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PubblicatoGenevra Lisa Modificato 11 anni fa
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MARCO SANTAMBROGIO, MANUALE DI SCRITTURA (NON CREATIVA), 2006, LATERZA
Riduzione da MARCO SANTAMBROGIO, MANUALE DI SCRITTURA (NON CREATIVA), 2006, LATERZA
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Indice Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici Come si convince il lettore Come si costruisce una argomentazione Le migliori argomentazioni possibili Tutti i marinai amano una ragazza bruna Come ragionava Sherlock Holmes La parola che squadri da ogni lato Come si risponde a una argomentazione Come si legge un testo Come si scrive un saggio
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
I testi che hanno come scopo principale quello di trasmettere delle conoscenze o di informare il lettore possono essere molto diversi tra loro. Per trasmettere le proprie conoscenze chi scrive deve soddisfare due condizioni: deve esprimere esattamente quelle sue conoscenze e farsi «capire dal lettore e inoltre deve convincere chi non ne fosse già convinto che le sue sono appunto conoscenze e non semplici opinioni. Chi scrive trattati di anatomia, cartelli stradali e articoli di cronaca non deve fare sforzi per convincere il lettore di sapere quello che scrive: siamo tutti convinti che un cartello stradale collocato nel punto sbagliato sarebbe subito rimosso e normalmente non si pubblicano trattati di anatomia scritti da persone incompetenti o poco scrupolose. Lo storico e il matematico invece non possono pretendere di essere creduti sulla parola. Il primo deve per lo meno citare le sue fonti e mostrare in qualche modo di averle interpretate bene, il secondo deve dare le dimostrazioni delle proposizioni che afferma.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
I saggi sono quel genere di testi che intendono trasferire conoscenze, ma non possono dare per scontato che il lettore creda all'autore senza che gli venga fornita qualche prova o giustificazione. I saggi sono naturalmente di molti tipi diversi. Vi rientrano gli articoli scientifici, a qualunque disciplina appartengano e qualunque ne sia l'impegno e l'interesse, le monografie, le tesi di laurea e di dottorato, ma anche alcuni servizi giornalistici (quelli più impegnativi e di miglior qualità) e molte delle relazioni, delle memorie e dei pareri che un professionista ha occasione di scrivere.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Tutti questi testi, pure differenti per tanti versi, hanno qualcosa di importante in comune: consistono in gran parte o esclusivamente di affermazioni che dicono come stanno le cose, nel passato, nel presente o nel futuro, e forniscono al lettore ragioni per convincersi che le cose stanno proprio nel modo che si dice. In altre parole, affermano come vere certe cose e cercano di provare le proprie affermazioni. Naturalmente avere qualcosa di vero da dire non è una ragione sufficiente per scrivere un saggio: bisogna che le cose da dire siano interessanti e quindi nuove, almeno per alcuni lettori. Ma la novità e l'interesse dei contenuti riguardano la qualità di ciò che si scrive. Un saggio rimane un saggio anche se non ha niente di nuovo da dire.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Gli argomenti distinguono invece profondamente i saggi tra loro. C'è una bella differenza tra un articolo di matematica, ad esempio, e un libro di storia, non solo nella forma e nello stile, ma anche nel tipo di prove portate a sostegno della verità delle affermazioni. Noi insisteremo tuttavia più su quello che tutti i saggi hanno in comune che su quello che li distingue. Non ci si mette a scrivere un saggio senza una preparazione - nemmeno un saggio brevissimo come un servizio per un settimanale - e a maggior ragione un saggio più impegnativo.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Un saggio non è la cronaca di una ricerca: è l'esposizione dei risultati di una ricerca e si scrive solo nel momento in cui questa si è più o meno conclusa. Il lavoro di preparazione comprende molti aspetti oltre allo studio della disciplina a cui appartiene il particolare argomento del saggio e ovviamente allo studio dell'argomento stesso: bisogna conoscere i risultati che altri hanno ottenuto studiando più o meno le stesse cose, saperne valutare il senso, l'attendibilità, la novità, e confrontarli con i risultati della propria ricerca. Non ci si può aspettare di poter fare tutto questo da soli né di farlo tutto in una volta. Scambiare le proprie idee con altre persone, possibilmente più esperte dell'argomento, è importantissimo. Ugualmente importante è procedere per gradi, scrivere i risultati parziali delle varie tappe della ricerca e sottoporli a qualcuno che li sappia giudicare. La tesi di laurea non fa eccezione a questa regola generale.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
La tesi di laurea arriva alla fine di un percorso in cui si sono studiate diverse discipline e più in profondità quella in cui ci si laurea. Si dovrebbe aver già appreso la tecnica di scrittura di saggi più brevi ed avere abitudine a discuterli con gli esperti (i professori, in questo caso), nonché a riscriverli tenendo conto delle loro critiche. Senza questo lavoro preparatorio è un'illusione pensare di poter scrivere qualcosa di buono e si va incontro a grandi frustrazioni. Anche una volta conclusi gli studi universitari e acquisita l'esperienza professionale, si dovrà procedere nello stesso modo quando si svolgono ricerche più impegnative di cui si vogliono pubblicare i risultati.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Ci sono differenze nel grado di difficoltà e di impegno, ma non di metodo, tra una tesi di laurea e un saggio destinato alla pubblicazione, come pure tra una tesi di laurea e una tesina per un esame. Esiste anche una sostanziale somiglianza tra un saggio accademico ed una relazione che un professionista, qualunque sia il suo campo, deve scrivere per diversi scopi nel corso della sua vita professionale. Al di là di certe differenze di lunghezza e impegno nelle ricerche preliminari, qualunque saggio deve essere documentato, preciso, attendibile e deve anche dimostrare a chiunque lo legga di essere ciascuna di queste cose.