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Criticità e tensioni Lo spazio delle politiche
Chiara Saraceno
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Due fasi –gruppi di età critici: quello di formazione della famiglia (famiglie con donna 25-44) e quello (donna 45-64) in cui i figli sono spesso ancora a casa, ma cominciano ad emergere domande di cura nella rete familiare allargata Il primo gruppo, è quello in cui si è affermato il modello dual worker, perciò le donne sono per lo più occupate. Quindi il “sistema famiglia-lavoro” è in tensione per le domande che derivano dai bisogni di cura e di reddito Nel secondo gruppo, il tasso di occupazione femminile è più basso, ma il tempo di cura “liberato” dalla crescita dei figli è talvolta ri-occupato dalle domande di cura dei genitori anziani e dei nipotini.
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Al momento queste due diverse criticità sembrano in parte compensarsi entro le reti familiari
Perché le famiglie più giovani possono teoricamente contare su una “riserva” di cura da parte delle donne relativamente “poco occupate” della generazione precedente. Questa riserva è relativamente ampia se si guarda alle donne (occupate nel 18% dei casi), ma in forte riduzione se si guarda a quelle in età 45-54, occupate nel 68% dei casi. E si ridurrà sempre più perché le donne più giovani oggi nel mercato del lavoro tenderanno a rimanervi, e a rimanervi più a lungo (vedi anche riforme pensionistiche) Possibile futuro deficit di cura per persone oggi in età centrali e mature (45-64).
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A Torino tra le donne e le coppie in età centrale e nella fase più intensiva di formazione della famiglia (presenza di figli) prevale di gran lunga il modello a “due lavoratori” E’ occupato il 73% delle donne in coppia con figli di questa fascia di età. Anche se vi è visibilmente una “penalità” legata alla presenza di figli ed anche al matrimonio: nella stessa fascia di età è occupato infatti l’84% delle donne in coppia senza figli e il 92% delle singles. Il modello di donna che tiene insieme responsabilità di cura e di procacciamento di reddito è ancora più chiaro tra le madri sole, che sono occupate nell’84% dei casi.
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Combinando lavoro remunerato e lavoro familiare, in questa fascia di età le donne occupate lavorano un’ora abbondante al giorno più degli uomini: 8 ore e 36 minuti rispetto a 7 ore e 30 minuti. Il minor tempo da loro dedicato al lavoro remunerato non compensa il maggior tempo dedicato al lavoro familiare.
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Un modello “fordista” di organizzazione del lavoro
Le donne con figli in età non solo sono occupate più spesso che la media italiana, ma hanno una giornata lavorativa remunerata media (anche se non specifica) più lunga delle coniugate senza figli, analogamente a quanto succede ai padri I genitori torinesi, concentrano maggiormente le attività lavorative remunerate nei giorni tradizionali lunedì-venerdì. La differenza è sostanziosa soprattutto per madri. Modello dual worker basato su orari molto tradizionali (quindi con poca flessibilità interna: o tutti e due al lavoro o tutti e due a casa)
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Orario di lavoro remunerato di uomini e donne 25-44,occupati, in coppia, con e senza figli. Giorno feriale. Confronto Italia-Torino
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I padri giovani sono più coinvolti nelle attività di cura dei figli, ma
Il livello di condivisione del lavoro familiare più alto non è nella cura dei figli, ma nell’acquisto di beni e servizi: fare la spesa è diventata una attività familiare, che non si fa tutti i giorni, che è programmata come una uscita “ludica”: ruolo degli ipermercati, dei centri commerciali. Nessun padre, né nell’area metropolitana né in cintura, risulta essere stato assente dal lavoro nel periodo in esame per motivi legati alla cura dei figli.
