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Corso Antincendio 17 aprile 2013
Istituto Comprensivo Statale CENTRO 1
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Premessa Il testo unico sulla sicurezza, tra gli obblighi del datore di lavoro, anche quello relativo alla formazione e informazione dei lavoratori. Tale informazione riguarda, tra l'altro, anche le procedure da seguire in caso di emergenza incendio. Queste slides costituiscono il primo tassello, basilare ma non esaustivo, della materia che ogni lavoratore deve conoscere per lavorare meglio e in sicurezza.
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Il Fuoco II fuoco è la manifestazione visibile con emissione di calore e luce di una reazione chimica, la combustione, che avviene tra due sostanze diverse: il combustibile e il comburente costituito generalmente dall’ossigeno contenuto nell’aria. Le conseguenze di una combustione sono la emissione nell’ambiente di prodotti di combustione, e di un sensibile quantitativo di calore ad elevata temperatura.
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Il combustibile II combustibile è una sostanza in grado di bruciare; può essere allo stato solido (carbone, legno, carta, etc.) liquido (alcool, benzina, gasolio, etc.) o gassoso (metano, idrogeno, propano, etc.). Perché la combustione abbia luogo, il combustibile deve trovarsi allo stato gassoso. Fanno eccezione il carbonio sotto forma di carbone e pochi altri elementi metallici come il magnesio.
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Il comburente Il comburente è la sostanza che permette al combustibile di bruciare. Generalmente è l'ossigeno contenuto nell’aria.
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Temperatura d’infiammabilità
La temperatura di infiammabilità è la minima temperatura alla quale il combustibile emette vapori in quantità tale da formare con il comburente una miscela incendiabile. Per i combustibili che reagiscono direttamente allo stato solido, quali il carbone e alcuni metalli, tale temperatura corrisponde al valore a cui la superficie del combustibile inizia ad interagire con l'ossigeno dell'aria.
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Combustione Il fenomeno della combustione può essere rappresentato con l'immagine di un triangolo i cui lati indispensabili per costruire la figura geometrica e quindi indispensabili per ottenere una combustione sono il combustibile, il comburente e il valore della temperatura (innesco).
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I prodotti della combustione
I prodotti della combustione sono: fiamme con emissione di energia sotto forma di calore ad elevata temperatura e pericolo di scottature e di ustioni fumi una serie di prodotti secondari che, nella combustione dei più comuni materiali infiammabili, risultano essere: ANIDRIDE CARBONICA (C02) per combustione completa (abbondanza di ossigeno alla combustione) OSSIDO DI CARBONIO (CO) per effetto di combustione incompleta (carenza di ossigeno). VAPORE ACQUEO (H20) ANIDRIDI SOLFOROSA E SOLFORICA (S02 ed SO3) in presenza di combustibili contenenti zolfo. CENERI costituite da prodotti vari mescolati con materiali incombusti che in parte si disperdono nell'aria sotto forma di aerosol con effetti a volte visibili e configurati come fumo.
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Effetti della fiamma e del calore
- Il calore irradiato dalla fiamma provoca ustioni se la temperatura della pelle supera per un minuto i 65°C; A temperatura maggiore di 70°C l’ambiente diventa invivibile; A temperatura ambiente intorno ai 150°C il tempo di sopravvivenza è di qualche minuto se l’aria è secca, se è presente umidità il tempo di sopravvivenza decresce.
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Effetti dei gas di combustione
Anidride carbonica : asfissia se in concentrazione maggiore del 5%; Ossido di carbonio : presente nell’atmosfera in concentrazione di 10 ppm, produce nausea a 200ppm e mal di testa a 300ppm;alla concentrazione dell’1,2% provoca la perdita della coscienza seguita da decesso; Acido cianidrico : nocivo in concentrazioni superiori a 100ppm; Idrogeno solforato : gas caratterizzato dall’odore di uova marce, produce vertigini e vomito; Ammoniaca : provoca gravi disfunzioni e decesso dopo mezz’ora in atmosfera con concentrazioni maggiori fra i 2500 e i 6500 ppm; Acido cloridrico : provoca il decesso in pochi minuti in concentrazioni maggiori di 1500 ppm;
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Protezione delle vie respiratorie
I fumi non sufficientemente evacuati, abbassando il contenuto percentuale dell’ossigeno nella aria, possono costituire un rischio per la sopravvivenza. Oltre a questo per deficienza di ossigeno la combustione genera gas di distillazione dovuti alla alta temperatura, o gas parzialmente ossidati (monossido di carbonio) che se accumulati nell’ambiente sono tossici e possono provocare la morte. In caso di incendio è necessario, per prevenire effetti dannosi, usare dispositivi di protezione per la respirazione.
