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IL TESTO POETICO Cos’è un testo poetico?
Quali sono le caratteristiche del testo poetico? Cosa sono le figure retoriche?
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INTENZIONE COMUNICATIVA
FUNZIONE FATTORE COMUNICATIVO INTENZIONE COMUNICATIVA TIPOLOGIE TESTI Referenziale Informativa Referente Informare, spiegare Avvisi, annunci, testi scientifici e tecnici Espressiva Emotiva Emittente Esprimere sentimenti, emozioni, opinioni Diari, autobiografie, recensioni, commenti Conativa Persuasiva Destinatario Convincere, ordinare, consigliare, proibire Leggi, regolamenti, comizi, arringhe, pubblicità Fàtica Di contatto Canale Stabilire o mantenere il contatto Saluti, conversazioni Metalinguistica Codice Spiegare come funziona la lingua Grammatiche, dizionari Poetica Estetica Messaggio Rendere il messaggio espressivo e suggestivo, giocare con le parole Testi letterari, canzoni, scioglilingua proverbi, filastrocche
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di un delirante fermento scavata è nella mia vita
Commiato Gentile Ettore Serra poesia è il mondo l’umanità la propria vita fioriti dalla parola la limpida meraviglia di un delirante fermento Quando trovo in questo mio silenzio una parola scavata è nella mia vita come un abisso Giuseppe Ungaretti
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COSA ANALIZZIAMO IN UN TESTO POETICO
il SIGNIFICANTE: TUTTI GLI ASPETTI FORMALI DEL TESTO VERSI ST ROFE RITMO RIMA TIMBRO (FIGURE RETORICHE di SUONO: onomatopea consonanza, allitterazione … il SIGNIFICATO: IL TEMA DEL TESTO, IL CONTENUTO, LE PAROLE CHIAVE I SIGNIFICATI CONNOTATIVI, LE ESPRESSIONI LE FIGURE RETORICHE di SIGNIFICATO: similitudine, metafora …
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Per comprendere ancora più a fondo il significato di una poesia
si individuano i rapporti esistenti tra il testo poetico e l’esterno, la cultura dell’epoca in cui è vissuto l’autore. E’ un procedimento di CONTESTUALIZZAZIONE Si giunge quindi ad INTERPRETARE il messaggio poetico. Ogni persona, posta di fronte al medesimo testo, può dare un’interpretazione diversa. L’interpretazione comporta un commento personale, un giudizio critico
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L’interpretazione di un testo poetico
Con la comprensione del contenuto, attraverso un’attenta lettura e una corretta comprensione testuale (anche con parafrasi) Con il riconoscimento del tema, mediante l’individuazione di parole chiave, immagini, nuclei di significato inizia Analizzando SIGNIFICANTE (versi/ritmo/strofe/rime/timbro) e SIGNIFICATO (figure retoriche) Individuando i rapporti tra il testo e l’esterno (la vita dell’autore, la realtà storico-culturale) e confrontando il testo con altri dello stesso autore o di altri autori si sviluppa si conclude Formulando alcune riflessioni e considerazioni personali
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I testi poetici vengono classificati in tre gruppi fondamentali
EPICA: è la narrazione in versi delle imprese degli dèi e degli eroi mitici; questo genere affonda le sue radici nella letteratura greca e latina LIRICA: (dal greco lyra = antico strumento musicale) esprime il mondo interiore del poeta, mettendo in forte rilievo i sentimenti, le riflessioni e le emozioni soggettive POESIA DRAMMATICA: testi destinati alla rappresentazione teatrale Poema cavalleresco Poema mitologico (canzoni di gesta) Poema eroicomico -lirica elegiaca -lirica amorosa - lirica religiosa -lirica civile o patriottica -lirica giocosa o burlesca -Dramma/melodramma -tragedia -commedia Sono testi poetici inoltre le composizioni accompagnate dalla musica o con un ritmo particolarmente evidente: filastrocche, canti popolari, testi delle opere liriche e i TESTI DELLE CANZONI
