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PubblicatoAntonietta Ceccarelli Modificato 10 anni fa
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Riflessioni sull’identità culturale e sulle reazioni contemporanee di fronte alla diversità
Esiti dell’ indagine sull’ identità culturale di due test svolti in classe Riflessioni sulla lettura “Eccessi di culture” di Marco Aime
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In classe la prof.sa Negri ci ha mostrato una serie di quesiti riguardanti sia la possibile esperienza di un italiano all’estero sia la possibile esperienza di uno straniero immigrato in Italia. Il campione sottoposto ad indagine (la nostra classe) è stato rispettivamente di 20 componenti per quello riguardante gli italiani all’estero e di 19 per quello relativo agli stranieri presenti in Italia.
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Gli italiani all’estero:
Gli italiani devono adottare lo stile di vita e le abitudini culturali del paese ospitante? Si No 14
4
Gli italiani in un paese straniero devono imparare la lingua del posto?
Si No 1
5
I cristiani devono rispettare le abitudini del paese ospitante in fatto di abbigliamento?
Si No 17
6
Gli studenti italiani all’estero sono giustificati a scuola nei giorni festivi della propria religione? Si No 5
7
Gli stranieri in Italia:
Gli stranieri devono adottare l’abbigliamento presente in Italia? Si No 14
8
Gli stranieri devono sapere la lingua italiana?
Si No 0
9
Chi è straniero deve adottare il folclore italiano?
Si No 19
10
Le mense pubbliche italiane devono tener presente delle regole delle altre religioni?
Si No 6
11
Gli studenti stranieri hanno il diritto di essere assenti nei giorni festivi della loro religione?
Si No 9
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Un nostro commento ai dati emersi
Ci siamo accorti, svolgendo i due test a mesi di distanza, che siamo sempre molto pronti ad esigere il riconoscimento dei nostri diritti “in casa d’altri”(soprattutto quando si tratta di ottenere…..qualche giorno di vacanza in più!). Quando dobbiamo riconoscere i diritti degli altri alla loro diversità risultiamo un po’ contraddittori: è capitato nel caso della domanda riguardanti il cibo somministrato nelle mense.
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Riflessioni sulla lettura del testo: “Eccessi di culture” di Marco Aime
“Parole come cultura, identità, etnia, razzismo compaiono con insistenza nei discorsi dei politici, sulle colonne dei giornali, nei dibattiti televisivi, e la sempre maggiore enfasi posta sulle culture e sulle loro presunte radici conduce ad una crescente attenzione verso il locale ed i localismi, alcuni dei quali vengono poi impugnati e caricati di aspirazioni globali. Molti dei cosiddetti “conflitti culturali” che sembrano caratterizzare la nostra epoca, spesso sotto lo scudo della cultura nascondono, ben altre spinte ed interessi.” Con l’aiuto dello scrittore abbiamo compreso che siamo tutti “camaleonti culturali” e possediamo identità plurime. Abbiamo anche capito che non sono mai le culture a scontrarsi ma gli individui pronti a segnare confini e a costruire muri piuttosto che entrare in comunicazione gli uni con gli altri.
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“ In Africa ogni anziano che muore è come una biblioteca che brucia”
Abbiamo così voluto ascoltare le parole degli “altri”. “ In Africa ogni anziano che muore è come una biblioteca che brucia” Queste le parole dette da Amadou Hampaté Ba durante l’assemblea dell’UNESCU. Nel suo discorso aggiunge: “la tradizione è come un albero, c’è il tronco, ma ci sono anche i rami. Un albero senza rami non può dare ombra. E’ per questo che occorre che le tradizioni stesse eliminino i rami che muoiono. Io sono contro la conservazione cieca delle tradizioni, come sono contro la loro negazione totale, che significherebbero la rinuncia alla personalità africana”. Conclude dicendo che secondo lui le culture non sono pietre e neppure le pietre sono pericolose fino a quando vengono lasciate dove stanno.
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Riflettendo in classe…
Al termine della presentazione in lavori di gruppo dei vari capitoli del testo ci è piaciuto cogliere due conclusioni divertenti del rapporto tra le diversità per imparare a non condannarle, distinguendo sempre tra noi e gli altri: a volte le novità nascono dagli incontri di tradizioni che “agiscono” su di noi anche a nostra insaputa e forse potremmo, a volte, non prendere troppo sul serio le nostre distinzioni pregiudiziali.