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Sui contenuti di un saggio non possiamo dire nulla in generale, invece si deve porre attenzione alle questioni di metodo, che valgono per tutti i settori di ricerca e qualunque sia il livello della ricerca. Come deve essere distribuito il materiale, che cosa deve andare all'inizio e che cosa alla fine, quanto devono essere lunghi i capitoli, le sezioni, i paragrafi? Sono anche di questo tipo gli interrogativi a cui dare risposta. Ma prima di mettersi a scrivere bisogna sapere che cosa è in generale un saggio, a che cosa soprattutto deve mirare e che cosa si aspetta di trovarvi un lettore.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Cominciamo a dire che cosa non è la tesi di laurea. Non è, in primo luogo, un'opera letteraria. Non è il resoconto di vissuti o esperienze soggettive, né l'espressione di opinioni personali dell'autore, di impressioni e apprezzamenti non sorretti da solide motivazioni, né la narrazione di eventi, individuali o collettivi, di cui non si sia in grado di documentare la veridicità. Non è un'occasione per esibire capacità di scrittura letteraria.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Le qualità letterarie sono secondarie. Se poi per qualità letterarie si intendesse una scrittura ricercata e ricca di artifici retorici e un'aggettivazione abbondante, bisognerebbe dire che è meglio che la tesi non abbia qualità letterarie. Non è un'occasione per esibire la vastità del materiale documentario raccolto, né delle proprie letture. Non è neppure una testimonianza delle fatiche che il suo autore si è sobbarcato, né della sua buona volontà. Un errore frequente è quello di credere che l'autore debba mostrare di essere consapevole della complessità dell'argomento trattato e della sua difficoltà; probabilmente ha origine da qui l'idea di dover menzionare il maggior numero possibile di testi e anche la scelta stilistica di usare un linguaggio difficile, con periodi complessi, invece di mirare alla massima chiarezza.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Una tesi è un contributo scientifico, un tentativo cioè di far avanzare la conoscenza su un particolare argomento, dicendo per lo meno qualcosa di vero e di interessante. Naturalmente non tutte le tesi meritano di essere pubblicate e anche quelle poche (generalmente, tesi dottorali) che lo saranno, in una forma o nell'altra, dovranno essere trasformate, dopo essere state presentate e discusse, e richiederanno ancora parecchio lavoro prima della pubblicazione. Tuttavia la natura della tesi è esattamente la stessa di un qualsiasi lavoro scientifico che meriti di essere pubblicato.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Dire qualcosa di vero e di interessante però non è sufficiente. Si richiede almeno un'altra cosa. Supponiamo che due persone in un giorno dell'ottobre 2004 abbiano fatto una scommessa sul vincitore delle elezioni presidenziali americane — Bush contro Kerry. Tutti i sondaggi davano i due candidati alla pari, con un alto numero di indecisi. Entrambe si dicono certe della vittoria del proprio candidato. Quando avranno luogo le elezioni, una e una sola delle due potrà dire di aver avuto ragione. Tuttavia non potrà dire di aver saputo nell'ottobre del 2004 che il proprio candidato avrebbe vinto.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
La sua era solo una credenza o una congettura. Non importa che in seguito si sia rivelata corretta, cioè vera: poiché non si era in condizioni di escludere la possibilità di un errore, si trattava di qualcosa di meno di una vera e propria conoscenza. Un contributo scientifico deve essere costituito da un complesso di affermazioni vere, interessanti e giustificate mediante prove. Portare prove per giustificare una o più affermazioni è quello che si dice argomentare.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
L'obiettivo centrale è spiegare come si deve argomentare. Che cosa conti come contributo interessante è un concetto molto relativo. Persone diverse, anche se lavorano negli stessi campi scientifici e sugli stessi argomenti, possono trovare interessanti cose molto diverse. In parte (ma solo in parte) l'interesse di una ricerca dipende dalla sua difficoltà ed i limiti di tempo che si impongono alla stesura della tesi di laurea rendono improbabile che i risultati ottenuti siano interessanti per la comunità scientifica che lavora sugli stessi argomenti.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
L'obiettivo resta comunque quello di dire qualcosa di interessante, anche se in una tesi si può avanzare solo fino a un certo punto in quella direzione. In ogni caso, dell'interesse del tema deve preventivamente giudicare il docente che lo assegna, poiché è la sua esperienza scientifica e la sua conoscenza dello stato delle ricerche nel settore che gli consente di valutare.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Il fatto che l'obiettivo sia quello di dire qualcosa che sia vero, interessante e giustificato da prove o argomentato impone alla tesi di soddisfare certe condizioni. In primo luogo, la tesi non può limitarsi a ripetere cose già dette da altri: deve invece dire cose nuove, poiché solo le cose nuove sono interessanti. Quindi è escluso che si possa copiare letteralmente da altri testi, in tutto o in parte, ma è esclusa ogni forma di plagio comunque mascherato.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Trovare una cosa nuova e interessante da dire e argomentarla è già abbastanza difficile. Una tesi deve dire una cosa nuova. Deve avere cioè un punto centrale. Questo punto centrale – un’affermazione o un complesso di affermazioni - costituisce propriamente la tesi. Per il fatto che la tesi da sostenere con una argomentazione è il suo punto centrale, quella che si dovrebbe chiamare «dissertazione di laurea» si chiama per metonimia «tesi di laurea». La discussione davanti la commissione si chiama «difesa della tesi».