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LA STROFA Ogni poesia è suddivisa in sezioni interne, composte da gruppi di versi, legati tra loro dalla rima e dotati di senso compiuto. Queste sezioni vengono chiamata strofe e prendono il nome dal numero di versi contenuti DISTICO: è una strofa composta da due versi uniti in rima (AA) TERZINA: è una strofa composta da tre endecasillabi a rima incatenata (aba bcb cdc) QUARTINA : è una strofa composta da quattro versi (la rima è variabile) SESTINA : è composta da sei versi, spesso con rima AB AB CC OTTAVA : è composta da otto versi endecasillabi, di cui i primi sei a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata (ABA BAB CC)
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Il componimento poetico più diffuso della letteratura italiana è il sonetto
Alla sera Forse perché della fatal quiete tu sei l’immago a me sì cara vieni o sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquiete tenebre e lunghe all’universo meni sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cuor soavemente tieni. Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello sgpirto uerrier ch’entro mi rugge. Ugo Foscolo Il sonetto è sempre costituito da quattro strofe, due quartine e due terzine, tutte in endecasillabi Di origine provenzale (sonet = piccola melodia) acquisì la sua struttura tipica in Italia nel Medioevo, con il poeta siciliano (della corte di re Federico II) Jacopo da Lentini. Con Francesco Petrarca nel ‘300 divenne la forma prediletta per le poesie d’amore e continuò ad essere usato dai poeti fino al Novecento La poesia contemporanea, invece, si presenta libera da strutture e forme predefinite e predilige i versi liberi
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IL VERSO È l’unità fondamentale del testo poetico: graficamente coincide con ciascuna riga della poesia. I versi hanno una lunghezza variabile a seconda del numero di sillabe che li compongono e da tale numero prendono il nome e si distinguono in PARISILLABI con un numero pari di sillabe: bisillabo (2) quadrisillabo (4 ) senario (6) ottonario (8) decasillabo (10) IMPARISILLABI con un numero di sillabe dispari: trisillabo (3) quinario (5) settenario (7) novenario (9) endecasillabo (11)
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Per contare correttamente le sillabe di un verso è necessario conoscere alcune figure metriche particolari. SINALÈFE è la fusione tra la vocale finale atona (senza accento) di una parola e la vocale iniziale della parola seguente dol ce e chia ra è la not te e sen za ven to Sinalefe: le due sillabe diventano una sola e così si contano 11 sillabe: il verso è endecasillabo nel mez zo del cam min di no stra vi ta mi ri tro vai per u na sel va o scu ra
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che la di rit ta via e ra smar ri DIALÈFE
È il contrario della sinalefe. Consiste nella mancata fusione della vocale finale atona di una parola e quella iniziale della parola successiva, in genere perché una delle due è accentata che la di rit ta via e ra smar ri dialefe: le due sillabe con le vocali rimangono distinte e il verso conta 11 sillabe
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DIÈRESI è lo sdoppiamento delle due vocali di un dittongo all’interno di una parola. La dieresi in genere si indica con due puntini sulla prima vocale e le lu ci fis sò ne l’o rï en te dieresi: le due vocali costituirebbero un dittongo, quindi un’unica vocale, ma vengono distinte e il verso è di 11 sillabe SINÈRESI è il contrario della dieresi. Si ha quando le vocali di uno iato, normalmente separate, vengono unite in un’unica sillaba ed er ra l’ar mo nia per que sta val le
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ENJAMBEMENT Quando alla pausa metrica non corrisponde la pausa sintattica o pausa del significato : la fine di un verso non coincide con segno di punteggiatura, e l’ultima parola di un verso è collegata alla prima del successivo si ha l’enjambement (inarcatura, scavalcamento del verso). L’enjambement permette al poeta di dilatare il ritmo della frase Nell’Infinito di Giacomo Leopardi ci sono tanti enjambement: scavalcare la misura del verso endecasillabo corrisponde al senso di infinito, l’enjambement corrisponde allo scavalcamento della siepe
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IL RITMO Fra tèl li d’I tà lia L’I s’è dè sta Del l’èl mo di Scì pio
