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PubblicatoVirgilio Palma Modificato 9 anni fa
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L’ALIMENTAZIONE NEL MEDIOEVO DURANTE IL PERIODO FEUDALE
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Le varie invasioni barbariche influenzarono, senza sconvolgerle, le abitudini alimentari delle popolazioni italiane. Nel Medioevo, il popolino mangiava solo quello che produceva e cioè vegetali, cereali, legumi, ortaggi, frutta, olio d’oliva e vino, o quello che trovava nel bosco, completati nel migliore dei casi dalla carne, grazie alla caccia e all’allevamento allo stato brado. Questi alimenti rappresentavano le principali fonti di calorie anche se il pane era un alimento essenziale.
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Con la caduta dell’immenso impero Bizantino iniziò, fra i popoli, una grande decadenza. La vita di tutti i giorni divenne più modesta,in quanto condizionata dalle continue minacce di guerre, pericoli di invasioni e dalle innumerevoli scorribande da parte dei briganti. Gli unici luoghi che mantennero un minimo di autosufficienza alimentare e serenità furono i monasteri e le abbazie.
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Zuppa e pane erano la base dell‘ alimentazione quotidiana
Zuppa e pane erano la base dell‘ alimentazione quotidiana. Le zuppe erano prevalentemente di legumi e venivano bevute direttamente dalla ciotola o mangiate intingendo il pane al loro interno. Il pane era l'alimento fondamentale per tutta la popolazione: ogni famiglia lo preparava in casa propria impastando farina integrale, acqua, sale e lievito per poi cuocerlo nel forno a legna.
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Il formaggio sulle mense dei meno abbienti, era considerato un’alternativa alla carne. Era insomma la carne dei poveri e tale accostamento veniva ribadito dal divieto ecclesiastico di consumare latticini il venerdì e nei giorni di digiuno, poiché erano considerati alimenti grassi. Il formaggio era un‘ importante fonte di energia ed era consumato soprattutto durante il periodo della raccolta.
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I poveri erano sicuramente denutriti e morivano spesso di fame; i ricchi, invece, si nutrivano in modo vario e abbondante. Nelle case contadine, la carne si consumava bollita; in questo modo, non solo si addolciva il sapore del sale, ma si faceva il brodo che serviva come base per altre preparazioni.
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I signori se volevano mantenere il loro prestigio nei confronti degli altri castellani, dovevano ostentare un tenore di vita lussuoso. Per questo, soprattutto nel caso di visite di ospiti di riguardo, offrivano pranzi riccamente imbanditi.
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Si consumavano una grande quantità di frutta, verdura e di dolci come bignè, cialde, ciambelle, biscotti e marzapane. Per fare la pasticceria, come per gli altri usi culinari, il grasso più usato era il lardo, invece l’olio d’oliva era raro perché carissimo e solo in Italia e in Spagna era abbastanza diffuso; lo si sostituiva con quello ricavato dalle mandorle, dalle noci e dai semi di canapa, che era utilizzato oltre che per scopi alimentari anche per l’illuminazione. Mentre il dolcificante più impiegato era il miele, che in questi secoli era l’unico dolcificante noto.
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I medievali amavano la cacciagione (mangiavano le gru e i cigni, mentre le anatre e i fagiani erano considerati uccelli ornamentali) che arricchiva e diversificava i menù e i pesci, soprattutto d’acqua dolce (anche perché il trasporto di quelli di mare era costosissimo), e in particolare le anguille. Il pesce, fresco, salato o essiccato, era considerato il sostitutivo della carne nei periodi di magro ed occupava un posto importante nell'alimentazione.
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Quanto alle bevande, al primo posto nel consumo era la birra che si diffuse soprattutto per merito dei monasteri, che operarono un decisivo salto di qualità nella produzione della bevanda introducendo nuovi ingredienti, tra i quali il luppolo; poi venivano il vino e il sidro, prodotto dalla fermentazione delle mele e tutti, dal lavoratore al signore, bevevano vino in gran quantità. I contadini erano costretti ad accontentarsi di vinelli ottenuti con la spremitura dei rimasugli dell'uva, già pigiata, per fare i vini destinati alla tavola dei ricchi.
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Realizzato dagli alunni della 2 B dell’ I. C. S De Amicis-Bolani a. s
Cutrupi Alessandro Furci Giuseppe Romeo Martina Romeo Vincenzo F I N E
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