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PubblicatoSofia Bianchini Modificato 10 anni fa
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FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA 1 Presentazione corso Il manoscritto Cenni di paleografia Il libro a stampa L’originale La tradizione La copia Fenomenologia della copia
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Filologia è quella onorevole arte che esige dal suo cultore essenzialmente una cosa, trarsi da parte, lasciarsi tempo, diventare silenzioso, lento, essendo questa un'arte e una perizia di orafi della parola, che deve compiere un finissimo attento lavoro e non raggiunge nulla se non lo raggiunge lento. Ma proprio per questo fatto è oggi più necessaria che mai. È proprio per questo mezzo che essa ci attira e ci incanta quanto mai fortemente, nel cuore di un'epoca del "lavoro", intendo dire della fretta, della precipitazione indecorosa e sudaticcia, che vuol dire "sbrigare" immediatamente ogni cosa, anche ogni libro antico e nuovo: per una tale arte non è tanto facile sbrigare una qualsiasi cosa, essa insegna a leggere bene, cioè a leggere lentamente, in profondità, guardandosi avanti e indietro, non senza secondi fini lasciando porte aperte, con dita ed occhi delicati Friedrich Nietzsche, Aurora
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phìlos lògos amante della parola, dei discorsi, delle lettere In accezione moderna: studio scientifico dei testi ↓ Lo studio della letteratura fa i conti prima di tutto con lo studio della testualità, poi con le teorie e le ideologie (P. Stoppelli)
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La filologia è una disciplina pratica, che aiuta a sviluppare un’attenzione microanalitica verso gli aspetti testuali. È un esame al microscopio della parola, che si interroga sulla genesi del testo, sulle forme della sua diffusione, sulle intenzionalità dell’autore, sul costituirsi dell’opera nei suoi molteplici aspetti. È, perciò, una disciplina complessa, che si avvale degli studi di numerose altre discipline (e che, a sua volta, è fondamentale per numerose altre discipline): letteratura, linguistica, dialettologia, storiografia, paleografia, codicologia, bibliografia.
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Filologia del manoscritto Filologia dei testi a stampa Filologia digitale Filologia d’autore
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Codice 076 (88) Cortona, Biblioteca Comunale e dell'Accademia Etrusca, c. 1r Copista: Romolo Lodovici (XIV sec.) NEL Meço del camin di n(ost)ra uita mi ritrouai p(er) vna selua oscura che la diricta uia era ismarrita Et quanto a dire ell era cosa dura esta selua seluaggia [.] aspra (et) forte che nel pensier rinoua la paura Tant e amara che poch e piu morte ma p(er) tractar di quel ch io ui trouai diro (et) delle cose ch i u o scorte I non so ben ridir com io u entrai tant era pien di son(n)o in su quel punto che la uerace uia abandonai
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NEL Meço delcamin din(ost)ra uita. Miritro uai p(er) vna sel ua oscura
NEL Meço delcamin din(ost)ra uita . Miritro uai p(er) vna sel ua oscura . che ladiricta uia era ismarrita . Et quanto adire ellera cosa dura esta selua seluaggia [.] aspra (et) forte che nelpensier rinoua lapaura Tante amara che poché piu morte ma p(er)tractar diquel chio uitrouai diro (et) dellecose chiuo scorte I nonso ben ridir comio uentrai tantera pien dison(n)o in su quel punto che lauerace uia abandonai
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Codice Bodmer 56 Cologny (Ginevra) - Bibliotheca Bodmeriana , c
