La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

BUONE PRATICHE DI METODOLOGIA DIDATTICA

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "BUONE PRATICHE DI METODOLOGIA DIDATTICA"— Transcript della presentazione:

1 BUONE PRATICHE DI METODOLOGIA DIDATTICA
Formazione docenti neoassunti a.s.2018/2019 Marzo-aprile 2019, Iis spinelli, Sesto San Giovanni Lo Jacono Sara, CREMIT (UCSC),

2 Agenda Presentazione Aspettative e prassi in atto
Qualche spunto teorico Attività Debriefing

3 I tre verbi dell’agire didattico
Progettare Valutare Documentare

4 Progettare «La complessità dell’azione didattica nell’aula attuale richiede in modo esplicito il rafforzamento della competenza progettuale del docente in quanto la maggiore ampiezza e frammentarietà dei saperi, l’ampia scelta di mediatori e di linguaggi, e le diversità sociali, culturali e di conoscenze che manifestano gli studenti non permettono di affrontare la trasposizione didattica in modo improvvisato e con un’ottica da bricoleur. Tale complessità impone anche un ripensamento sulle forme di programmazione annuale, settimanale e giornaliera a scuola e, quindi, richiede di elaborare in modo appropriato e spesso sempre diverso l’artefatto progettuale» (Rossi - Giaconi, 2016).

5 Tre parole chiave Trasposizione didattica Regolazione didattica
Mediatori didattici

6 Trasposizione didattica
Il processo di ristrutturazione attraverso cui il sapere «sapiente» diviene sapere insegnato e, poi, sapere appreso (Chevallard, 1985). Problema della conversione: come far acquisire il modo di pensare proprio della disciplina? (Bruner) Scelta dell’oggetto da insegnare, cronogenesi (Chevallard) Soggettività dell’insegnante (Develay)

7 Regolazione L’attività di regolazione (Rossi, 2011) si riferisce alla necessità di trovare un equilibrio tra differenti logiche e tensioni, e riguarda il modo in cui l’insegnante accoglie e gestisce gli eventi che si producono per via dell’incontro di diverse soggettività nella situazione didattica.  adattamento tra gli atti dell’insegnante e la sua comunicazione da un lato, e le risposte degli allievi dall’altro. La regolazione si sviluppa su quattro piani: cognitivo, pedagogico, della comunicazione, affettivo (Altet, 2003).

8 Trasposizione come mediazione
Processo di «metaforizzazione» dell’oggetto culturale attraverso i mediatori didattici. Messa in relazione di una conoscenza ingenua (quotidiana) con una conoscenza esperta o scientifica: decostruzione e ricostruzione (Damiano) Mediatori didattici: attivi: l’esperienza diretta di un contesto o di un oggetto iconici: disegni, foto, carte geografiche, modellini e plastici, ma anche film e videotape analogici: giochi di ruolo, simulazioni, riproduzione di processi ed eventi simbolici: lettere, numeri e altri tipi di simboli per definire e rappresentare le variabili e le loro relazioni

9 Valutare «Disciplina finalizzata ad emettere giudizi sulle azioni formative e di insegnamento (o complesso di azioni organizzate come programmi o corsi), intenzionalmente progettate o svolte per guidare e sviluppare apprendimenti (individuali, collaborativi, organizzativi) nei destinatari, con effetti sui sistemi formativo, economico e sociale, e fondata sull’uso di metodi e strumenti propri della ricerca empirica e sperimentale in educazione» (Galliani, 2009).

10 Valutazione educativa
Nella valutazione educativa innanzitutto vanno resi trasparenti e condivisi i criteri e gli strumenti per osservare e giudicare reciprocamente le prestazioni da parte degli allievi. Categorie-funzioni della valutazione: iniziale-diagnostica in itinere-formativa finale-sommativa/certificativa

11 Strumenti di rilevazione
guide per la valutazione dei temi (Calonghi - Boncori 2006) griglie osservative e per la gestione dei colloqui orali rubriche di valutazione check list di processo o di prodotto mappe concettuali riassunti (Domenici 2001) saggi brevi (Vertecchi 2000) portfolio

12 Valutare per stimare e apprezzare
Veridical Decision Making: problema che prevede sicuramente una soluzione vera Adaptive Decision Making: problema che non ha una soluzione vera, ma una maggiormente efficace. Richiede un agire strategico, capace di previsione Goldberg, "La sinfonia del cervello" (2010)

13 Documentazione «La documentazione non è l’atto conclusivo del processo didattico, momento amministrativo/burocratico di scarso significato per gli attori. È invece la «terza vita» dell’artefatto progettuale (Rossi - Toppano 2009), l’operazione con cui alla fine dell’attività il professionista «riflette sul percorso attuato e rivede l’artefatto progettuale iniziale alla luce dell’azione conclusa»»

14 Perché documentare? L’insegnante ritorna sulle pratiche in modo consapevole e riflessivo Ri-progettare Comprendere come è avvenuto il processo di trasposizione didattica Comprendere come è avvenuto il processo di regolazione Comprendere il livello di apprendimento degli alunni (ad es. dai verbatim degli scambi comunicativi)

15 Momenti e strumenti della documentazione
Documentazione della fase progettuale: progetto/sceneggiatura Documentazione dell’azione: appunti, diario di bordo Documentazione della conclusione del percorso: documentazione come revisione. Tiene conto dei passaggi precedenti e del momento valutativo, configurandosi essa stessa come riflessione/valutazione/autovalutazione.

16

17 Una proposta di metodo: il Metodo EAS

18 Definizione «Attività di insegnamento e apprendimento che attraverso un compito circoscritto, uno sviluppo temporale ridotto e un agire contestualizzato si propone in forma di insegnamento efficace e opportunità di apprendimento significativo». Rivoltella, 2015, p. 13

19 Caratteri distintivi e presupposti teorici
Mira a promuovere apprendimento significativo (Ausubel) Episodicità: porzione circoscritta di sapere e/o attività Carattere situato Freinet e la “scuola del fare”, la didattica laboratoriale e il learning by doing Flipped teaching: la lezione rovesciata (Mazur, 1991) «Principio del significato situato: i significati dei segni (parole, azioni, oggetti, artefatti, simboli, testi) sono sempre situati all’interno di esperienze incarnate. Non esistono significati generali o decontestualizzati. Significati di qualsiasi livello di generalità devono essere conquistati sempre dal basso attraverso esperienze incarnate» Gee, 2007

20 L’EAS: concetto e struttura
Fasi EAS Azioni insegnante Azioni studente Logica didattica Preparatoria Assegna compiti Espone framework concettuale Fornisce uno stimolo Dà una consegna Svolge i compiti Ascolta, legge, comprende Problem setting Operatoria Definisce i tempi dell’attività Organizza il lavoro individuale e/o di gruppo Produce e condivide un artefatto Learning by doing Ristrutturativa Esamina gli artefatti Corregge le misconceptions Fissa i concetti (lezione a posteriori) Analizza criticamente gli artefatti Sviluppa riflessione sui concetti attivati Reflective learning

21 Per ricapitolare: una mappa concettuale

22

23 Testi di riferimento #1 2014 2017

24 Testi di riferimento #2 2013 2015 2016

25 Un consiglio di lettura: la Rivista EAS

26 Il feedback è un regalo! Formale: bit.ly/neo19
Informale: com’è andata? Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-SA

27


Scaricare ppt "BUONE PRATICHE DI METODOLOGIA DIDATTICA"

Presentazioni simili


Annunci Google