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Roma, luglio 2010. CHECK UP 2010 1.Produzione e crescita 2.Prezzi alla produzione e costi 3.Occupazione: produttività e costo del lavoro 4.Consumi alimentari.

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1 Roma, luglio 2010

2 CHECK UP 2010 1.Produzione e crescita 2.Prezzi alla produzione e costi 3.Occupazione: produttività e costo del lavoro 4.Consumi alimentari e potere d’acquisto 5.Commercio estero e competitività 6.Outlook 2010

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4 Nel 2009 l’industria alimentare mostra un ruolo trainante nell’intera economia, con una divaricazione rispetto alla fase agricola, che registra un calo strutturale di medio periodo. 1) Agricoltura, silvicoltura e pesca; 2) serie storiche dei valori concatenati anno base 2000 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat, Conti Nazionali Andamento del PIL e del Valore Aggiunto agroalimentare

5 Dal 2005 in poi tende ad allargarsi progressivamente la distanza degli indici relativi all’industria alimentare e all’agricoltura, che rappresentano la dinamica del valore aggiunto a prezzi correnti dei due settori, a sfavore della fase primaria. 1) Valore aggiunto dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’Industria alimentare, delle bevande e del tabacco Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat, Conti Nazionali Valore Aggiunto 1 e Pil nominale (valori correnti, dati destagionalizzati, indici media 2003-2004=100)

6 L’andamento negativo del valore aggiunto agricolo nominale accomuna l’intera Ue27: nel 2009 i principali paesi produttori hanno avuto tutti riduzioni significative del valore aggiunto ed anche il trend di medio periodo è negativo, eccetto che per Polonia e Romania. 1) Agricoltura, silvicoltura e pesca Fonte: elaborazioni Ismea su dati Eurostat. VA nominale dell’agricoltura 1 nei principali paesi dell’Ue27 (valori correnti) -13,4% -2,6%

7 Nel 2009 il valore della produzione agricola evidenzia una forte riduzione sia in Italia che nell’Ue27 (rispettivamente 10% e 12%), dovuta principalmente alla discesa repentina dei prezzi per la maggior parte dei prodotti agricoli, a cui si sono aggiunte le difficoltà produttive di alcuni settori (cereali e olio di oliva). Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat, Eurostat Produzione dell’agricoltura (valori correnti, media 2003-2004=100)

8 Risulta in diminuzione sia nel 2009 che nel periodo 2004-2009 la produzione di olio di oliva e di fiori e piante; per i cereali la produzione al netto delle oscillazioni di questi anni è rimasta in definitiva stabile nel medio periodo. Tra gli altri comparti, i più importanti mostrano una dinamica molto stabile (carni e vino in particolare), mentre il recupero del 2009 delle coltivazioni industriali non migliora la performance negativa media del periodo (forte ridimensionamento dovuto alla PAC). Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Andamento delle produzioni agricole italiane (valori concatenati anno riferimento 2000)

9 Nel periodo la produzione non ha subito variazioni significative e repentine. Solo tra il 2006 e il 2007 si è registrato un periodo di maggiore produzione. La crisi, tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009, non ha di fatto avuto un’eco rilevante sulla produzione di questo settore, né nello scenario dell’Ue né in quello dell’Italia. Nel periodo la produzione non ha subito variazioni significative e repentine. Solo tra il 2006 e il 2007 si è registrato un periodo di maggiore produzione. La crisi, tra la fine del 2008 e gli inizi del 2009, non ha di fatto avuto un’eco rilevante sulla produzione di questo settore, né nello scenario dell’Ue né in quello dell’Italia. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat, Eurostat Produzione dell'industria alimentare, delle bevande e del tabacco (indice destagionalizzato, 2005=100)