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Anche se ci deve sempre essere un punto centrale (una tesi da argomentare), non è detto che si debba trattare di una scoperta o di un risultato sorprendente. Si possono dire cose nuove e interessanti anche senza vere e proprie scoperte. È un risultato interessante e utile anche solo specificare esattamente in che cosa consista il problema e spiegare perché sia così difficile risolverlo, e poi mettere ordine nella letteratura (o, più saggiamente, in una sua piccola parte) raggruppando per somiglianze le diverse soluzioni proposte, mettendone in luce comparativamente pregi e difetti.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Fare chiarezza nella letteratura su un problema non è proprio una cosa semplice. Spesso è difficile perfino fare chiarezza su un singolo libro o un singolo articolo di un autore, e non soltanto nel caso dei classici. Pressoché infiniti sono anche i modi in cui si può far chiarezza. Perciò, prima di arrivare alla tesi, gli studenti dovrebbero esercitarsi a sezionare o ad analizzare i testi e a metterli a confronto.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Come non si fa ordine nella letteratura su un dato argomento esponendo semplicemente, uno dopo l'altro, i vari contributi, così non si discute un testo facendone semplicemente un riassunto ottuso. Un riassunto intelligente di un testo è una cosa impegnativa: si tratta per lo meno di individuare la tesi principale e l'argomentazione che la giustifica, la quale a sua volta può contenere tesi secondarie e argomentazioni accessorie. Bisogna distinguere i punti importanti da quelli secondari e capire come è costruito il testo. Anche nel caso di una tesi che si proponga solo di fare una rassegna della letteratura esistente su un argomento dato (o di una sua piccola parte), bisogna prevedere un lavoro analogo: distinguere le cose importanti da quelle secondarie e fare ordine.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Da qualche parte ci deve essere una tesi centrale da argomentare: bisogna dimostrare che il particolare ordine in cui si è scelto di disporre i vari contributi che costituiscono la letteratura su un argomento è un buon ordine, che fa avanzare la nostra comprensione e le nostre possibilità di risolvere i problemi. Si potrebbe mettere in dubbio che qualunque dissertazione di laurea debba proporsi come obiettivo la difesa di una tesi. Cioè, si potrebbe pensare che un buon soggetto per una tesi possa consistere anche in un semplice resoconto di un evento storico, di una esperienza (educativa, imprenditoriale, personale...) o di un fenomeno (sociale, culturale, psicologico...). Anche la semplice stesura di un elenco, di un catalogo o di un indice potrebbe costituire di per sé un obiettivo adeguato per una tesi di laurea.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Non è vero che una dissertazione sulla semplice stesura di un elenco, di un catalogo o di un indice potrebbe fare a meno di formulare e di argomentare una tesi. Anche qualora si trattasse di fare solo un elenco o di dare solo una descrizione, sarebbe comunque implicita nella dissertazione l'affermazione che l'elenco sia corretto e completo e la descrizione sia fedele. Qualcuno potrebbe dubitare dell'una o dell'altra cosa. Una parte importante della dissertazione - anzi, la parte centrale - dovrà allora essere dedicata a disperdere questi dubbi e a fornire ragioni convincenti perché il lettore riconosca la verità di quella affermazione implicita.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
In genere, il relatore della tesi assegna allo studente un titolo o un tema che giudica per qualche ragione interessante. Lo studente, dopo aver letto e meditato la letteratura relativa, dopo aver (eventualmente) raccolto i dati empirici pertinenti (in filosofia, non ci sono dati empirici da raccogliere), si fa un'idea generale dell'argomento. Non è sufficiente che racconti semplicemente quello che ha capito lui della cosa, ancor meno le sue reazioni soggettive e riflessioni sparse. Come minimo, deve fare un quadro esauriente e ordinato del materiale raccolto.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Lo studente farà bene a leggersi per prima cosa i testi fondamentali relativi al tema (letteratura primaria) e poi, ovviamente, quello che gli altri hanno detto a proposito dei testi relativi al tema (letteratura secondaria). Dopo essersi fatto un'idea del ventaglio delle possibili concezioni del proprio tema, lo studente avanzerà una congettura. Si chiederà ora se questa congettura sia vera. Supponiamo che ne sia personalmente, anche se forse solo provvisoriamente, convinto e decida quindi di farne la tesi centrale della sua dissertazione. Ora si tratta di convincere gli altri (il relatore, la commissione e, idealmente, la comunità scientifica) e anche di dare una base più solida al proprio convincimento. Per far questo dovrà argomentare.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Produrrà i testi rilevanti e li interpreterà; formulerà le altre congetture possibili e cercherà di mostrare la superiorità della propria. Considererà tutte le obiezioni alla propria posizione che riuscirà a immaginare e cercherà di rispondervi. Tutto ciò dovrà essere esposto ordinatamente e con chiarezza Nella dissertazione.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Fin dall'inizio la tesi dovrà essere chiaramente formulata e messa in evidenza Poi dovrà essere formulata con chiarezza la struttura della successiva argomentazione, cioè le diverse parti di cui si compone la difesa della tesi: le prove a favore, le risposte alle possibili obiezioni, e così via. Infine con chiarezza e con ordine le diverse parti dell'argomentazione saranno esposte separatamente.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Una buona argomentazione a favore di una tesi serve a dimostrare che quella tesi è vera. Alcune argomentazioni sono conclusive - mostrano cioè, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la loro tesi è vera. Ma sono rare. Altre riescono solo a muovere uno o più passi in questa direzione, cioè riescono solo a rendere la tesi più credibile di quanto non fosse prima che venisse formulata l'argomentazione, ma non eliminano tutti i dubbi che una persona ragionevole potrebbe nutrire in proposito. Convincere qualcuno di una tesi è indurlo a credere a quella tesi, e cioè a credere che la tesi sia vera. Dunque ogni argomentazione che serve a dimostrare che una tesi è vera è anche una argomentazione che serve a convincere un interlocutore di quella tesi.