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DISCARICHE E INCENERITORI RISPOSTE INADEGUATE ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI ALTERNATIVE POSSIBILI Gioacchino Genchi - Dirigente Chimico.

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1 DISCARICHE E INCENERITORI RISPOSTE INADEGUATE ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI ALTERNATIVE POSSIBILI Gioacchino Genchi - Dirigente Chimico Regione Siciliana - ISDE International Society of Doctors for Environment

2 Rifiuti Perché e da quando esiste un problema rifiuti
Quali sistemi di smaltimento confrontare A cosa applicare il concetto di “migliori tecnologie disponibili” Cosa si può fare per risolvere il problema L’alternativa alle mega discariche ed agli inceneritori c’è

3 I componenti dei rifiuti urbani
residui alimentari 30% carta e cartone % plastica % vetro % stracci % potature % metalli % legno % inerti % sottovaglio * % altro % * polveri e materiale sbriciolato di dimensioni inferiori ai 2 cm

4 Quanto tempo occorre perché la natura degradi i rifiuti
Fazzolettini di carta: 3 mesi Sigarette con filtro: da 1 a 2 anni Torsolo di mela: 3 mesi Fiammiferi: 6 mesi Giornali e riviste: se sminuzzati circa tre mesi, se accatastati più di 10 anni Gomme da masticare: 5 anni Lattine in alluminio per bibite: da 10 a 100 anni Plastiche in genere: da 100 a 1000 anni Polistirolo: oltre 1000 anni Schede telefoniche, carte di credito e simili: oltre 1000 anni Vetro: oltre 4000 anni

5 LE DISCARICHE La discarica tecnicamente non è altro che un enorme fosso ottenuto mediante escavazione di un suolo (preferibilmente argilloso e quindi impermeabile) dove si andranno a sversare i rifiuti fino al riempimento della stessa. L’acqua piovana che passa attraverso i rifiuti trascina con sé sostanze organiche ed inorganiche dei rifiuti; la decomposizione della frazione organica produce anch’essa un liquido ricco di batteri. Tali liquami sono denominati complessivamente percolato. Le nuove discariche sono realizzate predisponendo uno strato (o anche due) impermeabile sul fondo ed un sistema di drenaggio del percolato, che viene raccolto ed inviato ad impianti per la depurazione. Le discariche producono anche del biogas (prevalentemente formato da metano, anidride carbonica ecc.), che dovrebbe essere captato sia in fase di riempimento della discarica, sia dopo la sua dismissione. Questo biogas può essere utilizzato per produrre energia elettrica tramite la sua combustione.

6 Le discariche, quindi, sono dei veri e propri impianti per la degradazione e il confinamento definitivo dei rifiuti. Tutt’altra cosa sono le discariche abusive, abbondanti nel nostro Paese e particolarmente in Campania. Queste non sono dotate di nessun sistema di impermeabilizzazione, captazione del percolato e del biogas e spesso sono situate in posti assolutamente non idonei a ospitare una discarica, per di più la maggioranza delle volte raccolgono anche rifiuti pericolosi, che dovrebbero essere smaltiti in tutt’altro modo.

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11 TERMOVALORIZZATORE O INCENERITORE ?
Un “termovalorizzatore” è un inceneritore di rifiuti. La differenza rispetto ai vecchi inceneritori consiste nel fatto che i “termovalorizzatori” producono anche energia, mentre gli inceneritori si limitavano alla riduzione di volume dei rifiuti. I “termovalorizzatori” non consentono un vantaggio energetico, in quanto l’energia necessaria a produrre i materiali da incenerire è 3-4 volte maggiore di quella ricavabile bruciandoli ed essendo molto costosa, se non fosse incentivata con denaro pubblico (CIP6), non avrebbe mercato.

