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L’assedio di Vienna Cavalleria leggera: La cavalleria leggera utilizzava cavalli piccoli, veloci e agili; i cavalieri portavano un'armatura molto leggera.

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Presentazione sul tema: "L’assedio di Vienna Cavalleria leggera: La cavalleria leggera utilizzava cavalli piccoli, veloci e agili; i cavalieri portavano un'armatura molto leggera."— Transcript della presentazione:

1 L’assedio di Vienna Cavalleria leggera: La cavalleria leggera utilizzava cavalli piccoli, veloci e agili; i cavalieri portavano un'armatura molto leggera oppure ne erano privi. Gli archi erano corti con gittata lunga, non avevano però la stessa potenza degli archi lunghi o delle balestre. L'armata ottomana, che arrivò a Vienna verso la fine di settembre, si era diminuita nell’avanzata verso l’Austria, lasciando così Solimano a corto di cammelli e di armi pesanti. Gran parte delle sue truppe arrivò a Vienna in un pessimo stato di salute, dopo aver affrontato la lunga marcia, e un terzo era parte della cavalleria leggera inadatti per operazioni d'assedio. Il sultano inviò degli emissari per negoziare la resa della città; Salm rimandò indietro tre musulmani ben vestiti senza una risposta. L'artiglieria di Solimano allora iniziò a martellare le mura della città, ma non riuscì a danneggiare in modo significativo le mura difensive austriache; ai suoi arcieri andò un po' meglio, rivelandosi per lo meno molesti Emissari: gli emissari sono tre prigionieri austriaci vestiti riccamente

2 Quando l'esercito ottomano si mise in posizione, il presidio austriaco fece i primi tentativi per arrestare lo scavo dal basso di trincee e buche per mine, in un caso riuscendo quasi a catturare Ibrahim Pascià il supremo comandante militare nelle campagne d'Arabia, di Siria e d'Anatolia. Gli Austriaci fecero esplodere diverse mine, ed il 6 ottobre inviarono soldati per attaccare le operazioni di scavo ottomane, riuscendo a distruggere molte mine ma subendo gravi perdite. L'11 ottobre, con il fallimento della strategia di piazzare mine, le possibilità di una rapida vittoria ottomana si indebolirono col passare del tempo. Inoltre i Turchi stavano esaurendo il cibo per i loro cavalli e gli infortuni, le malattie iniziarono a diradare le loro file. Perfino l'élite dei Giannizzeri manifestò il proprio scontento riguardo allo stato della spedizione. In risposta a questi fattori Solimano non ebbe altra alternativa che pensare alla ritirata: egli tenne un consiglio di guerra il 12 ottobre in cui si decise di tentare un ultimo attacco, con ricompense extra per le truppe. Tuttavia, anche questo assalto venne respinto. La notte del 14 ottobre si udirono grida dall'accampamento turco: erano le grida dei prigionieri che venivano uccisi degli Ottomani prima di andarsene. Alcuni dei difensori che avevano previsto solo la resa interpretarono la loro liberazione come un miracolo. Il presidio: l'insieme delle truppe incaricate della difesa di una città L'Anatolia: denominata dai Romani e dai Greci Asia Minore, è una regione geografica dell'Asia sudoccidentale: si tratta di una grande penisola compresa nell'odiernaTurchia

3 Pesanti nevicate fuori stagione resero la ritirata turca un disastro: durante questa infatti vennero perse molte salmerie e pezzi di artiglieria. La flotta fluviale turca venne nuovamente attaccata a Bratislava, e si ritiene che siano morti più turchi che assalitori nelle piccole battaglie lungo il percorso di ritorno.

4 Solimano I il magnifico
Solimano I, detto "il Magnifico”, ovvero il Legislatore, fu sultano dell'Impero ottomano dal 1520 alla sua morte. Portò l'Impero ottomano ai massimi fulgori. Solimano I era figlio di Selim I. A sette anni, Solimano fu mandato a studiare scienze, storia, letteratura, teologia, e tecniche militari nelle scuole del Palazzo di Istanbul e già da giovane iniziò e mantenne una stretta amicizia con Pargali Ibrahim Pascià, uno schiavo che sarebbe diventato uno dei suoi più seguiti consiglieri.  Le prime esperienze di governo di Solimano furono quelle di governatore di svariate province, le più importanti Bolu nell'Anatolia del nord e, nel 1509, la terra natale della madre, Caffa, in Crimea. Tre anni dopo si era trasferito a Magnesia, dove ancora si trovava quando salì al trono. Agli inizi del regno di Solimano, Costantinopoli contava abitanti, e alla fine del XVI secolo erano quasi raddoppiati ( ). In Europa occidentale nessuna città raggiungeva la stessa popolazione, Londra ne contava e Parigi circa un terzo. La città era ingrandita da un afflusso ininterrotto di popolazioni che vi si insediavano sia volontariamente sia perché portate dai sultani che sceglievano nei territori di nuova conquista i migliori operai e artigiani per abbellire la propria capitale

5 Per imporre i propri diritti, Solimano dovette combattere contro un'infinita serie di avversari. La forza del suo sultanato era basata sulla funzione cruciale del corpo di fanteria dei Giannizzeri. Questi venivano reclutati forzatamente fra i giovani cristiani, obbligati nei primi secoli del sultanato al celibato, affratellati dalla tradizionale aderenza a una stessa confraternita religiosa che era la Bektashiyya. I Giannizzeri, considerati i più nobili dell'esercito ottomano, non potevano avere altra occupazione o fonte di reddito che non fossero quelle derivanti dal mestiere delle armi e la loro inattività in tempo di pace faceva aumentare i rischi di disordini. La necessità di tenere occupati i Giannizzeri può aiutare a comprendere il perché della frequenza delle campagne militari ottomane e anche la prima decade del regno di Solimano fu di conseguenza un periodo di intensa attività bellica. Protagonista per eccellenza della dinastia che, conquistando Costantinopoli, l'aveva resa per molti versi erede dell'impero bizantino, Solimano fu conquistatore di nuove terre, amministratore di immensi possedimenti, innovatore nel campo della giurisprudenza patrono delle arti e poeta lui stesso, Solimano meritò l'appellativo di Magnifico, attribuitogli dai grandi sovrani occidentali. BEKTASHIYYA: una confraternita islamica di derivazione sufi, fondata nel XIII secolo da Hajji Bektash Veli. SULTANO è il titolo sovrano impiegato da numerose dinastie arabe e non arabe che ressero territori più o meno ampi del Vicino e Medio Oriente islamico.


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