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A cura della prof.ssa Claudia Perrone
Corso di fotografia A cura della prof.ssa Claudia Perrone
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Introduzione La prima cosa da capire è il significato della parola fotografia: deriva dal greco φῶς, phôs = luce e γραφή, graphè = scrittura o disegno e vuol dire scrivere o disegnare con la luce. Ci permette quindi di poter comunicare con un linguaggio nuovo.
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Introduzione L'estrema versatilità di questa tecnica ne ha consentito l'utilizzo nei campi più diversi delle attività umane: dalla ricerca scientifica all'intrattenimento, dalla pubblicità al giornalismo, fino a consacrarla come autentica forma d'arte.
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Introduzione Lo scopo del corso sarà di conoscere la fotocamera e saper ottenere da essa ciò che desideriamo, ma anche di progettare, applicare e raccontare quelle che saranno le vostre idee su dei temi che si andranno a svolgere...
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Introduzione Per fare un buon esercizio cominciate a pensare quante immagini passano sotto i vostri occhi tutti i giorni, quali vi rimangono in mente? E perché? Perché ci piace la fotografia? Dovremo riuscire a dare risposta a queste domande, ricordate che la fotografia non è destinata solo a custodire gli eventi o le immagini trovate per caso: la fotografia coglie l’essenza delle cose ha il potere di informare, evocare e ispirare.
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Introduzione La fotografia è in grado di custodire le cose del passato, per la prima volta nella storia dell’uomo possiamo rivivere tutta una esistenza con i suoi momenti più importanti, perché afferma ciò che è stato e non ciò che non è più: quando guardiamo la foto del nonno bambino a scuola con il grembiule, sappiamo che è stato sicuramente davanti all’obiettivo del fotografo e che questa immagine non è frutto della fantasia di un pittore.
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Introduzione Insomma è un mezzo espressivo molto potente, si può essere molto più bravi a raccontare con le immagini che con le parole, con uno scatto si può parlare a tutto il mondo, abbiamo a che fare con un linguaggio universale. Ora guardiamo ciò che abbiamo a disposizione per esprimerci con questo mezzo.
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La Fotocamera Com’è fatta: La fotocamera più semplice non è altro che una piccola scatola a tenuta di luce ( una piccola camera oscura) con un forellino da una parte ( il foro stenopeico) e del materiale sensibile dall’altra. Si ottiene così una immagine rovesciata del soggetto ripreso con effetto grandangolo o teleobiettivo secondo la distanza foro\materiale sensibile. Chiaramente non saranno immagini precise e perfette però troviamo tutti gli elementi essenziali di ogni fotocamera: otturatore, piano pellicola, camera oscura e obiettivo.
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La Fotocamera Naturalmente l’obiettivo sarà il foro, l’otturatore sarà la mano o il coperchio con il quale copriremo il foro. Il limite principale di questa rudimentale fotocamera come potete ben immaginare è la possibilità di mettere a fuoco, va fatta per tentativi... Andiamo ora a vedere i componenti delle fotocamere moderne...
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Componenti della fotocamera
L’otturatore: può essere meccanico o elettronico e consente il controllo del tempo di esposizione; cioè quella frazione di secondo che consente alla luce di raggiungere il materiale sensibile: pellicola per l’analogico e sensore CCD o CMOS per il digitale. Ne vengono prodotti di due tipi centrali o a tendina.
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Componenti della fotocamera
Otturatore centrale E’ un sistema di lamelle che grazie ad una molla si aprono e chiudono consentendo alla luce di passare, possono arrivare a tempi di 1\1000 di sec. E’ sicuramente un sistema poco usato anche perché sono richiesti tempi di esposizione spesso più brevi.
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Componenti della fotocamera
Otturatore a tendina E’ costituito da una tendina in lega speciale o in tela gommata che può scorrere orizzontalmente o verticalmente. Essendo posizionato sul piano focale ha la possibilità di raggiungere tempi più brevi, fino a 1\8000 di sec. Tempi di cui sono dotate anche le fotocamere amatoriali.
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Componenti della fotocamera
Mirino ottico Il mirino ottico galileiano montato sulle fotocamere compatte e permette una visione come quella dell’occhio umano o leggermente più piccola. E’ composto da due lenti una convergente ed una divergente come un cannocchiale, ha la problematica di creare l’errore di parallasse.
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Componenti della fotocamera
Errore di parallasse L’errore di parallasse si ha, in pratica, quando nell'immagine finale, un’inquadratura risulta spostata rispetto a ciò che si vede nel mirino. Per esempio il fiore della foto accanto, appariva per intero nel mirino, mentre l'immagine ne ha riprodotto solo una parte.
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Componenti della fotocamera
Mirino reflex Il mirino reflex grazie al pentaprisma e ad uno specchio posto a 45° ci permette la visione diretta dell’inquadratura, al momento dello scatto un meccanismo solleva lo specchio e permette alla luce di andare a colpire la superficie sensibile.
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Componenti della fotocamera
Mirino biottico Il mirino biottico, ormai in disuso è formato da un gruppo di lenti più o meno complesso che si affianca all’obiettivo, presenta lo stesso problema del mirino galileiano, ovvero l’errore di parallasse.
