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Roma e le monarchie ellenistiche
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Roma dopo le guerre puniche
Roma imparò moltissimo dalle guerre puniche da cui ne uscì vincitrice: Prese coscienza della sua superiorità militare; Imparò a combattere coordinando le battaglie su mare e terra e a gestire le risorse dopo le sconfitte; Le guerre vennero gestite da condottieri capaci ed autonomi , non più controllate dal senato; ma ancora non sapeva come comportarsi politicamente nei confronti dell’Oriente ellenistico.
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DUE LINEE DI POLITICA ORIENTALE
All’inizio del II secolo a.c: tra la nobilitas nasce una diatriba sulla politica da utilizzare nei confronti della grecia e l’oriente : LINEE DI POLITICA EGEMONICA (O INDIRETTA) DIRETTA Sostenuta da Marco Porcio Catone e dai senatori più tradizionalisti che diffidavano dal lusso orientale e dalla cultura greca e timorosi del potere di Scipione Sostenuta dagli Scipioni e dai seguaci della cultura greca pronti a difendere le poleis greche dai macedoni Prevalse la politica Egemonica
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L’intervento in Oriente
Il senato romano accolse le richieste d’aiuto delle poleis greche contro Filippo V di Macedonia, Tito Quinzio Flaminino (console), seguace di Scipione, mandò un esercito e sconfisse i Macedoni nel 197 a.c. a Cinocefale (odierna Karadagh), in Tessaglia. Tessaglia
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In occasione dei giochi istmici a Corinto Quinzio promise che la Grecia fosse libera ed autonoma sotto la protezione romana. Nel 192 a.c, con un secondo conflitto Antioco III del regno dei Seleucidi di Siria, alleato dei macedoni, invase la Grecia. I romani si allertarono temendo la volontà di una rivincita da parte di Annibale, rifugiatosi in Siria dopo la sua sconfitta.
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Scipione l’Africano volle condurre l’attacco contro i Seleucidi, ma il senato si oppose per via del suo immenso potere, ma non riuscì ad impedire ai comizi centuriati di affidare la guida dell’esercito al fratello Lucio Cornelio Scipione, (l’esercito fu comunque diretto da l’Africano ad insaputa del senato). Le flotte su mare prevalsero contro quelle di Antioco e le legioni su terra romane sconfissero le truppe nemiche nella battaglia di Magnesia, nel 190 a.c. Con la pace di Apamea nel 188 a.c, Antioco risarcì talenti (circa 390 tonnellate di argento) e rinunciò all’Asia Minore.
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I processi agli Scipioni e la svolta del senato
Macedonia e Siria furono ridotti in stati vassalli e sembrò trionfare la politica degli Scipioni, ma una serie di processi mossi da Catone contro l’Africano (per segrete intese con Antioco) e contro suo fratello Lucio (per aver usato, senza dare rendiconto, 500 talenti ottenuti da Antioco) li rovinò politicamente. Nel 183 a.c Scipione, benchè assolto, preferì condurre una vita privata, nello stesso anno Annibale si suicidò per non cadere nelle mani dei romani. (Annibale)
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Con la fine degli Scipioni prevalsero in senato gli amici di Catone, da sempre diffidenti della lealtà dei Greci. Anche l’atteggiamento dei Greci cambiò a causa dell’assillante protezione romana. Ci fu poi una seconda guerra contro la Macedonia, dove Perseo, figlio di Filippo V, aveva ripreso la politica antiromana del padre. Dopo aver vinto contro Perseo a Pidna, nel 168 a.c, il senato si convinse che la politica degli Scipioni era fallita e servivano approcci più duri con le poleis greche.
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La politica del dominio diretto
La nuova politica appresa dal senato fu più severa nei confronti di chi era ostile o con chi restava neutrale: Dopo la sconfitta di Perseo, l’Epiro, suo alleato, fu messo a ferro e fuoco e abitanti vennero venduti come schiavi; Rodi, accusata di neutralità venne rovinata economicamente con l’apertura del porto di Delo; Alle città greche venne imposta la consegna di 1000 ostaggi; A seguito di nuove rivolte la Macedonia perse la sua indipendenza e nel 148 a.c venne ridotta a provincia; Ci fu un atto di subordinazione portò alla distruzione della città di Corinto nel 146 a.c e anch’essa ridotta in provincia (Acaia).
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