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L’ENTRATA DELLA TURCHIA NELL’UNIONE EUROPEA
Chiara Zin Milena Priante Valeria Beghini
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Qualche notizia sull’Unione Europea …
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Dal trattato per la costituzione:
Unione Europea Dal trattato per la costituzione:
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L’Unione Europea è costituita da stati che, ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori fondamentali e convinti nelle possibilità dell’Europa riunificata di compiere un percorso di civiltà, progresso e prosperità, si sono uniti per conseguire obiettivi comuni, nel rispetto dei trattati delle Comunità europee e dell’ acquis comunitario (il corpo dei diritti comuni e degli obblighi che lega tutti gli Stati membri dell’Unione Europea). L’Unione si fonda sui valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti ad una minoranza. Questi valori sono comuni agli stati membri in una società fondata sul pluralismo sulla non discriminazione, sulla tolleranza, sulla giustizia, sulla solidarietà e sulla parità tra donne e uomini. L’Unione è aperta a tutti gli stati europei che rispettano i suoi valori e si impegnano a promuoverli congiuntamente.
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LE TAPPE DELL’ALLARGAMENTO
L’Unione Europea è il risultato dell’ampliamento dei precedenti trattati costitutivi delle tre comunità europee più i successivi allargamenti a nuovi stati membri, tutti rispettanti i Criteri di Copenaghen. LE TAPPE DELL’ALLARGAMENTO 1951(Ceca)-1958(Cee): Belgio, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi (sei stai fondatori). 1973: Regno Unito, Irlanda, Danimarca e Groenlandia 1981: Grecia 1985: ritiro Groenlandia per un referendum del 1982 1986: Spagna e Portogallo 1990: riunificazione tedesca (ampliamento) 1995: Austria, Svezia e Finlandia 2004: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Rep. Ceca e Ungheria. 2007: Bulgaria e Romania La Turchia è candidata all’adesione con la Croazia e con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia
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REGOLAMENTAZIONE DELL’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA
CRITERI DI COPENAGHEN REGOLAMENTAZIONE DELL’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA Nel 1993 durante il Consiglio europeo di Copenaghen vennero definiti i parametri che uno Stato candidato all’adesione all’Unione Europea deve rispettare: i criteri di Copenaghen. Criterio “politico” : presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela; Criterio “economico” : esistenza di un’economia di mercato affidabile e capacità di far fronte alle richieste di mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione Europea; Adesione all’ “acquis comunitario” : accettare gli obblighi derivanti dall’adesione e, in particolare, gli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria. Per l’apertura formale dei negoziati di adesione di uno stato è necessario che perlomeno il criterio politico sia rispettato.
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La Turchia ha chiesto nel 1987 l’entrata nella Unione Europea.
I negoziati sono iniziati nell’ottobre 2005. Ma la Turchia è realmente pronta? Quali vantaggi può portare l’entrata della Turchia? Quali svantaggi? Conosciamo meglio la storia della Turchia, per poi poter valutare attentamente le singole questioni che riguardano il suo rapporto con l’Unione Europea.
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TURCHIA: CARTA D’ IDENTITÀ
POSIZIONE GEOGRAFICA: la Turchia si estende a cavallo tra l’Europa e l’Asia. Essa comprende su un continente le ultime propaggini delle penisola balcanica, sull’altro, l’ Anatolia. Confina ad ovest con Grecia e Bulgaria; a nord con il mar Nero;ad est con Georgia, Armenia, Iran, Iraq e Siria; a sud con il Mediterraneo. GEOPOLITICA: le terre turche racchiudono il Mar di Marmara, perciò la Turchia controlla su entrambe le sponde gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, porte d’accesso tra Mediterraneo e Mar Nero. ORDINAMENTO: Repubblica parlamentare POPOLAZIONE: la popolazione attuale è in maggioranza turca. L’unica minoranza consistente è quella dei curdi (7%) che abitano nel Kurdistan (regione a cavallo tra Turchia, Iran e Iraq. ECONOMIA: l’economia della Turchia è in fase di sviluppo, ma ancora distante dal livello dei primi passi dell’Unione Europea. Carbone, petrolio e uranio stanno assumendo un’importanza decisiva nello sviluppo del settore energetico.