Codice Bodmer 56 Cologny (Ginevra) - Bibliotheca Bodmeriana , c. 1r Nel mezo del camin di nostra vita Mi ritrovai per una Selva oscura Che lla diritta via era Smarita E quanto a dire qual e cosa dura Sta Selva salvagia et Aspra et forte Che nel pensier rinova la paura Tant e amara che poco e piu morte Ma per trattar del ben ch i vi trovai dirro de l altre cose ch i v o scorte Io non so ben dire com v entrai Tant era pien di sonno a quel punto Che lla verace via abandonai
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Codice 231 (Fondo Nazionale II. I. 36), Firenze – Bibl. Naz
Codice 231 (Fondo Nazionale II.I. 36), Firenze – Bibl. Naz. Centrale Copista: Giovanni Ciatini da Certaldo? Nel meçço del caramin di nostra uita mi ritrouuay per una selua scura che la dirritta uia era smarrita Et quanto a dire qual era e cossa dura questa selua seluaggia [.] aspra e forte che nel penssiere rinoua la paura Tanto e amara che pocho e piu morte ma per tractare del ben ch io vi trouay diro di ll altre cose ch io v o scorte Io non so ben <io ri>dire com io v entrai tanto era pien di sonno a quel punto che la verace via abandonay
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P. Stoppelli, Filologia della letteratura italiana, Carocci 1
P. Stoppelli, Filologia della letteratura italiana, Carocci 1. Concetti generali La scrittura/Il testo/L’edizione 2. Filologia del manoscritto Il manoscritto/L’originale/La copia 3. L’edizione unitestimoniale Il censimento delle testimonianze/Un solo testimone/Il problema della grafia 4. Il metodo di Lachmann La recensio/L’examinatio e l’emendatio/ Un esempio di edizione critica 5. Limiti del metodo di Lachmann Oggettività vs soggettività/Dopo Lachmann 6. Filologia dei testi a stampa Il testo in tipografia/Riflessi filologici/L’Orlando furioso del 1532/Le edizioni d’autore della Locandiera/La quarantana dei Promessi sposi 7. Filologia d’autore L’autore e le sue carte/Il Canzoniere di Petrarca/I Canti di Leopardi
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Questioni Q1. La tradizione della Commedia La prima storia del testo/La moderna filologia dantesca Q2. L’edizione dei testi non-finiti Problemi generali/Le Grazie di Foscolo/Lo Zibaldone di Leopardi Q3. Altre tipologie testuali I testi folclorici/I cantari/La poesia per musica/Le lettere Q4. La filologia attributiva Alla ricerca dell’autore/La questione del Fiore Q5. La filologia nell’era dei computer La codifica digitale/La filologia assistita dal computer/ Una nuova ecdotica? Bibliografia d’approfondimento Indice di termini ed espressioni tecniche Indice topografico dei manoscritti Indice dei nomi
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Manoscritto vs Libro a stampa
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Manoscritto
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Libro, da liber = sottile strato ligneo sottostante la corteccia di certi alberi (Plinio, Nat. Hist. XIII, 69) Volumen, da volvo = rotolo di papiro ‘avvolto’ Pergamena, da Pergamo (II a.c.), pelle di animale non conciata ma levigata per renderla liscia e uniforme Charta, designava in modo generico la superficie su cui si scriveva, a prescindere dal materiale (la carta in cellulosa, probabilmente di invenzione cinese, arrivò in Italia nel XII sec.) Codex (originariamente ‘tronco d’albero’, poi ‘tavoletta su cui si scrive’), si usa nel linguaggio filologico come sinonimo di manoscritto
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Esistono delle discipline specialistiche che forniscono informazioni sulla data, sulla provenienza, sulla storia e sull’autenticità del manoscritto/libro a stampa in esame, e sono tutte strettamente collegate alla filologia: - paleografia, che studia la scrittura - codicologia, che ne studia la tecnica di confezione, la struttura, la rilegatura - bibliografia testuale (o filologia dei testi a stampa), che si occupa delle caratteristiche materiali del libro a stampa (caratteri tipografici, fascicolatura, ecc).