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Chi si tratta di convincere? La natura di una tesi non è diversa da quella di un saggio pubblicato in una rivista scientifica, se non per il fatto che probabilmente la tesi non è in sé abbastanza nuova, originale e interessante da meritare la pubblicazione e che in genere i saggi pubblicati nelle riviste hanno richiesto ricerche più lunghe e impegnative. La differenza tra una tesi e un articolo scientifico non è una differenza di metodo. Il soggetto della tesi potrebbe avere un interesse più locale, la sua originalità potrebbe essere minore, così come il suo grado di rifinitura, ma in ogni caso uno degli scopi di una tesi di laurea è di mostrare che lo studente ormai sa che cosa sia la ricerca scientifica nel campo che ha scelto e quali siano i metodi seguiti dalla comunità scientifica in quel campo.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Le argomentazioni portate a favore di una tesi devono dunque riuscire a convincere la comunità scientifica, rappresentata dalla commissione giudicatrice dell'esame di laurea. La presenza stessa nella commissione di un certo numero di docenti sta a significare che la comunità scientifica ospita una varietà di posizioni al suo interno e il compito del candidato nel difendere la tesi è di mostrarne il valore e la fondatezza di fronte a ogni sorta di obiezione e dubbio.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Naturalmente le diverse discipline scientifiche hanno standard molto diversi per quanto riguarda il grado di certezza che riescono a conferire ai loro risultati. La certezza che una dimostrazione riesce a fornice a un risultato matematico ha ben poco a che vedere con quella che gli storici sono riusciti a raggiungere finora, ad esempio, sulle diverse congetture riguardo alla fine dell'Età del Bronzo in Grecia. Anche delle congetture, purché sostenute da buoni dati e da ragionamenti plausibili, meritano di essere pubblicate e discussa dalla comunità scientifica. Il compito di chi la propone è di dimostrare che si tratta appunto di una congettura che merita di essere considerata attentamente.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Dire che la tesi sostenuta deve essere resa credibile quanto più è possibile è un'indicazione molto utile per quanto riguarda la struttura della dissertazione. Bisogna tener presente che sugli stessi fatti esistono opinioni, cioè tesi, diverse. Le diverse opinioni o tesi sono in conflitto tra loro e possono essere sostenute con convinzione dai diversi ricercatori, ciascuno dei quali tenta di convincere gli altri e la comunità scientifica nel suo complesso di avere ragione. Per raggiungere questo scopo ciascun ricercatore propone delle argomentazioni. Si tratta generalmente di persone che non si fanno convincere facilmente o addirittura di persone che non vorrebbero affatto essere convinte, se hanno una propria opinione diversa da quella degli altri.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Sarebbe bello se si riuscisse a difendere una tesi in modo da non lasciare scampo al lettore e nemmeno agli awersari, per quanto sfavorevolmente prevenuti, e da costringerli ad ammettere che la teoria sostenuta è quella giusta. È possibile che sia un'impresa fuori della portata di chiunque costringere altri a credere qualcosa. In pratica, dunque, quello che possiamo proporci di fare è cercare di rendere credibile la tesi che ci sta a cuore, almeno un po' e almeno alle persone non prevenute, offrendo delle argomentazioni migliori e cioè più convincenti, più efficaci, di quelle avversarie. Perciò è di capitale importanza imparare a valutare la bontà delle argomentazioni, per trovare e usare le migliori disponibili per sostenere la tesi che si è scelta.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Altre considerazioni chiariscono l'importanza di sostenere una tesi con argomenti il più possibile convincenti. Una teoria scientifica, di qualunque scienza, è una tesi che può costituire una premessa cruciale per decidere un'azione. La cosa è particolarmente evidente nel caso delle scienze naturali e della matematica, ma vale anche per l'economia e le altre scienze umane. Le azioni umane dipendono da quello che i soggetti sanno o credono di sapere. E quanto più serie sono le conseguenze delle nostre azioni, nel male e nel bene, tanto più importante è accertare la fondatezza di quello che si crede di sapere. È il buon senso a dirci che le teorie scientifiche (soprattutto quelle che possono trovare applicazioni pratiche) vanno controllate il più severamente possibile. L'unico modo per farlo è quello di esaminare le argomentazioni favorevoli e quelle contrarie.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
È importantissimo raccogliere ed esporre argomenti forti - i più forti che si riescono a trovare - a favore della tesi che si propone. Una naturale divisione del lavoro scientifico farà sì che altri si preoccuperanno di portare argomenti contrari o di mettere in luce le debolezze degli argomenti a favore. Solo da una discussione serrata potrà emergere qualcosa che si avvicina alla conoscenza. Ed è alla conoscenza che le teorie mirano.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Una dissertazione di laurea, come qualunque articolo scientifico e in generale qualunque saggio, si propone come primo obiettivo l'esposizione e la difesa di una tesi. Il fatto che esistano molti saggi e molte dissertazioni che non hanno tesi positive da proporre e si limitano invece a criticare teorie proposte da altri non contraddice questa affermazione. Anche sostenere che una teoria altrui è sbagliata è avanzare una tesi o una teoria - una teoria negativa, che riguarda la falsità di un'altra teoria. Le teorie negative sono altrettanto importanti di quelle positive e costituiscono elementi fondamentali di conoscenza.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
È importante rendersi conto che c'è un senso in cui si può dire che il modo in cui gli scienziati di tutti i tipi si convincono della verità di una tesi scientifica o filosofica non è diverso da quello in cui chiunque può convincerci della verità di una proposizione qualunque, su un argomento qualunque. Ovviamente differiscono i metodi con cui si raccolgono i dati nei diversi campi ed esistono importanti differenze negli argomenti che si possono impiegare. Una volta raccolti tutti i dati e presentati tutti gli argomenti, è il comune buon senso che decide in che misura una tesi risulta credibile in rapporto ad essi. E il buon senso, si deve supporre, è lo stesso in tutti gli esseri umani: cioè, non esiste una facoltà speciale né una speciale sapienza alla quale solo gli scienziati possono ricorrere nel giudicare la credibilità, o la verità, di una tesi.
