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La didattica dell’italiano nelle classi multiculturali

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Presentazione sul tema: "La didattica dell’italiano nelle classi multiculturali"— Transcript della presentazione:

1 La didattica dell’italiano nelle classi multiculturali

2 Didattica dell’italiano: questioni teoriche e metodologiche
Organizzazione del corso: Breve analisi linguistica dell’italiano, lingua di variazione: differenze diastratiche, diafasiche, diatopiche, diamesiche. Didattica di italiano L2: normativa, glottodidattica (metodi e motivazione), proposte Didattica di italiano L1: prerequisiti, motivazione, performance Didattica dell’italiano L1 e L2 nella stessa classe: strategie e confronto di buone pratiche (seminario-discussione) Didattica dell’italiano: un insegnamento integrato, dalla letteratura alla grammatica al lessico alla semantica

3 Italiano, lingua della variazione
Gli elementi della variazione: Variazione diafasica: registri linguistici (italiano colloquiale VS italiano formale) Variazione diastratica: registri socio-linguistici (italiano popolare VS italiano standard) Variazione diatopica: regionalismi e dialettalismi Variazione diamesica: parlato/scritto

4 Sulla base delle differenti tipologie di variazione possiamo riconoscere:
L’italiano colto L’italiano burocratico L’italiano standard e neo-standard L’italiano popolare L’italiano dialettale

5 Nell’italiano neo-standard si assiste ormai alla legittimazione di forme e costrutti ritenuti inaccettabili dalla grammatiche normative. Esempi: ristrutturazione del sistema dei pronomi: affermazione di lui/lei a scapito di egli/ella; uso del dativo GLI anche per il plurale; uso dei clitici in senso rafforzativo: Mi sono letta un bel libro uso di costrutti dislocati: Il vino l’ho comprato io (con la ripetizione dell’oggetto).

6 Accanto all’italiano neo-standard si colloca quello sub-standard, spesso coincidente con l’italiano popolare, le cui innovazioni sono ancora percepite come errori e sono marcate in senso diastratico Esempi: - uso polivalente del che relativo: Il libro che gli ho parlato - Uso del dativo maschile gli per il femminile - Uso dell’accusativo plurale li con funzione di dativo; errore frequente negli alunni stranieri per ragioni di ordine fonetico: difficoltà di cogliere il suono della laterale palatale λ.

7 Se partiamo dal riconoscimento delle reciproche interferenze dei livelli della variazione, possiamo comunicare anche ai nostri allievi una prima forma di coscienza linguistica. Riconoscere la variazione linguistica e la sua mobilità funzionale e contestuale, consente di valutare certe forme linguistiche non solo come «orrori/errori», ma anche come forme legittime in certi contesti. Guidare gli allievi al riconoscimento dei livelli della variazione, consente di promuovere l’autoriflessione sull’uso della lingua.

8 Nella fase di apprendimento dell’italiano L2 a scuola, è necessario mediare tra i bisogni comunicativi del discente e gli input normativi della didattica di una lingua «scolastica». Nella costruzione dei moduli e delle unità didattiche bisogna dunque tener conto di entrambi gli aspetti. Lo studente di L2 non italofono necessita, innanzitutto, di comunicare con i suoi pari e con il mondo che lo circonda, il primo input è quindi di tipo funzionale.

9 Gli alunni di cittadinanza non italiana nella scuola statale: rapida panoramica della situazione attuale Fonte: Alunni con cittadinanza non italiana. L’eterogeneità dei percorsi scolastici. Rapporto nazionale a.s. 2012/2013, Fondazione ISMU-MIUR Alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia: 47,2 % sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana (in dieci anni un aumento di dieci punti: forte presenza di una «seconda generazione» senza diritti) tabella 1.15: Marche, valore percentuale: 49,6. La presenza numerica si assottiglia nelle scuola secondarie rispetto alla primaria. Tabella 1.17: per la regione Marche nella scuola secondaria di I grado si passa da un 43% di alunni presenti in prima al 28,9% in terza: punto critico (abbandoni, insuccessi) Diminuzione di alunni con cittadinanza non italiana neo-arrivati Sulla costruzione del percorso scolastico incidono, oltre ai fattori socio-economici, il genere e la provenienza. Forte eterogeneità dei percorsi scolastici nelle differenti regioni Tendenza unitaria: il percorso scolastico di alunni con cittadinanza non italiana è spesso segnato da ritardi o insuccessi. La scelta maggioritaria della secondaria di II grado ricade su professionali o su tecnici (una maggiore incidenza di iscrizione ai licei interessa i nati in Italia, mentre per gli alunni non nati in Italia la scelta è spesso obbligata, a causa, tra gli altri fattori, delle difficoltà, o megliodell’ insuccesso di apprendimento) La presenza nei licei, in alcune regioni, vede una buona perfomance della componente femminile.