12 COME FUNZIONA UN “TERMOVALORIZZATORE ?
La spazzatura conferita all’impianto viene scaricata in una vasca dalla quale un sistema di aspirazione impedisce l’uscita di sostanze maleodoranti; i rifiuti vengono quindi depositati da una gru sul forno dove inizia la combustione. La spazzatura viene rivoltata continuamente ed una corrente d’aria forzata tiene viva la combustione. Le sostanze più pesanti che “resistono” alla combustione (minerali, metalli, ecc.) cadono in una vasca sul fondo, vengono raffreddate (bottom ashes) ed inviate a discarica. I fumi caldi della combustione portano in ebollizione una caldaia che produce vapore e questo è trasformato in energia elettrica tramite una turbina. I fumi, dopo cessione di parte del calore, sono convogliate in sistemi di trattamento a più stadi dove si formano le ceneri volanti (fly ashes), che, inertizzate con acqua e cemento, sono avviate in discarica.

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15 Non si può banalizzare il problema semplicemente valutando il calore prodotto dal processo di incenerimento che si riesce ad utilizzare ma è necessario fare una corretta analisi energetica. Bruciare i rifiuti significa andare a prelevare nuove risorse (materiali, acqua ed energia elettrica) per realizzare nuovi prodotti. L'incenerimento recupera solo l'energia dovuta al potere calorifico di un oggetto (il potere calorifico è il calore - misurato in calorie - che è possibile ottenere da un materiale durante un processo di combustione), ma non l'energia e le risorse necessari alla sua produzione. In una ricerca effettuata dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) si è calcolato che il risparmio energetico possibile con il riutilizzo ed il riciclaggio è da 3 a 5 volte superiore al recupero energetico realizzabile con l’inceneritore.

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17 Attualmente i fautori del ricorso all’incenerimento sostengono che:
bisogna “chiudere il ciclo” di trattamento dei rifiuti e, poiché sarebbe impossibile recuperare/riciclare la gran parte dei materiali post-utilizzo, è utopico immaginare una corretta filiera che non necessiti di una “valorizzazione energetica” del residuo/rifiuto; almeno per i “nuovi inceneritori” o meglio “termovalorizzatori” non ci sono evidenze particolari sul piano epidemiologico (le evidenze, talora drammatiche, riguardano, i “vecchi inceneritori”) - in funzione dell’applicazione delle cosiddette BAT - in presenza di controlli scrupolosi e continui delle emissioni - in assenza di dati epidemici recenti/definitivi, che potranno essere disponibili (in ragione delle modalità stesse della scienza epidemiologica, che è oggi il fondamento di tutte le valutazioni di impatto e rischio) tra qualche decennio * (inevitabilmente)

18 Gli oppositori sostengono che
1) Unica vera esigenza: la volontà politica di organizzare un sistema di raccolta differenziata spinta/premiale: porta a porta con separazione alla fonte 2) carta, cartone, legname, plastiche, vetro, metalli + le frazioni umide e le biomasse vegetali destinate a impianti di compostaggio e di fermentazione anaerobica con produzione di biogas non solo è possibile, ma viene già attuata in alcune realtà italiane e persino in talune metropoli nel mondo una corretta filiera dei materiali post utilizzo con immensi vantaggi per tutti (e persino per le generazioni future) in nome, anzitutto della sostenibilità: vantaggi di ordine economico (minor spreco di materiali se si parte da norme chiare di produzione e “altroconsumo”; recupero di materiali preziosi..); socio-culturale (incremento dei posti di lavoro; educazione/responsabilizzazione dei cittadini etc.); ambientale-climatico-sanitario (nessuno potrebbe negare che riducendo drasticamente il ricorso a discariche e inceneritori si ridurrebbe l’impatto ambientale,climatico e sanitario della gestione di tali materiali); persino il termine “termovalorizzatore” é un artefatto, non per caso solo italico, sanzionato dalla UE.. anche e soprattutto perché tali impianti termo-valorizzano solo una minima quota e rappresentano un costo enorme per l’intera comunità (sostenibile solo perché.. sostenuto con contributi statali illegittimi) e, in un certo senso, per l’intero pianeta. 3 L'intero sistema privilegerebbe trattamenti di prossimità, per limitare mobilità e relativo inquinamento 4) I trattamenti finali non devono essere di ostacolo a energiche politiche di riduzione alla fonte e di vero riciclo.