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Componenti della fotocamera
Con l’arrivo del digitale sono comparsi i mirini a display, funzionano a cristalli liquidi e danno una visione abbastanza precisa della scena, per questioni di dimensioni sono spariti i mirini ottici, danno difficoltà di visione quando ci troviamo in piena luce e sono piuttosto delicati. Mirino display
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Citiamo comunque le loro differenti tipologie:
Pellicole Con l’avvento del digitale le pellicole sono quasi completamente in disuso. Citiamo comunque le loro differenti tipologie: Pellicole per dia(diapositive): danno una grande qualità sebbene abbiano il difetto di una bassa latitudine di posa, il minimo errore di esposizione viene ingigantito ed evidenziato.
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Pellicole Pellicole negative: hanno rispetto alle dia una maggiore tolleranza agli errori di esposizione, questo ci lascia più liberi di comporre e sperimentare. Pellicole B/W- con il bianco e nero, più semplici da sviluppare e stampare in casa con i metodi tradizionali, danno la possibilità di apportare modifiche e miglioramenti, che nella fotografia moderna digitale sono stati totalmente sostituiti dai software di fotoritocco.
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Componenti della fotocamera
Fino a qualche anno fa non aveva senso parlare di elemento sensibile: si parlava semplicemente di pellicola perchè era l’unico ‘elemento sensibile’ usato in campo fotografico. Oggi nelle fotocamere digitali la pellicola è stata sostituita da un elemento elettronico sensibile alla luce. L’elemento sensibile
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Componenti della fotocamera
Esistono due tipi di elementi sensibili con caratteristiche più o meno analoghe: i CCD e gli CMOS. Entrambi i tipi sono costituiti da alcuni milioni di microscopici elementi, detti pixel che, colpiti dalla luce della scena fotografata, emettono impulsi elettrici più o meno intensi in base all’intensità della luce che li colpisce, impulsi che vengono quindi trasformati in immagine da appositi circuiti elettronici. Maggiore è il numero dei pixel e migliore sarà la precisione con cui la scena fotografata verrà riprodotta nell’immagine.
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Componenti della fotocamera
Quindi, tanto per fare un esempio, una macchina con 7 milioni di pixel (7 Megapixel) è in grado di creare un’immagine più precisa e dettagliata di una che abbia ad esempio 3 milioni di pixel. L’immagine quindi potrà essere ingrandita maggiormente prima che arrivi a ‘sgranarsi’.
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Sensibilità Parametro che vale sia per le pellicole che per il sensore è la sensibilità, si misura in asa o iso per comodità diremo asa che è l’unità di misura più moderna. Questi valori vanno dal meno sensibile 25, 50, 100, 200, 400, 800,1600,3200. Le nuove fotocamere digitali possono arrivare fino a asa, in realtà ci sono anche valori intermedi che sono 64,125,160, 320, 640, 1000, ma sono usati molto meno;
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Sensibilità Importante è sapere che anche qui ogni volta che ci muoviamo sulla scala di questi valori dimezziamo o raddoppiamo la luce che entra. Le alte sensibilità danno sicuramente un’immagine qualitativamente leggermente più bassa, anche se entrano in gioco delle variabili come luminosità dell’obiettivo, esposizione ecc…
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Sensibilità Dai valori precedentemente indicati possiamo, per comodità, creare la seguente suddivisione: Le basse sensibilità 25, 50, 64, 100 asa per macrofotografia e paesaggio; 100, 200 asa per il ritratto; 200, 400 asa per lo sport se è in esterno e reportage; 400, asa per sport indoor, teatro, concerti.
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La fotocamera Le fotocamere attualmente in commercio possono essere suddivise secondo diversi criteri. Una prima suddivisione può essere fatta in base alla tipologia dell’elemento sensibile e quindi avremo: Fotocamere digitali: basate su elementi sensibili elettronici a tecnologia digitale. Fotocamere analogiche: basate sulla chimica del processo fotografico, nei vari formati, dalle diverse e diffuse pellicole alle lastre piane.
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Avremo una vasta gamma di apparecchi.
La fotocamera Un altro criterio di categorizzazione, largamente estendibile, è quello relativo ai formati ed alle caratteristiche generali, indipendentemente dall’elemento sensibile, che in alcuni casi può essere intercambiabile, quindi sia fotocamere digitali che analogiche. Avremo una vasta gamma di apparecchi.
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Fotocamere a Banco ottico
La fotocamera Fotocamere a Banco ottico Sono fotocamere di grande formato, in genere a dorso intercambiabile. La messa a fuoco è resa possibile tramite il soffietto posto tra l’obiettivo e il corpo macchina. Utilizzano pellicole piano e producono immagini di ottima qualità.
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Fotocamere di medio formato
La fotocamera Fotocamere di medio formato Sono fotocamere, sia digitali sia a pellicola, a volte con dorso intercambiabile. Sono una via di mezzo tra le ingombranti fotocamere a banco ottico e le maneggevoli SLR 35mm. Sono scelte da molti professionisti perché, pur rimanendo abbastanza maneggevoli, permettono di ottenere definizione e resa tonale più elevate rispetto alle SLR35mm utilizzando pellicole più grandi. In questo gruppo troviamo: SLR (Single Len Reflex), TLR (Twin Lens Reflex) o biottica, a visione diretta: con messa a fuoco a telemetro.
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Fotocamere di medio formato
La fotocamera Fotocamere di medio formato
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La fotocamera Fotocamere SLR35mm Anche queste fotocamere possono essere digitali o a pellicola. È il modello maggiormente diffuso tra fotoamatori e professionisti per la sua versatilità d’impiego. In questo tipo di macchine è assente l’errore di parallasse per il fatto che quello che si visualizza nel mirino è esattamente l’immagine ripresa dall’obiettivo, grazie all’impiego di uno specchio e da un pentaprisma. Al momento dello scatto lo specchio si solleva e la luce colpisce la pellicola per la sensibilizzazione.