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Il MANOSCRITTO I fogli, pergamenacei o cartacei, vengon piegati a metà e inseriti l’uno nell’altro → bifolio (4 facciate) duerno → due piegature, 4 carte, 8 facciate ternione → tre piegature, 8 carte, 16 facciate quaternione o quaderno → quattro piegature, 16 carte, 32 facc. quinterno → cinque piegature, 32 carte, 64 facciate sesterno → sei piegature, 64 carte, 128 facciate Per fascicolo, in filologia, si intende l’insieme delle carte ottenute dalla piegatura del folio. Esso, può essere quindi un duerno, un ternione, ecc…
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I manoscritti non vengono numerati progressivamente, ma per carte (cartulazione) f. 1r/c. 1r (foglio ‒ o carta ‒ 1 recto) f. 1v/c.1v (foglio ‒ o carta ‒ 1 verso) ff. 1r-3v cc. 1r-3v
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Il CODICE L’insieme dei fascicoli rilegati è denominato codice
Il CODICE L’insieme dei fascicoli rilegati è denominato codice. Esso può essere: cartaceo membranaceo, di pergamena) misto, nel caso sia stata usata l’una e l’altra materia palinsesto (o rescriptus) è un codice la cui superficie è stata abrasa per essere riscritto
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CODICE - Autografo - Idiografo, non materialmente scritto dall’autore ma da lui sorvegliato - Adespoto, senza l’indicazione dell’autore - Anepigrafo, senza l’indicazione del titolo - Apocrifo, attribuito a chi non ne è autore - Miscellaneo, se riunisce testi eterogenei - Raccogliticcio, codice, spesso autografo, risultante dall’aggregazione di carte sciolte, spezzoni, frammenti di diverso genere e provenienza: tali, sono, per es., alcuni codici di Leonardo da Vinci - Acefalo, mancante di una o più carte all’inizio - Mutilo, mancante di una o più carte all’interno o alla fine - Composito, che rilega insieme codici originariamente indipendenti
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I codici venivano spesso completati con: - Miniature - Rubriche - Fogli di guardia bianchi I piatti sono le copertine rigide poi unite dal dorso in sede di rilegatura. Spesso, però, la rilegatura originale dei manoscritti è stata sostituita da una più recente, abolendo così la possibilità di reperire importanti informazioni (note di possesso, scritture...)
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Ciascun manoscritto è corredato da una segnatura, che consta di due parti: il nome del fondo e/o della biblioteca in cui è collocato e il suo numero d’ordine interno: Codice Vaticano latino 3195 (Petrarca, Rerum volgarium fragmenta, idiografo) Codice Vaticano latino 3196 (Petrarca, Codice degli abbozzi) Codice Vaticano latino Codice Hamilton 90 (Boccaccio, Decameron)
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Descrizione di un codice
Descrizione di un codice Segnatura - Materia scrittoria - Età - Dimensioni - Legatura - Numero delle carte - Costituzione dei fascicoli - Disposizione della scrittura per carta - Tipo di scrittura - Ornamentazione - Storia del manoscritto
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- Autore - Titolo dell’opera - Contenuto (con eventuali incipit ed exlpicit) - Notizie bibliografiche
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Cologny (Ginevra) / Bibliotheca Bodmeriana / / Bodmer 56 / (Ricasoli Firidolfi 21) / XV Omogeneo, unitario. Cartaceo; prima metà XV sec.; carte II, 218, II'; cm 32,5 x 22,5. Cartulazione a lapis nell'angolo inferiore destro, eseguita da Giuseppe Vandelli. Bianche le carte 74, 146, 131v, 132r. Carte di guardia cartacee. Fascicoli 21: 1 sesterno, 5 quinterni, 1 sesterno, 6 quinterni, 1 sesterno, 4 quinterni, 1 sesterno, 2 quinterni. Quadro di giustificazione a piombo; mm 180 x 107 con doppia giustificazione, sx e dx di mm 7. Le linee di scrittura variano da 30 a 36. Testo su una colonna. Una sola mano. Iniziali di cantica rubricate con fregio ad inchiostro nero. Nell'iniziale dell'Inferno è raffigurato il mezzo busto di Dante, nelle altre due il giglio di Firenze. Iniziali dei canti filigranate. Iniziali di terzina toccate di giallo. Rubriche. Legatura di cm 33,5x23 in pelle su assi, con impressioni a secco su entrambi i piatti.
