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PubblicatoMatteo Zamboni Modificato 10 anni fa
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Il futurismo Il futurismo è una corrente che si sviluppa in Italia durante il XX secolo. Essa si basa sul rifiuto della pittura tradizionale e celebra una pittura dinamica. I futuristi esaltano il progresso della scienza e la velocità
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Il futurismo è un movimento culturale e artistico fondato da Filippo Marinetti nel 1909 a cui presero parte musicisti, scrittori, fotografi, cineasti, pittori, scultori e scenografi. I futuristi proclamavano la rottura con il passato e l'adesione, attraverso forme espressive polemicamente anti-tradizionaliste, al dinamismo della vita moderna, in un atteggiamento tutto proiettato verso le nuove conquiste tecnologiche. Il primo manifesto futurista apparve sul Figaro del 20 febbraio 1909: esso, in poesia e in prosa, propugnava la distruzione della sintassi e l'uso delle 'parole in libertà'. In letteratura si ricordano i nomi di Marinetti, Palazzeschi e Soffici; nelle arti figurative quelli di Boccioni, Carrà, Balla. Teorico ed estensore dei manifesti dell'arte futurista fu Boccioni, che invitava al distacco dalla tradizione accademica e a una piena adesione al dinamismo moderno attraverso uno stile emozionale: i manifesti uscirono dal 1910 al 1912.
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In quell'anno si tenne a Parigi l'esposizione dei futuristi italiani, prima espressione europea dell'arte italiana. In architettura si ebbe Sant'Elia e nelle arti decorative e nella scenografia si distinsero Prampolini e Depero. Infine, il futurismo si estese anche al campo musicale con Balilla, Pratella e Russolo, che sfociò in una musica basata sull'accostamento di rumori. I futuristi vollero dare forma geometrica e colore a ciò che è invisibile e non misurabile fisicamente: alle forze, al movimento, alla velocità, al suono, al rumore, alla luce e all' odore. In quest' epoca di transizione che si stava industrializzando, l' arte si manifestò con l' elogio e l' esaltazione dei mezzi di locomozione, della velocità e della macchina. I futuristi credevano ciecamente nel progresso. Moderata fu l'esperienza di Morandi in questa corrente, che fu la seconda rivoluzione artistica nel '900.
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Giacomo Balla nasce a Torino nel 18 luglio 1871
Dopo aver frequentato una scuola serale di disegno e, per un breve periodo, l'Accademia Albertina (1891), nel 1895 si trasferisce a Roma, dove dipinge vedute e ritratti con tecnica tradizionale. Nel 1897 realizza alcuni dei suoi primi capolavori con tecnica divisionista, nelle quale è forte e presente l’influenza impressionista Nel 1897 si fidanzò con Elisa Marcucci e il 2 settembre del 1900 si trasferisce per circa sette mesi a Parigi per l'Esposizione Universale, dove rimase fino al marzo 1901. Nel 1903, tornato a Roma, conobbe alla Scuola libera del nudo Umberto Boccioni, nacque così un legame tra Balla e Boccioni che li condusse verso strade diverse di ricerca sulla via futurista. Tra il 1911 e il 1914 si dedica all’analisi ed alla rielaborazione creativa e originale di due temi cari al Futurismo: la velocità e il movimento. I suoi soggetti diventano le auto da corsa e i voli di rondine, attraverso le quali tenta di ritrarre la velocità in senso assoluto e astratto. Parallelamente Balla continua la sua personale ricerca sulla rappresentazione del dinamismo, delle forme, della luce e dei colori . Nel 1912 si reca a Dusseldorf per decorare casa Lowenstein. Affascinato dal Teatro Futurista partecipò come attore, scrittore e scenografo agli spettacoli teatrali ed a varie "Serate Futuriste". Tra il 1914 e il 1915, in concomitanza con l’inizio della Grande Guerra, compone il ciclo delle Manifestazioni interviste, sulle quali continuerà a lavorare fino al 1918. Nel 1915, firma il manifesto della Ricostruzione futurista dell'universo, uscendo dalla dimensione pittorica, approdando ad un concetto di arte totale. Realizza complessi plastici, sperimenta nuovi spazi nell’"arte postale", disegna vestiti, progetta e crea arredi, mobili e suppellettili per la sua casa e per quelle degli amici. Espone nelle principali città europee ed americane. Partecipò anche alle sequenze del film Vita futurista presenziando assieme a Marinetti alle riprese.
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Nel 1917 disegna le scene per un balletto.
Nell'ottobre del 1918 pubblica il "Manifesto del colore", dove analizza il ruolo del colore nella pittura d'avanguardia. Pur aderendo inizialmente al secondo futurismo (firmando anche il Manifesto dell'aeropittura nel 1929), a partire dagli anni '30, pur non rinnegando le sue innovazioni artistiche del precedente ventennio, si allontana gradualmente dai futuristi per riavvicinarsi alla pittura figurativa "nella convinzione che l’arte pura è nell’assoluto realismo senza il quale si cade in forme decorative e ornamentali". Giacomo muore a Roma l’ 1 marzo 1958 all'età di 87 anni.
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Il dipinto "Velocità d’automobile" è un olio su tela, che appartiene ad una serie di quadri iniziata dall’artista, tra 1913 e il 1914. Questi dipinti avevano come tema centrale la scansione della velocità dell’automobile, che Balla studiò e raffigurò in diverse espressioni e formati. IL movimento meccanico dell’automobile, fu per Giacomo Balla un elemento essenziale per rappresentare la velocità secondo i concetti teorici del Futurismo. Se la si osserva con attenzione si nota, in quest’opera, il prevalere, in primo piano, del moto sinusoidale delle ruote di un’auto. Era questa una caratteristica ricorrente in molti lavori di Balla del 1913, ma qui, di assolutamente unico, risulta il fondo del quadro. Le arcate sul fondo del quadro sono presenti solo in questo acquerello. Forse erano elementi del disegno di un ponte precedentemente schizzato o forse volevano rappresentare la volontà dell’artista di raffigurare tracce di rovine di antiche costruzioni romane.
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(Salvatore Quasimodo)
Uomo del mio tempo Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. (Salvatore Quasimodo)
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Il quadro è “Incuneandosi nell’abitato” del pittore futurista Tullio Crali, dipinto nel 1939 e conservato presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Rappresenta la figura di un uomo di spalle al comando di un aereo, dal quale si può osservare, attraverso i vetri, la città all’esterno fittamente edificata da grattacieli. Sembra che il pilota stia andando in picchiata sulla città, infatti quest’opera è nota anche come: In tuffo sulla città.
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FUTURO Un irresistibile voglia di domani io sono, tu sei, noi saremo: futuro semplice. Ho intinto la penna nell’inchiostro dell’oggi per scrivere le parole del domani. Voglio colorare il mio mondo di pennellate “blu futuro”. Non tardare: il futuro arriva presto; guardo avanti perché il futuro è già iniziato.
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Il ciclista
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MOTIVAZIONE Ho scelto questa opera perché dà l’impressione che il ciclista rappresentato stia andando verso il domani, verso l’innovazione.
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