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La fotocamera Le moderne fotocamere digitali SLR35mm consentono contemporaneamente l’inquadratura dal mirino a dallo schermo LCD posto sul dorso: questo sistema è chiamato LIVE VIEW. I modelli recenti di queste macchine consentono l’intercambiabilità degli obiettivi e di altre piccole parti (lentine di correzione diottrica e mirini)
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La fotocamera Fotocamere SLR35mm
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La fotocamera Fotocamere compatte
Sono anch’esse digitali e a pellicola, di dimensioni ridotte e con obiettivo fisso. Le compatte digitali di ultima generazione consentono di intervenire sull’esposizione, sono dotate di autofocus e obiettivi zoom. Inoltre sono dotate di diverse modalità operative di ripresa (Programmata, Priorità di diaframma, Priorità di tempo e Manuale). Per questo tipo di macchine non esiste il problema dell’errore di parallasse perché l’inquadratura non avviene tramite un mirino, ma l’immagine ripresa dall’obiettivo viene visualizzata su uno schermo LCD.
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Fotocamera digitale compatta
La fotocamera Fotocamera digitale compatta Canon PowerShot G1 X
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La fotocamera Macchine ponte (bridge camera)
Sono una via di mezzo tra le macchine compatte e le reflex a obiettivo intercambiabile perché offrono un’avanzata tecnologia e elevata qualità dell’immagine ma non sono dotate di obiettivi intercambiabili.
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che consentono una ripresa a 360°.
La fotocamera Fotocamere speciali In questo gruppo troviamo le macchine subacquee, panoramiche e le rotocamere che consentono una ripresa a 360°.
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Obiettivi La qualità dell’obiettivo della fotocamera è più importante che avere la macchina più costosa e moderna sul mercato, le immagini che rimangono nella storia della fotografia non sono state scattate con gli ultimi modelli usciti, ma sicuramente con le lenti scelte tra le migliori. L’obiettivo è composto da elementi di cristallo sia concavi che convessi progettati per mettere a fuoco su un piano comune i raggi di luce, la pellicola o il sensore. Per la qualità delle vostre immagini è importante montare sempre il paraluce sulla vostra lente, si evitano i raggi di luce parassita e si ha un miglior contrasto e una maggiore nitidezza.
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Obiettivi Comprendere il funzionamento dell’obiettivo è fondamentale, dal momento che si tratta di un elemento chiave nel controllo del processo fotografico. Esso è essenzialmente l’occhio della fotocamera e svolge diverse fondamentali funzioni.
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Obiettivi è indispensabile che il soggetto principale di una foto (o almeno una sua parte significativa) sia nitido, ovvero sia perfettamente a fuoco. L’obiettivo determina proprio l’area che risulterà più nitida; risulteranno abbastanza nitidi anche gli elementi che si trovano entro una certa distanza davanti e dietro il soggetto (la distanza fra l’area nitida più vicina e quella nitida più lontana costituisce la profondità di campo).
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Obiettivi L’obiettivo determina l’angolo di campo, ovvero l’ampiezza della porzione di scena inquadrata. L’obiettivo determina le dimensioni dell’immagine. L’obiettivo influenza la prospettiva apparente e le dimensioni relative degli elementi di una scena.
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Principalmente gli obiettivi si dividono in:
Normali Teleobiettivi Grandangolari Macro
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Obiettivi normali Viene considerato obiettivo normale di un certo formato di pellicola quello che ha una lunghezza focale all'incirca uguale alla diagonale del fotogramma. Per tradizione, l'obiettivo normale del 24x36 mm ha una lunghezza focale di 50 mm. La "normalità" risiede nel fatto che con questo obiettivo si ottiene una sensazione prospettica simile a quella che si ha ad occhio nudo. Nella maggior parte dei casi, è sufficiente per le foto amatoriali, ad esempio le istantanee, le foto di viaggio, di singoli soggetti o di gruppo.
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La lunghezza focale La lunghezza focale di una fotocamera è la distanza in millimetri fra il punto nodale dell’obiettivo (il punto da cui sembrano provenire i raggi di luce che lo attraversano) e il piano focale (la pellicola o il sensore), quando la messa a fuoco è sull’orizzonte lontano (il cosiddetto infinito). Più grande è l’area di formazione dell’immagine, più lunga deve essere la focale.
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“Oche al tramonto”, foto realizzata con obiettivo 50mm
Obiettivi normali “Oche al tramonto”, foto realizzata con obiettivo 50mm
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Paesaggio autunnale realizzato con obiettivo 50mm
Obiettivi normali Paesaggio autunnale realizzato con obiettivo 50mm
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Paesaggio autunnale realizzato con obiettivo 50mm
Obiettivi normali Paesaggio autunnale realizzato con obiettivo 50mm
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Foto realizzata con obiettivo 50mm
Obiettivi normali Foto realizzata con obiettivo 50mm
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Foto realizzata con obiettivo 50mm
Obiettivi normali Foto realizzata con obiettivo 50mm
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Ritratto realizzato con obiettivo 50mm
Obiettivi normali Ritratto realizzato con obiettivo 50mm
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“Un secchio d’amore”, foto realizzata con obiettivo 50mm
Obiettivi normali “Un secchio d’amore”, foto realizzata con obiettivo 50mm
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“Be Happy…!’’, foto realizzata con obiettivo 50mm
Obiettivi normali “Be Happy…!’’, foto realizzata con obiettivo 50mm
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Teleobiettivi Questi obiettivi consentono di vedere a distanza, di ingrandire la scena e di inquadrarne solo una piccola parte. Un teleobiettivo consente di inquadrare adeguatamente un soggetto anche quando siamo costretti a rimanere a distanza, ma i suoi effetti riguardano anche la prospettiva; infatti la sua visuale non standard riduce le distanze apparenti fra i vari elementi della foto. Per tale ragione i teleobiettivi moderati sono i più usati per eseguire dei ritratti, anche perché consentono di sfocare facilmente lo sfondo.
