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Un breve excursus storico

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Presentazione sul tema: "Un breve excursus storico"— Transcript della presentazione:

1 Un breve excursus storico
Economia politica Lezione 03

2 I precursori Aristotele, Platone, Senofonte
Economia come arte di amministrazione della famiglia Atteneva alla sfera privata dell’azione umana Dominio della filosofia politica (universalità delle proposizioni politiche, perché in esse si manifesterebbe il volere di Dio) Dominio dell’Etica (necessità delle proposizioni etiche, in quanto i fini delle azioni umane coincidono con i fini per cui l’idea divina avrebbe modellato le creature Fino al Medioevo il consenso sociale era retto da due principi fondamentali: Autorità Fedeltà

3 Thomas Hobbes (1588-1679) Leviatano (1651) Egoismo dell’uomo
Stato di natura dominato dalla legge del più forte Stato civile istituito sulla base di un calcolo razionale e in vista della conservazione della vita e del benessere

4 John Locke ( ) Stato naturale come stato di pace che però è precario a causa dell’instaurarsi di uno stato di guerra La società politica è istituita per patto dagli individui L’autorità politica è compatibile con la libertà e l’uguaglianza degli uomini

5 Il mercantilismo Obiettivi che i governanti devono seguire
Potenza e prosperità della nazione attraverso l’accumulazione di ricchezze economiche (afflusso di oro e metalli preziosi, attraverso la vendita di merci – bilancia commerciale in attivo) Ridurre al minimo le importazioni (protezionismo) Favorire le marine mercantili (Compagnia della Indie Orientali – inglese1600 e Olandese 1602) Popolazione numerosa (eserciti numerosi e potenti) Colonialismo

6 La fisiocrazia Principale esponente François Quesnay, medico di corte durante il regno di Luigi XV, il quale scrisse quella che viene considerata la prima vera e propria opera sistematica di economia, il Tableau Economique la ricerca delle cosiddette leggi naturali; la particolare attenzione riservata all'agricoltura, considerata l'unico settore produttivo, in contrasto con i settori economici definiti «improduttivi»; l'interdipendenza tra settori e classi sociali.

7 Adam Smith (1723 – 1790) Ricchezza delle nazioni (1776)
l'interesse personale è un insostituibile strumento di progresso e di crescita economica, se coordinato e inquadrato da meccanismi di mercato fondati sulla libera concorrenza «Non è dalla benevolenza del macellaio, del produttore di birra, del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal riguardo che essi prestano ai loro interessi». Se l'offerta dei produttori è relativamente più abbondante rispetto alla domanda dei consumatori, il prezzo di mercato a cui verrà scambiata la merce sarà basso; viceversa accade se la domanda dei consumatori è superiore all'offerta (è la cosiddetta «legge di domanda»)

8 Origine della ricchezza
Smith L’origine della ricchezza delle nazioni è nel lavoro produttivo e nei suoi modi di organizzazione Il sovrappiù si in tutti i settori dell'economia grazie alla trasformazione operata dal lavoro Gli aumenti della ricchezza sono possibili grazie alla divisione del lavoro, che permette una maggior specializzazione dei lavoratori, ne aumenta l'abilità e quindi permette di generare un più elevato sovrappiù quest'ultimo viene poi impiegato per favorire il progresso tecnologico, aumentare ulteriormente la produzione e con essa il grado di specializzazione dei lavoratori, generando ancora sovrappiù e così via

9 Residualità dello Stato
Smith attività riconducibili al concetto di sovranità dello Stato protezione della società per mezzo di una forza militare, tutela contro ogni forma di ingiustizia opere pubbliche «che, per quanto estremamente utili a una grande società, sono però di natura tale che il profitto non potrebbe mai rimborsarne la spesa a un individuo» [Smith 1776, trad. it. 1973, 714] «la maggior parte di queste opere pubbliche può essere facilmente amministrata in modo tale da offrire un reddito specifico, sufficiente alla copertura della propria spesa, senza imporre alcun onere al reddito generale della società» [ibidem, 715]