19 Come si fa a definire fonte rinnovabile il processo di combustione dei rifiuti?
Non tutti gli italiani sanno che, pagando la bolletta della luce, con una parte (il 7%) finanziano lo sviluppo delle energie rinnovabili: cioè eolico, solare fotovoltaico e biomasse. In realtà in quel 7% una parte preponderante va a finanziare la realizzazione degli inceneritori che emettono quasi il doppio della media italiana di emissioni di CO2 per chilowattora. Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 chilowattora e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma, considerata la quantità di CO2 prodotta, se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di euro per tonnellata.

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24 Catalytic oxidizers Brominated/chlorinated dioxins and furans Polycyclic aromatic hydrocarbons Chlorinated hydrocarbons

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30 I PELLEGRINI DEL TERZO MILLENNIO
Folle di amministratori pubblici, presidenti e funzionari di aziende per la gestione di RSU, giornalisti, rappresentanti di comitati cittadini in visita ai santuari della tecnologia moderna : i “termovalorizzatori”. Questi impianti non solo fanno sparire i rifiuti (termodistruttori), ma li trasformano in pregiata energia elettrica, con inquinamento quasi nullo. La domanda: quanto diossina esce dai camini ? Le risposte del gestore (in ordine di accuratezza) : 1) L’impianto non emette diossina 2) Una quantità non misurabile 3) Una quantità inferiore ai limiti di legge

31 LE DOMANDE GIUSTE 1) Quanti picogrammi di diossine emette giornalmente l’impianto ? 2) Questo dato è il valore medio o il valore minimo misurato ? 3) Quante misure di diossine si effettuano all’anno ? 4) In base a quale principio sono stati fissati i limiti di legge per le emissioni di diossine ? Attenzione all’interlocutore Se vuoi sapere se il vino è buono, chiedi all’oste ?

32 Tabella relativa a dose tollerabile di diossine e furani come esempio di metodologia di analisi del rischio e delle incertezze. (OMS = Organizzazione Mondiale della Sanita’; US-EPA = United States Environmental Protection Agency) 1990 OMS = 10 pg/TEQ/die/kg di peso corporeo, livello da non superare 1994 1998 OMS = 1-4 pg/TEQ/die/kg di peso corporeo, livello da non superare e valore guida 1999 US-EPA = 5 pg/TEQ/die/kg di peso corporeo, base per definire rischio di incremento di malattie neoplastiche superiore a 1 per mille [attualmente questo standard e’ posto a 1 caso aggiuntivo per 1 milione di esposti per la durata di una vita posta pari a 70 anni]; 2000 US-EPA = 0,001 pg/TEQ/die/kg di peso corporeo, stima di limite superiore del rischio di cancro, tanto come fondo che come incremento del fondo

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36 Quante diossine emette un inceneritore ?
La quantità dipende dalle tonnellate di rifiuti inceneriti, quindi dal volume di fumi emessi. Nel caso del previsto inceneritore di Bellolampo (1650 ton/giorno) il volume sarebbe di m3 /giorno. Se l’impianto rispettasse il limite di legge di 100 pg/m3 la quantità giornaliera di diossina ammonterebbe a pg. Tenuto conto che, secondo l’OMS, la dose giornaliera tollerabile per l’uomo è di 2 pg/kg, per un adulto di 70 kg si tratterebbe di 140 pg. Pertanto, la quantità di diossina che sarebbe emessa giornalmente dall’inceneritore di Bellolampo equivalrebbe alla dose tollerabile di di persone adulte, cioè più di 10 volte la popolazione della città di Palermo.

37 INCENERITORI RSU SICILIANI (DATI PROGETTO)
Sito Augusta Palermo Paternò Castelt/Campofr RSU t/d – t/a 1240/ 1650 /546000 1296 /405000 828 / Portata m3/d CO kg/d 460,8 506 442 307 Polveri 84 101,2 88,6 60 COT 91,2 HCl 202,4 177,1 120 HF 9,6 10,2 8,86 7,2 SO2 425 1012 886 614 NO2 1702 2024 1771 789 Cd+Tl 0,48 0,5 0,44 0,31 Hg As+Pb+Cr+Cu+Co+ Ni+ Sb+Mn+V 4,8 5,04 4,42 3,1 IPA 0,1 0,09 0,06 TCDD+TCDF mg/d 0,94 1,01 0,86 0,66

