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Su strada dai 70 agli 80
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Agli inizi degli anni 60 i nostri genitori trovarono l’Italia alle prese con una grande trasformazione socio-economica figlia del boom industriale. Le condizioni materiali di vita erano migliorate, ne derivavano una minore preoccupazione quotidiana e una maggiore disponibilità di nuovi stili di vita. Mia madre mi diceva che ci si poteva persino sdraiare per strada. Avvenne in quei tempi un cambiamento in tutti i campi: l’Italia, da società prevalentemente contadina, si riavviava a diventare un paese industriale, l’analfabetismo veniva sconfitto e l’automobile diventava una realtà.
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Nascevano le autostrade e le case cominciavano a riempirsi di apparecchi televisivi, c’era la voglia di mettersi definitivamente alle spalle gli anni del fascismo e della guerra. Seppure in ritardo i piccoli centri cominciarono a trasformarsi, venne varato il nuovo piano regolatore edilizio cosicchè la città cominciò ad espandersi, la segnaletica era aumentata perché le persone si spostavano con le automobili frutto dello stipendio alla F.I.A.T. Si sviluppava la prima forma di inquinamento atmosferico per la diffusione dell’auto. Il manto stradale fu rinnovato con le strade ad asfalto.
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In quei tempi si iniziò a mettere la segnaletica e si crearono le prime autostrade. Le piste ciclabili non c’erano ancora e il pericolo di un incidente stava aumentando. Posso concludere dicendo che in quei tempi le strade stavano subendo un grande cambiamento e sarebbe stato sempre peggio.
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Quando i miei genitori erano piccoli, le strade erano già asfaltate come ora, ma erano molto più tranquille perché non c’era tanto traffico come adesso. Mia madre e mio padre invece di avere un parco giochi o un punto di raccoglimento, avevano la strada. Nel senso che nelle strade, oltre a spostarsi naturalmente, si giocava, ci si riuniva. A scuola andavano a piedi o in bici e i loro genitori erano tranquilli perché non c’ era pericolo; infatti la maggior parte dei bambini e dei genitori che li accompagnavano erano a piedi.
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Ai tempi di mia madre, in strada passavano mucche con i carri attaccati dietro; anche automobili, ma queste ultime erano così rare che si poteva giocare lo stesso. Ad esempio a nascondino, oppure uno dei tanti giochi praticati nel periodo di Natale, quello con le noccioline che tre si mettevano a castello e poi a turno bisognava fare strike, un po’ come il bowling di adesso: erano già moderni! Mia madre mi raccontava che alla sera si formavano in strada dei capannelli di mamme che chiacchieravano, papà e nonni che fumavano in gruppo e chiacchieravano perlopiù di politica o dei lavori dei campi e di bambini che giocavano.
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Mio padre, invece delle mucche, in strada vedeva gli asini e d’ inverno si mettevano i carboni nei bracieri che servivano per riscaldarsi, fuori sul margine della strada e così chi aveva bisogno di accendere il proprio, se lo prendeva. Anche mio padre giocava in strada, ad esempio con una trottola (pirrociulu) e ad un gioco il cui scopo era di buttare le pietre in piedi, con un sassolino. Sia mia madre che mio padre, già in prima elementare, andavano a scuola da soli. Ai tempi dei miei genitori la strada non era proprio uguale ad ora, ma simile e molto più sicura perché c’erano meno macchine.
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Mia madre mi ha raccontato che quando lei era bambina, non avendo videogiochi, aveva più tempo per giocare all’aperto; con gli amici ci si riuniva in una via per divertirsi a calcio o a qualsiasi gioco che si poteva fare all’aria aperta. Mi ha raccontato che quando nevicava il suono delle campane era ovattato e quando lo spazzaneve passava per le strade ci si riuniva sulla salita per andare in parrocchia e con delle buste si scivolava giù per poi schiantarsi su un mucchio enorme di neve, oppure si giocava a lanciarsi le palle di neve con lo scopo di beccarsi a vicenda
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Si poteva giocare per le strade senza nessun pericolo perché non c’ erano tante macchine che passavano per le vie, mentre adesso bisogna far attenzione perché passa qualsiasi tipo di auto e di camion. Wan Shun e Yin Cong, i miei genitori, mi hanno raccontato che quando erano bambini, si riunivano in una strada che allora era molto ampia e percorsa da automobili e motorini ma non in eccessiva quantità.
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Il mio papà racconta che in inverno, quando la neve scendeva fitta fitta, lui e i suoi amici prendevano una sacca e andavano a scivolare sulle strade e poi finito di scorrazzare facevano le palle di neve e se le lanciavano adosso tra di loro. Mi ha raccontato anche di quella volta che aveva visto Yin Cong: erano su una strada di campagna, lui era là con sua madre e anche lei era là..
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Ad un certo punto lui andò a prendere la palla che gli era scappata palleggiando e lei stava rincorrendo due sue amiche che gli avevano preso il ferro da maglia. Si scontrarono e si diedero una testata e caddero tutti e due a terra intontiti. Ora ci sono io qui a testimoniare che il loro è stato veramente un colpo….di testa..
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“Pum pimpiripettenusa pimpiripette pam”
“Uffa, sempre sta cavolo di conta, non possiamo farne un’altra? Che ne so: ambaraba, passa Paperino, pomodoro…Una qualunque, ma non questa: tocca sempre a me!!” “Stai bravo, che sei l’unico maschio e poi sei mio cugino, quindi ti tocca di stare zitto”. “Ditemi almeno a cosa giochiamo”. “Rialzo”. “Nascondino” “No, nascondino no, perché altrimenti voi vi infilate nei portoni e io non vi trovo più”.
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“Ah! Giochiamo a ‘ce l’ hai’ così ci possiamo allargare su tutta la strada”.
“Va bene, ma almeno togliete di lì le biciclette, che se arriva un trattore col fieno ve le carica tutte e un’altra bici vostra madre ve la compra la settimana dei ‘tre giobia’”.
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I bambini giocavano a pallone in strada e scorrazzavano per vicoli.
Ai tempi dei miei genitori verso gli anni sessanta e settanta, si incominciò ad asfaltare le strade. Le auto erano più numerose e veloci e quindi iniziarono ad esserci incidenti stradali. I bambini giocavano a pallone in strada e scorrazzavano per vicoli. Nelle calde sere d’estate gli adulti si sedevano fuori dai portoni delle loro case a chiacchierare fino a tardi. Si camminava più tranquillamente a piedi o in bici. Di sera si poteva andare in giro senza guardarsi dietro dalla paura, come si fa al giorno d’oggi.
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Anche a me piacerebbe vivere quei tempi, perché non c’erano rischi di incidenti stradali per le strade. I miei genitori si sono incontrati in città, a Torino. A quei tempi la città, era molto meno affollata e molto meno inquinata. Nel periodo dell’infanzia dei miei genitori, si godeva di una vita molto più tranquilla e spensierata. In quel tempo, c’erano molti meno pericoli .
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Si poteva camminare anche in mezzo alla strada, ma bisognava solo assicurarsi o guardare accuratamente se c’era la presenza di qualche motorino, automobile, bicicletta, camion o pullman. Per questo motivo, i miei genitori potevano trascorrere tranquillamente i loro appuntamenti o uscite insieme. In questo modo potevano conoscersi meglio. Finalmente dopo un po’ di anni si sposarono e andarono a vivere in campagna, un posto, per fortuna, completamente diverso dalla città.
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Hanno collaborato: la Classe II A della Scuola Media dell’ Istituto Comprensivo di Sommariva del Bosco (CN) i genitori dei ragazzi la prof.sa Capello Franca
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