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In sintesi le caratteristiche:
Teleobiettivi In sintesi le caratteristiche: Restituiscono un’immagine ingrandita di oggetti lontani ed inaccessibili; Consentono di tagliare gli elementi di disturbo e restituiscono all’osservatore una fotografia in tutta la sua evidenza; Si calano dentro la scena e ne estraggono i dettagli rendendoli evidenti all’occhio; Sono l’ideale per i ritratti, per scattare foto di bambini, di eventi sportivi, di animali;
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Teleobiettivi Spesso occorre il treppiedi per ottenere buone foto con i teleobiettivi; Consentono di ottenere una ridotta profondità di campo; Comprimono i piani degli oggetti presenti nella scena, dando un’impressione di “affollamento”.
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Treppiede TNB PANORAMIC
Il treppiedi Treppiede TNB PANORAMIC
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“Capriolo”, foto con teleobiettivo100-300mm
Teleobiettivi “Capriolo”, foto con teleobiettivo mm
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“Fenicotteri”, foto con teleobiettivo 80-200mm
Teleobiettivi “Fenicotteri”, foto con teleobiettivo mm
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“Giovane nitticora”, foto con teleobiettivo 500mm
Teleobiettivi “Giovane nitticora”, foto con teleobiettivo 500mm
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Foto sportiva con teleobiettivo
Teleobiettivi Foto sportiva con teleobiettivo
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Foto realizzata con teleobiettivo 300 mm
Teleobiettivi Foto realizzata con teleobiettivo 300 mm
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Foto realizzata con piccolo teleobiettivo 70-200mm
Teleobiettivi Foto realizzata con piccolo teleobiettivo mm
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“Luna”, foto realizzata con grande teleobiettivo 300mm
Teleobiettivi “Luna”, foto realizzata con grande teleobiettivo 300mm
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Ritratto di bambino con teleobiettivo
Teleobiettivi Ritratto di bambino con teleobiettivo
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Obiettivi grandangolari
In sintesi le caratteristiche: Offrono un ampio campo visivo, e quindi permettono di inserire nell’inquadratura più elementi; Consentono di ottenere una estesissima profondità di campo; Aumentano il senso di distanza fra gli elementi presenti nell’inquadratura; Esagerano notevolmente la dimensione degli oggetti in primissimo piano rispetto allo sfondo, aumentando così il coinvolgimento dell’osservatore; Possono essere utili anche nella fotografia ravvicinata.
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Obiettivi grandangolari
Paesaggio con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Foto con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Foto con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
“Gallo”, Foto con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Foto verticale con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Foto di paesaggio urbano, verticale, con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Foto di paesaggio urbano, orizzontale, con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Ritratto con obiettivo grandangolare
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Obiettivi grandangolari
Ritratto con obiettivo grandangolare
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Obiettivi macro Gli obiettivi Macro offrono la migliore messa a fuoco per chi deve scattare foto a distanze molto ravvicinate. Di solito sono utilizzati per la fotografia scientifica e naturalistica, ma possono essere impiegati anche per scattare foto di raccolte, ad esempio di monete e francobolli.
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Immagine da obiettivo macro
Obiettivi macro Immagine da obiettivo macro
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Immagine da obiettivo macro
Obiettivi macro Immagine da obiettivo macro
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Diaframma E’ situato nell’obiettivo ed è costituito da 5\6 lamelle che spostandosi creano un foro di diametro variabile. Questo foro si può allargare o stringere come se fosse la pupilla umana, ciò perché la quantità di luce corretta vada a colpire la superficie sensibile. Se troppa luce va a colpire il nostro sensore (diaframma troppo aperto) avremo una fotografia troppo chiara, quindi sovraesposta.
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Immagine da obiettivo macro
Diaframma Immagine da obiettivo macro
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Diaframma Viceversa se poca luce colpisce il sensore (diaframma troppo chiuso) troveremo una fotografia scura, quindi sottoesposta. Dobbiamo immaginare il diaframma come se fosse un tubo, che possiamo aprire o restringere per far entrare la quantità di luce necessaria alla nostra immagine. Possiamo affermare che il diaframma che è indicato dai valori F è la quantità di luce che entra attraverso l’obiettivo e va a colpire il sensore in un dato tempo di esposizione.
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Diaframma I valori del diaframma vengono comunemente detti stop non sempre vengono indicati sulla ghiera dell’obiettivo a volte li possiamo trovare nel display oppure nell’indicatore dell’esposimetro dentro al mirino. Rappresentano quante volte il diametro del forellino sta nella lunghezza dell’obiettivo. Dal più chiuso al più aperto vanno in questa successione: f/32, f/22, f/16, f/8, f/5.6, f/4, f/3.5, f/2.8, f/2.4, f/2, f/1.8, f/1.4. Ogni passaggio da uno stop all’altro raddoppia o dimezza la quantità di luce che passa.
