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PubblicatoRaffaello Valentini Modificato 10 anni fa
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Nasce e si sviluppa su iniziativa delle istituzioni locali Nasce su iniziativa dei privati. Consiste nell’ auto-organizzazione e nell’associazionismo da parte degli immigrati.
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Permettono alle Amministrazioni locali di comprendere i bisogni dei nuovi arrivati Evidenziano la presenza dei migranti e dei loro diritti Fanno sì che i migranti si sentono interlocutori legittimati a prender parte alla vita politica Favoriscono la comunicazione e il dialogo tra cittadini autoctoni, immigrati e istituzioni Incoraggiano la formazione di organizzazioni di migranti attraverso il miglioramento delle relazioni e delle conoscenze tra le diverse comunità straniere residenti sul territorio
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… Non si è raggiunto nessun risultato concreto dal punto di vista dell’integrazione e dell’accoglimento delle rivendicazioni in sede politica.
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Scarso coinvolgimento del personale politico Difficoltà di comunicazione tra immigrati e istituzioni Scarsa attenzione dei media Deficit di risorse Carenza di “addetti ai lavori” Mancanza di formazione per i membri delle consulte Approccio paternalistico verso gli immigrati Legame debole tra associazionismo immigrato e organismi istituzionali Limiti nazionali alle politiche locali in materia di immigrazione Cambi di amministrazione che possono generare diversi livelli diversi di interesse verso la partecipazione degli immigrati Atteggiamento disilluso e rinunciatario di molti immigrati
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Una diffusa presenza di comunità straniere dà l’impressione che gli stranieri rifiutino una completa interazione con il contesto ospite e che preferiscano considerare l’integrazione come un processo occasionale e contingente. La condivisione di spazi e strutture con associazioni autoctone può sviluppare un senso di corresponsabilità decisionale e gestionale. In questo modo poi, le istituzioni avrebbero un interlocutore presente e conoscibile con cui interagire e con cui individuare appropriate soluzioni per favorire l’integrazione e ridurre il conflitto.
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Il volontariato aiuta l’immigrato a costruire un rapporto con la società d’accoglienza non fondato solo sul binomio diritti-doveri ma anche sul concetto di partecipazione sociale, che permette all’immigrato di sentirsi utile alla società ospitante e allo stesso tempo di condividere esperienze. Si configura così come il livello più elevato di partecipazione e integrazione.
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1)Individuazione associazioni: sono state selezionate quelle iscritte nei registri regionali ai sensi della l.266/’91. 2) Costruzione del campione: si è tenuto conto della distribuzione territoriale e del campo specifico di attività. Successivamente all’individuazione delle organizzazioni potenzialmente rappresentative del campione di indagine, si è provveduto a richiedere loro il ruolo e il numero di cittadini immigrati tra le seguenti. categorie: a) Soci b) Aderenti c) Volontari d) Altro. 3) Costruzione di un questionario da sottoporre ai responsabili delle associazioni.
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[struttura del questionario: una prima parte relativa all’anagrafica dell’organizzazione; una seconda parte relativa a caratteristiche ed ambiti di intervento dell’organizzazione; una terza parte relativa alla partecipazione di volontari stranieri; una quarta parte relativa alla percezione del volontariato straniero ai fini dell’integrazione sociale.]
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4) Invio del questionario alle organizzazioni. Risposte ricevute: Dei 98 questionari ricevuti 4 sono stati esclusi perché arrivati troppo tardi.
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5) Analisi dei dati: 5.1) Anagrafica delle organizzazioni: Concentrazione geografica: NORDEST (33%) Durata attività superiore ai 10 anni: 56% Composizione numerica: MEDIO/GRANDE = tra i 26 e i 100 membri (54%) Natura: laica (93,4%)
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5.2) Ambiti di intervento dell’associazione: n.b.: un’organizzazione può essere iscritta in più sezioni per cui le risposte totali sono 121.
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5.3) Partecipazione di volontari stranieri … … distribuita geograficamente.
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5.4) La percezione della presenza degli stranieri:
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Sebbene gli strumenti di partecipazione di cui dispongono gli immigrati, nonostante la molteplicità, non raggiungano sempre risultati concreti, è giusto continuare a credere nella necessità di tali spazi partecipativi. Solo così sarà possibile una società plurale, che non sia composta da singoli individui mossi dalla ricerca del proprio vantaggio, ma da persone convinte che il vantaggio della comunità costituisca il vantaggio di tutti. Rosalba Belmonte
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