10 Residualità dello Stato (cont.)
Smith Istruzione «Con lo sviluppo della divisione del lavoro, l'occupazione della stragrande maggioranza di coloro che vivono di lavoro, cioè della grande massa del popolo, risulta limitata a poche semplicissime operazioni, spesso una o due; questi uomini diventano stupidi e incapaci di formarsi un giudizio giusto persino su molti dei doveri ordinari della vita privata e di giudicare i grandi e vasti interessi del paese» Diventano necessarie scuole nelle quali i bambini possano essere istruiti, con un compenso così modesto che anche un lavoratore comune sia in grado di pagarlo

11 Residualità dello Stato (cont.)
Smith assenza di ogni riferimento alle politiche redistributive del reddito e della ricchezza Coerente con l’impostazione teorica relativa alla tendenza dei salari a gravitare attorno al livello di sussistenza Abolizione della legge sui poveri (Ricardo e Malthus) I trasferimenti ai più poveri trovano collocazione come atti individuali e volontari

12 Limiti dell'intervento pubblico
Smith Le spese per la difesa, la giustizia e per l'amministrazione generale dello Stato sono improduttive ogni forma di imposizione ragionevolmente ipotizzabile rallenta il processo di accumulazione

13 Thomas robert malthus (1766 – 1834)
Urbanesimo Visione pessimistica del futuro Dinamica della popolazione e crescita economica

14 David ricardo (1772 – 1823) Favorire gli scambi commerciali
Specializzazione e divisione del lavoro Condivide la teoria sulla crescita della popolazione di Malthus Fornisce una teoria generale della produzione e della distribuzione del sovrappiù tra Lavoratori Proprietari fondiari Capitalisti il problema della produzione e della distribuzione è essenzialmente un problema di conflitto e di antagonismo tra classi sociali che si identificano in base al possesso dei fattori produttivi.

15 John Stuart Mill (1806 – 1873) Rottura con la tradizione precedente
Inaffidabilità della razionalità individuale Istruzione Previdenza Sanità l'intervento pubblico in concorrenza con i privati, è importante perché solo lo Stato può attenuare le conseguenze negative che possono derivarne (esternalità) Interventi riferiti al settore produttivo Ricerca scientifica Monopolio gli individui sono i migliori giudici del proprio interesse solo quando la decisione è fondata sull' esperienza immediata e non quando è antecedente all' esperienza stessa o produce effetti lontani nel tempo

16 Johan Gustaf Knut Wicksell (1851 – 1926)
ripropone il principio del beneficio come criterio fondamentale di definizione dell' estensione dell'intervento pubblico poiché le decisioni in materia di finanza pubblica si sviluppano in sede politico-parlamentare, l'analisi strettamente economica deve essere integrata con quella delle caratteristiche essenziali delle decisioni politiche. il meccanismo maggioritario implica che le decisioni siano di regola prese contro la volontà di un segmento più o meno grande della popolazione

17 Le proposte operative Wicksell
si entra nell'area della progressività non appena si abbandona l'ipotesi di costanza dell'utilità marginale del reddito. ha il pregio di lasciare invariata, in termini di utilità, la posizione relativa dei diversi contribuenti. Simultaneità Unanimità (o quasi)

18 Conclusioni Wicksell è implicito il moderno concetto di bene pubblico (caratterizzato da non escludibilità e non rivalità nel consumo questo tipo di bene entra nella funzione di utilità individuale come quelli privati, siamo cioè lontani dalla visione classica della spesa pubblica necessariamente improduttiva apre la problematica della corretta rivelazione delle preferenze I meccanismi di decisione, che dovrebbero garantire una corretta composizione di beni pubblici e privati, hanno tuttavia senso solo quando esiste prioritariamente un'equa distribuzione del reddito: separazione fra equità ed efficienza

19 La teoria delle scelte collettive
La teoria delle scelte collettive è l’applicazione dei principi dell’analisi economica alla comprensione del processo decisionale in campo politico. Interesse personale – nel mercato porta spesso all’efficienza; diverse le implicazioni nel “mercato politico” Massimizzazione – un obiettivo potrebbe essere quello di massimizzare il benessere sociale ci si è domandati se attraverso meccanismi di voto sia possibile pervenire alla definizione di una funzione che sia in grado di ordinare diverse alternative sociali, rispettando principi etici di carattere generale desiderabili per una società di tipo democratico 19

