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La motivazione individuale all’attività motoria
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Per riavere la giovinezza farei di tutto tranne alzarmi presto, fare ginnastica o essere rispettabile Oscar Wilde
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La personalità e la disponibilità al cambiamento
Percezione di auto-efficacia Proattività (area del controllo) Ottimismo cognitivo Persistenza Tolleranza alla frustrazione Capacità di stabilire obiettivi efficaci “Commitment” Autodisciplina
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Senso di auto efficacia
Corrisponde alle proprie convinzioni sulla capacità di ottenere determinati risultati. Ciò che le persone credono influenza stati affettivi, motivazione e comportamento. L’incapacità di controllare, o la convinzione di ciò, alimenta l’ansia, l’apatia e la disperazione. Per potenziarlo: stabilire obiettivi limitati sottolineare i successi raggiunti
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Ottimismo cognitivo Dipende dalla percezione degli effetti del proprio comportamento: l’ottimista cognitivo tende a percepirsi come agente dei suoi risultati il pessimista ad attribuirli a cause esterne
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Capacità di stabilire degli obiettivi efficaci
E’ importante che le aspettative iniziali siano sufficientemente alte da motivare il soggetto, ma… non così alte da risultare poi irrealizzabili
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Come incentivare la motivazione?
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Come incentivare la motivazione?
Incoraggiare le attività più gradite Iniziare da obiettivi contenuti Puntare sugli aspetti relazionali (amici, marito-moglie, nonni-nipoti, genitori-figli) Adattare l’intervento allo stadio di cambiamento individuale Lavorare sui vantaggi Lavorare sulle barriere Utilizzare le tecniche del counseling (ascolto attivo, problem solving…)
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Puoi senz’altro trovare qualcosa che ti piace!
Scegli il tipo di attività più gradevole! Se ad un primo tentativo ti sei scoraggiato, prova ancora! Cambia il tipo di attività e cerca di capire cosa ti piace di più: fare esercizio al chiuso o all’aria aperta? da solo o con amici? con la musica, o magari davanti alla TV? vorresti prenderti un cane da portare a spasso? Puoi senz’altro trovare qualcosa che ti piace!
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Per incominciare con piacere
Iniziare da obiettivi contenuti (ad es. una camminata di 10 minuti 3 volte la settimana) e solo in un secondo momento aumentare la durata e la frequenza settimanale, fino a 30 o più minuti 4 volte la settimana Non è sempre vero che “per ottenere qualche risultato bisogna soffrire”; un indolenzimento muscolare è normale, ma se compare dolore interrompere lo sforzo Non scoraggiarsi: possono essere necessarie settimane o mesi prima di sperimentare i primi benefici dell’esercizio fisico
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Come iniziare 1 5’ 15’ 2 8’ 18’ 3 11’ 21’ 4 14’ 24’ 5 17’ 27’ 6 20’
Settimana Cammino lento Cammino veloce Totale 1 5’ 15’ 2 8’ 18’ 3 11’ 21’ 4 14’ 24’ 5 17’ 27’ 6 20’ 30’ 7 23’ 33’ 8 26’ 36’ 9 40’
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Puntare sugli aspetti relazionali
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non praticano a. fisica ma vorrebbero cominciare
Gli stadi del cambiamento precontemplazione non praticano a. fisica nè vogliono cominciare contemplazione non praticano a. fisica ma vorrebbero cominciare (ricaduta) preparazione praticano a. fisica irregolarmente o intendono iniziare mantenimento azione praticano regolarmente att. fisica praticano a. fisica regolarmente ma da poco
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Stadio Aree di intervento Tecniche Pre-contem-plazione mantenere il contatto costruire la relazione Empatia Ascolto attivo Domande aperte Contemplazione costo/beneficio dell’a. f. vantaggi psicologici e sociali oltre che sanitari incremento graduale dell’intensità dello sforzo come ricompensarsi per l’a. f. Lavoro sull’ambivalenza – parlare di a. fisica in termini di piacere più che di dovere o in rapporto alla malattia Bilancia decisionale Rinforzi e ricompense (utilizzo del diario; acquisto di abbigliamento sportivo o attrezzature come premio; ecc.) Preparazione c. sopra + individuare le attività più gradite fissare obiettivi individuali a breve termine come organizzare il tempo modalità di un programma di cammino Fornire opportunità Dare consigli pratici Negoziare gli obiettivi
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Stadio Aree di intervento Tecniche Azione fissare obiettivi individuali a lungo termine come evitare i rischi dell’a. f. come affrontare le crisi ipoglicemiche da sforzo come trovare persone con cui praticare a.f. in compagnia situazioni che possono portare a una ricaduta Sostenere i successi ottenuti (dare rinforzi) Analizzare i cambiamenti e i loro effetti Negoziare gli obiettivi Mantenimento Prevenzione delle ricadute C.s. + Studiare le situazioni a rischio Aumentare la consapevolezza dei segnali di ricaduta
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La bilancia dell’esercizio (lavori di gruppo)
Vantaggi Svantaggi
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Barriere all’attività fisica
Lavori di gruppo Barriere Possibili soluzioni