10 Nel periodo di crisi, il clima di fiducia dell’industria alimentare sia europea sia nazionale ha mostrato una migliore tenuta di quello dell’intero manifatturiero. Il maggiore cedimento, registrato agli inizi del 2009, è stato determinato essenzialmente dalla caduta della domanda. Nel periodo di crisi, il clima di fiducia dell’industria alimentare sia europea sia nazionale ha mostrato una migliore tenuta di quello dell’intero manifatturiero. Il maggiore cedimento, registrato agli inizi del 2009, è stato determinato essenzialmente dalla caduta della domanda. * ICF Ismea (non destagionalizzato). Fonte: EC, Economic and Financial Affairs e Ismea Clima di fiducia nell'Ue27 e in Italia (medie trimestrali degli indici mensili destagionalizzati)

11 Nel corso del 2009, in termini di fiducia, dopo la fase negativa di fine 2008 e primi mesi del 2009, si sono affermati i comparti della pasta, del riso e della trasformazione ortofrutticola; diversamente, hanno denotato una sofferenza quelli dell’industria del vino, mangimistica, della prima lavorazione delle carni rosse e lattiero-casearia. Fonte: Ismea UP: i migliori del 2009DOWN: i peggiori del 2009 vino -10 x vino -10 x pasta 16 x

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13 Nel 2009 l’indicatore del reddito elaborato dall’Eurostat è diminuito in 21 paesi su 27, contraendosi dell’11,6% in media nell’Ue27 e del 21% in Italia. Nel periodo 2004-2009 si evidenzia l’andamento declinante dell’indicatore per l’Italia, che non mostra il recupero registrato dai principali paesi concorrenti nel 2007. 1) Indicatore A = Valore aggiunto corrente netto al costo dei fattori, deflazionato con il deflatore nazionale del Pil / Unità di lavoro. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Eurostat. Indicatore del reddito agricolo per addetto 1 (indici 2005=100) Var.% ‘09/04: -33% Var.% ‘09/04: -33%

14 Dopo una crescita sostenuta dei prezzi in molti paesi dell’Ue27, nel 2009 si rileva una flessione generalizzata dei listini nei principali paesi produttori, su base annua superiore al 10%. L’Ismea misura nel 2009 per l’Italia una flessione del 10% della ragione di scambio in conseguenza di una maggiore riduzione dei prezzi dei prodotti (-12%) rispetto agli input (-2%). Dopo una crescita sostenuta dei prezzi in molti paesi dell’Ue27, nel 2009 si rileva una flessione generalizzata dei listini nei principali paesi produttori, su base annua superiore al 10%. L’Ismea misura nel 2009 per l’Italia una flessione del 10% della ragione di scambio in conseguenza di una maggiore riduzione dei prezzi dei prodotti (-12%) rispetto agli input (-2%). 1) Indice dei prezzi alla produzione, indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione Fonte: elaborazioni Ismea su dati Eurostat Prezzi e costi agricoli nell’Ue27 (indici 2005=100, nominali) Prezzi e costi agricoli 1 in Italia (indici 2000=100, nominali)

15 Sul fronte dei prezzi dei prodotti, il risultato negativo è attribuibile a cereali, frutta, olio d’oliva e vino; nel quinquennio solo i prezzi di animali e cereali denotano una dinamica positiva. Circa gli input, crescono i prezzi di animali d’allevamento e antiparassitari, mentre diminuiscono quelli dei prodotti energetici, dei concimi (in aumento nel quinquennio) e dei mangimi. Sul fronte dei prezzi dei prodotti, il risultato negativo è attribuibile a cereali, frutta, olio d’oliva e vino; nel quinquennio solo i prezzi di animali e cereali denotano una dinamica positiva. Circa gli input, crescono i prezzi di animali d’allevamento e antiparassitari, mentre diminuiscono quelli dei prodotti energetici, dei concimi (in aumento nel quinquennio) e dei mangimi. Prezzi 1 (indici 2000=100) Costi 2 1) Indice dei prezzi alla produzione,; 2) indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione Fonte: Ismea