20 Il teorema dell’impossibilità di Arrow (Kennet J. Arrow 1921 - )
Attraverso meccanismi di aggregazione delle preferenze individuali non è possibile definire una regola di scelta collettiva che, partendo da ordinamenti di preferenze individuali riflessivi, completi e transitivi, sia in grado di fornire un ordinamento delle alternative riflessivo, completo e transitivo che soddisfi simultaneamente alcuni ragionevoli assiomi: Indipendenza dalle alternative irrilevanti Principio di Pareto debole Dominio non ristretto Non dittatorialità

21 Indipendenza dalle alternative irrilevanti Principio di Pareto debole
la scelta sociale fra due alternative, A e B, dipende esclusivamente dall'ordinamento delle preferenze individuali circa quelle due alternative. Le preferenze relative ad altre alternative non giocano alcun ruolo. In particolare si esclude la possibilità di valutare l'intensità delle preferenze. Principio di Pareto debole se tutti gli individui preferiscono l'alternativa A all'alternativa B, anche a livello sociale deve valere la stessa preferenza.

22 Dominio non ristretto Non dittatorialità
la regola di scelta collettiva deve essere in grado di funzionare per qualunque struttura delle preferenze individuali. Non dittatorialità la regola di scelta collettiva non deve coincidere necessariamente con il sistema di preferenze di un unico individuo della società.

23 La democrazia diretta Le principali regole di voto:
Il voto all’unanimità Il voto a maggioranza Votazione su coppie di alternative Sistemi ad eliminazione Lo scambio dei voti Problemi con tutte queste procedure: Il teorema dell’impossibilità di Arrow

24 Democrazia diretta: il voto all’unanimità
Il voto all’unanimità: Affinché un provvedimento sia implementato, tutte le parti devono essere d’accordo. Ad esempio la collettività potrebbe trovare un accordo sull’erogazione di un particolare bene pubblico.

25 Il modello di Buchanan e Tullock (1962)
Gordon Tullock James Buchanan Sistema con una maggioranza bassa (al limite decide solo il dittatore): costi connessi al fatto che la volontà di uno solo sarà con ogni probabilità in conflitto con il volere degli altri. All'aumentare del quorum richiesto per l'approvazione, tale costo, costo di sopraffazione (o esterno), tende a diminuire e, nel caso di unanimità, sarà nullo. Il processo di raggiungimento di un consenso sempre più ampio comporta costi di altro tipo, in termini di tempo di decisione, ecc. detti costi di negoziazione (o interno) del meccanismo di decisione. Nella figura seguente sono indicati con C i costi esterni e con D i costi interni del meccanismo di voto. I costi esterni C tendono dunque a diminuire al crescere della proporzione n degli elettori favorevoli richiesti dalla regola di voto, fino ad annullarsi in caso di unanimità (n=1), mentre i costi interni D seguono un andamento opposto.

26 Il modello di Buchanan e Tullock (1962) (cont.)
costi S+N N = costi di negoziazione S = costi di sopraffazione O n* 1 n=numero di votanti

27 Democrazia diretta: votazione a maggioranza
Votazione a maggioranza: una proposta viene approvata se si pronuncia a favore la metà più uno dei votanti. Meccanismo di voto familiare a tutti, ma presenta alcuni problemi.

28 Gruppi sociali e scelte pubbliche
U ricco K X O W Upovero

29 Gruppi sociali e scelte pubbliche
U ricco K X O W Upovero

30 Gruppi sociali e scelte pubbliche
U ricco K Y X Z O W Upovero

31 Votazione su coppie di alternative (Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet ) È possibile individuare un ordinamento completo e transitivo per le preferenze sociali, B > A > C (il simbolo > indica «preferito a») e un Condorcet-winner: l'alternativa B che vince, nei confronti a coppia, sia A che C.

32 Votazione su coppie di alternative (Condorcet) (cont.)
Cambiando l’ordinamento di uno dei gruppi di votanti, l'ordinamento delle preferenze sociali che emerge da questi confronti a coppie non è transitivo: B > A > C > B.

33 Votazione su coppie di alternative (Condorcet) (cont.)
Il problema è la cosiddetta ciclicità del voto: i confronti diretti possono continuare all’infinito, senza che si pervenga a una decisione definitiva. Il risultato dipende dalla configurazione delle preferenze individuali rispetto alle decisioni da prendere La soluzione risiede nell’abbandono di uno degli assiomi arrowiani: il domino illimitato delle preferenze; riferendosi ai soli profili “single picked” o unimodali

34 I profili delle preferenze
Un picco nelle preferenze di un individuo è quel punto che si trova più in alto rispetto a tutti i punti adiacenti. Preferenze unimodali: il beneficio di un individuo cala costantemente man mano che si allontana dall’esito che preferisce. Preferenze bimodali: il beneficio di un individuo prima cala, ma poi aumenta di nuovo, man mano che si allontana dall’esito che preferisce.