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Cosa hanno in comune articoli scientifici, tesi di laurea e servizi giornalistici
Perciò è possibile sia studiare che cosa sia in generale un buon argomento, sia esercitarsi a trovare buoni argomenti per le tesi più disparate in qualunque campo. Si osservi anche che si possono fornire argomentazioni sia per stabilire se una tesi è vera o falsa, sia per stabilire se sia meglio fare o non fare qualcosa.
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Come si convince il lettore
Si può cercare di convincere un ascoltatore o un lettore o a credere alla verità di qualcosa o di fare qualcosa. L'unico modo per riuscirci è quello di fornirgli delle ragioni, cioè di argomentare. Tutti i testi hanno qualcosa in comune: cercano di convincere il lettore di qualcosa e cercano di farlo con argomenti razionali, ovvero ricorrendo a fatti e a ragionamenti.
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Come si convince il lettore
Gli obiettivi espliciti di tali testi - quelli cioè di convincere il lettore della verità di una affermazione contenuta nel testo - sono gli obiettivi primari, mentre gli altri che possiamo immaginare sono secondari, nel senso che questi ultimi non avrebbero potuto essere raggiunti senza che fossero raggiunti i primi. Ad esempio, Demostene non avrebbe dato un buon esempio di arte oratoria se non fosse riuscito a convincere gli Ateniesi che Filippo era più pericoloso degli Spartani e non sarebbe riuscito a convincerli a prendere provvedimenti efficaci.
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Come si convince il lettore
Spesso si sente dire che non si capisce veramente un testo se non si conosce il complesso delle intenzioni dell'autore nello scriverlo, cioè se non se ne conoscono gli obiettivi secondari - che in larga misura dipendono dal contesto culturale in cui si colloca (ad esempio, il tipo di pubblico: predecessori, interlocutori, eventuali committenti, amici e nemici...). Sicuramente, può valer la pena di sapere tutte queste cose, ma la nostra attenzione per prima cosa deve dirigersi agli obiettivi primari, poi a quelli secondari. È possibile capire gli obiettivi primari senza preoccuparsi affatto degli altri.
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Come si convince il lettore
Convincere a credere e convincere a fare sono due cose molto diverse. Per una decisione o per una azione – che possono essere buone, sagge, utili oppure cattive, sconsiderate, controproducenti, ma certamente non vere né false – non ha senso parlare di verità o di falsità, mentre una credenza può essere vera o falsa (più propriamente, può esserlo il suo contenuto).
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Come si convince il lettore
Anche se la distinzione tra convincere a credere e convincere a fare è molto netta, è dubbio che sia possibile in ciascun caso particolare convincere qualcuno a fare qualcosa senza convincerlo anche a credere qualche altra cosa. Persino nel caso in cui si cerchi di convincere usando mezzi non verbali, come quando un rapinatore costringe qualcuno a dargli il portafogli sotto la minaccia di una pistola, senza nemmeno dirgli «O la borsa o la vita», è necessario che l'interessato sia convinto che la minaccia o la lusinga potrebbe essere messa in atto - ad esempio, che il rapinatore potrebbe sparare.
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Come si convince il lettore
Naturalmente può non essere sufficiente il convincimento che una certa cosa sia desiderabile per disporsi ad agire in modo da farla accadere. Potrebbero essercene altre più desiderabili, ad esempio, oppure potrebbe darsi che la difficoltà di farla accadere sia tale da sconsigliare lo sforzo. Potrebbe essere sufficiente il convincimento che tutto considerato una cosa sia la più desiderabile per disporsi ad agire? Si deve sottolineare che considerazioni di questo tipo hanno indotto molti autori a distinguere tra persuasione e convinzione. «Per chi si preoccupa del risultato, persuadere è più che convincere, perché la convinzione è solo il primo passo che conduce all'azione» (Perelman e Olbrechts-Tyteca)
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Come si convince il lettore
Anche se si cerca di convincere qualcuno soltanto a credere che una certa cosa è vera, si può pensare che, per riuscirci, si debba produrre anche qualche convincimento pratico, cioè a fare qualcosa. Come minimo, bisogna convincere il lettore a prestare attenzione alle ragioni che si stanno per portare. A maggior ragione questo vale se la credenza non è uno stato meramente passivo, se cioè per credere dobbiamo fare qualcosa (ad esempio, esaminare le ragioni disponibili, paragonarle tra loro, attribuire loro pesi diversi e poi decidere di prestar fede a quelle «più pesanti»). Ci si deve concentrare sulle ragioni per credere.
