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Le principali riforme dal 400 a.C. al 100 a.C.
L’esercito Romano Le principali riforme dal 400 a.C. al 100 a.C.
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Dal 400 al 250 a.C. La struttura dell’esercito: Tattica militare.
I manipoli I tipi di fanteria La cavalleria. Tattica militare. Schieramento dell’esercito
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La struttura dell’esercito
L’esercito di questo periodo prende il nome di esercito manipolare. L’esercito era diviso in legioni formate da: 4200 fanti 300 cavalieri La fanteria era sia pesante che leggera. I socii supportavano l’esercito romano. Ogni legione era formata da fanti (portati fino a 5.000, in caso di massimo pericolo) e da 300 cavalieri. Le legioni della prima e media età repubblicana consistevano in fanteria sia leggera che pesante. Questo tipo di esercito è chiamato esercito manipolare. Il suo nome è dovuto alle modalità tattiche con cui la sua fanteria era dispiegata in battaglia:I manipoli. Le unità alleate di socii, ovvero le Alae, poiché erano poste alle ali dello schieramento, erano costituite, invece di un numero pari di fanti, ma superiori di tre volte nei cavalieri, 900 per unità. Erano utilizzati per lo più in caso di bisogno di numero di truppe.
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I manipoli 120 uomini Velocità di movimento.
Basato sulle classi sociali e sull’esperienza militare. I manipoli erano unità di 120 uomini, tutti provenienti da una medesima classe di fanteria ed erano abbastanza piccoli da permettere, sul campo di battaglia, movimenti tattici di singole unità di fanteria, nel contesto più grande dell’esercito. L'esercito manipolare si basava in parte sul sistema di classi sociali e in parte sull'età e sull'esperienza militare, e rappresentava quindi un compromesso teorico tra il precedente modello basato interamente sulle classi e gli eserciti degli anni seguenti che ne erano indipendenti. Le tre classi di unità tattiche conservavano forse qualche vago parallelo con le divisioni sociali della società romana, ma almeno ufficialmente le tre linee erano basate sull'età e l'esperienza piuttosto che sulle classi sociali. Gli uomini giovani e inesperti servivano tra gli hastati, gli uomini più anziani e con qualche esperienza militare erano impiegati come principes, mentre le truppe dei veterani, di età avanzata e con esperienza, rifornivano i triarii.
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I tipi di fanteria Velites. Hastati. Principes. Triarii.
I fanti erano poi suddivisi in quattro differenti categorie, sulla base della classe sociale, dell’equipaggiamento e dell’ età. Le tre classi di unità tattiche conservavano forse qualche vago parallelo con le divisioni sociali della società romana, ma almeno ufficialmente le tre linee erano basate sull'età e l'esperienza piuttosto che sulle classi sociali.
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Velites 1200 in ogni legione I più giovani e i meno ricchi
Armati alla leggera. Azioni diversive e di disturbo. Supportati da fanteria alleata. Primi ad essere arruolati erano i Velites, 1200 tra i meno ricchi ed i più giovani delle truppe che facevano parte delle tre schiere principali in 20 per ciascun gruppo. Questa tipologia consisteva in truppe armate molto alla leggera, senza armature, adatti per azioni di schermaglia e di disturbo , e per questo chiamati cacciatori. Erano muniti di una spada e di un piccolo scudo rotondo, oltre che di diversi giavellotti leggeri. Le loro file erano ingrossate dall'inserimento di fanteria leggera proveniente dagli alleati.
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Hastati 1200 per legione. Erano la prima linea dell’esercito.
Fanti corazzati. Armati di Pilum. Seguono gli Hastati, anche loro in 1.200, pari a 10 manipoli. Formavano tipicamente la prima linea nello schieramento in battaglia. Ciascun manipolo astato era formato da 40 unità, con una profondità di tre uomini. Erano fanti corazzati, con corazza ed elmetto di ottone e muniti di scudo di legno rinforzato in ferro di forma di un rettangolo dal profilo ricurvo e convesso. Erano armati di una spada nota come gladio e da due lance da getto note come pila: una era il pesante pilum dell'immaginario popolare mentre l'altra era un affusolato giavellotto. Il pilum serviva per il corpo a corpo e veniva raramente scagliato, uso primario invece del giavellotto.