35 Profili unimodali e bimodali

36 Alcune precisazioni La presenza di unimodalità deve essere verificata con riferimento a tutti i possibili ordinamenti delle alternative. La presenza di unimodalità è condizione sufficiente ma non necessaria per escludere la ciclicità del voto, è cioè condizione sufficiente per l'esistenza di un Condorcet-winner.

37 Il teorema dell’elettore mediano
Considerando il caso in cui le alternative possono essere classificate in base a una caratteristica specifica, come le dimensioni o la quantità. L’elettore mediano è l’individuo le cui preferenze occupano la posizione intermedia nell’insieme delle preferenze di tutto il gruppo. Dopo aver ordinato gli elettori in ordine crescente di quantità preferita, la prima metà degli elettori desidera quantità minori del bene e l’altra metà quantità maggiori. Il teorema dell’elettore mediano afferma che se tutte le preferenze sono unimodali, il risultato di una votazione a maggioranza rifletterà la preferenza espressa dall’elettore mediano.

38 Democrazia diretta: un esempio del teorema dell’elettore mediano
Consideriamo i cinque elettori della Tabella, ciascuno dei quali ha preferenze unimodali. La tabella riporta la spesa preferita individualmente da ciascun elettore. Votante Spesa Davide € ,00 Margherita € ,00 Bruno € ,00 Alba € ,00 Luigi € ,00

39 Democrazia diretta: un esempio del teorema dell’elettore mediano
Un aumento della spesa da 0 a 5 euro sarebbe approvato da tutti gli elettori. Un aumento della spesa da 5 a 100 euro sarebbe approvato da Margherita, Bruno, Alba e Luigi. Un aumento della spesa da 100 a 150 euro sarebbe approvato da Bruno, Alba e Luigi. Qualsiasi aumento al di sopra dei 150 euro sarebbe bloccato da almeno tre elettori. Di conseguenza, la maggioranza vota per 150 euro, che è il livello di spesa preferito dall’elettore mediano, Bruno.

40 Sistemi ad eliminazione
Votazione su coppie di alternative, con eliminazione dell'alternativa sconfitta Questo sistema di votazione conduce, quindi, inequivocabilmente ad una scelta. Esso non richiede infatti un ordinamento completo delle alternative sociali (che riproporrebbe il problema delle ciclicità delle preferenze) ma si limita ad individuare una modalità di selezione delle stesse. Il limite di questa procedura è che l'esito del voto non è univocamente definito ed è quindi manipolabile (manipolazione dell’ordine del giorno) Maggioranza semplice Tutte le alternative vengono messe in votazione insieme e ciascuno vota su una sola di esse. Vince quella che ha più voti. Quindi qualcuno potrebbe essere indotto a inventare proposte fittizie e includerle nel processo di voto al solo scopo di distrarre voti. Doppio turno Si hanno due distinte votazioni. Nella prima votazione si vota con il metodo della maggioranza semplice e si eliminano tutte le alternative sconfitte ad esclusione di quella che ha ricevuto il maggior numero di voti. Nella seconda votazione, tale alternativa è posta a confronto (ballottaggio) con quella che aveva vinto nel primo turno.

41 Sistemi ad eliminazione
Maggioranza semplice con eliminazione progressiva dell'alternativa con minor numero di voti. Si vota a maggioranza semplice (nel senso che ciascun partecipante può dare un solo voto ad una sola alternativa), e si elimina ogni volta solo l'alternativa che riceve il minore numero dei voti. Questo sistema è più costoso perché richiede più votazioni e quindi può essere attuato da comitati ristretti, ma non si presta per elezioni più complesse. Sistema di Borda Permette ai votanti di assegnare punteggi decrescenti alle alternative in votazione in relazione all'ordine che esse occupano nel suo sistema di preferenze. Ad esempio: se ci sono N alternative, si assegnano N punti a quella che ciascun individuo preferisce su tutte; N-1, alla seconda, e così via e si sommano i punti. Limiti: - viola uno degli assiomi di Arrow: l'assioma dell'Indipendenza dalle alternative irrilevanti. - particolarmente esposto al rischio di manipolazioni. I votanti possono infatti essere indotti a non rivelare correttamente le proprie preferenze pur di conseguire il risultato voluto.