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Come si convince il lettore
Quando si cerca di convincere qualcun altro a credere qualcosa, bisogna formulare esplicitamente ciò di cui lo si vuole convincere — la tesi cioè della cui verità si vuole convincere l'ascoltatore. Non solo, ma bisogna formularla chiaramente. Tanto più chiaramente si formula la tesi e tanto migliori sono le probabilità di convincere l'ascoltatore della sua verità. Si potrebbe dubitare di quest'ultima affermazione. Non è forse vero che crediamo una quantità di cose che capiamo solo imperfettamente o che non capiamo affatto?
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Come si convince il lettore
Qualcuno potrebbe essere convinto che tutto ciò che ha detto in una certa occasione una certa persona - notoriamente attendibilissima - sia vero, senza sapere che cosa abbia detto quella persona (ad esempio, perché non era presente quando l’ha detto e non sa che cosa esattamente abbia detto). Possiamo formulare questo principio: Credere che p è la stessa cosa che credere che sia vero che p — dove al posto della lettera 'p' si può sostituire un qualunque enunciato (ma non il nome di un qualunque enunciato).
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Come si convince il lettore
Esiste un nesso strettissimo tra la credenza e la verità. Non esiste un nesso analogo tra la credenza e altri concetti. La credenza ha un rapporto più stretto con la verità che non con la falsità: non ha senso dire 'Credo che p, ma è falso che p'. Anche se ci capita sfortunatamente di avere credenze false, inoltre non ha senso proporsi di averne, perché gli uomini mirano ad avere credenze vere.
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Come si convince il lettore
Il nesso tra credenza e verità mostra che le cose che possono essere credute devono essere le stesse che possono essere vere (e quindi anche false). Le cose che possono essere credute sono i possibili contenuti della credenza. Dobbiamo distinguere diverse costruzioni del verbo 'credere'. In italiano esiste la costruzione credere a qualcuno (come nell'enunciato 'Non credere mai alle promesse di un politico'); ma esiste anche la costruzione credere in qualcuno o in qualcosa (come in 'credere in Dio'). Ma quando un autore espone una tesi e cerca di convincere i lettori della sua verità, ciò che egli vuole è che i suoi lettori credano che la tesi sia vera. Qui la costruzione che si usa è del tipo credere che p.
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Come si convince il lettore
L'enunciato subordinato al verbo 'credere' preceduto dal 'che' esprime o il contenuto della credenza, ciò che si crede. Una risposta possibile alla domanda 'Che cosa credi a proposito del tempo di domani?' è: 'Che domani pioverà'. Chiamiamo proposizione ciò che è espresso da una clausola della forma 'che p'. Non ci preoccupiamo di stabilire che tipo di entità siano, ma si tratta di enti che possono essere veri o falsi.
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Come si convince il lettore
Quando un enunciato è usato non lo si racchiude tra virgolette. Quando si vuole parlare non di persone od eventi, ma di enunciati e più in generale di espressioni linguistiche - questo accade spessissimo in un testo che si occupa di argomentazioni, di verità e di concetti simili - si racchiude tra virgolette l'espressione, ottenendo il nome di quella espressione linguistica. Non so che cosà voglia dire 'St. Thomas was born in Roccasecca'.
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Come si convince il lettore
La nozione di verità è una nozione importantissima secondo molti filosofi, ma non per tutti. Alcuni pensano che se ne possa fare a meno. Altri pensano che non esista una nozione assoluta, ma solo una nozione relativa di verità. Non si dovrebbe cioè dire che una cosa è vera — semplicemente vera, o vera in sé — ma solo che è vera per qualcuno, o relativamente a un punto di vista, una cultura, un quadro concettuale o qualcosa del genere.
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Come si convince il lettore
È molto difficile capire come qualcuno potrebbe mai darsi da fare per convincere qualcun altro di qualcosa (cioè per fargli credere che qualcosa sia vero), se costui non avesse una nozione non relativa di verità. Supponiamo infatti che voi vogliate convincere qualcuno di qualcosa che vi sta a cuore. Immaginiamo, ad esempio, che voi vogliate convincere il vostro fidanzato che non l'avete mai tradito, nonostante certi suoi sospetti che voi sapete essere perfettamente infondati. Supponiamo che al termine di una estenuante discussione di due ore, finalmente il vostro interlocutore ammetta: «D'accordo, mi hai convinto. Ti credo, credo che tu sia sincera, e credo che la tua affermazione che non mi hai mai tradito sia vera. Naturalmente, credo che sia vera per te. Il che non mi impedisce di continuare a credere che sia completamente e spudoratamente falsa per me. Mi hai tradito!». Senza dubbio, voi avreste in quel momento l'impressione che quelle due ore in cui avete perorato la vostra causa e avete cercato di portare le migliori ragioni del mondo per convincerlo della vostra assoluta lealtà siano state spese invano.