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Validation of a counseling strategy to promote the adoption and the maintenance of physical activity by type 2 diabetic subjects Di Loreto C et al.Diabetes Care, 2003;26:404 Lo studio valuta l’efficacia dell’approccio comportamentale su due gruppi di soggetti italiani con diabete tipo 2 (182 trattati e 158 controlli seguiti con il protocollo abituale per il diabete) Dopo 2 anni, il 69% dei trattati e il 18% dei controlli avevano raggiunto l’obiettivo di incrementare l’attività fisica ai livelli consigliati (> 10 MET-h/settimana - p<0.001), con miglioramento significativo anche di BMI e HbA1c
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Aspetti comportamentali affrontati nelle sedute di counseling (30’):
Validation of a counseling strategy to promote the adoption and the maintenance of physical activity by type 2 diabetic subjects Di Loreto C et al.Diabetes Care, 2003;26:404 Aspetti comportamentali affrontati nelle sedute di counseling (30’): Motivazione Auto-efficacia Piacere nell’a. fisica Supporto (partner, amici) Comprensione delle informazioni ricevute Impedimenti alla modifica comportamentale Diario dell’a. fisica
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Effects of exercise training on older patients with major depression Blumenthal JA et al.Arch Intern Med, 1999;159:2349 Lo studio confronta l’efficacia di un programma di esercizi fisici aerobici rispetto ai farmaci in 156 pazienti > 50 anni seguiti per depressione maggiore I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi (a. f., farmaci antidepressivi, entrambi) Dopo 16 settimane di trattamento l’efficacia dei tre approcci è risultata sovrapponibile, anche se con i farmaci si è ottenuta una risposta iniziale più rapida
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Sexual function in men older than 50 years of age: results from the health professionals follow-up study Bacon CG et al.Ann Intern Med, 2003;139:161 Lo studio effettua un’analisi trasversale su sanitari partecipanti a uno studio prospettico Il questionario, inviato nel 2000, indagava fra l’altro su funzione sessuale, abitudini di vita e altri aspetti sanitari La prevalenza della disfunzione erettile (escludendo gli affetti da CR della prostata) è risultata inversamente proporzionale all’attività fisica praticata (p < per il trend), con un effetto particolarmente accentuato (riduzione del 30% del rischio relativo) sopra i 32 MET-h/sett, equivalenti a 3 ore di corsa o 5 di tennis/sett
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Il rilascio di endorfine è stimolato da: Rapporto sessuale
Attività fisica Alcuni cibi - cioccolato Oppiacei Stress e dolore (azione di contrasto) Immagine al microscopio a luce polarizzata di una molecola di alfa endorfina (esiste una “dipendenza da attività fisica”)
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Il counseling su attività motoria e alimentazione
Dipartimento di prevenzione ULSS 20
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Il counseling nei corsi di attività motoria per anziani*
*in collaborazione con CEBISM e Servizio Clinicizzato di Geriatria-Università di Verona
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Il counseling nei corsi di attività motoria per anziani
I corsi di attività motoria per anziani possono rappresentare un’occasione efficace per indagare sullo stile di vita discutere dell’efficacia dell’attività fisica e dare indicazioni su come praticarla con sicurezza informare sull’ alimentazione corretta mediante un adeguato counseling
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Il counseling nei corsi di attività motoria per anziani
Nel 2001/2 è stato effettuato un intervento sperimentale di counseling alimentare con gli anziani partecipanti ai corsi di attività motoria del comune di Verona Il counseling è stato effettuato dagli insegnanti di educazione fisica dei corsi, dopo un corso di formazione tenuto da figure professionali diverse (medico igienista, dietologa, psicologa)
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Il counseling nei corsi di attività motoria per anziani
Il programma prevedeva 18 incontri a frequenza settimanale, ciascuno diviso in 3 fasi: giro di opinioni riguardo all’esperienza diretta dei partecipanti sull’argomento del giorno consigli nutrizionali di carattere pratico (sulla scelta e preparazione degli alimenti) consegna ai partecipanti di un “compito a casa” per favorire la sperimentazione pratica dei consigli dati
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Cos’è il counseling
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Counseling / consulenza
è l’espressione di un parere di tipo tecnico da parte di un esperto counseling è una forma di relazione d’aiuto che mira a facilitare le capacità decisionali della persona Attraverso la relazione interpersonale che si instaura l’individuo scopre e utilizza competenze e risorse personali per risolvere dei problemi e migliorare la sua situazione La competenza sta nella relazione La competenza del consulente sta nelle sue conoscenze tecniche
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Si tratta quindi di fornire alcune semplici norme preventive (in questo caso quelle relative all’attività motoria e all’alimenta- zione nell’anziano), non sotto forma di regole astratte e valide per tutti, ma discutendo con le singole persone il loro stile di vita attuale, i cambiamenti possibili, le difficoltà ad effettuare tali cambiamenti e il modo più efficace per affrontarle. Non devo decidere per lui ma aiutarlo ad esplorare le possibili scelte.