16 La forbice tra prezzi al consumo e prezzi alla produzione, dopo una riduzione nel 2007 (9 p.ti) e 2008 (6 p.ti), nel 2009 è tornata a crescere, raggiungendo il valore più elevato del periodo (17 p.ti). Dopo aver toccato il valore massimo nel III trim. (23 p.ti) si è ridotta nel IV trim. (16 p.ti). La forbice tra prezzi al consumo e prezzi alla produzione, dopo una riduzione nel 2007 (9 p.ti) e 2008 (6 p.ti), nel 2009 è tornata a crescere, raggiungendo il valore più elevato del periodo (17 p.ti). Dopo aver toccato il valore massimo nel III trim. (23 p.ti) si è ridotta nel IV trim. (16 p.ti). Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen Prezzi dei prodotti agricoli e prezzi al consumo (indici 2000=100)

17 L’esame di alcuni settori evidenzia una crescita del margine di filiera per molti di essi: frutta, latte, pane e pasta mostrano un aumento della forbice dei prezzi tra consumo e produzione. Solo in alcuni casi si registra una dinamica opposta, come per gli ortaggi per i quali, però, il valore del differenziale permane su livelli molto elevati. L’esame di alcuni settori evidenzia una crescita del margine di filiera per molti di essi: frutta, latte, pane e pasta mostrano un aumento della forbice dei prezzi tra consumo e produzione. Solo in alcuni casi si registra una dinamica opposta, come per gli ortaggi per i quali, però, il valore del differenziale permane su livelli molto elevati. 1) Indice dei prezzi al consumo/indice dei prezzi alla produzione Fonte: Ismea Margine di filiera 1 (indici 2000=100)

18 Le società agricole di capitali subiscono una forte flessione del MOL già nel 2008 (shock prezzi materie prime), oltre che nel 2009 (contrazione del fatturato). Le cooperative recuperano nel 2008, grazie ad una crescita del fatturato superiore a quella dei costi per materie prime, per poi subire una flessione del MOL nel 2009, ma meno intensa rispetto alle società di capitali. L’industria alimentare tiene bene anche nel 2009, mentre l’industria in senso stretto subisce già a partire dal 2008 una forte contrazione del MOL. Le società agricole di capitali subiscono una forte flessione del MOL già nel 2008 (shock prezzi materie prime), oltre che nel 2009 (contrazione del fatturato). Le cooperative recuperano nel 2008, grazie ad una crescita del fatturato superiore a quella dei costi per materie prime, per poi subire una flessione del MOL nel 2009, ma meno intensa rispetto alle società di capitali. L’industria alimentare tiene bene anche nel 2009, mentre l’industria in senso stretto subisce già a partire dal 2008 una forte contrazione del MOL. 1) Margine operativo lordo Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk MOL 1 : imprese agricoleMOL 1 : imprese dell’industria alimentare

19 Il livello di indebitamento si riduce nel corso del 2009 in funzione di una maggiore difficoltà di accesso al credito, che ha come effetto: un forte incremento delle fonti proprie di finanziamento sia nel 2008 che nel 2009 una brusca flessione delle fonti di terzi a breve termine nel corso del 2009 Il livello di indebitamento si riduce nel corso del 2009 in funzione di una maggiore difficoltà di accesso al credito, che ha come effetto: un forte incremento delle fonti proprie di finanziamento sia nel 2008 che nel 2009 una brusca flessione delle fonti di terzi a breve termine nel corso del 2009 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Rapporto di indebitamento: imprese agricoleRapporto di indebitamento: imp. industria alimentare

20 I tassi di crescita dei prestiti bancari hanno subito una flessione marcata a partire da settembre del 2008, maggiore per il complesso dei settori produttivi rispetto al settore agricolo. A partire dal 2008, le maggiori difficoltà di accesso al credito hanno costretto le imprese ad incrementare l’utilizzo di fonti proprie di finanziamento, sia nel settore agricolo che nell’industria alimentare I tassi di crescita dei prestiti bancari hanno subito una flessione marcata a partire da settembre del 2008, maggiore per il complesso dei settori produttivi rispetto al settore agricolo. A partire dal 2008, le maggiori difficoltà di accesso al credito hanno costretto le imprese ad incrementare l’utilizzo di fonti proprie di finanziamento, sia nel settore agricolo che nell’industria alimentare 1) Banca d’Italia Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Andamento del capitale proprioTassi di crescita dei prestiti bancari 1 (var.% annua)

