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LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il.

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1 LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il loro ritmo di sviluppo, attestandosi a 3531 operazioni realizzate (+15% ). Ancora una volta, la classifica dei singoli paesi oggetto dinvestimento è guidata da Gran Bretagna e Francia, verso le quali è stata nuovamente rivolta una quantità di iniziative superiore al 35% del totale europeo. Tra i paesi con maggiore dinamismo, si distingue soprattutto la Spagna, che si colloca saldamente alle spalle della Germania per numero dinvestimenti ricevuti. Appare piuttosto stabile, rispetto al periodo precedente, landamento complessivo dei paesi dellEuropa centrale e orientale, dove la crescita di Romania e Bulgaria contrappesa la flessione di altri territori. Quanto ai paesi dorigine degli investimenti, gli Stati Uniti accrescono leggermente il loro primato, sia per la quantità di operazioni realizzate che per la quota relativa conquistata sulle altre aree principali. Tra queste ultime, Germania e Gran Bretagna si rafforzano, mentre viene confermata la spinta economica di Cina e India. Gli investimenti sono stati rivolti principalmente verso i settori software e servizi alle imprese, che hanno distaccato vistosamente gli altri comparti. Executive Summary LItalia attira qualche investimento in più, ma non risolve le criticità percepite LItalia migliora i propri risultati e si porta al 14° posto tra i paesi oggetto dinvestimenti esteri. Nonostante ciò, il paese resta debole rispetto ad altre economie nazionali molto meno significative e, in tal modo, fa risaltare nuovamente il peso delle criticità strutturali da cui è colpito. Nellottica del management, sono identificati come punti di forza del contesto italiano soltanto alcuni aspetti ambientali e le competenze nel design, ma essi non giungono tuttavia a superare la concorrenza rappresentata dai principali paesi occidentali e asiatici. In misura ancora maggiore rispetto al passato, dunque, il paese viene tuttora percepito, nel complesso, in una condizione statica e piuttosto opaca. In base a questi elementi, le prossime evoluzioni attese per lItalia oscillano tra il pessimismo prevalente di chi non ha fiducia in mutamenti sostanziali e una discreta quota di quanti scommettono comunque su un progresso dellintero sistema. Di conseguenza, vi sono poche intenzioni di effettuare nuovi investimenti nel territorio italiano, ma restano limitati anche gli stessi progetti di delocalizzazione, guidati dallobiettivo di consistenti risparmi di spesa. Il carattere passivo mostrato dal territorio negli ultimi tempi, infine, spinge a riproporre con insistenza le indicazioni utili per il suo rilancio: semplificazione amministrativa e riforma fiscale sopra tutte le altre. 1

2 Nazionalità delle aziende intervistate 819 manager internazionali e ha analizzato la capacità attrattiva del continente europeo, sia considerato nel suo complesso che nelle differenze emergenti in rapporto a singole aree e paesi. 1.2. Caratteristiche del campione Il campione delle 206 interviste riguardanti la fase italiana dellindagine è stato selezionato con lobiettivo di fornire unimmagine rappresentativa del contesto imprenditoriale, tenendo conto dei suoi fondamentali fattori distintivi: il paese dorigine delle aziende e le loro dimensioni (dalla pmi alle grandi multinazionali), i principali settori dattività e, in ultimo, le diverse funzioni aziendali. I manager sono stati intervistati metà in Italia e metà allestero (specialmente in Usa, Germania, UK e Francia), scegliendo tuttavia la nazionalità delle aziende da contattare in proporzione al peso di ciascun paese negli investimenti effettuati verso lItalia. 1.1. Obiettivi generali e metodologia Secondo un approccio ormai consolidato, lindagine si propone di valutare la capacità attrattiva dellItalia come area dinvestimento per i capitali esteri, prendendo in esame tanto le reali operazioni di cui il paese è stato oggetto di recente, quanto le intenzioni per il futuro mostrate dai principali operatori economici. A tale scopo, lo studio comprende due tipologie dinformazioni complementari, che convergono in una visione complessiva: landamento effettivo dei flussi dinvestimento diretti verso i paesi europei nel corso del 2006, i punti di forza e di debolezza dellItalia nella percezione del management internazionale, con lindicazione degli aspetti più rilevanti che potranno determinare le prossime scelte dinvestimento. Lindagine, dunque, racchiude una doppia serie di dati. In primo luogo, lesame degli investimenti realizzati nel 2006 si basa sulle informazioni presenti nel rapporto Ernst 1. Lindagine 2 & Young European Investment Monitor che registra, con cadenza annuale, sia i nuovi investimenti diretti verso i paesi europei che lestensione degli investimenti già effettuati in passato, segnalando soltanto le operazioni realmente intraprese ed escludendo, invece, le iniziative solo programmate ed i progetti futuri. Quanto alle opinioni del management internazionale, esse sono state raccolte attraverso 206 interviste telefoniche condotte con il sistema CATI (Computer Assisted Telephonic Interviewer), nel marzo 2007. I risultati di queste due rilevazioni, infine, sono stati integrati con gli elementi messi a disposizione dallo studio di Ernst & Young denominato European Attractiveness che, in base alla stessa metodologia telefonica, ha coinvolto PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