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RIASSUMENDO LA STORIA TURCA …
La penisola Anatolica è stata la culla di una moltitudine di civiltà e organizzazioni statali durante tutto il corso dell’umanità. Incorporata dagli Imperi Persiano, Macedone, Romano e Bizantino, ne seguì le vicissitudini finchè non fu invasa, a partire dall’ XI secolo, da tribù di etnia turca. Nel corso del XIV e XV secolo gli Ottomani riuscirono nuovamente ad ottenere la preminenza in Anatolia e anche nei territori limitrofi. Essi intrapresero una politica di espansione che portò l’impero Ottomano ad essere la prima potenza militare ed economica d’Europa. La decadenza politica e militare dell’Impero Ottomano culminò al termine della Prima Guerra Mondiale con la sua dissoluzione. Palestina, Transgiordania e Mesopotamia furono affidate alla Società delle Nazioni in amministrazione fiduciaria a Inghilterra e Francia. Il trattato di Sèvres, con il quale furono disegnati con righello e matita i confini degli “Stati nazionali” diede inizio all’instabilità mediorientale. In questo periodo venne portato a termine il Genocidio Armeno, determinando la scomparsa della minoranza armena. In questo contesto emerse la figura di Mustafa Kemal detto “Ataturk” che riuscì con una serie di vittorie a liberare la penisola anatolica dagli eserciti delle potenze occupanti. Nel 1923 viene quindi fondata la Repubblica turca e Kemal ne divenne Presidente a vita. Comincia in questo periodo la laicizzazione e modernizzazione della Turchia che ha portato all’attuale sua candidatura all’ingresso nell’Unione Europea.
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IL GENOCIDIO ARMENO ( “Medz Yeghern” = Grande Male )
Non tutti sanno che due eventi distinti nel tempo ma legati tra loro definiscono il discusso GENOCIDIO DEGLI ARMENI. Il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni ; nel 1890 nell’Impero ottomano si contavano circa 2,5 milioni di armeni, sostenuti dalla Russia nella loro lotta per l’indipendenza. La Russia infatti aspirava ad indebolire l’Impero ottomano per annettere dei territori ed appropriarsi di Costatinopoli. In questo contesto il Governo ottomano incoraggiò fra i Curdi sentimenti di odio anti-armeno. L’oppressione subita dai Curdi e dai Turchi esasperò gli Armeni fino alla rivolta. Migliaia di Armeni furono così assassinati e i loro villaggi bruciati (1894). Il secondo è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni compiuta dal governo guidato dai Giovani turchi negli anni Il loro governo fu in vigore nel periodo antecedente la prima guerra mondiale. Gli armeni, alleati con i russi, erano considerati un pericolo per la stabilità del governo turco. Inoltre, la Francia finanziò e armò gli armeni incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano. I Giovani turchi, giustificando i propri atti come reazione a una minaccia al nascente e ancora debole Stato, procedettero all’esecuzione immediata di 300 nazionalisti armeni e diedero l’ordine di deportazione del popolo armeno verso i deserti di Siria e Mesopotamia.
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In realtà, come sostengono molti storici, i Giovani turchi miravano alla creazione in Anatolia di uno Stato turco musulmano etnicamente omogeneo e gli Armeni non rientravano in questo progetto. Questo fu il motivo che scatenò il massacro del Nelle marce della morte, che coinvolsero persone, centinaia di migliaia morirono di fame, malattia o sfinimento. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco, per un totale di morti. Non possiamo stimare con esattezza il numero delle vittime del genocidio in quanto le fonti turche tendono a minimizzare la cifra, le armene a gonfiarla. Gli storici valutano che la cifra vari fra i e di morti, ma il totale di è quello più diffuso e comunemente accettato.
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Quali fattori ostacolano l’entrata della Turchia … ?