21 L’industria alimentare nazionale è caratterizzata da una ridotta incidenza dei costi per il personale sul fatturato rispetto ai principali competitor, mentre il livello del margine operativo lordo risulta in linea con quello del Belgio, della Francia e della Spagna. La voce di costo predominante è quella per acquisto di materie prime che supera il 60% del fatturo nella maggior parte dei paesi europei. L’industria alimentare nazionale è caratterizzata da una ridotta incidenza dei costi per il personale sul fatturato rispetto ai principali competitor, mentre il livello del margine operativo lordo risulta in linea con quello del Belgio, della Francia e della Spagna. La voce di costo predominante è quella per acquisto di materie prime che supera il 60% del fatturo nella maggior parte dei paesi europei. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Aida Bureau Van Dijk Industria alimentare: mol e costi

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23 Nel 2009 l’occupazione nel settore agricolo è diminuita dell’1,4%, un po’ meno di quanto sia avvenuto nell’intera economia (-1,7%) e molto di meno rispetto all’industria. Tuttavia, l’agricoltura ha sperimentato una ininterrotta fuoriuscita di manodopera nell’ultimo triennio. Calo che riguarda principalmente il lavoro indipendente agricolo. Numero di occupati ( indici media 2003-2004=100 ) Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat, Conti Nazionali

24 La produttività del lavoro è diminuita in maniera generalizzata nei diversi settori economici nel 2009. Fa eccezione l’industria alimentare dove il valore aggiunto ha tenuto bene nonostante la crisi, riducendosi meno, in percentuale, delle unità di lavoro. Il settore agricolo, invece, malgrado le difficoltà sul fronte reddituale, ha assunto in questa fase di crisi un ruolo di maggiore assorbimento della forza lavoro: l’impiego di lavoro infatti è diminuito limitatamente (-1,8%), determinando un calo della produttività, dopo tre anni di miglioramenti. La produttività del lavoro è diminuita in maniera generalizzata nei diversi settori economici nel 2009. Fa eccezione l’industria alimentare dove il valore aggiunto ha tenuto bene nonostante la crisi, riducendosi meno, in percentuale, delle unità di lavoro. Il settore agricolo, invece, malgrado le difficoltà sul fronte reddituale, ha assunto in questa fase di crisi un ruolo di maggiore assorbimento della forza lavoro: l’impiego di lavoro infatti è diminuito limitatamente (-1,8%), determinando un calo della produttività, dopo tre anni di miglioramenti. Produttività del lavoro: valore aggiunto reale per unità di lavoro ( VA a valori concatenati 2000/ULA ) Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat, Conti Nazionali

25 La produttività del lavoro in agricoltura dell’Italia, pari a circa 22 mila euro, è superiore alla media dell’UE27. Rispetto ai principali competitor, non si distanzia molto dalla Germania, mentre è maggiore la distanza rispetto alla Spagna e alla Francia. Nel 2009, a differenza dell’Italia, per l’UE27 nel complesso la produttività è aumentata notevolmente (+4,6%); forti aumenti si sono registrati in Francia, Germania, Paesi Bassi. Produttività del lavoro nell’Ue27 1 (migliaia di euro, media 2008-2009) 1) Valore aggiunto a valori concatenati 2005/ULA. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Eurostat, Conti Economici dell’Agricoltura