3 Settori di attività delle aziende intervistate Le dimensioni delle aziende coinvolte nellindagine - rispecchiando la suddivisione tra piccole, medie e grandi imprese - sono comprese nelle categorie seguenti: meno di 150 milioni di euro di fatturato, da 150 a 1500 milioni, oltre 1500 milioni. Classi di fatturato delle aziende intervistate 3 Nellottica delle funzioni aziendali su cui si è focalizzata la ricerca, il posto più ampio è stato riservato ai direttori finanziari, davanti ai responsabili dello sviluppo strategico e ai top executive delle imprese: 4% Presidenti e CEO, 6% Vicepresidenti e direttori generali, 12% Responsabili sviluppo strategico, 74% Responsabili finanziari, 4% Chief executive manager. Le aziende intervistate operano in quattro principali comparti dattività, tra i quali il più importante è quello dei beni di consumo, seguito dallaggregato dei comparti automobilistico, energetico e dellindustria pesante.

4 Investimenti esteri verso le subaree dellEuropa occidentale e dellEuropa centro-orientale (2000-2006) Numero di operazioni dinvestimento in Europa 2. Scenario europeo: i flussi dinvestimento nel 2006 2.2. Andamento degli investimenti per paese In una prospettiva generale, la classifica dei paesi che ricevono il maggior numero dinvestimenti in Europa non presenta cambiamenti rilevanti, a parte qualche avvicendamento nelle prime posizioni. Tra i percettori dinvestimenti, infatti, restano invariati i posti di testa: la Gran Bretagna rafforza il suo primato, mentre la Francia si mantiene in una condizione di stabilità e la Germania progredisce in modo significativo. Un ampio avanzamento interessa anche le operazioni rivolte verso la Spagna, che passa così dal sesto al quarto posto della classifica europea, lasciandosi alle spalle il Belgio, nonostante questultimo confermi i buoni risultati già raggiunti in precedenza. Migliora anche lItalia, che scala la classifica di quattro posizioni. 4 Esaminando i dati in unottica territoriale, si può osservare come allinterno del continente europeo si sia ancora accentuata la differenza nelle performance delle due principali subaree in termini di capacità attrattiva. Gli investimenti effettuati nei territori occidentali si sono ulteriormente consolidati, giungendo a rappresentare il 74,5% delle operazioni europee, mentre la subarea centrale e orientale ha subito una flessione e ha ridotto la propria quota complessiva al 25,5%. 2.1. Andamento degli investimenti in Europa Nellambito degli investimenti compiuti in Europa, la forte spinta evolutiva che era emersa nel corso del 2004, dopo il rallentamento del 2005, ha mostrato un nuovo slancio nel periodo successivo. Con 3.531 progetti realizzati, infatti, il 2006 ha fatto segnare un incremento del 15%, con una buona ripresa della fase di sviluppo anteriore. PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA + 49 % + 6 %+ 15 %

