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PubblicatoConcettina Franceschini Modificato 9 anni fa
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Panem et circenses Lo sport presso i Romani veniva interpretato in forma cruenta e spettacolare; questo si evince dalla famosa espressione “Panem et circenses”: il pane e gli spettacoli erano gli elementi che tenevano quieta la “folla” dell’età romana. Tanti erano gli sport tra cui: ludi gladiatorii, ludi circenses, ludi scenici, ludi Troiani e i ludi delle naumachie accompagnati da sport di minor importanza.
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Gladiatori. Il gladiatore era un particolare lottatore della antica Roma. Il nome deriva dal gladio, una piccola spada corta usata molto spesso nei combattimenti. La maggior parte erano prigionieri di guerra schiavi ed anche criminali condannati. I luoghi più famosi che ospitavano questi combattimenti erano: Colosseo: è un grande anfiteatro all’aperto costruito per poter assistere a varie tipologie di spettacoli, prima fra tutte la lotta tra gladiatori. Circo Massimo: è un antico circo romano, dedicato alle corse dei cavalli, costruito a Roma.
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Altri modi per combattere.
Venationes: gara atletica consistente in un combattimento misto di lotta e pugilato su un terreno molle e sdrucciolevole. L’unico divieto era quello di mordersi. Ludi circenses: corse di cavalli o carri che avvenivano nel circo.
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Giochi per i bambini. I giochi dei bambini erano diversi a seconda se erano ricchi o poveri. I bambini poveri giocavano con bastoni e bambole di pezza mentre quelli ricchi con balocchi costosi e bambole snodabili. I bambini più grandi giocavano a nascondino e mosca cieca. Si giocava con una palla leggera gonfia d’aria di cuoio (follis).
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Eva Cantarella. In occasione della pubblicazione del nuovo saggio di Eva Cantarella dedicato alla storia delle donne nell’antica Roma, il “Corriere dell sera” pubblica un’anticipazione sugli amori dei gladiatori. Recenti scoperte archeologiche a Pompei dimostrerebbero l’esistenza di relazioni fra i gladiatori – veri idoli del tempo – e donne appartenenti non solo a ceti popolari, ma anche a classi sociali elevate. Dalle fonti letterarie invece, si ricava il quadro di una cultura maschilista e misogina, timorosa delle libertà e dell’emancipazione femminile.
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