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Nel counseling si cerca di stimolare un cambiamento positivo fornendo all’individuo un aiuto per:
identificare i comportamenti inadeguati identificare i problemi che ostacolano i cambiamenti nello stile di vita acquisire abilità e motivazione al cambiamento identificare e raggiungere obiettivi per lui importanti e realizzabili
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Il counselor non possiede conoscenze o abilità “magiche”, e non è in grado di sostituirsi al consultante e risolvere il problema al posto suo fornendogli soluzioni preconfezionate Piuttosto, egli cerca di effettuare un “lavoro comune” mettendo le proprie conoscenze e abilità al servizio del consultante, che è il vero e proprio “primo attore” della relazione
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Tecniche di counseling
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Abilità del counselor Coerenza tra comunicazione verbale e non verbale (autenticità) Empatia e buona capacità relazionale Atteggiamento non direttivo e non giudicante Capacità di ascolto Conoscenze tecniche e professionali sul tema specifico (attività motoria, alimentazione)
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Comunicazione non verbale
Comportamento spaziale Comportamento motorio/gestuale Mimica del volto Aspetto esteriore Aspetti non verbali del parlato
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Comunicazione non verbale
Comportamento spaziale Contatto corporeo (è la forma più primitiva di azione sociale) Distanza interpersonale (ciascuno ha uno “spazio personale”, che non può essere oltrepassato se non in contesti di particolare intimità): se eccessiva comunica distacco, se insufficiente intrusione Orientamento del corpo di fronte o di faccia in gruppo: in cerchio o con l’insegnante di fronte Postura
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Comunicazione non verbale
Comportamento motorio/gestuale Cenni del capo (annuire – rinforzo positivo) Gesti delle mani Mimica del volto Espressione delle emozioni Invio di segnali inerenti l’interazione in corso Manifestazione di aspetti tipici della personalità dell’individuo
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Comunicazione non verbale
Comportamento visivo Ascoltatore che non guarda: indifferenza, rifiuto Contatto veloce: disinteresse, disagio Guardare troppo intensamente: persona strana, deviante Contatto visivo prolungato: può suscitare imbarazzo
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Comunicazione non verbale
Aspetti non verbali del parlato Tono di voce Pause Voce ferma o tremante Intensità della voce Fluidità dell’eloquio (imbarazzo, ansia) Silenzi voce sms
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Coerenza tra comunicazione verbale e non verbale
E’ fondamentale che il messaggio verbale e quello non verbale (espressione del viso, tono di voce, atteggiamento del corpo) siano coerenti Tale coerenza è più importante ancora della qualità dell’emozione (positiva, di simpatia o accettazione, oppure negativa, di rabbia, rifiuto, antipatia) che viene espressa
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Coerenza tra comunicazione verbale e non verbale
Se vi è una discordanza (es. “sono molto felice di vederla” e intanto guardo l’orologio), il messaggio fornito con la comunicazione non verbale tende a prevalere su quello verbale esplicito Inoltre, una discordanza persistente tra le manifestazioni verbali e non verbali produce ambiguità, con sensazione di disagio, di rabbia o addirittura di angoscia
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Empatia Si definisce empatia l’atto con il quale un soggetto esce da se stesso per comprendere qualcun altro senza, tuttavia, provare realmente le medesime emozioni dell’altro. E’ quindi la capacità di penetrare nell’universo soggettivo dell’altro pur mantenendo il proprio “sangue freddo” e la possibilità di essere obiettivo. Il parziale distacco emotivo è indispensabile per mantenere una libertà che è garanzia dell’obiettività e dell’efficacia dell’aiuto.