10 I fattori che decretano il successo o l’insuccesso degli alunni con cittadinanza non italiana sono molteplici: situazione socio-economica; investimento culturale della famiglia; strategie messe in campo dagli attori istituzionali della formazione (scuola e altri enti); motivazioni personali e desideri. Il caso di alunni con cittadinanza non italiana richiede al docente competenze molteplici: ci troviamo, infatti, di fronte a vere e proprie esperienze di transculturalità o multiculturalità attive; l’insegnante, in quanto mediatore, deve quindi farsi carico anche di specificità culturali e linguistiche per guidare il processo di apprendimento, tenendo sempre presente che l’insuccesso è bidimensionale (riguarda sia l’insegnante che l’alunno).

11 Attenzione tuttavia a non scadere nell’interculturalità museale, nella fossilizzazione delle diversità: i soggetti, all’interno delle società complesse globalizzate, sono sempre più mobili e poliedrici delle semplici appartenenze culturali: in ogni soggetto si fonda e interagisce una molteplicità di tratti linguistici e culturali: transculturalità

12 Didattica dell’italiano L2: alcuni riferimenti normativi
2007: La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri (documento che integra le Nuove indicazioni nazionali per il curricolo): riconoscimento dell’importanza delle diversità e della funzione di mediazione svolta dalla lingua e dalla cultura d’origine Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2013 e C.M. n° 8 del 6 marzo 2013: BES

13 Italiano L2: riferimenti metodologici e strumenti
Quadro Comune di Riferimento Europeo (QCRF), Firenze-Milano, La Nuova Italia, 2002: distingue e descrive i livelli di competenza e di conoscenza (A1,A2 = elementare; B1, B2= intermedio; C1,C2= avanzato) offre una guida per la costruzione di curricoli (percorsi di tipo modulare) Strumenti operativi: Sillabi (Lo Duca, 2006; Benucci, 2007)

14 La classificazione delle competenze secondo il QCRF
Competenza linguistica Competenza sociolinguistica Competenza pragmatica lessicale Grammaticale Semantica Fonologica Ortografica Ortoepica (lettura ad alta voce) Elementi che segnalano i rapporti sociali Regole di cortesia Espressioni di saggezza popolare Differenze di registro Varietà linguistica e accento Discorsiva Funzionale

15 La progettazione di un modulo didattico di L2
Fase preliminare: Valutare il livello di competenza in lingua italiana Entrare in relazione con l’alunno, utilizzando per la fase di conoscenza e di osservazione anche lingue straniere note o parlate dall’alunno stesso Valutare e comprendere i bisogni dell’alunno per attivare la motivazione

16 Il modulo didattico deve rispondere al livello di competenza da acquisire.
A questo proposito esistono ottimi strumenti operativi, per esempio quelli approntati dal Centro COME: Per l’anno 2012 e per i livelli A1 e A2, consultare anche le Linee guida per la progettazione dei percorsi di alfabetizzazione (Ufficio IV del MIUR) Uso del sillabo: articolato sugli obiettivi da raggiungere in base ai livelli di competenza

17 La fase dell’apprendimento: l’insegnante-mediatore
Importanza dell’interlingua e dell’intercomprensione Per comprendere l’interlingua e lavorare sull’intercomprensione è necessario che l’insegnante abbia una buona preparazione di linguistica comparata. Dinanzi all’interlingua, infatti, l’insegnante più che stigmatizzare l’errore deve aiutare il discente a riflettere sulla forma intermedia tra la lingua di partenza e la lingua di arrivo come fase necessaria nel processo di apprendimento.

18 L’intercomprensione: linguistica romanza
Per comprendere i meccanismi linguistici di alunni non completamente italofoni è importante avere una buona padronanza di alcune fondamentali categorie di linguistica storica comparata: Linguistica romanza: coscienza della comune radice delle lingue romanze; consapevolezza di sviluppi spesso unitari all’interno delle lingue romanze. Grammatica storica comparata: italiano, francese, portoghese, romeno, spagnolo. La conoscenza di alcuni fenomeni di morfosintassi o di lessico romanzi ci può aiutare molto nel compito di mediatori con alunni parlanti una lingua romanza.

19 Rapido sguardo su alcune innovazioni romanze e le aree di diffusione
Morfologia: articolo determinativo Spagnolo/ francese/italiano antico: aferesi ILLUM/ILLE> lo/le, Rumeno: enclisi: l’articolo determinativo si agglutina al nome : barbatul(-ul, maschile)= un uomo Portocala (-a, femminile)= l’arancia La formazione del plurale dei sostantivi: Romania occidentale (francese, spagnolo, catalano, occitano, Italia settetrionale): desinenza sigmatica derivata dall’accusativo pl. latino: amicos>amigos (sp.); amis (fr.); amicas>amigas (sp.); amies (fr.). Romania orientale (italiano, romeno): desinenza vocalica derivata dal nominativo plurale latino (I e II declinazione): amici> amici (rom.); amici (it.); fenestrae> ferestre (rom.); finestre (it.).