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Come si convince il lettore
Se foste disposte ad ammettere la teoria sottoscritta dal vostro fidanzato per cui la verità è relativa, dubito che avreste voglia per il futuro di impegnarvi in una discussione per convincere qualcuno. L'impresa stessa di convincere qualcuno vi apparirebbe disperata e dubitereste che abbia senso. Dire che la nozione di verità non è relativa, ma assoluta, non significa negare che le parole possano essere usate dai parlanti in modi diversi.
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Come si convince il lettore
Persone diverse possono intendere cose molto diverse con l'espressione 'tradire un fidanzato' e lo stesso vale per innumerevoli parole di una lingua. Le parole che hanno significati variabili, mal definiti, vaghi forse sono addirittura la maggioranza. Per questo i fraintendimenti sono frequenti e difficili da individuare. La possibilità di comunicare dipende anche dalla capacità di ridurre le possibilità di fraintendimento. Per far questo non è necessario che tutti usino costantemente le parole con lo stesso significato, ma è certamente necessario sapere con quale significato siano usate da un parlante in ciascuna occasione.
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Come si convince il lettore
Convincere qualcuno di qualcosa vuoi dire indurlo a credere quella cosa , a credere cioè che quella cosa sia vera. Ma non è proprio la stessa cosa cercare di stabilire con argomenti che una certa cosa è vera e cercare di convincere qualcuno di quella cosa. Perché non è lo stesso che una cosa sia vera e che sia creduta vera. La differenza è evidente. Ci sono moltissime cose che sono vere anche se nessuno ne è a conoscenza e quindi tanto meno crede che siano vere. Inversamente, è sicuro che noi tutti crediamo in buona fede una quantità di cose false, anche se ci sforziamo di ridurre il numero dei nostri errori. Ed è possibilissimo che qualcuno personalmente creda, o anche sappia, che qualcosa non è vera, e tuttavia cerchi di convincere gli altri che lo è. Tutti gli imbroglioni cercano di convincere il prossimo, tra le altre cose, della propria onestà.
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Come si convince il lettore
Secondo Schopenhauer è normale che in una discussione i partecipanti non si preoccupino affatto di stabilire la verità delle proprie tesi, ma cerchino solo di farle apparire vere - di farle apparire vere al termine della discussione, ciò che probabilmente è qualcosa di ancor meno impegnativo che produrre un reale convincimento negli ascoltatori. Un reale convincimento ha infatti una certa persistenza nel tempo, mentre l'impressione che una tesi abbia riportato la vittoria in una discussione potrebbe essere soltanto momentanea.
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Come si convince il lettore
In un testo scritto tuttavia è molto più pericoloso che in una discussione a voce proporsi solo di aver ragione degli awersari senza cercare di avere veramente ragione: i lettori hanno molto tempo per esaminare le nostre argomentazioni e noi abbiamo meno probabilità di farla franca. Ma la distinzione, tra convincere qualcuno della verità di qualcosa e stabilire la verità di quella cosa, resta ed è molto importante. Possiamo affermare con certezza che nessuno degli autori di classici cercava di trarre in inganno i propri lettori. Ma dobbiamo ugualmente chiederci se il loro obiettivo primario fosse quello di stabilire la verità delle proprie tesi o invece quello di convincerne i propri ascoltatori o lettori.
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Come si convince il lettore
Esistono molti argomenti per sostenere una stessa cosa. Anche nel caso della matematica, lo stesso teorema può avere moltissime dimostrazioni diverse. Sono note un centinaio di dimostrazioni diverse del solo teorema di Pitagora. Ma in ciascun caso particolare, in cui non c'è né la possibilità né la necessità di usare tutti gli argomenti disponibili, la scelta di quali usare dipenderà da molti fattori: le conoscenze o le credenze che si può supporre siano generalmente condivise dai destinatari, le loro presumibili preferenze e valori, lo spazio a disposizione.
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Come si convince il lettore
Fornire ragioni convincenti per mostrare che una tesi è vera non è proprio lo stesso che fornire ragioni per convincere i lettori della verità di quella stessa tesi. Un brillante matematico potrebbe aver trovato una dimostrazione di una proposizione matematica così difficile che ben pochi lettori sono in grado di seguirla e alcuni possono rimanere incerti anche dopo averla seguita nei dettagli. È possibile che il matematico abbia trovato due dimostrazioni della stessa proposizione, e per qualche perversa ragione preferisca pubblicare la più difficile e meno credibile invece dell'altra. È anche accaduto in passato che grandi matematici abbiano comunicato - ammesso che questo termine sia appropriato in questo caso - ad altri matematici altrettanto grandi risultati importantissimi mediante crittogrammi e formule di difficilissima interpretazione. Sulle loro contorte motivazioni psicologiche si può discutere a lungo. Questi casi mostrano che i buoni argomenti a favore della verità di una proposizione non sono necessariamente quelli che riescono meglio a convincere la maggior parte dei lettori, anche se possono riuscire a convincere alcuni individui eccezionalmente dotati.
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Come si convince il lettore
Quando i potenziali lettori di un saggio abbiano una certa maturità e condividano certi standard su quello che costituisce un buon argomento (quando un saggio si rivolge agli esperti in un certo settore), si può star certi che un buon argomento sarà riconosciuto come tale dalla maggioranza dei lettori. Questo non esclude che in casi eccezionali qualcuno possa trovare forme di argomentazione nuove, metodi dimostrativi in realtà efficaci ma sconosciuti o mal compresi dai più. Una certa quantità di incomprensione è quasi inevitabile, ma dovrebbe trattarsi di situazioni temporanee.