5 Occorre però osservare come si sia accresciuta la distanza tra i leader della classifica e le altre aree del vecchio continente: i primi quattro paesi, infatti, ricevono la metà degli investimenti complessivi destinati al suolo europeo. Nonostante tale rafforzamento dei territori occidentali, tuttavia, nellarea centrale e orientale landamento delle operazioni resta complessivamente stabile, con lavvicendamento tra alcuni paesi che indeboliscono la propria posizione (Slovacchia, Polonia, Russia) e altri che la sviluppano (Romania, Bulgaria). Gli stessi territori nordici, daltra parte, conoscono una conferma o, talvolta, una crescita degli investimenti esteri. In base alle vicende rilevate nel 2006, quindi, si può concludere che la fase espansiva ha rafforzato ulteriormente i paesi leader, sebbene i suoi effetti siano ricaduti, in qualche misura, anche su parte delle altre aree europee. 5 Paesi destinatari degli investimenti esteri Numero di operazioni realizzate

6 Principali paesi dorigine degli investimenti Nelle posizioni successive, la Svizzera si distingue per il suo accresciuto dinamismo e viene confermata la spinta economica di India e Cina, ormai insediate autorevolmente tra i principali investitori nel continente europeo rispettivamente con 78 e 58 operazioni realizzate *. Alle spalle del leader statunitense, anche gli altri principali paesi condividono un analogo andamento e ampliano il numero di iniziative dirette verso lEuropa. Limpulso maggiore, in questambito, è stato impresso dalla Germania e, soprattutto, dalla Gran Bretagna, che compie un notevole balzo in avanti, pur restando ancora lontana dal raggiungere la seconda posizione della classifica globale. Nel 2006, tra le aree dorigine degli investimenti si è riscontrato lo stesso fenomeno riguardante quelle che ne sono oggetto: i paesi leader ripropongono interamente il proprio ruolo guida, al punto che i primi quattro determinano il 53% di tutti i progetti portati a termine. SCENARIO EUROPEO: I FLUSSI DINVESTIMENTO NEL 2006 6 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA 2.3. Paesi dorigine degli investimenti Le tendenze che si sono manifestate negli ultimi anni in rapporto alla provenienza degli investimenti esteri realizzati in Europa, nel 2006 hanno trovato una nuova conferma. Gli Stati Uniti restano di gran lunga i principali investitori nel vecchio continente, con una presenza molto più incisiva rispetto agli altri paesi e una quota che arriva a rappresentare il 28% delle operazioni totali (26,5% nel 2005). Nellultimo anno, infatti, è aumentato il numero dei singoli investimenti realizzati (990 operazioni nel 2006, contro 881 nel 2005) e lo sviluppo statunitense ha eguagliato il passo, piuttosto sostenuto, di altre aree. La classifica dei paesi dorigine degli investimenti, nel suo insieme, non subisce variazioni rilevanti in rapporto al 2005 e si presenta, anzi, del tutto invariata nei primi cinque posti. * Ai 58 investimenti cinesi si aggiungono le 6 operazioni partite dal territorio di Hong-Kong.

7 3.1. Fattori attrattivi Lanalisi degli investimenti diretti verso il territorio europeo nel 2006 ha confermato il profilo piuttosto debole dellItalia, per quanto in graduale miglioramento nel corso degli ultimi anni. In sostanza, nellottica degli investitori esteri, il reale interesse esercitato dal paese non sembra in linea con il potenziale della sua economia, la cui forza viene ridimensionata da alcuni fattori strutturali che ne inficiano le attrattive. Non sono dissimili, a tale riguardo, le opinioni espresse dal management. I decisori aziendali ribadiscono le loro perplessità nei confronti dellItalia e dei nodi strutturali che da tempo ne caratterizzano limmagine. Valutando i fattori decisivi nella scelta dei siti dinvestimento ed i paesi in cui tali fattori trovano la loro migliore attuazione, il management ripete da tempo il suo giudizio incerto sullItalia e sospende, in qualche caso, lapprezzamento per quegli aspetti che, in precedenza, apparivano più solidi e convincenti. Ancora una volta, le percezioni dei manager non sembrano individuare dei veri tratti di eccellenza e, in definitiva, si fissano in unimmagine bloccata del paese, delle sue difficoltà storiche e delle relative soluzioni. I punti di forza riconosciuti al nostro territorio, come ora vedremo in dettaglio, riguardano alcuni aspetti ambientali, che rappresentano il contesto entro il quale dovrebbero inscriversi i fattori più direttamente 3. Limmagine dellItalia come area dinvestimento ed i suoi concorrenti collegati alle attività economiche. Tali fattori, però, appaiono di fatto non convincenti e non commisurati alle esigenze degli investitori, sebbene se ne percepisca un certo progresso nellultimo triennio. Oltre a ciò, in una considerazione globale, lItalia si distingue di nuovo soltanto per le sue abilità nel design, che tuttavia non ne fanno il leader mondiale e ne decretano un ruolo comunque meno rilevante rispetto ad altre aree. Non sorprende, pertanto, che il territorio italiano compaia in una posizione molto arretrata della classifica generale dei paesi verso cui i decisori aziendali ritengono che convenga orientare i flussi dinvestimento. Tale classifica annovera, oltre alle maggiori economie mondiali, una serie di aree emergenti, dove le condizioni che attraggono le operazioni estere sono state particolarmente favorite. A Cina, Usa e India fanno seguito, quindi, Germania, Gran Bretagna e Giappone, ma anche larea est-europea costituita da Russia, Polonia e Repubblica Ceca e, significativamente, il Brasile. La prime posizioni ripropongono la competizione che è in atto tra le storiche economie di mercato ed i nuovi attori emergenti, che hanno creato presupposti estremamente favorevoli allattrazione dei capitali stranieri e raccolgono oggi i frutti dei profondi interventi strutturali compiuti nel proprio mercato interno negli anni passati. 16 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA Primi 10 paesi indicati come migliori siti dinvestimento