42 Lo scambio di voti (logrolling)
Il sistema del logrolling permette agli individui di scambiare i voti e, quindi, di esprimere quanto tengono a una certa proposta. Lo scambio dei voti suscita pareri contrastanti, ma può portare a una fornitura più efficiente dei beni pubblici.

43 Un esempio di logrolling
Consideriamo i benefici di tre diversi progetti per tre individui. Un valore negativo indica una perdita netta. Il beneficio totale netto di ciascun progetto è positivo, ma con il semplice voto maggioritario nessuno dei tre progetti viene approvato. il beneficio netto individuale è negativo (ma contenuto) per due degli elettori e positivo per l’altro elettore. Scambiando i voti è possibile far approvare tutti e tre i progetti, con un aumento di benessere per la società nel suo complesso.

44 Un esempio di logrolling
Tuttavia, lo scambio di voti potrebbe portare a risultati inefficienti. Variamo i benefici dei tre progetti, il modo che il beneficio netto di ciascuno sia adesso negativo. In questo caso lo scambio di voti porta a un risultato inefficiente. Nel secondo esempio, una maggioranza di elettori forma una coalizione per votare progetti che servono i loro interessi, ma i cui costi sono sostenuti principalmente dalla minoranza degli elettori.

45 Karl MARX (1818-1883) Il capitale (1867)
Utilizzo di una prospettiva storica Conflitto di classe Rielaborazione della teoria del valore-lavoro di Ricardo Estrazione del surplus da parte del capitalista ed impoverimento della classe operaia Necessità della centralizzazione dei mezzi di produzione, eliminazione delle classi La critica più forte all'economia classica fu avanzata da Karl Marx ( ) il quale, peraltro, fece proprie alcune posizioni dei classici (Ricardo) riconoscendo, ad esempio, i meriti dello sviluppo industriale in termini di maggior produttività e di progresso scientifico. Prima accusa agli economisti classici: non aver analizzato le questioni economiche in una prospettiva storica più ampia, nella quale il progresso economico viene interpretato alla luce dei cambiamenti che avvengono nelle idee, nella politica, nelle istituzioni, nella cultura e nella società. In questa visione, egli interpretò il capitalismo e il conflitto di classe tra capitalisti e proletari come una fase transitoria dello sviluppo. Ne, Il capitale (1867) Marx approfondisce la teoria del valore-lavoro di Ricardo: l'idea è che il salario dei lavoratori sia determinato dal costo di produzione del lavoro, cioè da quanto è loro necessario per sopravvivere (nutrirsi, vestirsi etc.). Se, ad esempio, i mezzi necessari al sostentamento di un lavoratore sono pari al corrispondente monetario di cinque ore di lavoro, il salario di sussistenza corrisponde a cinque ore/lavoro. Il capitalista impiega però i lavoratori per un'intera giornata e quindi per un numero di ore generalmente superiore a quelle corrispondenti al salario di sussistenza. Le ore addizionali prestate dal lavoratore, ma non remunerate, rappresentano un sovrappiù o plusvalore che viene incamerato dal capitalista: questa sottrazione di plusvalore viene considerato da Marx come sfruttamento. Per cercare di incrementare il plusvalore, il capitalista può allungare la giornata lavorativa dei suoi salariati, anche se ciò ha naturalmente un limite, oppure assumere altri lavoratori e quindi incrementare anche gli investimenti per impianti produttivi di dimensioni sempre maggiori. Marx sostiene però che investimenti sempre maggiori nelle macchine non arrecano grossi vantaggi al capitalista (in quanto il plusvalore deriva dal lavoro e non dal capitale fisso), ma determinano uno svantaggio netto per i lavoratori, poiché le macchine sostituiscono progressivamente l'impiego di lavoro, la disoccupazione aumenta (creando quello che venne definito da Marx come «l'esercito di riserva» e riducendo il livello dei salari al di sotto del livello di sussistenza). Il risultato finale è che, a seguito del progressivo impoverimento della classe lavoratrice e della concentrazione della ricchezza in un numero sempre più piccolo di capitalisti, il sistema capitalistico è destinato a crollare per lasciare spazio alla dittatura del proletariato, la quale comporta la centralizzazione dei mezzi di produzione (cioè la loro proprietà nelle mani dello Stato), in una società in cui non vi sono classi e quindi neppure conflitti.