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Prima di entrare a far parte della Biblioteca Bodmeriana, nel 1962, il codice si trovava presso il libraio Laurence Witten di New Haven e prima ancora nella biblioteca dei baroni Ricasoli Firidolfi a Firenze. Cc. 1r-218r, Dante Alighieri, Commedia. Rubrica iniziale: Comincia la Comedia di Dante Alleghieri di Firenze nella quale tratta delle pene et delli punimenti de' vicii et de' meriti et premii delle virtù. Canto primo della prima parte la qual si chiama Inferno nella quale l'autore fa prohemio a tutta l'opera. Incipit: Nel mezo del camin di nostra vita. Il copista rivela una patina linguistica settentrionale, forse veneta, innestata su un antigrafo toscano. Bibliografia minima: Petrocchi p. 562; Roddewig n° 74.
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Giulio Rospigliosi (poi Papa Clemente IX), Codice fabroniano 268, Adrasto Segnatura: Ms 268 Ms cartaceo; in 4° (220x145 mm); 119 cc. più foglio volante (100x140 mm) che presenta sul recto 7 versi vergati dalla stessa mano del testo; carta 119 v bianca; numerazione moderna a matita; rilegato in cartone rosa dell'epoca con legaccio di cuoio; la carta presenta come filigrana un cigno iscritto in un cerchio; sul piatto della legatura "Giulio Rospigliosi Commedie", sul dorso "Adrasto Tragedia". Sul foglio di guardia annotazione manoscritta recente: "Autografo di Mons. Rospigliosi". Nel testo ci sono molte correzioni in interlinea o nei margini dei vari passi e molti tratti a penna in senso verticale posti a margine a gruppi di versi di consistenza diversa. La Tragedia inizia a c. 1r. "Prologo" c. 5r - c. 22v Atto I; c. 22v - c. 47v Atto II; c. 47v - c. 73r Atto III; c. 73r - c.; 95v Atto IV; c. 95v - c. 119r- Atto V.
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Indicazioni bibliografiche per il reperimento dei manoscritti
Indicazioni bibliografiche per il reperimento dei manoscritti On-line: manusonline Fondi manoscritti d’autore contemporanei (soprattutto novecenteschi): Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei, Pavia Archivio del Novecento, Università la Sapienza di Roma Per alcuni autografi di Leopardi, vd.
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Cataloghi cartacei IMBI, Inventari dei manoscritti della Biblioteche d’Italia (iniziato nel 1890 da Giuseppe Mazzantini) a cura di G. Boccanera, D. Branciani , Firenze, Olschki, 1993, 107 voll. Bibliografia di inventari e cataloghi a stampa dei manoscritti conservati nelle biblioteche italiane, Roma, Istituto nazionale per il Catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche P.O.Kristeller, Iter Italicum, London-Leinden, Warburg-Brill, , 6 voll. (manoscritti umanistici non catalogati o catalogati in modo parziale)
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Paleografia (v. file word)
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Giovanni Boccaccio Codice Hamilton 90 c. 8r Berlino Staatsbibliothek mm x , 112cc. scrittura semigotica libraria italiana
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Titulus prōto = pronto sēbra = sembra Accento simil-circonflesso = re/ro Asta tagliata (quasi come f) = de/le/ Pimo = primo qando=quando 7 =et & = et 9 = cum, con (et, e) ß = ss
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IL LIBRO A STAMPA Stampa a caratteri mobili → Gutenberg I volumi pubblicati entro il 1500 prendono il nome di incunamboli All’inizio il libro a stampa non ha sostituito il manoscritto ma gli si è affiancato, spesso riproducendone il formato, i caratteri, le rubriche, le miniature
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La Bibbia di Gutenberg
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A. Petrucci, Alle origini del libro moderno
A. Petrucci, Alle origini del libro moderno. Libri da banco, libri da bisaccia, libretti da mano, in «Italia medievale e umanistica», XII (1969), pp
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Il primo testo volgare ad esser pubblicato a stampa è il Canzoniere petrarchesco, Venezia, Vindelino da Spira, Verso la fine del ’400: produzione di stampe popolari (equivalenti ai manoscritti da bisaccia) Aldo Manuzio, 1501: collana di testi latini e volgari in piccolo formato (libri da mano) e privi di commenti Corsivo aldino, con legamenti tra le parole
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Corsivo aldino
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Editio princeps NB. La priorità cronologica non è di per sé un criterio preferenziale in critica del testo Varianti in corso di stampa: - dell’autore - dello stampatore Nuova edizione/Nuova emissione Varianti tra stampe diverse della stessa opera (per es: Orlando Furioso, 1516, 1521, 1532; edizioni del Decameron sottoposte a censura)
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Frontespizio F. Barberi, Il frontespizio nel libro italiano del Quattrocento e del Cinquecento Milano, Il Polifilo, 1969, 2 voll. G. Zappella, le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano, Editrice Bibliografica, 1986, 2 voll.