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Problemi per le politiche: la (scarsa) disponibilità di servizi per la primissima infanzia, con qualche squilibrio territoriale Frequenta un nido il 17% dei bambini con meno di tre anni nell’area metropolitana, il 6,6% nella cintura Frequenta una scuola materna l’82,6% dei bambini dai tre ai cinque anni nell’area metropolitana, il 73,4% nella cintura Inoltre, nella fascia di età 3-6 anni c’è un 16% di bambini che non è in nessun servizio: né nido, né scuola materna, né scuola elementare (più in cintura che nell’area metropolitana)
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La disponibilità di nidi – pubblici e convenzionati - è ampiamente al di sotto del tasso di occupazione delle madri con figli piccoli, specie in provincia
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A Torino c’è un importante ruolo dell’offerta privata, che, insieme all’aumento di posti nei nidi pubblici e convenzionati, nel 2004 ha fatto salire la copertura al 26,6%. Anche aggiungendo le altre politiche (micronidi, “un anno per crescere insieme” ), il 71% dei bambini 0-3 è al di fuori di qualsiasi sostegno al tempo di cura che non siano i congedi
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Le famiglie giovani si spostano in periferia per accedere ad una abitazione a prezzi più accessibili, ma potrebbero avere difficoltà, oltre che con gli spostamenti per lavoro(chi abita in cintura ha tempi complessivi di spostamento più lunghi), con i servizi per i bambini Problemi sul tempo
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Il tempo pieno alle elementari è diffuso sia a Torino che nei comuni della provincia, ma in provincia si torna più spesso a casa a mangiare
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Alle medie, l’orario scolastico è più corto
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La “risorsa nonni” c’è, ma non è infinita
La “risorsa nonni” c’è, ma non è infinita. In Piemonte (dati Indagine Multiscopo “Famiglia, soggetti sociali”), Il 29,6 (24,4 in Italia) dei nonni si occupa di nipote sotto i 13 anni mentre i genitori lavorano, l’11,5% quando il nipote non può andare a scuola perché malato, il 12,2% quando c’è una emergenza Il 64% (69,8% se madre occupata) dei genitori affida i figli sotto i 13 anni a nonni non conviventi quando non sono a scuola (50% in Italia)
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La divisione di genere del lavoro e gli squilibri che provoca nell’una e nell’altra direzione hanno effetti anche su livelli di soddisfazione diversa per il tempo disponibile Le donne occupate sono meno soddisfatte degli uomini del tempo che dedicano a se stesse e al partner, ma più soddisfatte del tempo che dedicano ai figli – anche se la maggioranza delle madri lavoratrici è insoddisfatta del tempo che dedica ai figli Le madri monogenitore sono simili alle madri in coppia nella insoddisfazione che hanno per il tempo che dedicano ai figli Il poco tempo per i figli, più che per la partner, è l’ambito “dolente” per i padri sul versante delle relazioni familiari: segno di condivisione di un modello di paternità che oggi prevederebbe una maggiore presenza
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Altre criticità Pochissimo spazio/tempo per la formazione Trascurabile tempo per partecipazione sociale, ma anche per lettura (tempo libero sembra molto assorbito da televisione) Crescente domanda di cura proveniente dall’invecchiamento della popolazione
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C’è una crescente attenzione delle politiche pubbliche per i grandi anziani, ma il potenziale bisogno (e sovraccarico per le famiglie in assenza di sostegni) è grande e in crescita Dei torinesi ultraottantenni: 2.045 vivono in comunità vivono soli Gli altri vivono vuoi con il coniuge (pure molto anziano) vuoi con altri familiari Sono le reti familiari (femminili) che spesso consentono sia di vivere da soli che di vivere in coppia e che a volte integrano anche il lavoro di cura per chi vive in comunità
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Conciliazione non può continuare ad essere definita solo come questione femminile
Perché è lavoro familiare di donne a consentire “conciliazione” di uomini (mentre il modello male breadwinner non garantisce più molto le donne) Perché i padri si trovano stretti tra modelli e desideri di paternità che li vogliono più coinvolti e richieste del mercato di lavoro che li ostacolano Perché occupazione femminile riduce disponibilità di lavoro di cura gratuito in una società, e in reti familiari, che viceversa, invecchiando, aumentano la propria domanda di cura – o la spostano verso le età più avanzate.
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Lo spazio di politiche familiari urbane dei tempi
Servizi di cura Trasporti Ma anche un ruolo maggiore di regia dei tempi, quindi anche di interlocuzione con altri attori (scuole, imprese, commercio).
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