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PubblicatoFulvia Antonucci Modificato 9 anni fa
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GLI ESPERTI Sergio Arzeni direttore presso l’OCSE del Programma LEED Dolores Cano Ratia direttrice generale INEM – Instituto Nacional de Empleo Giuliano Cazzola esperto di problemi del lavoro e di politiche sociali e previdenziali Innocenzo Cipolletta presidente della UBS-Warburg (Italia) e della Marzotto Alain Jecko direttore generale aggiunto ANPE – Agence Nationale pour l’Emploi Rody Molloy direttore generale Fás - Training and Employment Authority Giuseppe Pennisi esperto di finanza pubblica e professore di Economia dello Sviluppo Maria Paola Potestio preside della Facoltà di Economia dell’Università Roma Tre Stefano Zamagni professore di Economia Politica all’Università di Bologna
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EFFETTI DELL’ALLARGAMENTO Principali effetti: - maggiore offerta di manodopera; - aumento delle pressioni migratorie e ridisegno di quelle clandestine; - allocazione ad Est degli investimenti; - delocalizzazione produttiva e specializzazioni produttive; - livellamento su standard europei dei Paesi matricole. Stranieri integrati grazie al medesimo universo culturale e alla formazione (equipollenza dei titoli di studio). Contro la fuga degli investimenti, frontiere aperte già al 2004. L’economia “tirerà” la politica: le imprese oltre confine. A rischio i settori labour intensive: i 15 puntano su innovazione.
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L’EVOLUZIONE NORMATIVA Impossibilità di regole di policy comuni, piuttosto orientamenti e prassi comuni. Omogeneizzazione su: -normative (sicurezza ed igiene del lavoro; assenza di discriminazioni; informazione e consultazione); -procedure (sviluppo di un database per le politiche del lavoro; titoli e certificati formativi equipollenti); -alcuni terreni (predominanza di politiche attive del lavoro; rafforzamento della flessibilità e delle strutture formative). Nessuna omogeneizzazione su: - nucleo forte del diritto del lavoro; - sussidi e fiscalizzazione degli oneri sociali.
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I PIANI D’AZIONE NAZIONALI Obiettivi dei Nap: comparazione e best practice. Nella Strategia per l’Impiego, il coordinamento avverrà su: - generalizzazione delle politiche attive sul fronte della domanda; - estensione dei piani di prevenzione a complemento di approcci “curativi”; - prolungamento della vita attiva; - politiche di lotta contro le difficoltà di reclutamento; - omogeneizzazione delle politiche contro le discriminazioni. Per evitare una gestione rigida e burocratica: - obiettivi chiari per le politiche di medio termine; - semplificazione delle linee guida, senza indebolirne l’efficacia; - migliore governance e partnership nell’esecuzione delle strategie; - maggiore consistenza e complementarietà con altri processi comunitari.
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I DIVARI TERRITORIALI Stasi economica e guerra: ristagno di occupazione e disoccupazione nell’Ue, con molte differenze territoriali. Riforme dei mercati del lavoro a beneficio delle aree depresse; lo strumento principe: la contrattazione territoriale. Assenza di politiche europee standard per ridurre i divari. Focus su politiche di sviluppo endogeno, anziché su trasferimento da zone ricche a povere: fondi strutturali integrati con strumenti regionali. Per ridurre i divari occupazionali, politiche a favore di: - mobilità della manodopera; - investimenti produttivi in zone meno sviluppate; - incentivi differenziati all’investimento privato; - differenziazione regionale degli investimenti pubblici.
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IL CONFRONTO SOCIALE Confronto minimo su politiche monetaria e di bilancio; aspro su politiche del lavoro (in ambito aziendale, settoriale e locale). Parti sociali prive di una dimensione europea credibile a causa di una cultura provinciale e delle resistenze dei soggetti nazionali. Ruolo conservativo soprattutto per i sindacati. I maggiori conflitti, in ordine decrescente di intensità: 1.flessibilità salariale; 2.riforma previdenziale; 3.durata della vita lavorativa; 4.nuova immigrazione; 5.durata della settimana lavorativa; 6.riconoscimento ed estensione dei diritti del lavoro.
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STRUMENTI, MISURE ED EFFICACIA Livello europeo: scarso ruolo decisionale; omogeneizzazione di dati, scambio di informazioni, individuazione di best practice. Livello nazionale: intermediazione tra obiettivi Ue e gestione locale. Diversa efficacia tra territori. Aumentano le Agenzie. Livello locale: rafforzamento dell’azione sul campo, soprattutto nel gestire le crisi determinate dai processi di specializzazione. La crescita economica come unica risposta per sviluppare l’occupazione e abbattere la disoccupazione; interventi su fiscalità, competitività e R&S. Efficacia: difficile confronto per l’assenza di una metodologia comune. L’efficacia determinata da moderni sistemi di formazione; l’inefficacia, dal welfare pesante.
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I SERVIZI PER L’IMPIEGO Sviluppo disomogeneo tra Paesi. Evoluzione complessiva in linea con il decentramento e il maggior peso dei privati. Tra gli erogatori: - il pubblico continuerà a primeggiare sulla scena (ad esso si rivolgeranno soprattutto i soggetti a maggior rischio di esclusione sociale); - crescerà il ruolo del privato, ma sotto il controllo pubblico (counselling e sviluppo personale); - crescerà il mercato misto pubblico-privato; - il non profit manterrà l’attuale ruolo.
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