ(V) è inferiore allo 0,3% per titolazioni potenziometriche (0,5% per le titolazioni visive) del volume di titolazione medio al end-point VT. deve essere ≤ 0.3% (0,5% per le titolazioni visive) Vi è il volume di titolazione, mi è la massa della sostanza e n è il numero di titolazioni eseguite.

20 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
4° Criterio – Errore relativo pratico Alcuni metodi di titolazione non possono soddisfare il primo e secondo criterio ma presentano una deviazione dal valore medio bassa e accettabile al volume target di titolazione (8 mL ± 1 mL per buretta da 10). Pertanto, se il primo e/o secondo criterio di cui sopra non sono soddisfatti, calcolare l’accuratezza relativa al volume target titolazione.

21 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
Quando la procedura di titolazione volumetrica è ben consolidata è sufficiente verificare che la ripetibilità e l’accuratezza della titolazione (minimo 6 repliche) non sono superiori ai limiti indicati nella tabella seguente.

22 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
I dati della tabella sono forniti come guida, può essere dimostrato che possono essere applicati limiti più severi. L'uso di titolazioni volumetriche è applicabile solo quando è stato dimostrato che le impurezze sono presenti a livelli bassi, in caso contrario devono essere utilizzati altri metodi di analisi.

23 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
Ripetibilità: RSD su 6 repliche Accuratezza relativa:

24 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
Robustezza Descrive se un metodo di titolazione è sensibile a "effetti hardware", come diversi strumenti (elettrodi, titolatori ecc) ora e giorno della analisi, diversi operatori o diverse condizioni ambientali in diversi laboratori. Per controllare la robustezza, la procedura di convalida deve essere ripetuta con lo stesso campione da diverse persone in giorni diversi e su diversi titolatori.

25 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
Robustezza Inoltre descrive la correttezza dei risultati ottenuti in condizioni sperimentali disturbate: come diverse matrici (ad esempio soluzioni, reagenti, ecc), altre temperature della soluzione campione altre condizioni analitiche (range di fattore) Per determinare la robustezza, lo stesso campione viene titolato con e senza esposizione a modifiche rilevanti. Se i risultati sono uguali, il metodo è considerato essere robusto contro questa specifica influenza.

26 TITOLAZIONI VOLUMETRICHE (2.5.11.) (2.2.19) (2.2.20.)
Robustezza Più serie di campioni vengono titolate nelle condizioni del metodo. La dimensione del campione deve essere variata in ordine casuale il volume teorico del titolante deve rimanere tra il 20%÷80% del volume della buretta. I risultati ottenuti sono confrontati con i risultati ottenuti nella valutazione della precisione. Se il metodo è robusto, non ci deve essere alcuna differenza significativa.

27 NON-INSTRUMENTAL LIMIT TESTS
Test limite per anioni/cationi (2.4.) Si tratta di test semplici e rapidi. La loro idoneità va dimostrata con un appropriato test di recupero e/o con una comparazione con altri metodi più sofisticati. Ceneri solforiche ( ) E’ inteso come una determinazione globale di cationi presenti nelle sostanze organiche, ma non è ovviamente applicabile ai sali inorganici di sostanze organiche acide. Il limite è normalmente 0,1%. Questo test gravimetrico controlla il contenuto di cationi estranei per indicare la qualità della produzione. Questo metodo è considerato ben consolidato e non necessita di alcuna ulteriore convalida.


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