20 Morfologia: il genere Spagnolo, francese, italiano, portoghese: maschile e femminile Romeno: maschile, femminile, neutro Declinazione: il romeno conserva la doppia declinazione per gli articoli indeterminativi e determinativi: nom./acc. – gen./dat. Morfologia: il verbo e le innovazioni romanze Formazione di futuro e condizionale di tipo analitico-perifrastico Latino: fut. sintetico: Amabo Romanzo: amare habeo: amerò (it.) Latino: cond. : pperf. cong. Romanzo: cantare habui (it.): canterei cantare habebat (sp.; fr.): cantaria; chanterais cantare voleo: rumeno (fut.: a vrea + inf. (eu voi canta= canterò); cond. a avea+ inf. (eu as canta)

21 Le varietà dell’italiano in senso diatopico
Aree dialettali italiane: Sobrero e Miglietta, 2006, p. 161

22 Le varietà regionali Macro area settentrionale: area occidentale (gallo-italica); area orientale (veneto e istriano) Macro area mediana: toscano e varietà centrali Macro area meridionale: distinzione in tre aree articolate secondo la successione spaziale: area mediana (Lazio orientale; Umbria meridionale; Marche meridionali; Abruzzo, aquilano); area meridionale o meridionale intermedia (varietà principale: napoletano); area meridionale estrema: Sicilia, Calabria meridionale, Salento Sardo, Ladino, Siciliano

23 Fonetica romanza: brevi cenni sul vocalismo
Vocalismo comune Iberoromanzo, Galloromanzo, Italia settentrionale: Ī ĬĒ Ĕ Ā Ă Ŏ ŌŬ Ū I e ε a ɔ o u Il sistema ‘sardo’ (Sardegna, Corsica meridionale e parte della Basilicata e della Calabria, detta ‘zona Lausberg’ – tra il Massiccio del Pollino e i fiumi Agri e Crati) Ī Ĭ Ē Ĕ Ă Ā Ŏ Ō Ŭ Ū I e a o u Es.: PĬRA> pira GŬLA> gula

24 Sistema siciliano Ī Ĭ Ē Ĕ Ă Ā Ŏ ŌŬ Ū I e a o u Sistema ‘romeno’ Ī Ĭ Ē Ĕ Ă Ā Ŏ Ō Ŭ Ū I é è a ò u

25 Bibliografia e sitografia minima di riferimento
Lingua italiana L2 Benucci A., Sillabo di italiano per stranieri, Perugia, guerra, 2007 Lo Duca M., Sillabo di italiano L2, Roma, Carocci, 2006. Insegnare italiano a stranieri. Percorsi formativi, a cura di Antonella Negri, Milano, Franco Angeli, 2013. Quadro Comune di Riferimento Europeo, Milano-Firenze, La Nuova Italia, 2002. L. Selinker, «Interlaguage», IRAL,10 (1972) : Sobrero A.A., Miglietta A., «Per un approccio varietistico all’insegnamento dell’italiano a stranieri», ItalianoLinguadue1, 2011, pp , consultabile in rete all’indirizzo (materiali operativi) (documenti normativi e altro)

26 Linguistica italiana (bibliografia minima)
Berruto G., Fondamenti di sociolinguistica, Roma - Bari, Laterza, 1995. Cortelazzo M.A., Il parlato giovanile, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni & P. Trifone, Torino, Einaudi, 1994, 3 voll., vol. 2° (Scritto e parlato), pp Cortelazzo, M.A., Per la storia del lessico giovanile. Sondaggi preliminari, in Carla Marcato (a cura di), Giovani, lingue e dialetti. Atti del Convegno (Sappada - Plodn, 29 giugno - 3 luglio 2005), Padova, Unipress. 2006, pp Pellegrini G.B., Saggi di linguistica italiana. Storia, struttura, società, Torino, Boringhieri, Pellegrini G.B., Carta dei dialetti d’Italia, Pisa, Pacini, 1977. Sabatini F., L’italiano: dalla letteratura alla nazione. Linee di storia linguistica italiana, Firenze, Accademia della Crusca Sobrero A.A., Miglietta A., Introduzione alla linguistica italiana, Roma-Bari, Laterza, 2006.

27 Linguistica romanza (bibliografia minima)
Asperti S., Origini romanze, Roma, Viella, 2006. Renzi L., Andreose A., Manuale di linguistica e filologia romanza, Bologna, Il Mulino, 2003.


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