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Diaframma E’ importante ricordare che il numero più piccolo dei valori f rappresenta il diaframma più aperto quindi il foro più grande, viceversa il numero più grande rappresenterà il diaframma più chiuso.
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Tempi di esposizione Ora dobbiamo determinare la quantità di luce che abbiamo regolato con il diaframma per quanto tempo andrà a colpire il nostro sensore, come abbiamo visto lo faremo con l’otturatore, il quale è regolato da una ghiera che sta sulla fotocamera, il tempo si misura in sec. o frazioni di secondo. Li leggeremo in questa sequenza dal più lungo al più basso: 30”, 15”, 8”, 4”, 2”, 1”, ½”, ¼”, 1/8” , 1/15”, 1/30”, 1/60”, 1/125”, 1/250”, 1/500”, 1/1000”, 1/2000”, 1/4000”, 1/8000”.
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Tempi di esposizione Come per i diaframmi ogni variazione sulla scala raddoppia o dimezza l’esposizione. Da alcuni anni con le nuove macchine elettroniche ci sono tempi di esposizione più precisi. Ma come facciamo a sapere quanta luce ci occorre? Grazie ad un dispositivo chiamato Esposimetro che posto nella nostra fotocamera legge la quantità di luce occorrente.
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Esposimetro Questo dispositivo permette di valutare correttamente o quasi la quantità di luce che ci occorre una buona fotografia. Il tipo di esposimetro più attuale è a led luminosi. La cellula dell’esposimetro può avere diverse modalità di uso, le principali sono: Media: legge su tutto il campo inquadrato e fa una media, con una lettura di questo tipo il cielo può creare dei problemi quando occupa una porzione importante della scena inquadrata. Ogni esposimetro tende ad essere ingannato dalle parti più illuminate, ciò creerà una sottoesposizione delle zone in ombra.
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Esposimetro Media a prevalenza centrale: è usata principalmente nel ritratto, la zona centrale dell’inquadratura assume un peso maggiore rispetto ai bordi, è indicata quando esiste una differenza di illuminazione tra soggetto e sfondo. Spot: la cellula dell’esposimetro legge un punto al centro del fotogramma, è indicata quando si vuole selezionare un soggetto o una parte di esso illuminato diversamente dal resto della scena, in questo caso le parti dell’inquadratura al di fuori di quel punto non influenzano la nostra lettura. Multizona: vengono utilizzate diverse cellule dove ognuna occupa uno specifico settore dell’inquadratura, le cellule sono preimpostate e in base alla quantità di luce si attivano o si escludono, pesano di più o di meno.
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Diversi tipi di lettura esposimetrica:
Esposimetro Diversi tipi di lettura esposimetrica: lettura spot prevalenza centrale multizona
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Modalità di esposizione
M = Manuale: bisogna selezionare sia tempo che diaframma, siamo aiutati a esporre correttamente dall’esposimetro nel mirino che segnala la luce che ci occorre. P = Automatico: la macchina sceglierà da sola sia tempo che diaframma, è la modalità che impedisce di esprimere personalità e creatività, ci darà una fotografia media e alla portata di tutti.
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Modalità di esposizione
A = Priorità di diaframmi S = Priorità di tempi, sono i sistemi più veloci,bisogna essere in grado scegliere in base alla nostra inquadratura e al messaggio da esprimere a quale parametro fare riferimento, la macchina completerà la coppia tempo\diaframma, in base alla luminosità della scena.
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Esposizione Ci sono casi dove per esporre correttamente ci troveremo in difficoltà, la fotocamera non è l’occhio umano, la situazione tipo è quando il nostro soggetto è in controluce o comunque con alle spalle zone fortemente illuminate, il risultato molto spesso sarà di trovare il nostro soggetto scuro e il cielo esposto correttamente, qui come ci capiterà altre volte dobbiamo fare una scelta, dare la precedenza al soggetto o allo sfondo. Per l’esposizione corretta dovremo inquadrare il nostro soggetto escludendo le zone fortemente illuminate
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Esposizione Un’altra situazione di difficoltà è quando inquadriamo un soggetto nero o molto scuro su una superficie altrettanto scura, l’esposimetro sarà ingannato e siccome legge poca luce riflessa sarà ingannato e tenderà a darci una fotografia molto chiara (sovraesposta) dovremo correggere manualmente e sottoesporre la nostra scena, il problema contrario quando troviamo soggetti chiari su sfondi chiari l’esposimetro leggerà troppa luce e tenderà a sottoesporre, anche qui dovremo correggere e sovraesporre manualmente.
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Foto sovra e sottoesposta
Esposizione Foto sovra e sottoesposta
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Esposizione Sottoesposizione
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Esposizione Sovraesposizione
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Esposizione Esposizione corretta
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Mirino con esposimetro
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Informazioni nel mirino
Correzione del bilanciamento del bianco, il numero di scatti in modalità continua e la luce verde di scatto effettuabile.
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Profondità di campo Dopo diaframma e tempo di esposizione esiste un terzo fattore da tenere in considerazione quando si scatta. C’è sicuramente capitato di vedere fotografie dove ogni elemento è a fuoco, da ciò che è in primo piano fino allo sfondo più lontano, in altre invece è stato cercato l’effetto contrario, solo il soggetto è perfettamente a fuoco, tutto il resto è sfuocato. La capacità di controllo della profondità di campo è la caratteristica che distingue il fotografo professionista da un amatore.