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L’attrezzatura più semplice è la maschera filtrante da applicarsi su bocca e naso che serve esclusivamente a proteggere le vie respiratorie dalle polveri non avendo alcuna efficacia sui gas.
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La maschera a filtro supera l’inconveniente del filtraggio delle polveri e/o aerosol molto fini, nonché,con l’applicazione del filtro,all'incapacità di agire sui gas.Non protegge gli occhi che in ambiente inquinato risultano sempre essere aggrediti per la loro delicatezza organica. La funzione della maschera in figura è quella di permettere l’ aspirazione dell’ aria attraverso il filtro che , dotato di valvola a senso unico di passaggio, viene applicato all’attacco indicato dalla freccia rossa. L’ espulsione avviene dalle uscite laterali dotate anch'esse di valvola (freccia verde). Il filtro esercita una resistenza al passaggio dell'aria per cui in caso di lavori pesanti che provocano affanno l’attività deve essere periodicamente interrotta con intervalli di riposo.
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La tabella seguente illustra i filtri normalmente usati in specifiche situazioni :
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Nella maschera a pieno facciale l’aria entra nel senso della freccia rossa attraverso il filtro attraversa la prima valvola di non ritorno e fuoriesce per vie interne dalle aperture forate segnate in verde e poste al di sotto dell’elemento trasparente. Questo accorgimento permette di lambire con aria fresca, ancora priva della umidità di rilascio della respirazione, il visore rendendolo immune da appannamenti L’aria entra nell'apparato respiratorio e viene espulsa nel senso della freccia blu, dotato anch’esso di valvola di passaggio a senso unico.
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Classificazione dei fuochi
Ai fini della individuazione delle caratteristiche dei fuochi si è elaborata la seguente tabella CLASSE NATURA DEL FUOCO A Fuochi di materie solide, generalmente di natura organica, la cui combustione avviene normalmente con produzione di braci che ardono allo stato solido (carbone). B Fuochi di liquidi o di solidi che possono liquefarsi (cera, paraffina, ecc.) C Fuochi di gas D Fuochi di metalli (magnesio, alluminio, ecc.) E Fuochi di natura elettrica
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Classe "A" La classe "A" si rappresenta con il cartello
che in base al Decreto Ministeriale (G.U. n° 201 del ) deve essere utilizzato per etichettare gli estintori idonei allo spegnimento di fuochi di questa categoria.
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Il fuoco di classe "A" è caratterizzato dalla presenza di combustibile solido dotato di forma e volume proprio. La combustione è spesso luminescente con produzione di brace e bassa emissione di fiamma. Questa caratteristica è tipica della combustione dei vapori di distillazione emessi per il calore dal solido in combustione. L'azione estinguente viene esercitata con sostanze che si depositano sul combustibile che essendo solido è in grado di sostenere l'estinguente senza inghiottirlo e/o affondarlo al suo interno
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Classe “B” La classifica 'B" si rappresenta con il cartello
Che è riportato sull’etichetta degli estintori idonei allo spegnimento dei fuochi di questa categoria.
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La caratteristica peculiare dei combustibili che partecipano a questo tipo di combustione è quella di possedere un volume proprio ma non una forma propria. Appare perciò evidente che, per ridurre la possibilità di espansione dell’incendio alle aree limitrofe, sia necessaria una azione di confinamento del combustibile. Un buon estinguente, per questo tipo di fuoco, deve, oltre all’azione di raffreddamento, esercitare una azione di soffocamento individuabile nella separazione tra combustibile e comburente. Gli estinguenti che vengono inghiottiti dal pelo del liquido in fiamme non possono essere usati per l’estinzione .Ad esempio l'acqua, in quanto più pesante, non può essere utilizzata in caso di incendio di benzina.
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Classe “C” La classifica "C" si rappresenta con il cartello
che serve per etichettare gli estintori idonei allo spegnimento dei fuochi di questa categoria.