38 INCENERITORI RSU IN SICILIA EMISSIONI DIOSSINA, DOSE GIORNALIERA E DEPOSIZIONE AL SUOLO
SITI Emissione diossina (mg/d) Popolazione interessata Dose giornaliera (pg/ab/d) Deposizione al suolo (pg/m2/d) Superficie necessaria (km2) AUGUSTA 0.93 33820 2725 8.43 271 PALERMO 1.01 800000 1265 6.37 297.5 PATERNO’ 0.86 45725 1937 6.14 260 CASTELT CAMPOFR 0.61 12414 4949 4.53 181 Dose max giornaliera (OMS, 2001): 140 pg/ab/d Deposizione max giornaliera (Belgio, 2001): 3.4 pg/m2/d

39 Le auto inquinano più di un inceneritore ?
Se teniamo conto che i consumi giornalieri di benzina e gasolio dell’intera provincia di Palermo ammontano, rispettivamente, a e litri e che i fattori di emissione di diossina per litro di carburante oscillano tra i valori minimi di 3.5 pg (auto cat.) e di 23.6 pg (diesel) ed i valori medi di 43 pg (auto cat.) e di 48 pg (diesel), la quantità totale di diossina sarà compresa tra un minimo di pg ed un valore medio di pg. Nel caso dell’inceneritore di Bellolampo, ipotizzando un valore minimo ottimale di emissione di 8 pg/m3 ed uno medio di 50 pg/m3 (50% del limite di legge) di diossina, le quantità complessive di questa sostanza ammonterebbero, rispettivamente, a pg e pg. Ciò significa che l’inceneritore di Bellolampo produrrebbe, giornalmente, una quantità di diossine nettamente superiore (da 5.4 a 8.9 volte) a quella emessa, nello stesso periodo, dall’intera flotta autoveicolare della provincia di Palermo.

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41 In conclusione, che cos’è l’incenerimento dei rifiuti urbani?
E’ una tecnologia capace di spostare l’inquinamento da una matrice solida ad una gassosa, ottenendo scorie tossiche e nocive, ma impossibilitata per sua concezione del tutto anacronistica a ridurre i rifiuti

42 L’ALTERNATIVA AGLI INCENERITORI ED ALLE MEGA DISCARICHE ESISTE : Sistema integrato riduzione+pap+tmb

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46 E’ un ciclo integrato tra
Riduzione alla fonte Riuso Riciclo Raccolta differenziata porta a porta Compostaggio Trattamento Meccanico Biologico a “freddo”

47 Come produrre meno rifiuti ?
Prodotti alla SPINA Con il LATTE ALLA SPINA, riutilizzando bottiglie di vetro… -4.5 kg di plastica pro capite l’anno -6.9 kg di cartone/tetrapak pro capite l’anno

48 RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA
Questo metodo di separazione e di raccolta domiciliare permette di arrivare a 65% - 85% di differenziata, percentuali non raggiungibili con i sistemi a cassonetti stradali. S. Francisco ab. 67% Novara % R.Emilia (q.7) % Cons. Priula %

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51 RICICLO E COMPOSTAGGIO
I materiali separati e raccolti vengono inviati alle filiere del riciclo per produrre nuovi oggetti e materiali, mentre l’organico va agli impianti di compostaggio per produrre fertilizzante

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54 RICICLAGGIO A VALLE TECNOLOGIE E NUOVE PROSPETTIVE
Grazie ad impianti tecnologicamente avanzati la raccolta combinata permette costi minori e maggiore efficienza. Le varie tipologie di rifiuto sono separate a valle e riciclate direttamente. E la percentuale non riciclabile dipende esclusivamente da errori di progettazione a monte. "I rifiuti non sono altro che un difetto di fabbricazione".

55 Gli attuali programmi di raccolta differenziata sono basati sul sistema monomateriale: carta, vetro, lattine, ecc. vanno in contenitori separati. Oggi con lo sviluppo di tecnologie capaci di identificare e separare i materiali in modo autonomo è possibile la cosiddetta raccolta multimateriale o combinata, che prevede il conferimento di più tipi di rifiuto in un unico contenitore e la successiva separazione. La raccolta combinata può rendere più pratico e conveniente il compito dei cittadini. Il risultato è che una maggiore quantità di materiale viene sottratta al normale flusso dei rifiuti. Circa 700 dei programma di raccolta differenziata degli Stati Uniti usano ormai questo approccio.