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Tortellini e couscous +
In una scuola materna del quartiere frequentata da molti bambini maghrebini, le maestre un giorno hanno deciso di preparare il couscous. Hanno cercato la ricetta originale per cucinarlo secondo la tradizione. I bambini erano contenti. Poi la maestra ha chiesto a un piccolo marocchino: “Ti piace?”. Lui rispose: “Si ma quello di mia mamma è più buono perché mette uno strato di couscous ed uno di tortellini, uno di couscous…”
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Il cittadino americano medio
Abbiamo giocato a trasferire in situazione “lombarda” il testo del professor R. Linton…per vedere quante sciocchezze riusciamo a dire quando vogliamo rivendicare una presunta e integra identità culturale Il cittadino americano medio "Il cittadino americano medio si sveglia in un letto costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente. Egli scosta le lenzuola e le coperte che possono essere di cotone, pianta originaria dell'India; o di lino, pianta originaria del vicino Oriente; o di lana di pecora, animale originariamente domesticato nel vicino Oriente; o di seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Tutti questi materiali sono stati filati e tessuti secondo procedimenti inventati nel vicino Oriente. Si infila i mocassini inventati dagli indiani delle contrade boscose dell'Est, e va nel bagno, i cui accessori sono un misto di invenzioni europee e americane, entrambe di data recente. Si leva il pigiama, indumento inventato in India, e si lava con il sapone, inventato dalle antiche popolazioni galliche. Poi si fa la barba, rito masochistico che sembra sia derivato dai sumeri o dagli antichi egiziani. Tornato in camera da letto, prende i suoi vestiti da una sedia il cui modello è stato elaborato nell'Europa meridionale e si veste. Indossa indumenti la cui forma derivò in origine dai vestiti di pelle dei nomadi delle steppe del- l'Asia, si infila le scarpe fatte di pelle tinta secondo un procedimento inventato nell'antico Egitto, tagliate secondo un modello derivato dalle civiltà classiche del Mediterraneo; si mette intorno al collo una striscia dai colori brillanti che è un vestigio sopravvissuto degli scialli che tenevano sulle spalle i croati del diciassettesimo secolo. [...]
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Andando a fare colazione si ferma a comprare un giornale, pagando con delle monete che sono un'antica invenzione della Lidia. Al ristorante viene a contatto con tutta una nuova serie di elementi presi da altre culture: il suo piatto è fatto di un tipo di terraglia inventato in Cina; il suo coltello è di acciaio, lega fatta per la prima volta nell'India del Sud, la forchetta ha origini medievali italiane, il cucchiaio è un derivato dell'originale romano. Prende il caffè, pianta abissina, con panna e zucchero. Sia l'idea di allevare mucche che quella di mungerle ha avuto origine nel vicino Oriente, mentre lo zucchero fu estratto in India per la prima volta. Dopo la frutta e il caffè, mangerà le cialde, dolci fatti, secondo una tecnica scandinava, con il frumento, originario dell'Asia minore. [...] Quando il nostro amico ha finito di mangiare, si appoggia alla spalliera della sedia e fuma, secondo un'abitudine degli indiani d'America, consumando la pianta addomesticata in Brasile o fumando la pipa, derivata dagli indiani della Virginia o la sigaretta, derivata dal Messico. Può anche fumare un sigaro, trasmessoci dalle Antille, at- traverso la Spagna. Mentre fuma legge le notizie del giorno, stampate in un carattere inventato dagli antichi semi ti, su di un materiale inventato in Cina e secondo un procedimento inventato in Germania. Mentre legge i resoconti dei problemi che si agitano all'estero, se è un buon cittadino conservatore, con un linguaggio indo-europeo, ringrazierà una divinità ebraica di averlo fatto al cento per cento americano."
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Il cittadino lombardo medio
Il cittadino lombardo medio si sveglia in un letto “Ikea”, costruito secondo un modello che ebbe origine nel vicino Oriente, avvolto tra coperte formate di piume provenienti dalla Francia. Si alza e infila le pantofole provenienti dall’India. Si toglie il pigiama, indumento inventato in India e spesso realizzato in seta, il cui uso fu scoperto in Cina. Si lava con il sapone inventato da antiche popolazioni galliche. Se donna, si trucca secondo un’usanza tipica degli antichi Egizi e diffusa anche in altre regioni dell’Africa. Tornato in camera prende i suoi vestiti da una sedia, il cui modello è stato elaborato nell’Europa meridionale, e si veste. Indossa una maglia di cotone “made in Taiwan” e si infila dei jeans la cui primogenitura viene ricondotta alla città di Genova, e scarpe da ginnastica che hanno marchio statunitense ma sono realizzate da bambini/e e adolescenti indonesiane. Si dirige in cucina a fare colazione; beve un the, bevanda originaria della Cina, diffusa nelle prime comunità Buddiste già dal terzo secolo; e lo aromatizza con succo di limone, pianta già nota agli antichi Romani e diffusa tra le coltivazioni di quasi tutto il mondo. Per andare al lavoro, se non vuole accrescere l’inquinamento atmosferico tutto moderno, utilizza la sua bicicletta, mezzo di trasporto inventato tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ ‘800 in Europa. Per la strada si ferma a pagare il giornale pagando con monete, antica invenzione della Lidia. A pranzo il suo piatto è di un tipo di terraglia inventato in Cina, il suo coltello è d’acciaio, lega comparsa per la prima volta nell’india del sud, mentre la forchetta di origine italiane. Mangia pollo e patate: queste ultime furono importate in Europa dopo la scoperta – conquista del
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nuovo mondo. Gusta un caffè, pianta abissina ora coltivata in vastissime piantagioni in Centro e Sud America da poveri braccianti sottopagati. Accende la televisione inventata da John Logie Baird negli anni ‘20 per aggiornarsi sulle notizie provenienti da tutto il mondo e , se è un buon cittadino, in una lingua neolatina di probabile provenienza Indoeuropea, ringrazierà una divinità Ebraico-cristiana di averlo fatto….al cento per cento lombardo!
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