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Caratteristica peculiare dei combustibili è quella di essere gassosi ossia di non possedere né forma né volume proprio. I gas combustibili sono molto pericolosi se miscelati in aria per la possibilità di generare esplosioni. L'azione estinguente si esercita mediante azione di raffreddamento, di separazione e di inertizzazione della miscela gas-aria. Infatti al di fuori di ben precise percentuali di miscelazione di gas combustibile non brucia.
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Classe “D” I fuochi di classe “D”, il cui simbolo grafico è sotto riportato, si riferiscono a particolarissimi tipi di reazione di solidi, per lo più metalli, che hanno la caratteristica di interagire, anche violentemente, con i comuni mezzi di spegnimento, in particolare con l'acqua.
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I più comuni elementi che danno luogo a questa categoria di fuochi sono i metalli quali il magnesio,il manganese e l'alluminio (quest’ultimo solo se in polvere fine) e i metalli alcalini quali il sodio, il potassio e il litio. Vengono classificati fuochi di questa categoria anche le reazioni dei perossidi, del clorati e dei perclorati. Le classificazioni fatte fino ad ora sono conformi alla norma Eurostandard EN2.
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Classe “E” gli estintori caratterizzati con il cartello sotto riportato, sono abilitati all’intervento su apparecchiature sotto tensione.
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Tale categoria può interessare fuochi di apparecchiature elettriche e dei loro sistemi ausiliari.
La normativa Eurostandard EN2 non comprende tale simbologia La dicitura è usata normalmente in quanto fornisce un elemento utile per valutare l’usabilità dell’ estintore in riferimento alla tensione dichiarata sull’etichetta. .
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La Prevenzione degli Incendi
Studia i provvedimenti atti a prevenire, segnalare a estinguere un incendio o a ridurne la propagazione; I provvedimenti attuabili sono: - la prevenzione ossia la riduzione della probabilità che un incendio possa insorgere - la protezione passiva e attiva ossia la riduzione degli effetti su persone e strutture.
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Misure atte a ridurre la probabilità
TECNICHE - impianti a regola d’arte; - messa a terra impianti, strutture e masse metalliche - impianti contro gli effetti delle scariche atmosferiche; - ventilazione ambienti in presenza di vapori, gas o polveri infiammabili; - adozione di dispositivi di sicurezza. ORGANIZZATIVE - mantenimento ordine e pulizia; - controlli su impianti e misure sicurezza; - adozione piano sicurezza; - informazione e formazione dei lavoratori
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Protezione Passiva insieme delle misure di protezione che non richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto quali l’adozione di - barriere antincendio: - ubicazione dell’edificio; - distanze di sicurezza esterne ed interne; - muri tagliafuoco, schermi etc. - strutture aventi caratteristiche di resistenza al fuoco commisurate ai carichi d’incendio - materiali classificati per la reazione al fuoco - sistemi di ventilazione - sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamento ipotizzabile dell’ambiente di lavoro e alla pericolosità delle lavorazioni
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Protezione Attiva E’ costituita dall’insieme delle misure di protezione che richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto. Sono finalizzate alla precoce rilevazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento dello stesso. Ad esempio: - estintori - rete idrica antincendio - impianti di rivelazione automatica d’incendio - impianti di spegnimento automatici - dispositivi di segnalazione e d’allarme - evacuatori di fumo e calore
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Mezzi di protezione attiva
I mezzi di protezione presenti nei luoghi di lavoro frequentati dal personale comunale sono: - estintori - idranti - rilevazione ed estinzione incendio in alcuni ambiti
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Estinzione L’estinzione è provocata dalla mancata presenza di uno degli elementi fondamentali ossia del combustibile o del comburente o della temperatura d’innesco. E’perciò possibile ottenerla mediante: - esaurimento o sottrazione del combustibile o del comburente; - raffreddamento al di sotto della temperatura di accensione - una combinazione dei due - inibizione chimica della fiamma
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Agenti estinguenti acqua raffreddamento polveri soffocamento raffreddamento anidride carbonica “ idrocarburi alogenati catalisi negativa schiume separazione comburente azoto e vapore acqueo soffocamento
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Mezzi di estinzione Le principali attrezzature per lo spegnimento degli incendi sono realizzate da tubazioni flessibili avvolte e collegate ad erogatori capaci di lanciare l'acqua a distanza e perciò chiamate "lance". L’acqua per l’alimentazione delle lance è fornita dalla rete antincendio alimentata dall’acquedotto comunale o dalla vasca di accumulo tramite impianto di pompaggio. Nell’immagine viene illustrato un naspo costituito da un tubo arrotolato su apposito raccoglitore con la lancia di erogazione alla estremità.