8 Punti di forza del territorio italiano 1717 Il management internazionale cita espressamente, tra i punti di forza italiani, due elementi che costituiscono un generale contorno positivo degli altri criteri dinvestimento. Si tratta, come già rilevato in precedenza, della qualità della vita e della cultura locale, a cui fanno seguito le specifiche competenze attribuite al paese e il livello di qualificazione della forza lavoro. Molto apprezzate sono pure le infrastrutture per le telecomunicazioni e la stabilità dellambiente sociale. In una visione dinsieme, le caratteristiche del territorio appaiono essenzialmente stabili nel medio periodo, con un impulso anzi a consolidare il proprio livello di apprezzamento. Infatti, nellarco di un triennio, nessuno dei punti di forza rilevati ha subito una flessione ma, al contrario, la maggior parte di essi hanno piuttosto migliorato i propri risultati.

9 18 Approfondendo la percezione delle competenze tradizionalmente presenti nel paese, tuttavia, si mostra una condizione di maggiore incertezza di tali fattori attrattivi. In un confronto con le altre aree del mondo, lItalia non arriva a conquistare un primato assoluto neanche per il suo ruolo come centro di design, dato che viene superata in questo settore da Usa e Germania. E si tratta, appunto, del miglior piazzamento globale del territorio. LIMMAGINE DELLITALIA COME AREA DINVESTIMENTO ED I SUOI CONCORRENTI PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA I migliori centri di design Occorre dunque considerare che i punti di forza del contesto italiano, quando sono rapportati alla concorrenza internazionale, vengono molto ridimensionati e non riescono a imporsi globalmente. Per qualsiasi criterio dinvestimento considerato in unottica operativa, finanziaria, territoriale o di rischio-paese, la preferenza tocca in modo sistematico ad altre aree, lasciando indietro il nostro territorio.

10 19 3.2. Punti di debolezza Se si rovescia la prospettiva e si procede a una valutazione dei punti di debolezza mostrati dallarea italiana, si osserva uno scenario analogo a quello scaturito dalle considerazioni precedenti. Le difficoltà storiche si ripropongono sostanzialmente immutate, dando la chiara impressione che nessun provvedimento sia stato davvero intrapreso per risolverle. Anzi, tali criticità evolvono nella direzione di un progressivo aggravamento, come si può concludere con certezza in base a una prospettiva pluriennale. Ciò vale per le sfere dei sussidi alle imprese e della flessibilità del lavoro ma, soprattutto, per la percezione dei gravami fiscali che ricadono sulle aziende e, più in generale, per la scarsa trasparenza e stabilità del clima politico, legislativo e amministrativo. In questi ultimi due casi, il peggioramento delle opinioni è stato alquanto marcato lungo il triennio di riferimento. Per nessuno dei principali parametri negativi presi in esame, daltra parte, è stata registrata una regressione considerevole, pari o superiore a tre punti percentuali. Debolezze del territorio italiano Per comprendere in modo adeguato il punto di vista dei manager, infine, bisogna soffermarsi su alcune differenze che dipendono dallubicazione delle loro attività. I risultati delle interviste rivelano che la dirigenza aziendale operante in Italia mostra una concezione più benevola del territorio, in relazione a quasi tutti i criteri dinvestimento. Fanno eccezione solo le debolezze costituite da tassazione delle imprese, costo del lavoro e stabilità del quadro nazionale: rispetto ad esse, i manager presenti in Italia sono particolarmente severi. In tutti gli altri casi, però, è il management attivo allestero ad aver espresso pareri molto più negativi, a conferma di quanto sia debole limmagine del paese agli occhi degli osservatori stranieri e di come si riducano i suoi fattori attrattivi quando il giudizio viene espresso secondo punti di riferimento più ampi e immediatamente in rapporto ad altre aree.