56 Quando i mezzi che effettuano la raccolta arrivano all’impianto, i materiali sono scaricati su un grande nastro trasportatore che li porta fino ad una stazione di cernita manuale. Qui i rifiuti sono controllati da operatori che rimuovono borse di plastica, grandi pezzi di cartone ed altri oggetti che potrebbero danneggiare o bloccare le macchine separatrici. Il cartone ondulato e la carta sono pressati ed imballati per la vendita. Bottiglie e contenitori di plastica sono separati manualmente: i tipi di materiale plastico più comuni, il PET (la plastica per le bottiglie) e l’HDPE (usato per i tubi ed i contenitori), sono separati dal resto che finisce in un unico contenitore. Quindi un magnete estrae dal mucchio tutti i rifiuti che contengono materiale ferroso (di solito barattoli o lattine). I materiali non ferrosi (quasi sempre lattine in alluminio), invece, sono espulsi per mezzo di un sistema basato su campi magnetici e che spinge proiettandoli in aria e catapultandoli fuori dal cumulo degli altri rifiuti. Il vetro, infine, è separato manualmente e diviso in base al colore: trasparente/incolore, marrone, ambra o verde. A ogni carico, l’intero processo di selezione e smistamento dura circa un’ora. (impianto Norcal, San Francisco)

57 Sistemi automatizzati
Per individuare i materiali da separare, questi impianti si affidano alla spettroscopia. I rifiuti di carta e di plastica sono distribuiti su un nastro trasportatore in un unico strato. Quando viene colpito dal fascio di luce di una lampada alogena, ogni materiale riflette una specifica combinazione di raggi infrarossi che permette di identificarlo. Analizzando i dati inviati da uno specifico sensore, un software e termina il colore, la tipologia, la forma e la posizione di ogni rifiuto. Quindi attiva dei getti d’aria per spingere i rifiuti su un altro nastro trasportatore o su un cassonetto. Il sistema consente di separare numerosi tipi di carta, plastica o materiali misti con una precisione vicina al 98 %.

58 Un difetto di fabbricazione
In genere l’ostacolo più importante allo sviluppo di una filiera di riciclaggio è il fatto che gran parte dei prodotti è realizzata senza pensare al suo recupero. E’ necessario creare filiere di produzione a circuito chiuso in cui i materiali usati sono ogni volta riutilizzati nei successivi cicli produttivi senza che diventino rifiuti. Per farlo bisogna che ogni prodotto sia progettato per essere riciclabile e deve essere realizzato solo con materiale riutilizzabile all’infinito o smaltibile senza rischi per l’ambiente. Queste idee hanno trovato una prima applicazione nel settore degli imballaggi nella grande distribuzione negli Stati Uniti. E chiaro nel campo del riciclaggio c’è ancora ampio spazio per le innovazioni. Se fatto nel giusto modo il riciclaggio non solo conviene ma consente davvero di risparmiare energia e materie prime e di ridurre l’inquinamento. Ma oltre a riciclare di più è fondamentale farlo meglio. L’evoluzione tecnologica ed il costante sviluppo di nuovi materiali lasciano ben sperare per futuro. Le ampie possibilità di miglioramento ci permettono di essere ottimisti. Dopo tutto, dicono i fautori di questo approccio, “i rifiuti non sono altro che un difetto di fabbricazione”.

59 P.E. (POLIETILENE) I principali manufatti in polietilene sono: sacchetti per la spesa e per la spazzatura, flaconi di shampoo, detersivo, ecc., teloni agricoli, taniche, tappi per spray, secchi per vernici e per la spazzatura. É un materiale straordinariamente riciclabile grazie alla facilità di riutilizzo degli scarti di produzione e alla sua scarsa degradabilità. E' il composto dei tappi di plastica che si dividono in light density e high density, cioè su bassa e alta densità. Questo composto ha un buon valore di mercato tra le plastiche riciclate. E' riutilizzabile per tutte le lavorazioni colorate e di qualunque spessore, come ad esempio sedie di plastica da giardino ma anche contenitori per alimenti. Una tonnellata di tappi corrisponde a circa pezzi. Il P.E. riciclato viene utilizzato per la realizzazione di contenitori per detergenti con uno strato di materiale riciclato pari al 25% della bottiglia. Altri utilizzi riguardano tappi e pellicole per sacchi della spazzatura.