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Avvertenze e limitazioni
L'acqua è un buon conduttore di elettricità e pertanto non può essere usata in presenza di apparecchiature sotto tensione. L'acqua non può essere usata contro fuochi di classe "C" (gas) L'acqua non può essere usata contro fuochi di classe "D" (metalli); L'acqua non può essere usata contro fuochi di classe "E"; L'acqua non trova impiego in ambienti a temperatura inferiore a 0°C. Le attrezzature antincendio debbono essere sempre accessibili e senza alcun elemento di arredo o di servizio che possa renderne più difficile l'accesso.
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Altri strumenti per aggredire l'incendio sono gli estintori che possono essere caricati con vari agenti estinguenti come schiuma, polvere, anidride carbonica o liquidi alogenati. ATTENZIONE L'estintore a schiuma non può essere usato verso incendi che potrebbero essere interessati da apparecchiature sotto tensione e l’uso degli estintori ad anidride carbonica o a liquidi alogenati deve essere sempre seguito da una abbondante aerazione del locale interessato dalla scarica.
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Caratteristiche Gli estintori oltre a diversificarsi per tipo e qualità di estinguente sono caratterizzati da diverse taglie dimensionali. Gli estintori portatili hanno un contenuto di estinguente. "minimo” di 500 grammi e massimo di 10 kg. Per maggiori prestazioni vengono realizzate apparecchiature, poste su ruote, i carrellati, con capacità di 25, 50 e 100 kg. La teoria insegna e la pratica conferma che lo spegnimento dell'incendi è determinato soprattutto dalla potenza d’intervento. L'azione di un estintore di grande potenzialità è molto più efficace di molti piccoli interventi di estintori portatili inadatti a portare termine ,in modo completo e decisivo, l'estinzione del focolaio.
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Estintori portatili d’incendio
Una delle attrezzature antincendio più diffuse ed utilizzate per intervenire sui principi di incendio sono gli estintori portatili, particolarmente preziosi per la prontezza di impiego e l’efficacia. Nei piccoli incendi ed in caso di primo intervento può essere sufficiente l’utilizzo di uno o al massimo due estintori . Per incendi più gravi l’utilizzo degli estintori può essere utile per impedire o rallentare la propagazione delle fiamme in attesa dell’utilizzo di mezzi antincendio più potenti che hanno generalmente tempi di approntamento più lunghi.
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Estintore a polvere
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Estintore a CO2
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ESTINTORI - Azione ed uso
La valutazione della capacità di un estintore va commisurata alle sue reali possibilità di azione. La relazione che lega un ambiente da proteggere all'estintore è definita secondo due criteri: tipo di estinguente che deve essere appropriato alle possibili combustioni che possono verificarsi secondo ipotesi di maggior rischio; capacità di erogazione commisurata alla entità “ credibile” del danno.
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Regole generali per l’utilizzo degli estintori portatili
azionare l’estintore ad una distanza dalla fiamma compatibile con l’intensità del calore emanato dalla fiamma stessa e colpire il focolare con la massima efficacia del getto; dirigere il getto dell’agente estinguente alla base della fiamma; agire in progressione iniziando a dirigere il getto sulle fiamme più vicine per poi proseguire verso quelle più distanti; durante l’erogazione muovere leggermente a ventaglio l’estintore ; se l’incendio coinvolge un liquido, operare in modo che il getto non causi la proiezione del liquido che brucia al di fuori del recipiente; ciò potrebbe causare la propagazione dell’incendio operare sempre sopra vento rispetto al focolare
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in caso di impiego contemporaneo di due o più estintori gli operatori non devono mai operare da posizione contrapposta ma muoversi preferibilmente verso una unica direzione o operare da posizioni che formino un angolo rispetto al fuoco non superiore a 90° in modo da non proiettare parti calde, fiamme o frammenti di materiale in combustione contro gli altri operatori evitare di procedere su terreno cosparso di sostanze facilmente combustibili operare a distanza di sicurezza, esaminando quali potrebbero essere gli sviluppi dell’incendio ed il percorso di propagazione più probabile delle fiamme indossare i mezzi di protezione individuale prescritti
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nell’utilizzo di estintori in locali chiusi assicurare l’operatore ad una corda che ne consenta il recupero in caso di infortunio non impiegare ascensori o altri mezzi meccanici per recarsi o scappare dal luogo dell’incendio procedere verso il focolaio di incendio assumendo una posizione il più bassa possibile per sfuggire all’azione nociva dei fumi prima di abbandonare il luogo dell’incendio verificare che il focolaio sia effettivamente spento e sia esclusa la possibilità di una riaccensione abbandonare il luogo dell’incendio, in particolare se al chiuso, non appena possibile
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EFFICIENZA DEGLI ESTINTORI
Perché l'estintore si dimostri efficace è necessario porre attenzione alle modalità di impiego.