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Principes 1200 per legione. Età matura. Seconda linea.
Corazza più leggera degli Hastati. Poi venivano i Principes, di età più matura, sempre in numero di 1.200, pari a 10 manipoli. Costituivano tipicamente il secondo blocco di soldati nello schieramento offensivo. Erano soldati di fanteria pesante armati e corazzati come gli hastati, eccetto che vestivano una corazza in maglia più leggera. Ciascuno dei manipoli di tipo principes era formato da un rettangolo largo 12 unità e profondo 10.
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Triarii 600 per legione. Veterani. Ultima risorsa. I più corazzati.
Hasta invece del Pilum. Ed infine i Triarii, i più anziani, 600 per legione, divisi in 5 manipoli. Il loro numero non era aumentabile nel caso in cui la legione fosse incrementata nel suo numero complessivo da fanti a 5.000, a differenza di tutte le altre precedenti classi, che potevano passare da a fanti ciascuna. Erano gli ultimi residui delle truppe di stile oplitico nell'esercito romano. Erano armati e corazzati in modo simile ai principes, fatta eccezione per l’Hasta, che essi portavano al posto del pilum e del giavellotto e della corazza, più resistente. Un manipolo di triarii era diviso in due formazioni, ciascuna larga 6 unità e profonda 10.
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La cavalleria: gli equites
Venivano dalla classe equestre. Spesso erano affiancati dai socii. La cavalleria era invece arruolata principalmente dalla più facoltosa classe degli equestri ma a volte i socii e Latini della penisola italiana rimpolpavano le fila della cavalleria romana. La loro armatura era piuttosto leggera, si basavano soprattutto sulla velocità.
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Tattica militare Viene descritta da Livio.
Attaccavano gli Hastati. Se fallivano avanzavano i Principes. Come ultima risorsa intervenivano i Triarii. I velites attaccavano per primi con i giavellotti. La cavalleria si schierava sulle ali dell’esercito. I Socii entravano in azione solo in caso di emergenza. La tattica militare dell’esercito manipolare viene descritta così: « Quando l'esercito aveva assunto questo schieramento, gli Hastati iniziavano primi fra tutti il combattimento. Se gli Hastati non erano in grado di battere il nemico, retrocedevano a passo lento e i Principes li accoglievano negli intervalli tra loro[…]. Qualora anche i Principes avessero combattuto con scarso successo, si ritiravano dalla prima linea fino ai Triarii. Da qui l'espressione latino "Res ad Triarios rediit" ("essere ridotti ai Triarii"), quando si è in difficoltà. » (Livio, storie) la cavalleria attaccava dai lati mentre i Velites attaccavano per primi a distanza con i giavellotti e poi si ritiravano. In caso di necessità venivano usati come fanteria leggera di supporto armati di gladio. I Socii entravano in azione solo in caso di bisogno o emergenza.
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Schieramento dell’esercito
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Dal 250 al 100 a.C. I problemi dell’esercito.
L’intuizione di Scipione l’Africano. La riforma di Mario. I legionari. La testuggine. Gli ufficiali.