46 Marie Esprit Leon walras (1834-1910)
TEORIA NEOCLASSICA e RIVOLUZIONE MARGINALISTA ( ) Ricorso a strumenti matematici Teoria dell’equilibrio economico generale Dal valore-lavoro al valore-utilità Variazione delle grandezze al margine Individualismo metodologico Concorrenza perfetta Indipendenza dal contesto istituzionale e storico (validità assoluta delle leggi economiche) Fine XIX secolo. Nascono le grandi industrie, i miglioramenti delle tecniche produttive e lo sviluppo dei sistemi di trasporto favoriscono gli scambi commerciali, il tenore di vita delle popolazioni migliora; nel complesso, quindi, il capitalismo sembra offrire nuove opportunità, nuove produzioni e nuovi mercati senza produrre conflitti o tensioni di particolare rilievo. Sul fronte della teoria economica il processo di sviluppo prosegue fino ad arrivare alla formazione di una nuova corrente di pensiero che, ancora oggi, viene considerata come il paradigma fondamentale della teoria economica: l'economia neoclassica. La data di nascita di questa scuola di pensiero viene fatta generalmente risalire tra il 1871 e il 1874 (pubblicazione delle opere di Jevons, Menger e Walras). La sistematizzazione e la formalizzazione con Marshall e Pareto. Ricorso agli strumenti matematici per l'analisi dei problemi economici (maggior rigore alle affermazioni, avvicinando quindi la teoria economica alle scienze esatte. Le variazioni delle grandezze al margine: l'analisi non si concentra più sui livelli assoluti del prezzo, del reddito e così via, ma appunta la propria attenzione sulla variazione dell'ultima unità di una variabile (l'unità marginale, appunto); le scelte di consumo, di produzione, di scambio dei soggetti economici avvengono confrontando il costo marginale (il costo necessario per ottenere un'ulteriore unità di un bene) al beneficio marginale (il beneficio ricavabile dall'acquisto o dall'utilizzo di un'ulteriore unità del bene stesso): per questo motivo si parla anche di rivoluzione marginalista e di economia marginalista. L'attenzione è rivolta ai comportamenti individuali dei soggetti economici (individualismo metodologico). Ciascun soggetto (l'individuo nella veste di consumatore o di impresa) effettua liberamente le proprie scelte in vista del soddisfacimento di propri obiettivi ed interessi. L'approccio si basa principalmente su analisi e modelli di equilibrio parziale (limitando lo studio a ciò che accade in un singolo mercato) ed è essenzialmente un'analisi microeconomica (cioè guarda al comportamento dei singoli agenti e non al sistema economico nel suo complesso). Contrappone alla teoria classica del valore-lavoro quella del valore-utilità: il valore diventa una grandezza soggettiva in quanto legata al singolo individuo. Di conseguenza il problema, cruciale per i classici, di come si distribuisce il reddito o prodotto sociale all'interno dell' economia, diventa un semplice problema di determinazione dei prezzi dei fattori produttivi (terra, lavoro, capitale). Totale fiducia nei confronti delle forze di mercato e, di conseguenza, il ritenere inutile e dannoso ogni interferenza dello Stato le cui funzioni devono limitarsi a quelle essenziali ai fini della convivenza civile (difesa, giustizia e ordine pubblico, come in Smith). Le sole forze della domanda e dell'offerta, attraverso il meccanismo dei prezzi, sono in grado di garantire l'equilibrio e il regolare funzionamento dei mercati, escludendo la possibilità che vi siano beni o risorse inutilizzate: i beni prodotti e offerti dalle imprese non restano invenduti, così come i fattori produttivi vengono tutti impiegati (questo punto si ricollega alla legge degli sbocchi di Say). Poiché i mercati sono sempre in equilibrio, le crisi economiche (di recessione) che possono investire le economie hanno natura solo temporanea e tendono a riaggiustarsi in breve tempo. Questa sorta di armonia che garantisce il miglior risultato possibile sia per i singoli agenti economici (consumatori e imprese realizzano al meglio i loro obiettivi) che per la società nel suo complesso, può essere realizzata quando i mercati operano in condizioni di concorrenza perfetta. Ogni agente è troppo piccolo per poter condizionare con le proprie scelte le quantità e i prezzi di equilibrio dei mercati. Oltre a questa forma di mercato, ideale, studiano anche il caso diametralmente opposto rappresentato dal monopolio.