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27 Nel 2009 si registra una leggera crescita dei consumi domestici delle famiglie italiane (+0,5%), a fronte di prezzi medi al consumo in netto ribasso (-1,5%). In un’ottica di medio periodo appare evidente la sostanziale stagnazione dei consumi alimentari. La spesa per gli alimentari si contrae dell’1,7% su base annua, attestandosi a 135 mld di euro. Nel 2009 si registra una leggera crescita dei consumi domestici delle famiglie italiane (+0,5%), a fronte di prezzi medi al consumo in netto ribasso (-1,5%). In un’ottica di medio periodo appare evidente la sostanziale stagnazione dei consumi alimentari. La spesa per gli alimentari si contrae dell’1,7% su base annua, attestandosi a 135 mld di euro. 1) Alimentari, e bevande non alcoliche Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen, Istat Indice delle quantità acquistate dalle famiglie ( indici concatenati, base 2000=100 ) var. media annua ’04-09: +0,8% var. media annua ’04-09: +0,8% Spesa delle famiglie italiane 1 (valori correnti, base 2000=100 ) 2009: 135 mld € (-1,7%) 2009: 135 mld € (-1,7%) var. media annua ’04-09: +1,8% var. media annua ’04-09: +1,8%

28 Un’espansione dei consumi di medio periodo caratterizza molti prodotti, mentre una concomitante crescita nel 2009 interessa solo alcuni prodotti del fresco (ortaggi, ittici, avicoli) e i salumi. Su tali tendenze convergono fenomeni di tipo strutturale, connessi ai diversi stili di vita delle famiglie, che portano alla ricerca di prodotti a forte contenuto salutistico e di servizio, ai quali si sovrappongono fattori di carattere congiunturale, legati agli effetti della crisi (prezzi). Un’espansione dei consumi di medio periodo caratterizza molti prodotti, mentre una concomitante crescita nel 2009 interessa solo alcuni prodotti del fresco (ortaggi, ittici, avicoli) e i salumi. Su tali tendenze convergono fenomeni di tipo strutturale, connessi ai diversi stili di vita delle famiglie, che portano alla ricerca di prodotti a forte contenuto salutistico e di servizio, ai quali si sovrappongono fattori di carattere congiunturale, legati agli effetti della crisi (prezzi). Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen ( indici concatenati, base=2000 ) Variazione % delle quantità acquistate dalle famiglie Carne avicola: +0,6% Vino e spumanti: -1,3% Tot. agro alimentare: +0,5%

29 Per alcuni prodotti si registra una flessione delle famiglie acquirenti e/o degli acquisti, disegnando un’area di disaffezione del consumatore. In molti casi si tratta di famiglie giovani, con reddito medio-basso, in cui sono presenti bambini o ragazzi. Solo in pochi casi (p.e. formaggi freschi, yogurt, carne avicola) si osserva una crescita della domanda domestica, generalmente legata ad una contrazione dei prezzi di acquisto. Per alcuni prodotti si registra una flessione delle famiglie acquirenti e/o degli acquisti, disegnando un’area di disaffezione del consumatore. In molti casi si tratta di famiglie giovani, con reddito medio-basso, in cui sono presenti bambini o ragazzi. Solo in pochi casi (p.e. formaggi freschi, yogurt, carne avicola) si osserva una crescita della domanda domestica, generalmente legata ad una contrazione dei prezzi di acquisto. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen I segmenti più critici nel 2009: l’acquirente “disaffezionato” Calo numero famiglie acquirenti e acquisti Calo acquisti Stabilità

30 I consumi di prodotti a qualità certificata registrano tutti una crescita nel medio periodo, in particolare quelli biologici. Per quest’ultimo comparto la crescita è confermata anche nel 2009, mentre ciò non accade per i per i vini Doc-Docg e Igt e per i prodotti Dop e Igp. Tali tendenze dipendono dai diversi stili di vita delle famiglie, che portano alla maggiore ricerca di prodotti che abbiano contenuti salutistici e siano rispettosi dell’ambiente. Di contro, hanno accusato maggiormente gli effetti della crisi i prodotti a denominazione di origine. I consumi di prodotti a qualità certificata registrano tutti una crescita nel medio periodo, in particolare quelli biologici. Per quest’ultimo comparto la crescita è confermata anche nel 2009, mentre ciò non accade per i per i vini Doc-Docg e Igt e per i prodotti Dop e Igp. Tali tendenze dipendono dai diversi stili di vita delle famiglie, che portano alla maggiore ricerca di prodotti che abbiano contenuti salutistici e siano rispettosi dell’ambiente. Di contro, hanno accusato maggiormente gli effetti della crisi i prodotti a denominazione di origine. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen Dinamica dei consumi domestici di alcuni prodotti di qualità ( valori correnti )