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I problemi dell’esercito
Annibale lo mette in difficoltà mostrandone i punti deboli: La cavalleria non abbastanza efficiente. Debolezza tattica dello schieramento manipolare. La grande capacità tattica di Annibale aveva messo in crisi l'esercito romano. Le sue manovre imprevedibili, repentine, affidate alle ali di cavalleria cartaginese e numidica, avevano distrutto numerosi eserciti romani anche se superiori nel numero dei loro componenti, come era avvenuto soprattutto nella battaglia di Canne. Le esigenze straordinarie poste dal nuovo nemico punico, mise in evidenza la debolezza tattica della legione manipolare, almeno nel breve termine
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L’intuizione di Scipione l’Africano
Nascono le coorti, ma non si abbandonano i manipoli. I soldati vengono addestrati a passare da una all’altra formazione all’interno delle battaglie: Formazione manipolare=rapidità Formazione coortale= forza e resistenza Riduzione del censo minimo per entrare nell’esercito. Unificazione di Hastati e Principes. Scipione l'Africano, inviato nel a.C. in Spagna per affrontare le armate cartaginesi, reputò necessario cominciare ad apportate delle modifiche tattiche tali da permettergli una maggiore adattabilità in ogni situazione di battaglia. Per questi motivi egli introdusse per primo la coorte, elemento intermedio tra l'intera legione ed il manipolo. Egli riunì i tre manipoli di hastati, principes e triarii per dare loro maggiore profondità, attribuendo a loro lo stesso ordine. Si veniva così a creare un reparto più solido ed omogeneo, con gli uomini della prima fila che tornavano a dotarsi di nuovi pilum e giavellotti. Ora era importante addestrare le truppe in modo che non vi fossero problemi nel passare all'occorrenza da una disposizione di tipo manipolare ad una coortale e viceversa. L’utilità era nel fatto che se occorreva agilità delle truppe si utilizzava la formazione manipolare, se occorrevano forza e resistenza si utilizzava quella coortale. Al termine della seconda guerra punica vi fu una riduzione del censo minimo richiesto per prestare il servizio militare. la distinzione tra i tipi di fanteria pesante degli hastati, dei principes e dei triarii, iniziò a diventare più sfocata, tranne che per prima classe di truppe, l'unica in grado di permettersi autonomamente un equipaggiamento: spesso gli altri invece erano armati dallo stato. Polibio ci testimonia che al suo tempo i triarii o i loro successori rappresentavano un tipo distinto di fanteria pesante armati con un unico tipo di corazza, mentre gli hastati e i principes erano divenuti ormai indistinguibili.
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La riforma di Mario Dà una paga ai soldati.
Apre a tutti la possibilità di arruolarsi. Nasce la fanteria legionaria. Solo fanteria pesante. Territori ai veterani romani. Cittadinanza Romana ai veterani ausiliari. Verso la fine del II secolo a.C. Roma si era trovata coinvolta nella guerra in Numidia contro Giugurta nella quale, per la mancanza di attrattiva di qualsiasi genere, era quasi impossibile reperire nuove reclute. Da questa premessa il console di quell'anno, Gaio Mario, decise di aprire le legioni a chiunque, che fosse o meno possidente. In un processo noto come 'riforma mariana', il console romano portò avanti un programma di riforme dell'esercito romano. Dal 107 al 104 a.C., tutti i cittadini potevano accedere all'arruolamento, indipendentemente dal benessere e dalla classe sociale, dato che venivano stipendiati per farlo. La distinzione tra hastati, principes e triarii, che già era andata assottigliandosi, era ufficialmente rimossa, e fu creata la fanteria legionaria che formava una forza omogenea di fanteria pesante. La fanteria leggera di cittadini, come i velites e gli equites, furono sostituita dalle auxilia, le truppe ausiliarie dell'esercito romano. A causa della concentrazione delle legioni di cittadini in una forza di fanteria pesante le armate romane dipendevano dall'affiancamento di cavalleria ausiliaria di supporto.. Il servizio attivo permanente subiva così un importante cambiamento nel 107 a.C.. La Repubblica romana si assunse l'onere di equipaggiare e rifornire le truppe legionarie, permettendo a tutti, compresi i nullatenenti, di arruolarsi. Si trattava della prima forma di un esercito di professionisti dove era abolita la coscrizione per censo, mentre i soldati veterani, che dall'esercito traevano quotidiano sostentamento (vitto e alloggio, oltre all'equipaggiamento), ottennero una pensione sotto forma di assegnazioni di terre nelle colonie e, più tardi, anche della cittadinanza romana per gli ausiliari. Ai soldati inoltre Mario e i successivi comandanti concedevano anche di dividere il bottino razziato nel corso delle campagne militari. L'organizzazione interna subiva inoltre un cambiamento fondamentale: il manipolo perse ogni funzione tattica in battaglia e fu sostituito in modo permanente dalle coorti, organizzate in 10 per legione e numerate da I a X. Ogni coorte era formata da sei centurie, composte da 64 armati a centuria, ovvero 384 a coorte. La legione contava così fanti. Furono poi eliminate le divisioni precedenti tra Hastati, Principes e Triarii, ora tutti equipaggiati con il pilum (non più l'hasta, che fino ad allora era in dotazione ai Triarii). Durante il consolato del 104 a.C. introdusse, infine, la possibilità per ogni legione di distinguersi dalle altre, assumendo un simbolo proprio (il toro, il cinghiale, il leone, ecc.) per creare maggior attaccamento all'unità di appartenenza e spirito di gruppo, in modo da combattere sia per la paga sia per la patria.