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Frontespizio di I quattro primi libri di architettura di Pietro Cataneo senese Marca tipografica Aldo Manuzio (ancora con delfino)
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Frontespizio de L’Amadigi di Bernardo Tasso, editio princeps, Venezia, Giolito 1560
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Frontespizio de L’Amadigi di Bernardo Tasso, nuova emissione per l’editore Zoppini, 1561
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L. Dolce, Ai lettori, in B. Tasso, Amadigi, Venezia, Giolito, 1560
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Nella classificazione tradizionale, il libro formato di fogli interi non piegati si dice in formato atlantico in-folio: una piegatura e 2 fogli, cioè con 4 facciate in-quarto: 2 piegature e 4 fogli, cioè 8 pagine in-ottavo: 3 piegature e 8 fogli, cioè 16 pagine in-sedicesimo: 4 piegature e 16 foglietti, cioè 32 pagine in-trentaduesimo: 5 piegature, 32 foglie, 64 pagine.
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Indicazioni bibliografiche per il reperimento delle cinquecentine: ISBN on-line EDIT 16: Le edizioni italiane del XVI secolo. Censimento nazionale, Roma, Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, (lettera D) La banca dati è consultabile in rete:
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IGI, Indice generale degli incunamboli delle biblioteche d’Italia, Roma, Istituto poligrafico dello stato, , 6 voll. G. Melzi, P.A. Tosi, Bibliografia dei romanzi di cavalleria in versi e in prosa italiani, Milano, Daelli, Annali tipografici delle antiche stamperie OPAC delle biblioteche italiane ed europee Alcune biblioteche italiane hanno riversato on-line i PDF delle cinquecentine in loro possesso: vd., per es., la raccolta drammatica della Biblioteca Nazionale Braidense,
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L’EDIZIONE Edere, dare fuori L’edizione critica consiste in un’operazione di restauro del testo, condotta attraverso l’esame della tradizione L’ecdotica è la teoria che soggiace a, e la tecnica che permette l’edizione critica Critica testuale è l’esame critico della tradizione
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L’ORIGINALE «Il concetto di originale, nel senso di testo autentico esprimente la volontà dell’autore, è uno dei più sfuggenti ed ambigui della critica del testo» A.S. Avalle, Principi di critica testuale, Padova, Antenore, 1978, p. 33
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Il testo originale può essere un autografo, un idiografo o una stampa da lui controllata ed approvata. Se, però, l’originale è andato perduto, l’edizione critica consisterà in un’operazione di restauro congetturale che mira a riportare il testo alla forma più possibile vicina corrispondente a quella della volontà d’autore.
