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PubblicatoAngelina Sibilla Fantoni Modificato 9 anni fa
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L’ alimentazione nella preistoria: una missione per donne.
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La prima testimonianza che ci ha permesso di risalire alla fisionomia e alle abitudini alimentari dei nostri antenati è stata il ritrovamento dell’Australopiteco LUCY. Dalle analisi dell’ossatura si può dedurre che era alta poco meno di un metro, che era in grado di mantenere per qualche tempo la stazione eretta e inoltre, dall’analisi della dentatura, che aveva una dieta prevalentemente vegetariana.
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Nel Paleolitico i gruppi sociali erano nomadi, si procuravano il necessario per vivere attraverso la caccia e la raccolta e si spostavano alla ricerca di cibo. La caccia ai grandi animali era prerogativa degli uomini, più dotati fisicamente, ma non costituiva una fonte di cibo sicura. La sopravvivenza della comunità era dunque assicurata dalle donne: oltre che alla cura dei figli, esse si dedicavano anche alla raccolta di erbe, radici e frutti, e alla cattura di piccoli animali. Per la raccolta usavano strumenti e recipienti rudimentali: bastoni per scuotere alberi o staccare radici, recipienti fatti di corteccia d’albero, di legno, di canne o di pelle. Gli scavi archeologici hanno rilevato che , tra gli arnesi più antichi, quelli relativi alla raccolta sono i più numerosi: ciò fa supporre che la tecnologia primitiva si è sviluppata per far fronte soprattutto alle esigenze delle donne-raccoglitrici. Anche trovare e trasportare l’acqua era loro compito.
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Non si deve sottovalutare l’importanza della raccolta: essa non era concepita come la casuale ricerca di cibo commestibile. Le donne preistoriche riconoscevano le parti commestibili o le proprietà medicinali di ogni pianta. Impararono che alcune di esse possedevano fibre robuste ed elastiche e che altre potevano fornire tinture naturali. Conoscevano molto bene i cicli vitali delle piante ed i luoghi in cui, a seconda della specie, esse crescevano più abbondanti; conoscevano il tempo di maturazione dei frutti e sapevano come non danneggiare le piante durante la raccolta. Impararono anche a procurarsi il miele che veniva utilizzato per produrre bevande e preparazioni dolci, gli antenati dei nostri pasticcini! Guidavano i gruppi in base ad una sorta di “mappa” tracciata secondo la reperibilità e l’abbondanza di piante: il gruppo quindi si spostava seguendo le indicazioni delle donne-raccoglitrici. Questo rapporto privilegiato con la natura permise loro di comprendere i meccanismi della riproduzione: tutte queste conoscenze portarono all’evoluzione della specie umana. Sulle terrazze alluvionali dell’altopiano iranico, dove sono attestate le più antiche tracce di attività agricola, la donna inventò l’agricoltura.
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I vegetali furono fin dai primordi la principale fonte energetica
perché essi contenevano elevati valori nutrizionali che servivano ai primi esseri umani per affrontare un ritmo di vita abbastanza sostenuto. La carne invece aveva un apporto energetico superiore rispetto ai vegetali e consentì agli uomini di svilupparsi con una corporatura molto robusta. Gli uomini che la mangiavano erano dotati di una dentatura resistente, in grado di masticare la carne cruda con maggiore facilità. Questo fino alla scoperta del fuoco con cui l’uomo cuoceva i cibi rendendoli più morbidi da masticare e riducendo i problemi intestinali dovuti alla carne non cotta.
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La vegetazione era importante perché i prodotti non venivano consumati immediatamente ma potevano essere conservati in magazzini e quindi potevano essere consumati al momento del bisogno o si poteva farne scorta per i momenti di carestia. Mentre la carne non poteva essere consumata molto tempo dopo .
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Dalle piante le donne hanno ricavato il lino e il cotone; hanno ricavato i colori; hanno ricavato medicine. Ma si dedicavano anche alla caccio di piccoli roditori: costruendo trappole, piccole armi ed usando l’astuzia la donne primitive sono entrate in contatto con il mondo animale. Sembra plausibile che si servissero di piccoli animali creando i presupposti per l’allevamento che arricchì l’alimentazione dell’uomo preistorico del latte e i suoi derivati.
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Gli archeologi hanno ritrovato molte statuette femminili, chiamate Veneri risalenti al periodo paleolitico. Si pensa che esse rappresentassero la capacità della donna di generare la vita e che avessero un valore magico: le società paleolitiche riconoscevano alla donna un ruolo molto importante, infatti alcune società avevano un carattere matriarcale.
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Grazie alla rivoluzione agricola del neolitico che rese l’uomo sedentario
Il villaggio intorno al quale si trovavano le terre da coltivare diviene il centro della comunità: l’uomo inizia a provvedere metodicamente alle proprie necessità; lavora e amministra; crea riserve di cibo; elabora forme primitive di capitale. Le donne dovettero lasciare il lavoro dei campi agli uomini per dedicarsi ad attività domestiche: cucinavano, tessevano,lavoravano l’argilla, allevavano la prole divenuta più numerosa grazie alle migliorate condizioni di vita. Comincia anche la differenziazione della società in strati e classi, in sfruttatori e sfruttati.
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