La particolare musicalità della poesia è data dagli accenti ritmici Ogni parola ha un proprio accento (accento tonico) Nelle poesie alcune sillabe toniche vengono pronunciate con più forza delle altre. Sono quelle su cui cade l’accento ritmico del verso detto ICTUS Leggendo una poesia ci si rende conto che il ritmo è dato dal fatto che gli accenti ritmici cadono nella stessa posizione Fra tèl li d’I tà lia L’I s’è dè sta Del l’èl mo di Scì pio S’è cìn ta la tè Versi senari (sei sillabe): l’accento ritmico cade sempre sulla seconda e sulla quinta sillaba
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IL TIMBRO I testi poetici sfruttano i suoni delle parole per trasmettere significati Ciò avviene sia mediante gli elementi musicali (verso/ritmo/rima) sia attraverso particolari effetti sonori creati dalle parole (effetti fonoespressivi) L’INSIEME DEI SUONI PREVALENTI IN UN TESTO POETICO DETERMINA IL SUO TIMBRO Il timbro viene caratterizzato dalle FIGURE RETORICHE DI SUONO
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ONOMATOPEA è l’uso di parole che IMITANO I SUONI NATURALI (es. tic-tac tin-tin booommm din don dan) o li RICORDANO (es. fruscio tintinnare, rimbombare, boato , ticchettio) Clof, clop, cloch Cloffete, cloppete clocchete chchch … E giù, nel cortile, la povera fontana malata; Che spasimo! sentirla tossire. Aldo Palazzeschi
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ASSONANZA È l’IDENTITA’ DELLE SOLE VOCALI DI DUE SILLABE FINALI
(es. mArE/sAlE lUpO/bUcO) trema un ricordo nel ricolmo secchio E.Montale
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CONSONANZA è L’IDENTITA’ DELLE CONSONANTI ma non delle vocali
(es. matto / dritta cantando / mondi) e andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio E. Montale
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ALLITTERAZIONE è la RIPETIZIONE DELLO STESSO SUONO in una parola o nelle parole vicine fresche le mie parole ne la sera ti sien come il fruscio che fan le foglie G.D’Annunzio
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PARONOMASIA è l’ ACCOSTAMENTO di DUE PAROLE SIMILI NEL SUONO E DIVERSE NEL SIGNIFICATO es. amore/amaro Ch’i’ fui per ritornar più volte volto Dante Alighieri
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LA RIMA per aumentare il senso del ritmo di una poesia, si fa spesso ricorso alla RIMA: È l’identità di suono tra le ultime sillabe collocate alla fine dei versi, a partire dalla vocale su cui cade l’accento tonico (es. màre/giocàre vedère/tacère arrivò/nuotò) Esistono diversi tipi di rima, che vanno schematizzati con le lettere dell’alfabeto
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RIMA BACIATA Unisce due versi consecutivi secondo lo schema AABB
La vecchia canta: intorno al tuo lettino A c’è rose e gigli, tutto un bel giardino A Nel bel giardino il bimbo s’addormenta B La neve fiocca lenta,lenta, lenta… B Giovanni Pascoli
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RIMA ALTERNATA AB AB I cipressi che a Bolgheri alti e schietti A
Unisce due versi alternativamente secondo lo schema AB AB I cipressi che a Bolgheri alti e schietti A van da San Guido in duplice filar B quasi in corsa giganti giovinetti A mi balzarono incontro e mi guardar B Giosuè Carducci
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RIMA INCROCIATA Unisce il primo verso con il quarto e il secondo con il terzo secondo lo schema AB BA Il gigantesco rovere abbattuto A l’intero inverno giacque sulla zolla B mostrando, in cerchi, nelle sue midolla B i centonovant’anni che ha vissuto A Guido Gozzano
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RIMA INCATENATA Lega strofe di tre versi, secondo lo schema
ABA BCB CDC è la rima usata da Dante per le migliaia di versi della Divina Commedia, tutta in terzine a rima incatenata “ O frati “ dissi, “che per cento milia perigli siete giunti all’occidente a questa tanto picciola vigilia de’ nostri sensi ch’è del rimanente non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza: nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza Dante Alighieri, Inferno canto XXVI)