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Profondità di campo Si può affermare che la profondità di campo è la zona di nitidezza della fotografia, dove ogni elemento alla stessa distanza dalla fotocamera risulterà nitido. L’esempio più chiaro è quando fotografiamo una fila di persone se usiamo un diaframma f\4 e mettiamo a fuoco al centro della fila, avremo nitide due persone prima e due dopo oltre a quella a cui abbiamo mirato. Se invece usiamo un diaframma f\16 ecco che abbiamo a fuoco tutta la fila, ma quando ci occorrerà molta profondità di campo dovremo chiudere il diaframma. Questo implica però un tempo lento quindi molto probabilmente avremo bisogno di un cavalletto.
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Poca profondità di campo Molta profondità di campo
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Non dimenticate! Alcuni suggerimenti per saper “vedere”:
L’occhio umano non è l’obiettivo della fotocamera e il dito non è l’otturatore; Un lavoro a tema non è una restrizione ma una grossa potenzialità espressiva; La foto di un orologio può non significare nulla, la foto di tre orologi è un discorso sul tempo; Una foto bella è un colpo di fortuna, due una coincidenza, tre un progetto;
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Non dimenticate! Selezionare severamente i nostri scatti, più sono le immagini deboli di un evento, più questo perde di intensità nella vostra memoria, il mondo è già pieno di brutte immagini, non c’è bisogno di affollarlo. Ci sono soggetti belli da vedere ma insignificanti da fotografare, soggetti interessanti sia da vedere che da fotografare, soggetti banali da vedere ma interessanti da fotografare. Quando possibile privilegiare questi ultimi. L’attrezzatura è importante, però sviluppiamo l’aspetto creativo e la sensibilità personale rispetto all’artificio tecnico.
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La luce Quantità e qualità: saper esporre creativamente non significa avere la capacità di catturarne la giusta quantità in base alla coppia tempo\diaframma, bisogna comprendere il concetto di qualità, il fattore più importante per un’immagine che sappia trasmettere emozioni a chi la osserva. Qui entrano in gioco i seguenti fattori come il momento in cui la foto è stata realizzata: lo stesso soggetto appare molto diverso ripreso in ore diverse nell’arco della giornata, o in stagioni differenti.
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La luce Di solito si evita di fotografare nelle ore centrali della giornata, in quei momenti la luce è piatta e troppo intensa, produce ombre molto dure. Durante il giorno la luce ha colori diversi, può essere calda o fredda, morbida o contrastata. Il tipo di illuminazione la provenienza della luce (frontale, laterale, controluce,) ha un ruolo molto importante nella valorizzazione del soggetto e nell’impatto visivo.
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Illuminazione diffusa:
La luce Il significato dell’immagine cambia profondamente in funzione di queste variabili. Illuminazione diffusa: si trova quando il cielo è velato o nuvoloso, non ci sono ombre, oppure quando la nostra inquadratura si trova in ombra: è molto adatta per i ritratti e in quei casi dove si vogliono evitare forti contrasti.
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La luce Luce diffusa
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La luce Illuminazione frontale: questa direzione della luce può dar vita a foto piacevoli, di qualsiasi genere . Non è però la preferita quando è necessario dare tridimensionalità al soggetto, come per esempio in un ritratto. La luce frontale, infatti, elimina le ombre e quindi nasconde molti dettagli . Se però, oltre ad essere frontale proviene anche dall’alto, allora può dare vita a ombre non piacevoli da vedere. Quando l’intensità della luce frontale è troppo elevata, si ha un altro svantaggio. Infatti, in questo modo i colori possono perdere saturazione, togliendo quindi forza allo scatto.
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La luce Luce frontale
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La luce Illuminazione laterale: il ricorso a questo tipo di luce è obbligatorio quando si vuole dare tridimensionalità al soggetto . Questo perché le ombre che si creano evidenziano la discontinuità delle superfici inquadrate. In un ritratto la luce laterale evidenzia la forma del volto. In una foto ravvicinata, la luce laterale permette di evidenziare le peculiarità della superficie di un materiale, come ad esempio la porosità o le pieghe. Quando l’angolo con cui la luce colpisce il soggetto è di 90°, si creano lunghe ombre profonde che conferiscono drammaticità allo scatto . Riducendo l’angolazione, invece, l’estensione delle ombre si riduce e si ottengono immagini più piacevoli.
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La luce Luce laterale
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La luce L’illuminazione posteriore: generalmente, la luce che proviene da questa direzione può essere usata con successo per creare sagome (in inglese, silhouette). Quando non è molto forte, permette di creare un’aura luminosa attorno al soggetto. Si può vedere, per esempio, in molti ritratti in cui la luce posteriore viene sfruttata per creare un’aura luminosa attorno ai capelli. In generale, la luce posteriore porta a immagini in cui la luminosità del soggetto è molto inferiore a quella dello sfondo.
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La luce Luce posteriore
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Luce posteriore estrema
La luce Luce posteriore estrema
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Luce posteriore silhouette
La luce Luce posteriore silhouette
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Luce posteriore silhouette
La luce Luce posteriore silhouette
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Lo scatto Il fotografo, si prepara per un servizio facendo delle scelte oltre al progetto che ha in mente e che comporta certi tipi di scelta di linguaggio e di composizione, per ora fermiamoci però ai preliminari rispetto alla ripresa: immediatamente un professionista sa che base al tipo di luce che trova quali scelte fare, noi immaginiamo una giornata di sole medio verso le 4 del pomeriggio, già sappiamo che quantità e qualità di luce abbiamo, guardiamo la direzione, poi sceglieremo la sensibilità da usare, regoleremo il tempo di esposizione e il diaframma in base alla profondità di campo che vogliamo.