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L’edizione critica tende all’originale ma non può identificarsi con esso Oltre a ciò, la creazione letteraria è un processo dinamico, e dunque di un’opera possono darsi più volontà d’autore G. Leopardi, A Silvia, v. 1 Autografo 1828 ed ed. Canti 1831→ sovvienti Ed. 1835→ rammenti Ed. postuma 1845 → rimembri
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Manoscritto autografo e originale non sono sinonimi e non sempre coincidono: L’idiografo di Malpaghini del Canzoniere Manzoni copista delle parti cassate della Pentecoste
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C’è una grande differenza tra un originale manoscritto e un originale a stampa: quest’ultima, per quanto sorvegliata dall’autore, è una copia meccanica (si pensi al disappunto di molti autori per l’edizione scorretta delle proprie opere) Oltre a ciò, esistono opere stampate con delega espressa dell’autore a curatori e persone di fiducia, (B. Castiglione, Il Cortegiano) che non di rado provvedevano ad una revisione grafica e fono-morfologica (Vite del Vasari, 1550 e 1568)
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Bisogna poi ricordare che per la maggior parte degli autori la lingua scritta italiana fu a lungo una lingua morta, oggetto di interventi normativi contrastanti e di applicazione non sempre facile Ariosto, Orlando Furioso Beccaria, Dei delitti e delle pene Svevo, Senilità (postille alla I ed. del genero e del prof. Triestino Marino Szombayhely)
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LA TRADIZIONE La prima copia derivata dall’originale è chiamata apografo L’antigrafo è una copia da cui ne viene tratta un’altra I testimoni sono le copie (manoscritte o a stampa) che conservano un’opera di cui si è perduto l’originale Per lezione di un testimone si intende un determinato passo, tramandatoci da quello specifico testimone
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Per tradizione in filologia si intende l’insieme dei testimoni che trasmettono un’opera. Essa può essere: Diretta, quando il testo è trascritto in quanto tale Indiretta, quando il testo è parzialmente trascritto, o è tradotto (De Vulgari Eloquentia nella traduzione del Trissino), parafrasato, parodiato Manoscritta A stampa Mista Plurima Unitestimoniale
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Lineare, una sola famiglia Ramificata, più famiglie Quiescente, nei passaggi di copia non si evidenziano innovazioni significative Attiva, nei passaggi di copia si evidenziano innovazioni significative Caratterizzata, in funzione del testo critico Caratterizzante, in funzione dei modi attraverso cui si è sviluppata la riproduzione e la circolazione dei testi
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I testimoni possono essere anche molto tardi rispetto all’originale perduto (fil. classica e romanza). Il più antico manoscritto della Commedia è del 1336 ed è di area settentrionale (Biblioteca Comunale Passerini Landi, codice landiano 190 = La), ma il testimone che maggior influenza ebbe sulla tradizione è il Vat. Lat. 3199, da cui vennero tratti sia le copie boccacciane sia quella bembiana (Vat. Lat. 3197), che, ortograficamente revisionato e congetturalmente corretto, sarà a fondamento della stampa aldina del 1502
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VULGATA (Editionem vulgatam, diffusa)
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La tradizione include anche i testi non autorizzati, che, in alcuni casi, possono addirittura costituire l’originale: Eneide → Vario Rufo Gerusalemme Liberata Quasi tutta l’opera di Kafka → Max Brod
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Gerusalemme Liberata Nel 1579 in appendice ad una raccolta di rime edita a Genova (Scelta di rime di diversi eccellenti poeti) appariva il solo canto IV, mentre nell’estate 1580 un’edizione largamente parziale del poema era stampata a Venezia, per iniziativa di Celio Malespini. Nel marzo del 1581 l’Ingegneri pubblicò per la prima volta l’insieme dei venti canti (Parma, Viotti e Casalmaggiore, Canacci e Viotti). Tutte queste stampe presentavano il titolo di La Gerusalemme liberata, scostandosi dal Goffredo cui a lungo il Tasso aveva pensato. Ancora nel 1581 il gentiluomo ferrarese Febo Bonnà organizzava due diverse edizioni del poema (la prima, in giugno, per lo stampatore Baldini, la seconda in luglio per gli Eredi di Francesco De Rossi), in quella stessa città nella quale il poeta, che continuava a non approvare il testo, si trovava rinchiuso. La serie di stampe ravvicinate dice di un successo impetuoso, di un testo subito apprezzato da un pubblico vasto. Nel 1582 la Liberata veniva stampata a Napoli, mentre si tiravano ristampe a Venezia o Ferrara. Tra tutte quelle degli anni successivi merita una menzione quella mantovana del maggio 1584, stampata da Francesco Osanna, e che a lungo si è ritenuto fosse stata sorvegliata da Scipione Gonzaga , e dunque derivante da manoscritti autorevoli. Il testo moderno, fissato da Lanfranco Caretti, si fonda sulla seconda stampa Bonnà del 1581, criticamente riveduta, ma per il nuovo testo della Liberata, ancora da determinare, sono ora fondamentali gli studi di Luigi Poma (raccolti in L. Poma, Studi sul testo della Gerusalemme liberata, Bologna, Clueb, 2005).