60 P.E.T. (polietilen-tereftalato)
Il P.E.T. è la tipica plastica delle bottiglie d'acqua e di altre bevande gassate. Contiene il 99% di una sostanza che consente una maggiore consistenza alla spinta centrifuga che il liquido esercita sull'involucro e determina la possibilità di trasparenza. Appartiene al gruppo dei poliesteri. Il PET viene prodotto al 100% con petrolio o gas naturale. Da circa 1,9 kg di petrolio grezzo si ottiene approssimativamente 1 kg di PET. Il PET è molto leggero (circa 40 grammi per bottiglia da 1,5 litri), infrangibile e riciclabile al 100%. La produzione di riciclato di PET da bottiglie vuote richiede il 60% di energia in meno rispetto al PET nuovo, ha ottime possibilità di riciclaggio nel settore dei tessuti (vedi il Pile, interni auto, ecc.). Il P.E.T. viene utilizzato anche per: film per alimenti, palloni sonda, tessuti, bicchieri. Vengono riciclate solo le bottiglie in PET dalle bibite e, per diverso riutilizzo, dal latte. Il P.E.T. riciclato viene inoltre utilizzato (mischiato con il polimero vergine) per la produzione di nuovi contenitori trasparenti per detergenti. La legge italiana consente la raccolta di PET solo a società autorizzate.

61 P.P. (polipropilene) É impiegato nel settore medico (siringhe monouso), in quello degli elettrodomestici e per la fabbricazione di stoviglie e secchi per vernici e spazzatura. I principali tipi di manufatti in P.P. sono: bicchieri di plastica, yogurt, nastri adesivi, bottiglie. Insieme al P.E. costituisce il 60% della plastica contenuta nella spazzatura. Allo stato attuale l'unico materiale riciclato è quello scartato dalle lavorazioni interne, in progetto il riutilizzo per parti di macchinari tessili in sostituzione delle parti metalliche. P.S. (polistirene) Ha caratteristica di buon resistenza alle sollecitazioni pesanti. E' una plastica che viene usata per i prodotti alimentari (contenitori monouso) e di imballaggio. Nella sua forma espansa è impiegato nell'edilizia per il suo potere isolante. I principali manufatti in P.S. sono: TV, telefoni, stoviglie astucci, scatole, sottotorte, contenitori per formaggi, vaschette per frigoriferi, giocattoli, pettini, articoli musicali, ecc. Non ha una rilevante possibilità di riciclaggio, ma il polistirene espanso (E.P.S.) viene riutilizzato in agricoltura per facilitare il drenaggio e come ausiliario della concimazione, oltre che nell'edilizia per la produzione di blocchi e imballaggi.

62 E QUELLO NON RICICLABILE ?
Si può trattare senza incenerire evitando di inviare in discarica circa il 25% di ceneri tossiche o evitando di inviare materiale putrescibile e quindi pericoloso per il percolato che produce, tramite il Trattamento Meccanico Biologico senza combustione

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68 SCHEMA GENERALE DI FUNZIONAMENTO TMB
In sostanza, un impianto TMB (trattamento meccanico biologico) per produrre biogas e mettere in discarica il residuo non recuperabile è composto da queste sezioni principali, così come proposto dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero e dal GCR di Parma. Separazione meccanica dei diversi flussi tramite vagliatura. Ciò che rimane sopra il vaglio (chiamato sopravaglio) è costituito principalmente da materiale inorganico recuperabile (vetro, plastica, metalli, tessuti,...). Ciò che filtra sotto il vaglio (sottovaglio) è sostanzialmente rifiuto organico. Recupero dei materiali. Sfruttando la differente densità dei materiali si adottano mezzi meccanici diversi per separare completamente i materiali del sopravaglio e avviarli all'industria del riciclaggio. Sarebbe molto utile che all'interno dell'area dell'impianto TMB vi fossero anche impianti per il riciclaggio, che in Italia non sono così sviluppati e che permetterebbero ingenti guadagni, come avviene all'estero.

