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PubblicatoUberto Casini Modificato 9 anni fa
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Liceo “G. Castelli” - Novara - 4 novembre 2011 IL CONSUMO “CRITICO”
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che cosa significa“ESSERE CRITICI”? (rispetto al CONSUMO) 2. comprendere 1. analizzare 3. giudicare 4. accettare o 5. rifiutare
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le caratteristiche delle diverse proposte di consumo, sulla base dei: criteri del consumo tradizionale principi del consumo etico
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essere “consumatori critici” ci renderà “CONSUMATORI RESPONSABILI” autori di scelte “positive”, consapevoli delle loro ricadute verso il benessere proprio, degli altri, del pianeta e delle nuove generazioni
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…. allora, che cosa prendiamo in considerazione per riempire il nostro carrello?
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i criteri del CONSUMO TRADIZIONALE a) VINCOLO DI PORTAFOGLIO (dato dalla relazione tra reddito e prezzi) b) PRIORITÀ DEI BISOGNI c) ESIGENZE E GUSTI DEL CONSUMATORE
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i principi del CONSUMO ETICO 1.tutela di sé 2.tutela dell’ambiente 3.tutela degli altri 4.promozione della giustizia (eque condizioni di vita per tutti) 1. + 2. + 3. = CONSUMO ECO-SOSTENIBILE 2. + 3. + 4. = CONSUMO EQUO-SOLIDALE
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una delle “parole-chiave” del consumo critico è: “FILIERA” insieme dei passaggi che un bene fa per arrivare nelle nostre case la partenza della filiera indica l’origine geografica del bene
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la lunghezza della filiera influisce su: i prezzi finali dei beni (ogni passaggio ha un costo) ; sulla freschezza e la qualità dei prodotti (se un bene arriva da lontano, significa che ha viaggiato per lungo tempo – è “vecchio”- e che la sua conservazione ha, magari, richiesto trattamenti particolari);
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sulla salute dell’ambiente (lunghi viaggi “assorbono” enormi quantità di energia che producono inquinamento). QUINDI … attenzione alle etichette per controllare o immaginare la lunghezza della filiera!
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Il CONSUMO ECO-SOSTENIBILE (in armonia con l’ambiente) È un modello di consumo basato sulla SOBRIETÀ (si consuma ciò di cui si ha effettivamente bisogno, senza sprechi) NO sul rispetto della SALUTE (es. consiglia l’acquisto di: prodotti biologici, alimenti senza additivi ch.,
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frutta e verdura di stagione, snacks con un’equilibrata miscela di nutrienti, ecc.); sulla tutela della NATURA (es. consiglia: l’uso dell’acqua del rubinetto o l’acquisto dell’acqua in bottiglia proveniente dalla sorgente più vicina a casa; l’acquisto di pasta, riso, cereali, legumi, vino, olio e altri alimenti senza imballaggi, nelle rivendite “alla spina”, ecc.); sul miglioramento delle condizioni di vita di tutti.
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Il CONSUMO EQUO-SOLIDALE (“equo” = giusto, secondo il principio di uguaglianza tra gli uomini) (“solidale” = che offre appoggio e aiuto a chi è in difficoltà) Il COMMERCIO EQUO SOLIDALE é definito anche “FAIR TRADE” (commercio corretto, onesto) ed è un modello di commercio basato sulla trasparenza (es. vuole far conoscere la filiera, che è resa più corta), sull’equità delle relazioni tra i diversi operatori economici (es. dice “no” allo sfruttamento dei più deboli, pagando il “giusto” a ogni passaggio), sul dialogo e sulla collaborazione tra i popoli per promuovere lo sviluppo del SUD del MONDO.
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Il consumo equo- solidale, quindi, è l’acquisto di prodotti del “Fair Trade”. Come riconosciamo questi prodotti? Sono contraddistinti da marchi (es. quelli di ”WFTO – world fair trade organization - o di “altromercato”, o delle “Botteghe del Mondo”) che certificano la loro provenienza.
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Chi garantisce l’autenticità di questi marchi? Tutte le FTOs (Fair Trade Organizations) appartengono alla IFAT (International Fair Trade Association), federazione mondiale che controlla costantemente l’operato dei suoi associati e garantisce l’esistenza dei 3 requisiti essenziali per essere operatori equo-solidali: 1)il rispetto degli altri (equi rapporti umani e economici) ; =
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2) il rispetto dell’ambiente (uso di tecniche eco-sostenibili) ; 3) la realizzazione di progetti di sviluppo nel SUD del MONDO (es. la realizzazione di scuole, pozzi, ecc. – l’invio di tecnici che insegnino nuove lavorazioni).
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Perché un prodotto del “fair trade” può costare di più di uno tradizionale? Anche se la filiera è più corta (meno passaggi da pagare), però, ogni operatore è stato pagato il “giusto” e nel prezzo finale è anche ricompreso un “pezzetto” dei progetti di sviluppo che la FTO sta realizzando ora in qualche angolo del SUD del MONDO. NON VALE LA PENA SPENDERE UN PO’ DI PIÙ?
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QUINDI? Sarebbe un peccato non cambiare nulla nel nostro stile di CONSUMATORI, ora, che sappiamo che anche solo una nuova scelta può migliorare il mondo!
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