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PubblicatoLorenza Capelli Modificato 9 anni fa
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Società, globalizzazione e nuovi media personal branding online (un’introduzione)
Francesca Comunello
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Personal SWOT Canvas
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Qualche spunto dalla rete per iniziare
“Personal branding for students”: un’introduzione dedicata agli studenti (da Slideshare) Una guida al D.I.Y Personal branding (da Slideshare) Personalbranding.it: risorse in italiano (scritte da professionisti) “Brand you in the new media age” (da Slideshare) Una presentazione più lunga (in italiano, da Slideshare)
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Personal branding in a nutshell
“L'espressione personal branding (…) indica la capacità di promuovere se stessi, al fine di essere gradito o comunque appetibile nei confronti di una comunità di consociati, con modalità simili a quanto avviene in campo economico, con i prodotti commerciali. A differenza di altre discipline di miglioramento personale, il personal branding suggerisce di concentrarsi oltre che sul valore anche sulle modalità di promozione.” (da Wikipedia.it) “Personal branding is understanding an individuals uniqueness, their personal value and effectively communicating it to their target audience” (Joshua Rozario)
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Personal branding in a nutshell
“Il personal branding riguarda il modo particolare con cui fai marketing di te stesso. Il tuo Brand potrebbe essere definito come quello che collettivamente le persone dicono, provano e pensano su di te e sui tuoi servizi nei vari contesti della tua vita. Fare Personal Branding significa influenzare quelle persone rispetto alla percezione del tuo Brand” (Centenaro, Personal branding con i social media”) Il tuo personal brand è: la tua reputazione, la tua rete sociale, gli strumenti che usi per comunicare la tua identità, la fiducia che sei in grado di generare e, soprattutto, la tua competenza (Centenaro)
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Online Personal branding: perché?
Il web offre molte possibilità per ottimizzare e far conoscere il nostro brand, ma presenta anche alcune insidie per la nostra reputazione. Anche se non vogliamo parlare di noi online, è probabile che qualcuno lo stia già facendo. Google: proviamo a googlare il nostro nome e scopriamo se c’è tutto ciò che ci interessa, se c’è qualcosa di troppo, ecc. Responsabili del personale: ormai quasi tutti controllano la nostra presenza online Clienti (cercano informazioni sul nostro conto online) Colleghi Personalità Il web è pervaso da costanti conversazioni I nostri prospect si fidano più dei nostri attuali clienti (datori di lavoro, ecc.) che del nostro CV
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Strategie online di personal branding
È fondamentale partecipare alla conversazione (difendere o promuovere la nostra reputazione, imparare dal nostro pubblico, conoscere nuove persone) La specializzazione è il segreto del personal brand: essere facilmente identificabili e riconoscibili 1. Condividere, per dimostrare competenze e avvantaggiarsi della condivisione degli altri 2. Unirti alla conversazione, per scoprire nuove idee, conoscere nuove persone e farsi conoscere 3. Verificare periodicamente il tuo posizionamento
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Strategie online di personal branding: premesse
“Prima di provare con una qualsiasi strategia online occorre aver chiara la propria strategia di personal branding”, ovvero, sapere: Chi sei, Cosa fai Perché lo fai meglio degli altri chi è il tuo cliente tipo Cosa gli interessa Cosa fa online “Prima di pensare a quanto indimenticabile debba essere il tuo blog (…), spendi del tempo per rendere indimenticabile te stesso Il PB non riguarda soprattutto lo sviluppo del tuo brand, non la “vendita di fumo”
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Progettare il nostro personal branding plan
Domande preliminari: Quali sono i nostri obiettivi? Cosa ci motiva? A cosa diamo valore? Cosa ci appassiona? Cosa ci rende unici (l’X-factor) Cfr il modello “Canvas” e la SWOT
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Come si fa? Una proposta Non esiste un solo modo corretto, anche in questo caso l’unica risposta che vale sempre è “dipende” Partiamo dalle riflessioni fatte a partire dalla personal SWOT analysis e dal modello “Canvas” Sviluppiamo un personal brand plan (individuiamo gli obiettivi e il target, scegliamo gli strumenti e pianifichiamo come usarli); valutare anche il tempo necessario per curare e aggiornare i diversi canali
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Gli strumenti per il personal branding: i blog