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Barriere alla comunicazione (Thomas Gordon, 1991)
Ordinare, comandare, esigere Avvertire, minacciare Far la predica, rimproverare, dire cosa si deve o non si deve fare Consigliare, offrire soluzioni o suggerimenti Redarguire, ammonire, fare argomentazioni logiche Giudicare, criticare, disapprovare, biasimare
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Barriere alla comunicazione
Definire, stereotipare, ridicolizzare Interpretare, analizzare, diagnosticare Apprezzare, concordare, dare valutazioni positive Rassicurare, mostrare comprensione, consolare, incoraggiare Fare domande, indagare, mettere in dubbio, controinterrogare Eludere, distrarre, fare del sarcasmo, fare dello spirito, cambiare argomento
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Apprezzare, concordare, dare valutazioni positive
Può non concordare con l’opinione che il soggetto ha di sé Può mettere a disagio Può essere vissuto come un tentativo di manipolazione Chi giudica si mette in una posizione di superiorità Può sembrare un modo facile per non approfondire il problema e passare ad altro Può innescare una ulteriore ricerca di accordo a tutti i costi
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Alcune tecniche efficaci
Esplorare gli obiettivi e le convinzioni della persona Utilizzare l’ascolto attivo Riassumere Formulare domande aperte “cosa ne pensa dell’attività fisica?” Sostenere e confermare “è interessante quello che mi sta dicendo”
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Capacità di ascolto L’ ascolto è un elemento determinante in qualsiasi intervento di counseling. Esso non può però in alcun modo limitarsi ai contenuti verbali espliciti della comunicazione. Non posso aiutare una persona a risolvere un problema se prima non riesco a “sintonizzarmi” sul suo vissuto, e sulle varie emozioni sottese al problema (che possono essere di ostacolo al cambiamento).
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Tipi di ascolto Ascolto passivo (silenzio)
Con cenni di attenzione non verbali (annuire, sorridere, chinarsi in avanti) o verbali (“oh!”, “capisco”) Con espressioni facilitanti (“cosa ne direbbe di parlarne”, “è interessan-te, continui”) Ascolto attivo
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Stimoli alla comunicazione in fase di ascolto
Il silenzio, i cenni di attenzione e le espressioni facilitanti stimolano la comunicazione ma non sono sufficienti, perché troppo passive; esse non permettono all’interessato di capire se l’interlocutore lo comprende e lo accetta. E’ quindi necessario utilizzare una tecnica che consenta una maggior interazione, pur mantenendo il fulcro dell’attenzione spostato su ciò che dice il consultante
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…………… - Quanto pesa una lagrima
…………… - Quanto pesa una lagrima? - Secondo: la lagrima di un bambino capriccioso pesa meno del vento, quella di un bambino affamato pesa più di tutta la terra. …………… Gianni Rodari (A inventare i numeri. Da: Favole al telefono, Einaudi 1962)
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Ascolto attivo Il pianto di un bambino può esprimere molte cose: capricci, rabbia, angoscia, fame, dolore fisico. Qualunque genitore con un minimo di esperienza è in grado di decifrare i diversi tipi di pianto anche se il bambino non parla. Con il neonato posso procedere per tentativi: provo a cambiarlo se è bagnato, lo cullo, gli dò da mangiare e osservo la sua reazione: se smette di piangere ho individuato qual era il problema
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Ascolto attivo L’ascolto attivo si basa sullo stesso principio che il genitore applica inconsapevolmente per decifrare il pianto del neonato: ascolto quello che il soggetto mi dice (nel contenuto letterale ma anche nel modo non verbale di esprimerlo: sta piangendo? è allegro? sembra imbarazzato?…); poi provo ad esprimere un commento (riformula-zione) che permetta a me di verificare se quello che ho capito è corretto e all’altro se lo sto comprendendo (feedback); quindi osservo nuovamente la reazione, verbale e non verbale, dell’interlocutore
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Riformulazione Signora diabetica: “Non ho nessun desiderio di iniziare a fare attività fisica. Non vedo perché dovrei farlo. E’ mio marito che continua insistere, non ne posso più” Counselor: “E’ arrabbiata con suo marito perché la spinge a fare attività fisica, mentre lei non vorrebbe?”
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Per vincere la resistenza: non opporre resistenza
Ascolto attivo semplice “non ho nessuna intenzione di fare a. fisica” “non crede che le piacerebbe?” Spostare il focus “ho paura di farmi male se vado a camminare” “capisco, la sua paura è comprensibile. E se non fosse per questo problema, c’è qualche attività che le piacerebbe fare?”
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Problem solving Il problem solving è una tecnica di aiuto basata sulla soluzione dei problemi IDENTIFICARE IL PROBLEMA ELENCARE LE SOLUZIONI (anche le più “stupide”) ESAMINARLE TROVARE LA MIGLIORE APPLICARLA VALUTARE IL RISULTATO
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Grazie per l’attenzione!
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