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Spegnimento di un liquido infiammabile con estintore portatile
La quantità di estinguente è limitata e la capacità non è miracolosa. Occorre che il massimo del contenuto sia indirizzato al cuore della combustione senza realizzare azioni pericolose nell’azionarlo. La figura a lato rappresenta un intervento per lo spegnimento di un liquido infiammabile quale benzina , kerosene o altro. L'azione dell'estinguente va indirizzata verso il focolaio nella direzione sopra indicata ponendosi ad una distanza tale che l'effetto dinamico della scarica trascini le fiamme tagliandone l'afflusso dell'ossigeno.
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Occorre inoltre fare molta attenzione a non colpire direttamente e violentemente il pelo libero del liquido per evitare lo sconvolgimento e spargimento del combustibile incendiato oltre i bordi del contenitore e l'estensione dell'incendio
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Spegnimento di combustibili solidi
Nel caso dei combustibili solidi il comportamento sarà diverso non sussistendo la possibilità di aumentare, con troppa facilità, la combustione. L'angolo di impatto in questo caso va notevolmente accentuato per migliorare la penetrazione della polvere estinguente all'interno della zona di reazione. Se non si ha la certezza della "pezzatura"del combustibile e della sua densità occorrerà effettuare una prova per accertare che l’impatto dinamico, esercitato dall’estintore sia nei liquidi che nei solidi, non abbia effetti di proiezione di parti calde e/o infiammate che potrebbero causare ulteriori piccoli focolai capaci di vanificare l'azione di estinzione in atto.
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Spegnimento in operazioni complesse
A volte l'azione di spegnimento può risultare più complessa e la direzione del getto richiedere continue variazioni per raffreddare zone diverse tutte interessate all’inizio d'incendio. In questi casi solo l'esperienza ed un costante esercizio possono suggerire la migliore condotta da seguire per valorizzare al massimo le caratteristiche dell'estintore in uso.
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Precauzioni essenziali nell’utilizzo degli estintori
il fuoco va affrontato controvento da non più di tre persone sul medesimo lato L’estintore va usato partendo dalla periferia dell’incendio, dirigendo il getto alla base delle fiamme da distanza corretta - nell’uso si deve evitare di disperdere fiamme o combustibile.
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ATTENZIONE ! Il focolaio appena estinto non va mai abbandonato se non dopo un periodo di tempo tale che il suo riaccendersi sia impossibile. Va sempre ispezionata l'intera zona incendiata smassando le ceneri e tutte le parti parzialmente combuste per verificare con assoluta certezza che il fuoco sia spento. Il calore potrebbe rimanere conservato a lungo all'interno della massa apparentemente spenta che può riprendere a bruciare alla prima occasione. Gli estintori se lasciati a terra possono costituire pericolo. Vanno appesi al loro gancio e segnalati con cartelli per una immediata individuazione
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Protezione passiva Le misure di protezione riguardano la:
- Resistenza al fuoco classificazione REI Reazione al fuoco classi 0,1, 2, 3, 4,5 Compartimentazione impedimento alla propagazione Confinamento adozione distanze di sicurezza Accesso automezzi di soccorso Vie di esodo Illuminazione di sicurezza e di emergenza
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RESISTENZA AL FUOCO
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Definizione Per separare con strutture di difesa un locale dall'altro ed avere riferimenti per verificare l'efficienza delle separazioni, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha definito i criteri di misura della resistenza al fuoco delle strutture. La resistenza al fuoco è la capacità di una struttura /porta, solaio, parete, di resistere alla sollecitazione termica di un incendio campione per un periodo di tempo definito. Gli intervalli di tempo stabiliti sono 15, 30, 45, 60, 90, 120, e 180 minuti primi.