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LA TRASMISSIONE DEI TESTI La copiatura manuale Copiare un testo è un atto che implica un aspetto mentale ed uno materiale, e presuppone 5 fasi: 1. lettura 2. memorizzazioneù 3. dettato interiore 4. esecuzione 5. ritorno al modello
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ERRORI DI LETTURA, spesso di origine paleografica e dovuti al fraintendimento ottico dei caratteri (e, c, t/ s, f/mia, ima, una), allo scioglimento dei titoli, all’omissione di segni diacritici, ecc. OMISSIONE DI PAROLE sintatticamente deboli SCAMBIO tra parole che iniziano allo stesso modo (omeoarchia) e proseguono in modo simile (traduzione/tradizione, diagramma/digramma, Tullio/Tullo) ↓ BANALIZZAZIONI
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SAUT DU MEME AU MEME N. Macchiavelli, Principe (G=Gotha 70)
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ALTERAZIONE FONETICA DEL TESTO ragione/rason/razon/raxon Codice 231 (Fondo Nazionale II.I. 36), Firenze Nel meçço del caramin di nostra uita mi ritrouuay per una selua scura che la dirritta uia era smarrita
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I codici della scuola siciliana ci sono stati tramandati da copisti toscani, che intervennero sulla forma linguistica (il che è evidente, per esempio, nelle rime imperfette dei codici toscani: conduce: croce, uso:amoroso; avere: morire). Fondamentale è, perciò, la trascrizione di alcune rime compiuta nel Cinquecento da Giovanni Maria Barbieri Re Enzo, S’eo trovasse pietanza : Trascrizione Barbieri Codice Vaticano 3793: La virtuti ch’illi àvi La vertute ch’il àve D’alcìrm’ e guariri D’ancider me e guerire A lingua dir nu l’ausu A lingua dir non l’auso Per gran timanza ch’azo Per gran temenza c’agio [nu ll’isdegni [no la disdigni
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CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI Aplografia, omissione di una sillaba o una parola (statale → stale; sperperare → sperare) Dittografia, duplicazione di una sillaba o una parola (sperare →sperperare; minimo→ miminimo) Omoteleuto, due parole contigue che terminano in modo identico vengono fuse in un’unica parola Errore di anticipazione Errore di ripetizione Errore polare, sostituzione di una parola con una di significato opposto Errore monogenetico/ Errore poligenetico
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ERRORI/VARIANTI Inf. II, 60 E durerà quanto ’l mondo lontana E durerà quanto ’l moto lontana
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Una variante neutra, adiafora o equivalente è una lezione che fornisce un senso compiuto e accettabile, tale per cui sarebbe difficilmente riconoscibile se non si avesse a disposizione una copia che reca una lezione differente. Le interpolazioni sono, invece, inserzioni di parti non originali nel corpo del testo, la cui natura è spesso incerta tra rifacimento, glossa esplicativa e falsificazione.
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Varianti d’autore vs Errori d’autore aplografie, dittografie, citazioni erronee, uso di parole tecniche, e persino errori polari: «l’uomo non conosce ed ha ignoranza di tutto il tempo che dee venire, che è infinito; e la ignoranza nostra è nel tempo futuro ancora» F. Sacchetti, Le sposizioni dei Vangeli, XIV 18
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