Blog: il blog non è morto! Ed è spesso il cuore della propria attività online (storie di ampio respiro, cronologia ripercorribile, fissare idee); da usare se ci piace scrivere, abbiamo contenuti che richiedono molto spazio, pensiamo di avere il tempo per scrivere; blog tematico, personale, professionale Chiedersi: progetto profit/non profit; qual è la storia principale? Tipo di blog: generalista o di settore? Personale o professionae? Chi sono i miei lettori Stile: in che modo voglio raccontare la mia storia Francesca Sanzo, “Narrarsi online. Come fare personal storytelling”, Area51
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Gli strumenti per i personal branding: social media platforms
Facebook (profilo aperto/chiuso? Pagina?) Twitter (Twitter come strumento di conversazione: comunicare, conversare, diffondere, aggiornare) LinkedIn (trovare nuovi clienti o conoscere potenziali datori di lavoro; assumere nuovi dipendenti/consulenti; informazioni di profilo – se pubbliche – sono disponibili su Google; attenzione alle parole chiave nel profilo per la ricerca) Youtube Instagram …
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Linkedin Due presentazioni da Slideshare: Understanding the basics
Advanced LinkedIn Consigli: creazione/gestione del profilo (in breve): Includere un breve testo accattivante per attirare l’attenzione Scrivere in modo corretto e in prima persona Usare keywords ottimizzate (anche) per i motori di ricerca (inserire una call to action per spingere i recruiter a contattarci) Consigli (guadagnare visibilità, contatti, fiducia): Contribuire a discussioni di gruppo rilevanti Rispondere alle domande Arricchire il più possibile il profilo (purché con informazioni rilevanti – es. attività di volontariato, eventuali pubblicazioni, premi, ecc.; insomma, compilare tutti i campi disponibili, se rilevanti)
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I primi passi: il check-up della nostra presenza online
Dopo aver selezionato le piattaforme (sulla base degli obiettivi, delle nostre inclinazioni e del target con cui vogliamo interagire), effettuiamo innanzitutto un “check-up” della nostra presenza online (attuale): Google (“googliamo” il nostro nome, verifichiamo quale immagine viene veicolata, quante volte emerge il nostro nome; siamo chiaramente identificabili o siamo confusi con omonimi? In quali contesti emerge il nostro nome? Di cosa parlano quei siti? Sono autorevoli?) Blog (abbiamo un blog? Di quali temi tratta? Che livello di interazione genera? Può essere considerato un punto di riferimento, anche per una nicchia di pubblico? Qual è la quantità dei post? La loro qualità è soddisfacente rispetto agli obiettivi? Qual è la qualità dell’impatto visivo? Che immagine veicola? Qual è il “tono di voce” adottato nel blog?
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I primi passi: il check-up della nostra presenza online
Social media: in quali piattaforme siamo presenti? (Per ciascuna piattaforma: si tratta di un profilo pubblico o privato? Che tipo di contenuti veicoliamo attraverso le diverse piattaforme? Quantità e frequenza degli aggiornamenti? Qualità dei contenuti rispetto agli obiettivi? Livello di interazione generato? Che immagine veicolano? Qual è il “tono di voce” adottato in ciascuna piattaforma? Rispetto alla nostra complessiva presenza online: veicoliamo un’immagine coerente? Veicoliamo un’immagine e delle competenze (o interessi) specifici? Come sono strutturate le nostre “bio”? E le nostre foto di profilo? Sono coerenti tra loro? Sono coerenti con gli obiettivi? Rispettano le specificità delle singole piattaforme? Inoltre, come ci posizioniamo rispetto ai nostri potenziali “competitor”? E rispetto a persone influenti nel settore nel quale intendiamo operare?
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Veicolare la nostra identità: partiamo dal profilo
“Bio statement” Foto di profilo Ulteriori informazioni/contenuti utili Scrivere la propria “bio”: Stenderla in formati diversi: 160 caratteri (Twitter); 1 paragrafo (100 parole); mezza pagina (circa 250 parole) Identificare le priorità; specificare passioni e skill Quali sono i nostri successi professionali? Cosa ci rende unici? Si può procedere anche così: individuiamo 5 aggettivi che vorremmo fossero associati al nostro profilo; individuare una passione a partire dalla quale iniziare a raccontare la nostra storia
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I passi successivi Riempiamo di contenuti le diverse piattaforme, secondo il piano prefissato, e iniziamo la conversazione Nel piano, indicare la frequenza di aggiornamento ideale per ciascuna piattaforma, i contenuti di cui parlare, Individuare “(micro)influencer” nel settore d’interesse e iniziare a intessere relazioni con loro; individuare ulteriori interlocutori con cui intessere un legame (creare contatti; creare conversazioni) Pubblichiamo contenuti rilevanti e interessanti, non trascuriamo la condivisione di contenuti altrui e la content curation Non dimentichiamo l’importanza del (personal) storytelling Pianifichiamo il monitoraggio dei risultati (strumenti gratuiti: Google Alerts, Mention.com, Klout
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Per approfondimenti Francesca Sanzo, “Narrarsi online. Come fare personal storytelling”, Area51 Luigi Centenaro, “Personal branding con i social media”
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