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La richiesta armena alla Turchia di riconoscere il genocidio ( ) determina nei turchi una reazione di irrigidimento. La richiesta armena alla Turchia di riconoscere il genocidio ( ) determina nei turchi una reazione di irrigidimento. Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia. Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia. Per facilitare l’entrata nella UE si sta favorendo l’apertura alla consapevolezza di questa pagina di storia, ma i comunisti, i socialdemocratici del Partito Repubblicano e i nazionalisti si oppongono tenacemente. Questo tabù che avvolge tutto ciò che riguarda gli armeni e le tracce di armenità in Turchia prende il nome di NEGAZIONISMO.
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IL NEGAZIONISMO DEI NAZIONALISTI TURCHI
“ Oltraggio alla turchità, alla Repubblica, al Parlamento, al governo, ai ministeri, ai membri delle forze armate e di pubblica sicurezza, ai membri della magistratura” (Art. 301 Costituzione Turca) E’ ormai risaputo che chi parla o scrive di “Genocidio armeno” in suolo turco viene accusato di attività antinazionale e messo sotto processo. TESTIMONIANZE Il premio Nobel alla letteratura Pamuk ha dichiarato: “Non lo dice nessuno, lo dico io: i Turchi hanno ucciso armeni e curdi”. E’ stato accusato di offesa alla turchità. 19 gennaio 2007 Uccisione di Hrant Dink
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Perché oggi la Turchia è preda di un ostinato negazionismo??
La pulizia etnica culminata nel genocidio armeno ad opera del governo dei Giovani turchi è alla base della fondazione della moderna repubblica di Mustafa Kemal Ataturk: molti membri del Comitato Unione e Progresso sono diretti responsabili della strage e alcuni si sono arricchiti rapinando gli armeni. Esempio: Abdulhalik Renda: divenne presidente dell’Assemblea nazionale pur avendo fatto bruciare vivi migliaia di armeni. Paura di veder crollare gli “eroi” (miti fondativi). Desiderio di tenere viva un’ideologia nazionalista.
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Gli intellettuali della Turchia sono minacciati
Omicidio di Hrant Dink Gli intellettuali della Turchia sono minacciati Il 19 Gennaio 2007, il giornalista turco Hrant Dink è stato ucciso ad Istanbul davanti alla redazione del giornale di cui era direttore. Di origini armene, Dink era diventato l’intellettuale simbolo e lo scrittore paladino della causa armena. L’anno scorso era stato messo sotto processo per aver definito il massacro degli armeni commesso sotto l’impero ottomano, come genocidio. Convinto di non aver commesso nessun crimine contro l’identità turca, mantenne la sua posizione nonostante le gravi accuse che lo vedevano colpevole e pesanti messaggi intimidatori e continuò a sostenere le proprie opinioni. Dink, comunque, non è stato l’unico ad essere accusato dal governo turco di aver insultato, secondo l’articolo 301 del codice penale, l’identità turca. Lo scorso anno il giurista Bashkin Oran, insieme al collega Ibraim Kaboglu, scrisse un rapporto sullo stato dei diritti umani, insieme al collega Ibraim Kaboglu, richiestogli dal Consiglio Europeo. Entrambi furono messi mandati alla sbarra per oltraggio all’identità turca. In entrambi i casi è stata vietata la libertà di stampa e di espressione delle proprie opinioni, cercando di far tacere questi intellettuali su questioni riguardanti il rispetto dei diritti umani e gravi errori nel passato della politica turca.