11 26 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA Nella competizione globale lItalia può contare, innanzi tutto, su un buon apprezzamento del suo livello tecnologico e del suo sistema educativo. Mediamente stimati sono pure il ruolo internazionale, il sistema sociale e sanitario, la crescita economica, mentre le critiche sono rivolte, come di consueto, allo stato in cui versa la ricerca scientifica e alle condizioni fiscali e legali che circondano le imprese. Vantaggi e svantaggi del territorio italiano Tralasciando i parametri più oggettivi e spostando lattenzione verso le qualità e le caratteristiche generali che rendono il territorio potenzialmente attrattivo per i flussi dinvestimento, vediamo che limmagine dellItalia presso i manager internazionali presenta ancora aspetti interessanti. La capacità imprenditoriale, lefficienza professionale e la stessa capacità dinnovazione sono individuati come i suoi precipui elementi distintivi, ma con forti differenze tra gli intervistati ubicati in Italia e allestero. Questi ultimi, infatti, concordano nel premiare limprenditorialità italiana, esprimendo però adesioni molto meno convinte nei confronti dellefficienza e dellinnovazione. LIMMAGINE DELLITALIA COME AREA DINVESTIMENTO ED I SUOI CONCORRENTI

12 27 Qualità riconosciute al territorio italiano* In conclusione, attraverso unarticolata serie di approfondimenti, è stata così delineata limmagine di un paese che, dovendo contrastare la concorrenza delle economie asiatiche (per lattrazione di capitali e imprese) ed occidentali (per lattrazione di talenti, headquarters, cluster produttivi, innovazione), non riesce a irrobustire e far progredire la sua condizione incerta, che tuttora annovera rischi consistenti, ossia: performance generali non del tutto persuasive, qualche punto di forza ben consolidato ma contrappesato da alcuni svantaggi sistemici, una riconosciuta capacità imprenditoriale che non può fare affidamento su condizioni adeguate o, almeno, su avviate iniziative di riforma. * Totale >100; possibili 3 risposte. Uso di lingue straniere e apertura verso lestero

13 4. Valutazioni conclusive sullarea italiana 28 Percezione dellItalia come area dinvestimenti nellultimo anno Aspettative verso lItalia per il prossimo triennio Questi risultati influenzano anche la visione di medio termine, che non è priva, comunque, di una buona fiducia nelle potenzialità del territorio da parte di quanti scommettono su una ripresa della sua forza attrattiva (41%, ma lopinione positiva è ascrivibile soprattutto ai manager residenti in Italia). In questo caso, la presenza delle opinioni negative diviene decisamente marginale (6%), mentre oltre la metà degli interpellati non si aspetta alcuna forma di mutamento sostanziale (53%). PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA 4.1. Percezione attuale e attese future Le ricorrenti difficoltà sistemiche hanno determinato, nella prospettiva degli operatori economici, una visione statica dellarea italiana. Secondo lopinione prevalente, il paese si è essenzialmente mantenuto in una situazione di stabilità nellultimo anno (70%, con una punta dell83% tra gli intervistati allestero), senza significativi miglioramenti o peggioramenti delle sue condizioni strutturali. Soltanto una quota ridotta di manager ritiene, infatti, che lo scenario sia chiaramente deteriorato (11%) o evoluto (19%). Rispetto al 2006, si devono però rimarcare alcuni cambiamenti di rilievo: è quasi raddoppiata la quota di chi non rintraccia mutamenti nel territorio (da 38% a 70%) e, dunque, si riduce drasticamente anche il numero di quanti vi coglievano dei progressi (da 33% a 19%). Ciò implica, insomma, la percezione di un rallentamento complessivo del paese, di una congiuntura recente in cui si è verificata una certa perdita di dinamismo. 4.2. Le intenzioni dinvestimento e di delocalizzazione La congiuntura non sembra, in questi termini, particolarmente allarmante, ma vi sono altri elementi da considerare per giungere a un quadro più completo. La parte preponderante delle interviste segnala un deciso e crescente disinteresse verso la possibilità di nuovi investimenti da destinare allItalia, probabilmente in conseguenza della situazione di stasi percepita nel territorio. Né migliorata né peggiorata 70% Molto migliorata 1% Poco migliorata 18% Poco peggiorata 10% Molto peggiorata 1% Né migliorata né peggiorata 53% Molto migliorata 6% Poco migliorata 35% Poco peggiorata 5% Molto peggiorata 1%