47 John Maynard Keynes (1883-1946)
Attenzione rivolta ai grandi aggregati economici Rigetto della legge di Say Lotta al “Laissez faire” Economia guidata dalla domanda effettiva e non dall’offerta Piena occupazione eccezione più che regola Intervento dello stato per ridurre la disoccupazione: politica economica – politica fiscale (politiche di stabilizzazione) Keynes rivolge la sua attenzione ai grandi aggregati economici (la produzione e il reddito della nazione, il consumo aggregato, l'occupazione, il livello generale dei prezzi) più che ai singoli operatori (imprese e consumatori) o ai singoli mercati (del lavoro, dei beni); l'approccio microeconomico viene sostituito con un approccio macroeconomico. Inoltre, contrariamente alla legge di Say, in base alla quale sarebbe l'offerta delle imprese a creare la domanda, Keynes attribuisce maggior peso alla domanda aggregata di un paese e in particolare alle sue tre principali componenti: consumi, investimenti e spesa pubblica. I consumi dipendono dal reddito delle famiglie, il livello di investimenti dipende dalle previsioni che le imprese hanno rispetto all'attività economica futura oltre che dal tasso di interesse, la spesa pubblica dalle scelte di politica economica intraprese dai governi. Secondo Keynes, una delle cause iniziali della Grande Depressione fu proprio la caduta di investimenti da parte delle imprese, a cui si accompagnava l'inadeguato livello di investimenti e di spesa pubblica. Di conseguenza, la piena occupazione della forza lavoro non rappresenta la regola bensì un'eccezione: per ridurre la disoccupazione è quindi necessario stimolare la domanda, incentivando gli investimenti delle imprese e/o incrementando la spesa pubblica. Sui mercati monetari e finanziari; il tasso di interesse, esattamente come avviene con i prezzi sul mercato dei beni, porta in equilibrio i mercati monetari e finanziari e condiziona tanto il risparmio quanto il livello degli investimenti delle imprese; la moneta non è soltanto un mezzo di scambio ma anche una riserva di valore che viene detenuta dalle famiglie per varie ragioni. Il ruolo dello Stato diviene fondamentale: poiché la spesa pubblica è una componente della domanda, è possibile favorire la produzione, e con essa il livello di occupazione, adottando quelle che vanno sotto il nome di politiche di stabilizzazione. Le idee e gli strumenti indicati da Keynes ebbero grande successo non solo in Inghilterra, ma anche negli Stati Uniti e nella gran parte delle economie europee: a partire dal secondo dopoguerra fino agli anni Sessanta, circostanze economiche ed istituzionali favorevoli e l'adozione di politiche economiche di ispirazione keynesiana produssero risultati insperati in termini di crescita economica, di occupazione e di stabilità delle economie.