31 La crescita degli acquisti presso la GD privilegia la convenienza (discount) e la prossimità (liberi servizi). Per il dettaglio tradizionale la progressiva marginalizzazione del ruolo giocato nello scenario distributivo è accentuata dalle dinamiche determinate dalla crisi. La crescita degli acquisti presso la GD privilegia la convenienza (discount) e la prossimità (liberi servizi). Per il dettaglio tradizionale la progressiva marginalizzazione del ruolo giocato nello scenario distributivo è accentuata dalle dinamiche determinate dalla crisi. Indice delle quantità acquistate (indici concatenati, 2000=100) Indice dei prezzi *Cash & carry, ambulanti, mercato rionale, produzione propria, porta a porta Fonte: elaborazioni Ismea su dati Nielsen

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33 Nel 2009, il disavanzo della bilancia commerciale nazionale si riduce (-69%) di 5 volte di più rispetto a quello del settore agroalimentare; il miglioramento del deficit dipende da una riduzione dell’import maggiore rispetto all’export. Il saldo positivo del made in Italy subisce, al contrario, un peggioramento (-3%), dopo aver svolto negli anni precedenti un ruolo di traino per l’interscambio commerciale del settore agroalimentare. Nel 2009, il disavanzo della bilancia commerciale nazionale si riduce (-69%) di 5 volte di più rispetto a quello del settore agroalimentare; il miglioramento del deficit dipende da una riduzione dell’import maggiore rispetto all’export. Il saldo positivo del made in Italy subisce, al contrario, un peggioramento (-3%), dopo aver svolto negli anni precedenti un ruolo di traino per l’interscambio commerciale del settore agroalimentare. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Saldo della bilancia commerciale (miliardi di Euro correnti)

34 15,8 Nel 2009, la flessione dell’export ha interessato maggiormente alcuni paesi (Germania, Regno Unito, Usa, Spagna), mentre per altri è stata più contenuta (Francia) o assente (Belgio). Il calo dell’import agroalimentare ha penalizzato maggiormente alcuni importanti paesi extra Ue27 rispetto ai principali partner commerciali comunitari. Nel 2009, la flessione dell’export ha interessato maggiormente alcuni paesi (Germania, Regno Unito, Usa, Spagna), mentre per altri è stata più contenuta (Francia) o assente (Belgio). Il calo dell’import agroalimentare ha penalizzato maggiormente alcuni importanti paesi extra Ue27 rispetto ai principali partner commerciali comunitari. Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Principali paesi di destinazione dell'export e di provenienza dell’import agroalimentare in Italia, 2009 import (quota % in valore, var.% 2009/’08) export (quota % in valore, var.% 2009/’08)

35 L’Italia mostra, nel 2009, una quota dell’export agroalimentare mondiale in linea con quella di Cina, Brasile, Argentina e Canada: competitor che evidenziano una maggiore dinamicità nel lungo periodo. L’export agroalimentare nazionale risulta, nel lungo periodo, più dinamico rispetto a quello di Spagna, Francia e Regno Unito L’Italia mostra, nel 2009, una quota dell’export agroalimentare mondiale in linea con quella di Cina, Brasile, Argentina e Canada: competitor che evidenziano una maggiore dinamicità nel lungo periodo. L’export agroalimentare nazionale risulta, nel lungo periodo, più dinamico rispetto a quello di Spagna, Francia e Regno Unito Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Principali paesi esportatori di prodotti agroalimentari nel mondo