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Lo scatto Come ricordate ogni volta che ci muoviamo sulla scala dei valori del diaframma,dimezziamo o raddoppiamo la quantità di luce che va a colpire il sensore, stessa cosa per i valori del tempo di esposizione. Se passiamo da f\4 a f\5.6 dimezziamo la quantità di luce, se passiamo da f\11 a f\8 la raddoppiamo. Quindi l’esposizione dipende dall’accoppiata tempo\diaframma.
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Lo scatto Ora decidiamo di scattare la foto classica 1\125” f\5.6 situazione normalissima, se volessimo fare la stessa foto ma scegliendo 1\250” dovremo passare ad un valore di diaframma più aperto, quindi f\4, possiamo dire quindi che per fare la stessa foto ho tante opzioni, posso farla in un tempo veloce ma anche in alcuni secondi. Ma perché utilizzare una coppia piuttosto che un’altra? Scegliamo prima il diaframma o il tempo? Vediamo cosa influisce su di essi, teniamo presente che con la fotocamera in mano non si scatta mai sotto ad 1\30” si crea un problema di micromosso, quindi il tempo di esposizione influisce sul mosso che può essere dato dal movimento del soggetto, ma anche del fotografo.
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Coppie tempo diaframma:
Lo scatto Coppie tempo diaframma:
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Lo scatto Tutte le coppie tempo\diaframma viste prima sono corrette, ma qual è quella più giusta? La teoria dice: tempi brevi diaframma aperto per il ritratto, diaframma chiuso per il paesaggio, ok, ma pensiamo sempre cosa dobbiamo ottenere, ci possono essere situazioni (un ritratto ambientato ad esempio) che richiedono di agire diversamente; essere padroni della tecnica ci farà esprimere correttamente.
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Tempo di esposizione lungo
Lo scatto Tempo di esposizione lungo
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Mosso, soggetto in movimento
Lo scatto Mosso, soggetto in movimento
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Mosso creativo del fotografo
Lo scatto Mosso creativo del fotografo
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Lo scatto Mosso involontario
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Lo scatto Il Panning: è una tecnica che consiste nel seguire il movimento del soggetto, cercando di mantenerlo sempre inquadrato nello stesso punto del mirino, allo scopo di rappresentarlo fermo su uno sfondo mosso. Se nel mosso, il soggetto in movimento appare sfumato o confuso, mentre lo sfondo (immobile) appare nitido; col panning, invece, il soggetto appare (più o meno) nitido mentre è mosso lo sfondo.
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Lo scatto Panning
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Lo scatto Panning
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Lo scatto Il diaframma invece influisce sulla profondità di campo, più chiudiamo il diaframma maggiore pdc avremo.
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Lo scatto La messa a fuoco: sarebbe tutto quello che si vede e quello che si dovrebbe vedere; troppo spesso ci lasciamo prendere dalla pigrizia e ci accontentiamo dell’autofocus e di quello che ci dice la macchina, così come per l’esposizione automatica si pensa sia l’unica strada possibile. Le modalità di messa a fuoco sono due: automatica autofocus e manuale, in realtà c’è di più (selettiva e continua) ma sono riservate alle fotocamere al top. Ci sono però situazioni in cui deleghiamo troppo agli automatismi della nostra macchina, così quello che dovrebbe essere un pregio si trasforma in difetto.
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Lo scatto L’esempio più chiaro dei limiti dell’autofocus è quando qualcosa ostacola la linea visuale
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Lo scatto Altra situazione in cui l’autofocus va in crisi è il soggetto in movimento, soprattutto quando viene verso di noi che stiamo inquadrando.
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Lo scatto Quando troviamo situazioni con un tono omogeneo, in cui non ci sono differenze di contrasto, per esempio di notte con il cielo scuro, oppure una scena con la ripetitività degli elementi, sapere di essere in grado di mettere a fuoco bene in questi momenti sarà di grande aiuto. Mettere a fuoco correttamente, soprattutto nel ritratto, serve tantissimo, di solito il punto di mira sono gli occhi, ma potremo mettere l’accento sulla parte che ci interessa focheggiando bene.
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Aspetti artistici Ora ci occupiamo principalmente della composizione di una foto. Prendiamone in esame una e osserviamo questi aspetti: E’ applicata qualche regola della composizione, come la regola dei terzi o la sezione aurea ? Che percorso segue l’occhio osservando la foto? Su quali elementi si sofferma? Viene sfruttata la prospettiva per dare tridimensionalità e condurre lo sguardo? Sono presenti linee verticali, orizzontali, oblique o convergenti con un ruolo preciso nella composizione? Le regole vengono appositamente violate?
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Aspetti artistici Sono presenti curve ad S, molto efficaci nel condurre l’occhio? Esistono delle ripetizioni, dei pattern che danno ritmo alla foto? La composizione sfrutta o suggerisce forme geometriche, come il triangolo? Viene usato qualche oggetto per fare da cornice all’interno della foto? Che relazione c’è tra lo sfondo ed il primo piano? Lo sfondo contribuisce attivamente è solamente spazio negativo?
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Aspetti artistici Che relazione c’è fra i colori usati? Sono caldi o freddi, complementari, molto simili tra loro? Se la foto è in bianco e nero, che vantaggio trae da questo trattamento? Un caso speciale è costituito da una foto astratta. In questo caso valuta come l’astrazione riesca a trasmettere sensazioni al contrario molto concrete.