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Le classifiche di resistenza sono "R", "E", ed "I“:
R rappresenta la stabilità ossia l'attitudine a mantenere le proprie capacità meccaniche sotto l'azione termica di uno sviluppo di incendio conforme alla curva standard e per il tempo in minuti dichiarato. E indica la capacità dell'elemento strutturale di impedire, ed al tempo stesso non produrre, il passaggio di fiamme, vapori, e gas caldi oltre il lato non esposto all'incendio per un tempo non superiore alla indicazione in minuti. I definisce poi la prerogativa di impedire, nel tempo non superiore alla indicazione in minuti primi, il passaggio di calore anche sotto forma di irraggiamento; questo parametro rappresenta l'innalzamento della temperatura della faccia non esposta.
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Dire che una porta è REI 120 significa avere la certezza di resistenza, impermeabilità ai fumi e barriera al calore per 120 minuti. Dire che una parete in muratura è R 180 significa che la struttura rimane indenne alla esposizione dell'incendio per 180 minuti ma non garantisce dalla possibilità del passaggio dei fumi e del calore che l’attraversano.
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LE VIE DI FUGA
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Le uscite di sicurezza Le porte di uscita devono avere una larghezza sufficiente a garantire il passaggio di quanti si trovano normalmente in uno stesso ambiente. Nel caso di ambienti solitamente frequentati da non oltre 25 persone e con attività di tipo normale è sufficiente che il locale sia dotato di almeno una uscita con una larghezza di passaggio non inferiore a 0,80 m. In quanto in questa situazione non si creano resse e non è necessario assicurare che l'anta della porta debba aprirsi ruotando verso l'esterno. È sufficiente assicurare una facile apertura priva di serramenti capaci di blocco.
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Nel caso di presenza superiore alle 25 persone la porta assume la larghezza minima di 1,20 e le ante, in considerazione del possibile effetto ressa, dovranno aprirsi verso l'esterno ed essere prive di serramenti che possano in qualche modo mantenerne bloccata l'apertura. Quando si superano le 50 persone è necessario dotare il locale di almeno due uscite che debbono aprirsi verso l'esterno ATTENZIONE “Una porta di sicurezza non deve avere serramenti o chiusure che possano impedire la libera e facile apertura” e i serramenti debbono essere apribili con semplice manovra da ambedue i lati.
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I percorsi d’esodo Le vie di esodo non debbono mai essere intralciate da ostacoli che ne riducano il passaggio o che costituiscano impedimento al normale deflusso delle persone. La sezione di passaggio da una porta di sicurezza al luogo sicuro deve essere e rimanere costante. I percorsi di uscita devono essere sempre segnati con appositi cartelli verdi con figure in bianco, lungo la strada da seguire dal posto di lavoro al luogo sicuro.
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I segnali di salvataggio
I segnali di salvataggio sono composti da simboli grafici in campo verde.
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LA SEGNALETICA
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DIVIETO, AVVERTIMENTO, PRESCRIZIONE, ATTREZZATURE ANTINCENDIO
II Decreto Legislativo n. 493 del 14 agosto 1996 che recepisce la Direttiva 92/58/CEE ed abroga il D.P.R. n. 524 dell'8 giugno 1982, stabilisce le caratteristiche della segnaletica di sicurezza sul luogo di lavoro. INDICAZIONI DI PERICOLO La Direttiva 93/21 /CEE (XVIII adeguamento, ali. II Direttiva 67/548/CEE) ha identificato con i simboli riportati in seguito, corrispondenti a criteri di rischio. I cartelli possono anche essere accompagnati dal segno (+) che rafforza l'indicazione. Ad esempio con questo segno l'infiammabile diviene estremamente infiammabile, il tossico fortemente tossico ecc.
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ETICHETTE DI PERICOLO PER MERCI IN TRASPORTO
L'ADR edizione 95 riporta le indicazioni obbligatorie per l’individuazione delle merci durante il trasporto su strada, con riferimento alla combustione, agli effetti sull'uomo e alla radioattività.
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