69 Percolazione. Il sottovaglio, costituito da rifiuti organici è composto da una parte solida e da una liquida. Il percolatore separa le due frazioni in modo che la parte solida sia mandata al gruppo di compostaggio, mentre quella liquida viene immessa nel digestore anaerobico (cioè funziona in assenza di ossigeno) per produrre biogas. Compostaggio. I rifiuti organici solidi sono digeriti da microorganismi aerobi (cioè lavorano in presenza di ossigeno) per produrre un humus fertile adatto per il ricoprimento delle discariche (che permette di far sì che il carbonio della parte organica dei rifiuti della discarica sia sequestrato dal terreno, riducendo la formazione di gas serra come metano e anidride carbonica). Il compost non può attualmente essere usato in campo agricolo - a differenza del caso di impianto di compostaggio dedicati solo ai rifiuti organici- perché questo compost è contaminato da altre sostanze dei rifiuti solidi urbani. Digestione anaerobica. In un grosso reattore la parte liquida dei rifiuti organici è degradata da batteri anaeobi in modo accelerato, al fine di produrre biogas. Questo viene poi filtrato e depurato per recuperare il metano in esso contenuto (fino a un 70%) e venderlo o come combustibile o come gas da cucina (e così risolviamo in parte il problema del gas). Centro di ricerca. Un centro in cui si studiano i limiti dell'impianto nel recuperare i materiali e il modo in cui questi sono progettati. Il fine è indicare ai produttori la via migliore per riprogettare i prodotti in modo che siano riciclabili al 100% e trovare soluzioni migliori per migliorare l'impianto stesso per recuperare il più possibile.

70 La proposta di adottare il TMB come sistema di smaltimento è stata per la prima volta proposta da Greenpeace e dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero. In Germania smaltiscono con questo sistema circa 7 milioni di tonnellate all'anno di rifiuti (circa il 23% dei rifiuti mentre il 27% è smaltito con l'incenerimento: tutto questo in soli 4 anni). In Argentina, Nuova Zelanda, Australia, Giappone e a San Francisco hanno adottato l'obiettivo Rifiuti Zero (tutti i materiali e i prodotti dovranno essere riciclabili al 100% entro il 2020).

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75 Attraverso il riutilizzo ed il riciclaggio si risparmia più energia di quanta se ne produca con l'incenerimento

76 Costi di produzione di energia elettrica (€/MWh)
Impianto idroelettrico Impianto eolico Incenerimento biomasse 121 Impianto fotovoltaico Inceneritore RSU* *senza contare il costo di gestione e trattamento dei rifiuti prima dell’arrivo all’inceneritore

77 Bilancio gas serra RICICLO e COMPOSTAGGIO -461 kg CO2/ton rifiuti
TMB e BIOSSIDAZIONE spinta e stoccaggio discarica -402 kg CO2 TMB per CDR sostitutivo in CTE a carbone -337 kg CO2 TMB DIGESTIONE ANAEROBICA con cogenerazione -185 kg CO2 INCENERITORE -10 kg CO2

78 EMISSIONI GASSOSE E SCARTI SOLIDI
Se si confrontano emissioni gassose e scarti solidi dell’incenerimento con quelli prodotti da trattamenti meccanico biologici, questi ultimi hanno impatti ambientali nettamente inferiori a quelli dell’incenerimento

79 FATTORI DI EMISSIONE IN ARIA (gr/ton)
Inceneritore Pirolisi MBT CO 134 100 78 NOX 577 780 72 Polveri 38 12 4,7 SO2 42 52 28 COV 8 11 36 HCl 58 32 1,2

80 FATTORI DI EMISSIONE SCARTI SOLIDI (kg/ton)
Inceneritore Pirolisi MBT Scarti pesanti 215** 300** 500* Scarti leggeri 51*** 20*** 4* *bassa tossicità **media tossicità ***alta tossicità

81 FATTORI DI EMISSIONE DIOSSINE IN ARIA (ngr/ton)
Inceneritore Pirolisi MBT* MBT biofiltro Diossine 400 50 40 0,1 *ossidazione termica dei COV