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“ Parlare di genocidio armeno nella società turca e cioè includere il genocidio armeno negli scritti degli storici turchi, avrebbe un impatto diretto sulla trasformazione della Turchia in uno stato veramente democratico. Sfortunatamente in Turchia non c’è ancora sufficiente consapevolezza dell’effetto propulsivo che incorporare la storia degli armeni avrebbe sulla democratizzazione. Solo gli stati nazionali che sono in pace con il proprio passato possono costruire un futuro basato su principi democratici” (storico turco Taner Akçam)
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LA QUESTIONE CURDA Con il trattato di Losanna (1923) i territori dello stato curdo furono resi alla Turchia. Quello curdo è oggi il popolo senza terra più numeroso del pianeta: si tratta di 30 milioni di persone che vivono in un altopiano (Kurdistan) che si estende tra Turchia, Iraq, Iran, Armenia e Siria. Nel territorio della Turchia orientale, dove si concentra la maggioranza dei curdi si combattono dal 1920 battaglie per la costituzione dello Stato indipendente del Kurdistan. Da allora l’esercito turco ha intrapreso un vero e proprio genocidio teso all’eliminazione culturale e fisica del popolo curdo. Lo scorso anno il PKK (Partito Comunista Curdo) ha ritirato la maggior parte dei suoi combattenti dalla Turchia annunciando la fine dei combattimenti nel sud-est del Paese. Ma il governo di Ankara ha rifiutato la tregua dicendo di voler continuare combattere fino alla resa totale dei ribelli. La pressione sui difensori dei diritti umani è aumentata ed essi continuano a subire minacce di morte, arresti e vessazioni. La tortura continua ad essere una pratica diffusa e sistematica, tra le vittime si contano gli abitanti di villaggi curdi, familiari di attivisti politici e sindacalisti. La questione curda è parte delle trattative per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, in quanto la UE teme che il governo turco non rispetti i diritti umani della minoranza curda, accusando di terrorismo ogni movimento politico curdo e proibendo l’uso della lingua curda.
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Stato e fede Bisogna assicurare i principi di una civiltà democratica
La realtà culturale islamica è una questione problematica per l’entrata della Turchia in Europa, non tanto dal punto di vista religioso, quanto piuttosto per l’influenza che questa ha nella politica e nella società. Aspetti vantaggiosi per l’UE: La cultura islamica rientra nell’antica tradizione Europea, ha avuto un ruolo importante nella storia dei Paesi Mediterranei (Spagna e Penisola Balcanica, per esempio) Nell’UE le religioni coesistono con tolleranza. La Turchia potrebbe rappresentare un segno per altri Stati islamici del Medio Oriente, dove prevale la chiusura all’occidente. Ma … La cultura e la tradizione islamiche condizionano tutti gli aspetti della vita quotidiana del cittadino, spesso violando i diritti umani. (Non si può accettare che delle ragazze turche musulmane siano uccise perché si oppongono al matrimonio combinato, come è già successo negli ultimi anni). L’Europa non può rinunciare alla più importante conquista dell’illuminismo della separazione tra Stato e fede. Le leggi e le decisioni politiche non possono essere condizionate dalla religione, qualsiasi essa sia.
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CONDIZIONE DELLA DONNA
La situazione delle donne in Turchia è tutt’altro che semplice. Le donne sono due volte vittime: non sono sicure nelle loro case, all’interno delle loro famiglie ma non possono nemmeno confidare nella giustizia, nello stato. Un recente rapporto di Amnesty International denuncia che la metà delle donne sono vittime di violenza tra le mura domestiche. Pestaggi, stupri e in alcuni casi anche l’omicidio o il suicidio, per così dire, “indotto”, sono pratiche incredibilmente usuali. In alcune zone del paese... il 45.7% delle donne non ha voce in capitolo sul loro matrimonio; il 50.8% è stata costretta a sposarsi contro la sua volontà. Chi rifiuta di sposarsi con l’uomo scelto dalla sua famiglia è in pericolo anche di vita. Per molte famiglie turche l' “onore” è uno dei valori principali, per questo, è meglio uccidere una figlia, che far cadere il disonore su tutta la famiglia per causa sua.
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Luci… E’ stato eliminato l’articolo che prevedeva la riduzione, o l’eliminazione della pena comminata a quegli stupratori che sposano le loro vittime. Viene esplicitamente riconosciuto che lo stupro perpetrato da un marito è un crimine, così come è tortura la sistematica violenza all’interno della famiglia. …e ombre della condizione femminile Rimangono però pratiche aspramente contestate: non è stato vietato per esempio quello che viene comunemente definito «test della verginità» (condotto non solo forzatamente nelle detenute ma anche nelle donne che fanno domanda per lavori statali, nelle studentesse); rimangono vaghe le norme sui cosiddetti crimini d’onore; Sono assai diffuse le torture e le violenze contro le donne in custodia della polizia. L’ avvocato Eren Keskin, per esempio, dopo aver denunciato i casi di donne, specialmente kurde, torturate e violentate da poliziotti, si è trovata lei stessa sotto processo, accusata di separatismo; in alcune zone sud-orientali della Turchia le bambine non vengono registrate alla nascita, il che «impedisce di contrastare i matrimoni coatti e i delitti d'onore».