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le figure retoriche di forma riguardano l’ordine/la posizione che hanno le parole nella frase
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Per me si va ne la città dolente per me si va ne l’eterno dolore
ANAFORA È la ripetizione delle stesse parole all’inizio della frase o dei versi Per me si va ne la città dolente per me si va ne l’eterno dolore per me si va tra la perduta gente Dante Alighieri
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Le donne i cavalier l’armi gli amori le audaci imprese io canto
CHIASMO È la disposizione incrociata di due elementi (parole o frasi) tra loro collegati Le donne i cavalier l’armi gli amori le audaci imprese io canto Ludovico Ariosto donne cavalier armi amori
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CLIMAX È una successione di parole disposte in modo da avere graduale aumento o diminuzione di intensità (ANTICLIMAX) es. sussurrare, parlare, gridare La terra ansante, livida, in tumulto; Il cielo ingombro, tacito, disfatto Giovanni Pascoli
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soggetto – verbo - complementi
ANASTROFE Consiste nella inversione dell’ordine normale delle parole nella frase, che abitualmente prevede la successione soggetto – verbo - complementi Sempre caro mi fu quest’ermo colle soggetto alla fine del verso
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Il linguaggio poetico si permette delle espressioni molto particolari, unisce in stretta relazione parole (e significati) che normalmente non vengono accostati. Con le figure retoriche di significato si crea uno scarto tra il linguaggio comune e quello poetico. Le figure di significato più importanti e più usate in poesia sono: La similitudine, la metafora/ la metonimia/la sineddoche/l’ossimoro/la sinestesia
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SIMILITUDINE È un paragone tra due termini che presentano somiglianze. E’ introdotta da formule del tipo: come…così…tal…similmente..sembra Es. hai i capelli splendenti come l’oro sei forte come un leone
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Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole:
METAFORA È la più importante delle figure retoriche Consiste nella sostituzione di una parola con un’altra, che abbia con la prima un rapporto di somiglianza, è come una similitudine abbreviata o sottintesa, in quanto nella metafora scompaiono i termini di paragone. Le metafore vanno interpretate Es. hai i capelli d’oro sei un leone Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Salvatore Quasimodo
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METONIMIA Consiste nella sostituzione di un termine con un altro con il quale c’è un rapporto di relazione o continuità logica Es. si sostituisce il materiale con l’oggetto (i bronzi di Riace) si indica il contenitore al posto del contenuto (bevo un bicchiere) si nomina l’autore per intendere l’opera (ho letto tutto Leopardi) si nomina l’effetto al posto della causa (le sudate carte invece di libri oggetto di studio faticoso/ guadagnarsi da vivere col sudore della fronte)
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SINEDDOCHE Consiste nella sostituzione di un termine con un altro col quale c’è un rapporto di quantità Es. si usa il singolare al posto del plurale (il gatto ama cacciare il topo) si nomina una parte al posto del tutto e viceversa (tetto al posto di casa/ vela al posto di nave)
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OSSIMORO È l’accostamento di due parole di senso opposto, che,logicamente, non potrebbero stare insieme Es. ghiaccio bollente tacito tumulto E il naufragar mi è dolce in questo mare Giacomo Leopardi
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Fresche le mie parole ne la sera ti sien
SINESTESIA Consiste nell’attribuire ad un oggetto o ad un fenomeno percepibile con uno dei sensi (es. la vista) una qualità percepibile con un altro senso (gusto/tatto/udito) Fresche le mie parole ne la sera ti sien Gabriele D’Annunzio L’urlo nero della madre Salvatore Quasimodo
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