82 DIOSSINE A CONFRONTO Concentrazioni di “diossine” nelle emissioni gassose di un bio-ossidatore e dell’inceneritore di Brescia Diossine pg/m3 Aria ambiente pianura padana 0,18 Uscita impianto trattamento aria bio-ossidatore 0,03 Uscita inceneritore Brescia (migliore prestazione) 8 Fonte: Istituto Mario Negri di Milano (2002)

83 NON SI FA LA CENA CON LE BRICIOLE DEL PRANZO
Produzione elettrica annuale in Italia (dati 2006) Totale: GWh Di cui Idroelettrico : GWh Geotermico: 5527 Eolico : Rifiuti solidi urbani (RSU): 2915 Rifiuti agricoli e industriali: 2491

84 Cogenerazione da incenerimento
Produzione energia elettrica da RSU (APAT 2006) attuale 0.92% (2% con rifiuti industriali e agricoli) con incenerimento 12% ipotesi futura (incenerimento di tutto il possibile) max 8% efficienza (e. elettrica esportata/e.totale ingresso) 10% Cogenerazione da incenerimento (recupero termico per riscaldamento e impianti industriali) impianti cogenerativi: 65% del totale frazione di energia esportata 30% del totale frazione utile 20% del totale generato (base annua) frazione realmente utilizzata 10% (alcuni mesi)

85 Poichè nel totale dell'energia primaria utilizzata in Italia, energia termica e energia elettrica sono frazioni molto simili, possiamo concludere che anche in termini di energia termica, il contributo dell'incenerimento dei rifiuti in impianti di cogenerazione è dell'ordine dell'1%, e probabilmente meno di così. Come nel caso dell'energia elettrica, anche incenerendo tutto quello che si può incenerire non potremmo produrre più di qualche per cento dell'energia termica che utilizziamo oggi. Questi sono calcoli, ovviamente, piuttosto approssimati ma ci danno un'idea di cosa possiamo fare e non fare utilizzando gli inceneritori come sorgenti di energia. In sostanza, siamo a valori intorno all'1% del totale.

86 Se volessimo fare di più, non solo non arriveremmo a valori molto più alti, ma ci troveremmo a distruggere alle radici l'industria del recupero delle materie prime dai rifiuti che si sta sviluppando molto bene e che è altrettanto importante per la nostra economia di quello che è il recupero di energia. Nel futuro, potremo ottimizzare il processo della produzione industriale con tecnologie dedicate di recupero sia di energia come di materie prime dai rifiuti. Ma dovremo arrivare a un concetto di rifiuto che lo veda come una risorsa e non più come qualcosa di non più utile da far scomparire dagli occhi.

87 In sostanza, tutto questo ragionamento ci quantifica semplicemente un'osservazione ovvia. Ovvero, che non si fa la cena con le briciole del pranzo. Gli inceneritori intervengono sulle "briciole" del processo di produzione industriale e agricolo e lo fanno anche in modo poco efficiente. Ne riescono a tirar fuori un po' di energia che qualcuno si ostina, contro ogni evidenza, a propagandare come utile, ma che non sarà mai sufficiente a risolvere, o nemmeno ad alleviare in modo consistente, il problema dell'energia in Italia. La vera risorsa energetica italiana è l'energia rinnovabile, abbondante e inesauribile se solo ci decideremo a sfruttarla seriamente.

88 PROSPETTIVE A fronte dell'ipotesi dei quattro inceneritori che in Sicilia “dovrebbero” creare occupazione per alcune centinaia di persone, è possibile ipotizzare che solo gli impianti di differenziazione possono dare lavoro a circa 3000 persone, senza considerare la conseguente crescita di tutto l'indotto dell'industria del riciclaggio che oggi recupera materiali quasi esclusivamente dal settore dei rifiuti speciali - batterie, oli, ospedalieri, ecc. - e, soprattutto, dei rifiuti da imballaggi con qualche provenienza dai rifiuti della raccolta differenziata (soprattutto plastica e carta). Quindi un'economia reale, che crea posti di lavoro, è la vera ed unica alternativa per evitare che resti…

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