14 29 Intenzioni dinvestimento verso lItalia Per nuove attività o per lestensione delle attività esistenti Investimenti pianificati in Italia* * Totale >100; possibili numerose risposte. Intenzioni di rilocalizzazione delle attività italiane Vi sono due ragioni esplicite alla base di tali delocalizzazioni: lesigenza di realizzare risparmi di spesa e, in parte residuale, laggressione di nuovi mercati. Un ulteriore approfondimento fa emergere, in particolare, che sono le aziende americane a mostrarsi più sensibili verso questa soluzione estrema. Il 68% del campione non intende effettuare tali operazioni nellimmediato, ma il dato diventa assai più eloquente se si osservano le sole risposte provenienti dallestero: in tal caso, la quasi totalità dei manager respinge lipotesi di valutare investimenti in Italia (92%). Ne consegue che una certa disponibilità a intraprendere queste iniziative resta, nella fase attuale, solo tra coloro che operano allinterno del paese. Daltra parte, non è identificabile una specifica tendenza allabbandono del territorio. Le imprese che non escludono di spostare parte delle proprie attività dallItalia verso altre aree si fermano alla soglia del 25%, mentre il 69% degli operatori non considera tale eventualità, in linea con quanto già rilevato nel passato. Inoltre, va anche considerato che, tra quanti pianificano interventi, la tipologia dominante è ancora quella della creazione di unità produttive e centrali logistiche, a discapito delle attività di natura commerciale e strategica in rapporto alle quali non si reputa, evidentemente, che il territorio sia in possesso dei requisiti più funzionali e convenienti.

15 VALUTAZIONI CONCLUSIVE SULLAREA ITALIANA 30 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA 4.3. Linee di sviluppo Alla consueta immagine di un paese passivo e non determinato ad allontanare le proprie carenze sistemiche corrisponde linsistenza, da parte dei manager, su alcune indicazioni di fondo necessarie per rilanciare il potere attrattivo del territorio. La semplificazione amministrativa e la riduzione della fiscalità spiccano sempre come i provvedimenti determinanti per la crescita futura, davanti ad altri importanti interventi di natura generale (migliorare limmagine del paese, assumere un ruolo più ampio nellUe) o tecnica (flessibilità normative sulle assunzioni e sul lavoro temporaneo, riduzione degli oneri sociali). Politiche indicate dagli investitori per la crescita

16 31 Comè implicito in queste risposte, le politiche adottate in Italia per incentivare larrivo di nuovi investitori stranieri vengono bocciate con una certa perentorietà e appena il 6% del campione ne dà una lettura certamente positiva, a fronte di una quota del 16% di recise condanne. Tra questi due estremi, compare una fascia maggioritaria di pareri più moderati (69%), tra i quali sono di nuovo quelli negativi ad essere preponderanti. Lorientamento di condanna, quindi, figura nel 60% delle interviste, contro il 31% delle approvazioni. Un atteggiamento, questultimo, che è declinante rispetto alle rilevazioni compiute in passato (37% nel 2006). Efficacia delle politiche adottate dallItalia


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