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La partecipazione politica femminile
Il livello di partecipazione politica femminile in Turchia è «eccessivamente scarso». Tuttavia il Parlamento turco ha respinto la proposta di adottare un sistema di quote obbligatorie, molto utili per assicurare una percentuale minima accettabile di donne in questo settore. Donne nel mondo del lavoro La bassa scolarizzazione (analfabetismo femminile poco al di sopra del 19%) comporta anche una percentuale ridotta di partecipazione delle donne al mercato del lavoro (al di sotto del 25%, contro una media UE del 55%). Mentre nel 1990 il 34.1% delle donne lavorava, nel 2004 questa percentuale è caduta al 25.4%. Sono 18 milioni le donne escluse dal mercato del lavoro. L’età media, 31 anni, in cui le donne abbandonano il lavoro in seguito alla maternità è sensibilmente inferiore alla media europea, 39 anni.
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PENA DI MORTE … È dal 1984 che la Turchia non applica più la pena di morte, ma i tribunali hanno continuato a decretare condanne capitali. L’Unione Europea aveva chiesto alla Turchia di abolire la pena di morte e garantire maggiori diritti alla minoranza curda per poter entrare a far parte dell’Unione. Nonostante queste riforme siano osteggiate dal gruppo più rappresentato in parlamento, i nazionalisti, la loro approvazione è stata possibile grazie al sostegno di tutti gli altri gruppi, in particolare dei popolari, ma anche degli islamici. In ogni caso perchè l'abolizione della pena di morte entri effettivamente in vigore, è necessario che siano approvati nel suo complesso tutti i punti del pacchetto di riforme democratiche. “Si tratta di un passo storico – ha detto Volkan Vural, il ministro turco addetto alle relazioni con l’UE – La nazione turca si aspetta che sia riconosciuto dagli stati membri della UE. La Turchia può adesso cominciare i negoziati per l’accesso”. I diplomatici europei hanno però fatto sapere che ci sono ancora parecchi altri progressi da compiere prima che la Turchia possa entrare nell’Unione, non si tratta solo di riforme economiche, ma anche di una soluzione per Cipro, dove la Turchia ha ancora soldati.
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Divergenze tra Grecia e Turchia
Questione cipriota Divergenze tra Grecia e Turchia Un’altra causa del prolungarsi delle trattative d’ingresso della Turchia nell’UE sono i contrasti con la Grecia a causa di Cipro. Nel 1974, la Turchia, ha occupato Cipro, per evitare che quest’isola fosse annessa alla Grecia, con la quale c’erano già attriti per il possesso delle acque territoriali. L’isola di Cipro risulta ancora oggi divisa in due Stati che, nel 2003, hanno rifiutato di riunirsi. A nord c’è la Repubblica Turca di Cipro e a sud la Repubblica di Cipro, a maggioranza greca, che nel 2004 è entrata a far parte dell’UE. A causa delle divergenze tra governo turco e cipriota, porti e aeroporti della parte turca rimangono ancora interdetti a navi e veicoli provenienti da Nicosia, capitale della Repubblica di Cipro, ostacolando così il progresso dei negoziati.
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Questione demografica
Istituzioni ed emigrazioni La popolazione turca nell’arco di trent’anni è destinata ad aumentare notevolmente, avrà circa 25 milioni di abitanti in più, mentre quella dei più importanti Stati Europei è destinata a diminuire. Per esempio la Germania avrà 20 milioni di abitanti in meno. Ciò significa che la Turchia sarà lo Stato dell’UE che conterà più rappresentanti in tutte le istituzioni europee, dal Parlamento alla Commissione. Non essendo la Turchia uno Stato modello per quanto riguarda le caratteristiche europee, questo potrebbe portare a dei cambiamenti nel carattere europeo e quindi rappresentare un grosso problema. Negli ultimi anni si è assistito ad una forte emigrazione in Turchia, soprattutto verso la Germania. Con l’entrata delle Turchia nell’UE questo flusso migratorio, grazie alle norme della Costituzione, sarebbe facilitato e avverrebbe in quantità sempre maggiori probabilmente, a danno, però, degli Stati che riceverebbero queste grandi immigrazioni, come la Germania.