36 Le esportazioni nazionali verso i Paesi Terzi subiscono una flessione più marcata rispetto a quelle verso l’Ue. La flessione delle esportazioni dipende soprattutto da una riduzione dei valori unitari, più marcata nei confronti dei Paesi Terzi I comparti più penalizzati sono quelli della pasta, della frutta, dei succhi di frutta e dell’olio, mentre quello dei legumi mostra un netto miglioramento Le esportazioni nazionali verso i Paesi Terzi subiscono una flessione più marcata rispetto a quelle verso l’Ue. La flessione delle esportazioni dipende soprattutto da una riduzione dei valori unitari, più marcata nei confronti dei Paesi Terzi I comparti più penalizzati sono quelli della pasta, della frutta, dei succhi di frutta e dell’olio, mentre quello dei legumi mostra un netto miglioramento 1) escluso agrumi Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat Export verso l’Ue27Export verso i Paesi terzi

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38 A partire dal secondo trimestre del 2009 l’indice di clima di fiducia della Gda è tornato in terreno positivo, pur registrando nella seconda parte del 2009 valori in progressivo calo. Nei primi tre mesi del 2010 l’indice risulta invece in crescita (+2,3 punti). Nel primo trimestre dell’anno la ripresa della fiducia si è basata principalmente sulle attese positive di vendita e in misura minore sul calo delle scorte, mentre il livello delle vendite è risultato in calo. Fonte: Ismea Componenti dell’ICF della grande distribuzione alimentare italiana ( indicatori trimestrali non destagionalizzati )

39 Le attese dell’industria alimentare migliorano nel 2010. A partire dal secondo trimestre del 2009 si è avuto un lento ma progressivo miglioramento dell’indice, che nei primi tre mesi del 2010 si è riportato su terreno positivo (+2,3). Nel primo trimestre del 2010 la ripresa della fiducia si è basata sulle attese positive di produzione, dato che il livello degli ordini – sebbene anch’esso in ripresa -, è rimasto basso. Fonte: Ismea Componenti dell’ICF dell'industria alimentare italiana ( indicatori trimestrali non destagionalizzati )

40 Fonte: Ismea Rispetto al 2009 è stato riscontrato un maggiore orientamento verso gli investimenti per innovazioni di prodotto e di processo, interpretabile come una strategia di risposta dell’industria agroalimentare alla crisi, finalizzata a migliorare l’efficienza degli stabilimenti, potenziare l’attività, ammodernare le linee produttive, conseguire sinergie e ottimizzare i processi produttivi e logistici, ottenere infine una posizione più competitiva sul mercato cercando di soddisfare e fidelizzare sempre di più la clientela. Strategie delle imprese dell’industria alimentare italiana per il 2010 Ad inizio 2010 le imprese appartenenti al panel Ismea dichiarano di volere: mantenere stabile il piano di produzione (74%) effettuare investimenti per innovazione di prodotto (41%), innovazione di processo (47%) o entrambi (37%) al fine di: a.conseguire una razionalizzazione dei costi aziendali laddove i margini ancora lo consentono b.migliorare/innovare i prodotti aziendali per soddisfare/fidelizzare sempre di più la clientela Ad inizio 2010 le imprese appartenenti al panel Ismea dichiarano di volere: mantenere stabile il piano di produzione (74%) effettuare investimenti per innovazione di prodotto (41%), innovazione di processo (47%) o entrambi (37%) al fine di: a.conseguire una razionalizzazione dei costi aziendali laddove i margini ancora lo consentono b.migliorare/innovare i prodotti aziendali per soddisfare/fidelizzare sempre di più la clientela

41 Nell’anno in corso, in un contesto caratterizzato da una debole ripresa, la domanda estera dovrebbe trainare - più di quella interna - la lieve crescita. Nel settore, la crescita dell’industria alimentare (VA) dovrebbe avvenire ad una velocità doppia rispetto a quella dell’agricoltura. Nell’anno in corso, in un contesto caratterizzato da una debole ripresa, la domanda estera dovrebbe trainare - più di quella interna - la lieve crescita. Nel settore, la crescita dell’industria alimentare (VA) dovrebbe avvenire ad una velocità doppia rispetto a quella dell’agricoltura. Fonte: Ismea, Isae Produzione e valore aggiunto ( var.% 2010/2009 )

42 www.ismea.it


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