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La regola dei terzi Si tratta di una regola molto semplice, che può rendere immediatamente più interessanti, più dinamici e al contempo più armonici i nostri scatti. Per applicare la regola dei terzi, è necessario dividere idealmente l’inquadratura in nove riquadri tracciando due linee verticali ed orizzontali equidistanti tra loro e dai bordi dell’immagine. A questo punto, i punti di interesse principali della foto vanno posizionati lungo le linee o, meglio ancora, in corrispondenza delle loro intersezioni. Questa regola deriva dal fatto che, istintivamente, l’occhio umano si concentra sui punti identificati proprio dalle intersezioni delle righe. A seconda del soggetto che stiamo fotografando, la regola dei terzi si applica in maniera diversa.
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La regola dei terzi Fotografando un paesaggio, possiamo allineare l’orizzonte ad una delle due linee orizzontali. In questo modo otterremo una foto composta da due terzi di cielo e un terzo di terra (o acqua, per intenderci), oppure una foto composta da un terzo di cielo e due terzi di terra. Stiamo quindi attenti a dare maggiore importanza a quello tra i due (cielo o terra) che è più interessante: ad esempio, non vogliamo che un cielo monocromatico privo di nuvole si prenda i due terzi del nostro paesaggio.
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La regola dei terzi Paesaggi: se nella nostra foto includiamo il sole, proviamo allora a porlo in corrispondenza di uno dei punti di intersezione. Lo stesso vale per la luna nelle foto notturne o per oggetti in un paesaggio su cui vogliamo focalizzare, come un albero solitario.
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La regola dei terzi Ritratti
Generalmente, quando scattiamo un ritratto, facciamo in modo che gli occhi del soggetto siano in corrispondenza di uno dei punti di intersezione. Questo vale non solo quando il soggetto è umano, ma anche quando riusciamo a catturare, per esempio, il primo piano di un insetto o di qualche altro animale. Se il ritratto è a figura intera, può essere interessante scattarlo tenendo la macchina in orizzontale e posizionando il soggetto intero lungo una delle linee verticali, cercando comunque di mantenere gli occhi all’altezza della linea orizzontale superiore.
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La regola dei terzi Ritratti
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La regola dei terzi Nature morte
In questa categoria, includo per semplicità qualsiasi foto comprenda oggetti inanimati. Cerchiamo semplicemente di posizionare gli oggetti lungo le linee o in corrispondenza delle intersezioni. Oggetti alti possono trarre forza dall’essere posizionati lungo le linee verticali. Un gruppo di oggetti distribuiti orizzontalmente colpirà di più l’osservatore se allineato con una linea orizzontale.
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La sezione aurea Come spesso accade, i principi applicabili in altre forme d’arte si possono importare in fotografia con la medesima efficacia. La sezione aurea fornisce degli strumenti compositivi simili alla griglia che si usa per la regola dei terzi. Il più semplice è la griglia qui sotto.
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Mentre la griglia della regola dei terzi è questa
La sezione aurea Mentre la griglia della regola dei terzi è questa
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La sezione aurea La differenza sta nel rapporto tra la colonna centrale e ciascuna delle laterali (e altrettanto per le righe). Mentre nella regola dei terzi queste sono tutte uguali, nella sezione aurea esse stanno in rapporto secondo il numero aureo. Quindi, se la prima e la terza colonna misurano 1, la seconda misura
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La sezione aurea La differenza sta nel rapporto tra la colonna centrale e ciascuna delle laterali (e altrettanto per le righe). Mentre nella regola dei terzi queste sono tutte uguali, nella sezione aurea esse stanno in rapporto secondo il numero aureo. Quindi, se la prima e la terza colonna misurano 1, la seconda misura La sezione aurea nella pratica fotografica si applica come la regola dei terzi: il punto su cui si vuole dirigere l’attenzione dell’osservatore va allineato con i punti di intersezione della griglia, o almeno con le linee.
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La sezione aurea
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La spirale aurea La spirale aurea si ottiene suddividendo l’immagine ripetutamente in rettangoli aurei. Ciò che è importante per il fotografo, però, è che essa non solo individua il punto di maggiore interesse in corrispondenza a dove si “arriccia”, ma anche una linea che può guidare lo sguardo dell’osservatore. Riuscendo a disporre gli oggetti nella foto in maniera da seguire almeno indicativamente la spirale, otterrai composizioni molto efficaci. Anche della spirale esistono diverse varianti, che dipendono da come si suddivide l’inquadratura. Sostanzialmente, il “ricciolo” si può spostare a destra, a sinistra, in alto e in basso.
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La spirale aurea
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La spirale aurea
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Fotoritocco e post-produzione
Il successo di molte immagini non può prescindere dalle scelte fatte in fase di post-produzione. Per quanto riguarda esclusivamente la post-produzione, occorre porre particolare attenzione ai seguenti aspetti : Contrasto; Colori (saturazione, divisione toni, ecc.); Bilanciamento del bianco, che può essere realistico o modificato per suggerire particolari stati d’animo; Nitidezza, che può essere molto spinta oppure opportunamente ridotta per ammorbidire i contorni;
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Fotoritocco e post-produzione
Effetti, come l’aggiunta di grana o di vignettatura, Trattamenti speciali di come HDR. Tieni ben in considerazione quanto il fotoritocco e la post-produzione siano stati importanti per l’efficacia comunicativa della foto. La loro vera utilità non sta nel correggere le sventatezze in fase di scatto ma nel potenziare il messaggio.
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