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PubblicatoVittore Stella Modificato 5 anni fa
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Siria e Afghanistan la culla dell'integralismo islamico
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L’INTEGRALISMO ISLAMICO
Il termine integralismo islamico, più correttamente definito dagli esperti come fondamentalismo islamico. I suoi sostenitori mirano a riportare la comunità musulmana, e idealmente il mondo intero, alla condizione idealizzata e armoniosa dell'Islam delle origini, quella della Medina del periodo compreso tra il 622 e il 632 dell’era cristiana, l' "Età dell'oro" in cui visse e agì il profeta Muhammad. I musulmani infatti hanno una visione del mondo basata su precetti religiosi ed ordinamento della società. È quindi proibito per un credente riservare l'espressione della propria fede a una sfera intima della propria coscienza, ma deve esprimerla e seguirne i precetti anche in quella pubblica.
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BASHAR HAFIZ AL-ASSAD Bashar Bashar Hafiz al-Assad è un politico siriano, attuale presidente della Siria e successore del padre Basil Hafiz al-Assad. Quando Basil morì, Bashar si ritrovò a essere il nuovo successore, e dovette abbandonare gli studi per tornare in patria. Qui ebbe una rapidissima carriera militare e si formò alla scuola di Stato Maggiore ottenendo il rango di colonnello Bashar ereditò la presidenza violando di circa due mesi la legge che stabiliva un'età minima di 35 anni per assumere la carica e riuscendo, grazie alla lunga preparazione politica voluta da suo padre, a marginalizzare i sostenitori di questa legge. Nonostante Bashar al-Assad avesse promesso riforme economiche e politiche sin dalla sua ascesa al potere, non ha evitato alla Siria di essere inclusa dagli USA tra i cosiddetti «Stati canaglia». Nonostante le relazioni tese con Israele, Baššār al-Asad ha dichiarato di auspicare una ripresa delle trattative con lo Stato ebraico sulla questione delle Alture del Golan occupate; tuttavia il suo appoggio a Ṣaddam Ḥusayn prima dell'invasione americana dell'Iraq nel 2003 nella seconda guerra del Golfo lo ha fatto bollare come personaggio politicamente ambiguo nel panorama politico arabo al pari del padre che invece si schierò contro l'Iraq durante la Guerra del Golfo.
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LA POPOLAZIONE SIRIANA OGGI
Negli ultimi sette anni, la popolazione siriana ha sofferto le devastanti conseguenze di una guerra che sembra non conoscere limiti. Più della metà della popolazione siriana, oggi, dipende direttamente da aiuti umanitari per la propria sopravvivenza, tra cui più di cinque milioni di bambini. Circa 6 milioni di persone sono state sradicate dal loro Paese e stanno soffrendo traumi devastanti, mentre si stima che 5 milioni di persone siano fuggite dal paese in cerca di rifugio in Libano, Giordania, Iraq, Turchia ed Egitto. In media, ogni minuto una famiglia siriana fugge dal proprio paese. Un report dell’UNRWA afferma che le aspettative di vita sono diminuite di 20 anni dal La Siria oggi è la più grande fonte di rifugiati, con più della metà di questi ultimi con un’età inferiore ai 18.
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QUESTIONE SIRIANA La crisi siriana è al centro delle cronache internazionali dal 2011, da quasi sei anni: un conflitto che ha causato circa 400mila vittime, secondo le stime delle Nazioni Unite. Oltre 11 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case: più di 6 milioni sono sfollati interni; 4,8 milioni sono registrati dall’agenzia dell’Onu per i rifugiati in Giordania, Libano, Turchia e Iraq; un altro milione circa ha chiesto asilo in Europa. La guerra in Siria, pur essendo sotto gli occhi di tutti, è difficile da decifrare. È davvero difficile ricostruire la cronologia esatta degli eventi, capire come si è evoluta la situazione, fino alle accuse di crimini contro l’umanità, orientandosi tra le diverse fazioni in lotta.
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LA CRISI A PARTIRE DAL 2011 Nel 2011 sono nate nel paese manifestazioni pacifiche, che chiedevano a un presidente giovane una nuova riforma democratica, e non necessariamente la sua rimozione. Le manifestazioni si sono trasformate in proteste e quando gli scontri armati si sono estesi in tutto il paese, la rivoluzione è diventata nel 2012 una guerra civile. Ad aprile 2013 l'Iran decide di intervenire in maniera più decisiva: per farlo si affida ai miliziani libanesi, che hanno le loro roccaforti al confine con la Siria. Nel paese elementi estremisti si sono insinuati nel conflitto, fino all’avvento, nel 2014, dello Stato islamico. Diversi paesi stranieri sono intervenuti direttamente e indirettamente in Siria, ma l’azione militare decisiva è stata quella della Russia, al fianco del presidente Assad, a settembre 2015.
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Nella Ghuta Orientale, dopo un lungo periodo di inattività, le ostilità riprendono il 14 dicembre. Il 12 gennaio 2016 le truppe siriane entrano nella roccaforte ribelle di Salma e nei giorni successivi l'esercito conquista decine di cittadine ed entra, il 24 gennaio, nella città di Rabia, ultima roccaforte ribelle nel nord. Il 18 febbraio viene conquistata una cittadella a confine con la provincia di Idlib (una città della Siria nord-occidentale, situata vicino al confine con la Turchia). Nella seconda metà di gennaio, l’esercito siriano riattiva il fronte ad est di Aleppo, strappando all'ISIS decine di villaggi. Il 23 febbraio le milizie filo-turche occupano la roccaforte dell'ISIS al-Bab (un distretto Siriano e fa parte del Governatorato di Aleppo). Dal 2 gennaio 2018 le truppe proseguono la riconquista del Rif di Damasco. Il 29 gennaio i governativi riconquistano anche il centro urbano di Abu al-Duhur (una città nel nord-ovest della Siria amministrato in parte del Governatorato di Idlib).
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REALIZZATO DA: Mariarita Barbarino Giosuè Foti Teodora Popovici
Mirko Licciardello
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