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… Quali la favoriscono ?
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Turchia: un ponte tra occidente e oriente
Con l’entrata della Turchia, l’Unione Europea diventerebbe, non solo più ampia, ma anche diversificata. Geograficamente la Turchia fa parte dell’Europa e la sua storia conferma le relazioni con il mondo occidentale. La differenza culturale di questo Stato per alcuni aspetti potrebbe essere positiva per l’Unione Europea e le sue relazioni con il mondo orientale. La Turchia potrebbe rappresentare un ponte di transito a livello commerciale e culturale, un punto di incontro e di fusione tra Europa e Asia, dove si potrebbero incrociare la democratizzazione e la laicità dello Stato con la cultura islamica e i costumi orientali.
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Capacità di assorbimento degli Stati Europei
Con questa espressione si fa riferimento all’opinione pubblica negli Stati già facenti parte dell’Unione Europea, che deve essere preparata ad accettare l’ingresso della Turchia. Per quanto riguarda la capacità di assorbimento, l’Italia è tra i Paesi favorevoli all’entrata della Turchia nell’UE, insieme a Grecia e Spagna. Il Presidente della Repubblica Napolitano ha ribadito, al Presidente turco Sezer, in visita ufficiale al Quirinale il 9 Febbraio scorso, la convinzione che l’ingresso della Turchia possa essere strategico per l’Unione e la necessità di adempire alle condizioni di Bruxelles. Al contrario in Francia, Olanda e Germania la maggioranza dell’elettorato è contraria all’ingresso della Turchia.
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Le opportunità energetiche
Gioca a favore dell’integrazione della Turchia nell’Unione Europea lo scenario energetico globale. La Turchia potrebbe costituire un accesso privilegiato alle risorse naturali dei giacimenti caucasici, alternativo alla Russia. Opere come il gasdotto Nabucco, che attraverserà Turchia, Bulgaria, Romania, Ungheria ed Austria, permetterebbero di allentare la dipendenza degli Stati Europei dalle fonti energetiche russe.
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Impegno della Turchia nel rinnovamento
Nel secolo scorso, artefice del rinnovamento turco fu Mustafà Kemal detto Atatürk (“padre della Turchia”). Dopo aver sconfitto i greci ( ) egli ristabilì l’unità nazionale turca, fu eletto pesidente della Repubblica e avviò la modernizzazione del Paese. Grandi passi avanti furono l’abolizione del califfato, l’eliminazione dell’obbligo di indossare il velo e nel 1934 la concessione alle donne del diritto di voto. Atatürk avviò la formazione di uno Stato laico e aprì la strada verso la modernizzazione. Negli ultimi anni la politica turca ha dimostrato di voler continuare lungo questo cammino verso l’Europa. Si tratta di risultati ottenuti lentamente e gradualmente con un difficile percorso di democratizzazione in campo politico-sociale e di crescita economica, compiuto da un Paese ai confini dell’occidente.
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Conclusioni Attenendoci a ciò che affermano i Criteri di Copenaghen, abbiamo valutato attentamente la situazione della Repubblica Turca. Politicamente la Turchia deve ancora garantire il rispetto dei diritti dei suoi cittadini, in particolar modo la libertà di opinione e di religione. Inoltre, i diritti della minoranza curda non sono ancora riconosciuti e tutelati. Con il fenomeno del Negazionismo le istituzioni turche non riconoscono il genocidio degli armeni. Chi ne parla viene accusato di oltraggio all’identità turca. Mentre, dal punto di vista economico e del rispetto dell’acquis comunitario, la Turchia sarebbe pronta ad entrare nell’Unione Europea.
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Il nostro parere: Per l’importanza fondamentale del criterio politico, la Turchia non è pronta, al momento, a diventare un membro dell’Unione Europea. Tuttavia, non escludiamo che, con il tempo dovuto, la Turchia riesca a risolvere la problematiche politiche e ad essere pronta, in futuro, ad essere membro dell’Unione Europea.
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