48 Le evoluzioni più recenti
La sintesi neoclassica (Hicks, Modigliani, Meade, Samuelson) Il monetarismo (Friedman) Supply side economics (Feldstein, Laffer) Nuova macroeconomia classica (Lucas) Neokeynesiani Semplificando un po', le numerose teorie macroeconomiche che sono state formulate nell'arco degli ultimi decenni si differenziano principalmente per il ruolo che viene assegnato allo Stato: la contrapposizione è tra chi crede che il sistema economico sia stabile, che i mercati producano i migliori risultati se vengono lasciati liberi di funzionare e che di conseguenza l'intervento pubblico nell'economia non solo è inutile ma è addirittura dannoso e tra chi, all'opposto, ritiene che l'intervento dello Stato sia necessario per correggere i fallimenti del mercato e dunque contrastare l'instabilità dei sistemi economici. si verificò un primo shock petrolifero, il prezzo del petrolio quadruplicò, seguito da un secondo forte rialzo alla fine dello stesso decennio. Gran parte delle economie entrò in una fase di lunga e profonda recessione dove all'elevata disoccupazione, fenomeno tipico nelle fasi recessive, si affiancava un altrettanto elevato quanto imprevisto tasso di inflazione (fenomeno noto come stagflazione). Il ricorso da parte dei governi a politiche fiscali keynesiane per cercare di stimolare la ripresa dell'economia e quindi favorire l'occupazione, determinò in realtà una forte accelerazione dell'inflazione, riducendo il potere d'acquisto dei consumatori, senza risolvere il problema della disoccupazione e provocò, inoltre, un consistente aumento del debito pubblico. Sintesi neoclassica: l'approccio è quello di una visione generale dell'economia in cui si considerano sia gli aspetti reali (produzione, consumo, investimento), sia quelli monetari (domanda e offerta di moneta e di titoli): il modello di riferimento che tradizionalmente è stato e viene ancora oggi studiato è lo schema IS-LM. il sistema economico tende spontaneamente all'equilibrio e alla piena occupazione (così come afferma la teoria neoclassica); tuttavia, possono verificarsi circostanze e momenti di crisi in cui una certa rigidità verso il basso dei salari (dovuta, ad esempio, alle pressioni del sindacato) o del tasso di interesse (dovuto alle scelte degli investitori finanziari) o il basso livello di investimento delle imprese (in particolare, nei periodi di sfiducia nei confronti del futuro), impedisce ai mercati di tornare in equilibrio (così come afferma la teoria keynesiana). In queste circostanze, lo Stato può aiutare il sistema economico a superare la crisi cercando di rimuovere le cause delle rigidità e la sfiducia degli operatori economici. Monetarismo: è che la principale causa dell'instabilità del sistema economico (in particolare delle oscillazioni del prodotto nazionale di un paese, nel breve periodo, e dell'inflazione nel lungo periodo) va ricercata nella cattiva conduzione della politica monetaria. L'eccessiva quantità di moneta in circolazione, che spesso si crea a seguito della necessità di finanziare il debito pubblico dello Stato, determina instabilità e inflazione; le politiche economiche espansive non solo non favoriscono la crescita della produzione e dell'occupazione, ma destabilizzano l'economia; l'unico modo per favorire la ripresa economica è quello di attuare politiche monetarie restrittive che sconfiggano l'inflazione. Supply side economics: promuove un liberalismo economico spinto all'estremo per favorire la crescita dell'offerta: vi è, in altre parole, un ritorno alla legge di Say di tradizione classica. Secondo i teorici dell'offerta, i compiti dello Stato sono limitati alle sole funzioni essenziali di giustizia, difesa e ordine pubblico: è inoltre necessario attuare una progressiva e sostanziale riduzione della spesa pubblica e delle imposte al fine di portare il bilancio dello Stato in pareggio e di liberare risorse a favore dell'iniziativa privata. Il problema è che queste forme di intervento richiedono tempi molto lunghi prima di produrre i risultati desiderati, tempi che difficilmente si conciliano con le esigenze di politica economica e con le continue e talvolta impreviste modificazioni che intervengono all'interno delle economie. Nuova macroeconomia classica (o aspettative razionali): prosegue nel solco tracciato inizialmente dagli economisti classici e ha una visione dello Stato e della politica economica abbastanza simile a quella dei monetaristi. L'idea di fondo, come sempre, è che i mercati (tutti i mercati) grazie al meccanismo dei prezzi siano sempre in equilibrio; l'elemento innovativo è che gli agenti economici (sia i consumatori che le imprese) sono sempre in grado di assumere decisioni ottimali in quanto attuano le loro scelte economiche sulle informazioni di cui dispongono e sulle aspettative che essi hanno per il futuro. Qualsiasi misura di politica economica risulta compromessa e dunque ininfluente se non dannosa Neokeynesiani: i quali si collocano su posizioni anche molto diverse rispetto alla teoria keynesiana originaria, né potrebbe essere diversamente poiché anche i fenomeni economici che essi cercano di spiegare si presentano molto diversi rispetto ad alcuni decenni fa, ma mantengono l'opinione che sia necessario l'intervento da parte dello Stato per correggere i fallimenti e gli squilibri dei mercati. Anch'essi accolgono l'ipotesi che gli individui attuino le loro scelte sulla base di aspettative razionali rispetto al futuro.


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