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Come si convince il lettore
Se un saggio si rivolge a un pubblico di lettori esperti (come nel caso di una tesi di laurea, che idealmente si rivolge a tutta la comunità scientifica), sarà buona politica esporre tutti gli argomenti che si riescono a raccogliere a favore della tesi che si decide di sostenere e star sicuri che i lettori sapranno valutarne imparzialmente il peso. Sarà anche prudente riconoscere anticipatamente la debolezza di quelli più deboli per evitare di doverla ammettere in una successiva discussione.
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Come si convince il lettore
Cercare di convincere di una certa proposizione la comunità scientifica e cercare di stabilire la verità di quella proposizione sono in pratica la stessa cosa. Se si escludono i tentativi di consapevole inganno ai danni della comunità scientifica, e i casi in cui qualcuno si rivolge a un uditorio meno esperto e meno attento di lui – quindi, incline a farsi convincere più facilmente dell'autore stesso - in tutti gli altri casi cercare di convincere la comunità scientifica non è diverso dal cercare di stabilire la verità.
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Come si convince il lettore
Che bisogno c'è di dire che l'obiettivo di un lavoro scientifico è quello di ricercare la verità invece di dire che tutto quello che ci si propone è di convincere la comunità scientifica ? Parlare di ricerca della verità può far supporre che ci sia qualcosa al di sopra della comunità scientifica, qualcosa come un'autorità superiore o un superiore tribunale - chiamiamola «la realtà delle cose», «la natura» o qualcosa del genere - che stabilisce se le tesi che gli scienziati accettano e di cui sono convinti siano proprio vere, oltre che credute. Forse un'autorità del genere non c'è: ci sono solo gli scienziati che accettano delle tesi, si sbagliano, ritornano sui propri passi, si correggono, e così via.
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Come si convince il lettore
'Verità' è un nome che non si riferisce a niente. Le proposizioni non sono né vere né false se per 'vero' e 'falso' si intende qualcosa che una proposizione può essere in sé, indipendentemente da quello che ne pensano gli esseri umani. Tutto ciò che conta, tutto ciò che si può sensatamente dire è che una certa proposizione è creduta o respinta da qualcuno, o da molti, o meglio ancora da una certa comunità di parlanti, che è credibile o incredibile, e così via.
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Come si convince il lettore
Gli scienziati sbagliano e cambiano idea. La storia del progresso scientifico è la storia di questi cambiamenti di idee. La stragrande maggioranza delle teorie scientifiche che sono state proposte in passato si sono rivelate sbagliate, nel senso che la comunità scientifica ha smesso di credervi, e sono state sostituite con altre. La stessa cosa accadrà prima o poi anche a quelle a cui oggi crediamo. Se volessimo sostenere che la verità è quello che la maggioranza degli scienziati attualmente crede, dovremmo dire che oggi è vero che l'estinzione dei dinosauri è dovuta a un cataclisma, ma domani forse diventerà falso. Invece di parlare di verità dovremmo parlare non di quello che la comunità scientifica crede attualmente, e che forse domani non crederà più, ma di quello che crederebbe in condizioni ideali (in cui non ci sia spazio per l’errore) o alla fine dei tempi (quando non ci sia più tempo, né ragione, per cambiare idea).
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Come si convince il lettore
Una cosa che ha importanza sia per questo problema, sia per quello, che ci interessa ancor più da vicino, dell'argomentazione. Se sostituiamo la nozione di verità con quella di convincimento da parte di qualche soggetto, quello che sembrava un ragionamento perfettamente convincente cessa di essere tale. Ci sono altre condizioni che devono essere soddisfatte: la credenza non è cioè condizione sufficiente del sapere. In primo luogo la credenza deve essere vera. Qualcuno potrebbe credere che Parma sia in Romagna, ma non potrebbe saperlo, semplicemente perché Parma non è in Romagna, e 'sapere' è un verbo fattivo, che richiede cioè che la proposizione conosciuta sia vera.
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Come si convince il lettore
Credere qualcosa di vero, ma credervi fortuitamente (tirando a indovinare, ad esempio) non è conoscere. Qualcuno potrebbe credere fermamente che il suo coniuge gli è infedele solo perché questo è quanto gli è stato detto da un'indovina ed è possibile che di fatto ciò che egli crede sia proprio vero. Ciononostante, non diremmo che quel tale sapesse che il suo coniuge gli era infedele. Le ragioni di cui si è in possesso per credere una cosa contano. Allora che la conoscenza, o il sapere, è la stessa cosa della credenza vera e giustificata?
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Come si convince il lettore
A tutt'oggi non è chiaro che cosa si debba aggiungere a una credenza vera e giustificata per avere conoscenza. Basterà osservare che gli argomenti che l’autore di un lavoro scientifico è tenuto a produrre devono servire a fornire una giustificazione il più possibile convincente della tesi che intende sostenere. Se la tesi che intende sostenere possa anche riuscire a produrre conoscenza è una questione che possiamo lasciare in sospeso, ma dal punto di vista dell'autore non fa una gran differenza: una volta che egli ha fatto tutto quanto è in suo potere per convincere i suoi lettori, la questione di quanto manchi ancora per avere conoscenza può essere lasciata ai filosofi.
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