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I legionari Dotazione diversa. Formazione a testuggine.
I legionari erano armati di pilum, di gladio, di pugio, il pugnale in dotazione loro e con una pesante armatura, oltre allo scutum, il pesante scudo rettangolare.
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La testuggine La testuggine era una formazione di fanteria caratteristica dell'esercito legionario. Era uno schieramento di grande complessità, che richiedeva un notevole coordinamento collettivo. Era ideato appositamente per un drappello di legionari, armati con il pilum e in particolare con l'ampio e robusto scudo quadrangolare in dotazione alle legioni. Dava il grande vantaggio di poter avanzare fino al contatto con le prime file nemiche riparandosi da frecce e proiettili e occultando il reale numero dei componenti, in modo da generare un effetto sorpresa. Grazie alla protezione che offriva, questa formazione era particolarmente usata durante gli assedi. Nello schieramento, di forma rettangolare o quadrata, si susseguivano più file di fanti pesanti, dotati dei caratteristici grandi scudi rettangolari e allineati spalla a spalla. I soldati della prima fila tenevano gli scudi a protezione frontale, in modo da formare una barriera senza soluzione di continuità. Lo stesso facevano i componenti laterali dello schieramento, mentre all'interno dello stesso, a partire dalla seconda fila e a file alternate, gli scudi venivano tenuti sollevati in modo da proteggere in alto i fanti sottostanti sia della fila immediatamente precedente che di quella immediatamente successiva. In questo modo si presentava al nemico una massa compatta e protetta in modo impenetrabile (gli unici lati vulnerabili erano quello posteriore e quello inferiore, corrispondente alle gambe dei soldati) somigliante al carapace delle tartarughe, da cui il nome di testuggine. I legionari potevano così marciare in modo sicuro e agevole, senza affaticarsi, fino a una distanza minima dalle linee nemiche, quando lo schieramento veniva rotto e si iniziava il combattimento corpo a corpo
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Gli ufficiali Comandante Legati militari Tribuni dei soldati
Centurione primipilo Centurione Optio Signifer Cornicen Legionari A capo dell’esercito c’era il comandante, che poteva essere un dittatore, un console, un proconsole, un governatore o un privato che sveva allestito un esercito proprio. Dopo di lui venivano i legati militari, capi delle legioni, che di norma erano patrizi. Dico di norma perché accadde che il comandante dell’esercito desse il comando di una legione ad un uomo che riteneva valido anche se non era nobile. Ad affiancare i legati c’erano i tribuni dei soldati, sei plebei che avevano potere sulla legione a due a due a giro, ma erano meno importanti del legato. A capo di ogni centuria c’era un centurione, aiutato nei suoi compiti da un optio, e a capo di ogni coorte c’era il migliore dei centurioni, chiamato primipilo. In ogni centuria c’era un legionario incaricato di portare il vessillo della centuria stessa e di proteggerlo con la vita: il signifer. Questo particolare soldato era molto importante per il compito che svolgeva nelle battaglie: era il punto di riferimento dei suoi compagni. Ultimo soldato speciale era il cornicen, incaricato di suonare con il corno segnali prestabiliti per comunicare alla centuria gli ordini del centurione. Per ultimi venivano i legionari, semplici soldati.
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Domande?
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