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PubblicatoCamillo Guerra Modificato 10 anni fa
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Le infrastrutture economiche e sociali come fattore di competitività e di sviluppo di un territorio
Relazione di Giuseppe Capuano Responsabile Area Studi e Ricerche Istituto Guglielmo Tagliacarne
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Competitività delle imprese e competitività del territorio sono quasi “sinonimi” in quanto attualmente le imprese competono con i territori e se il territorio è “competitivo” anche il sistema di impresa ha un migliore posizionamento internazionale. I territori, a differenza delle economie nazionali competono sulla base del principio di vantaggio assoluto e non di vantaggio comparato. Per questi motivi i territori più deboli in termini di competitività delle imprese, di dotazione infrastrutturale, di qualità del capitale umano, di capacità di “apprendimento collettivo”, rischiano l’esclusione e il declino in misura maggiore rispetto al passato.
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E’ ormai consolidata la consapevolezza che la competizione si gioca fra sistemi territoriali:
Vanno riconosciuti e supportati i vantaggi competitivi di un territorio; Individuati i possibili fattori attrattivi di localizzazione. Centrali sono i fattori di conoscenza connessi alla creatività e alla capacità di utilizzare nuove tecnologie e di fare innovazione. Inoltre, è opinione comune che il commercio estero e gli investimenti diretti esteri, in entrata e in uscita, sono fra i principali fattori di sviluppo di una economia locale. Di conseguenza, gli strumenti tradizionali di policy (incentivi alle imprese, Infrastrutture di trasporto, etc.) devono essere accompagnati da investimenti sul capitale sociale e sulla capacità di sviluppare creatività nel sistema produttivo locale attraverso anche la dotazione di infrastrutture sociali e/o immateriali.
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Le infrastrutture rappresentano un fenomeno dalla natura intrinsecamente eterogenea: sono classificabili come tali le reti stradali come gli ospedali, gli aeroporti come le scuole. In letteratura si realizza una distinzione tra infrastrutture economiche e sociali. Una suddivisione che risponde a una dicotomia esistente sul versante degli utilizzatori delle risorse: le prime si potrebbero caratterizzare come un input diretto nei processi produttivi, essendo rivolte principalmente a soddisfare le esigenze delle imprese, mentre le seconde influirebbero piuttosto sulla qualità della vita della popolazione. Anche se diverse infrastrutture usualmente considerate economiche (è soprattutto il caso delle infrastrutture di trasporto), dovrebbero invece essere classificate come “miste” perché utilizzate sia dalla imprese che dalle famiglie.
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Un’altra distinzione efficace ed utile in termini di policy è quella effettuata tra le infrastrutture cosiddette “puntuali” (porti, aeroporti, ospedali, università, ecc.), che implicano lo spostamento dell’utenza dal luogo di residenza a quello di localizzazione dei servizi offerti, e le infrastrutture “di rete” (strade, ferrovie, oleodotti, ecc.), teoricamente in grado di fornire i propri servizi in ciascun punto del territorio attraversato.
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Il livello di infrastrutturazione di base di un territorio favorisce l’aumento del livello di produttività di quell’area, e quindi un elevato tasso di crescita. Un sistema di infrastrutture efficiente ed adeguato alle esigenze della struttura produttiva locale è considerato un fattore dello sviluppo, costituendo non solo un fattore essenziale per l’aumento della produttività delle realtà economiche presenti in loco, ma anche una spinta decisa alla localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali. Le infrastrutture rappresentano un’esternalità positiva per le imprese operanti nel territorio.
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La carenza di infrastrutture influenza negativamente la competitività delle imprese e non consente un impatto sullo sviluppo economico adeguato agli investimenti attuati. Infatti, esiste una interessante relazione tra livello di sviluppo e presenza di infrastrutture. Ma, come indicato da Biehl3, “investimenti anche ingenti in infrastrutture per il territorio che non siano coerenti con le esigenze delle realtà produttive locali, non sono in grado di generare impatti significativi sulle dinamiche di sviluppo delle aree considerate”. Inoltre, la presenza di infrastrutture è una condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo di un territorio. 3 Bielh D. (1991), “Il ruolo delle infrastrutture nello sviluppo regionale”, in Boscacci, F. – Gorla, G. (a cura di), Economie locali in ambiente competitivo, Franco Angeli, Milano.
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. . . . Dotazione infrastrutturale relativa Inferiore a 100
Superiore a 100 Numero indice valore aggiunto pro capite
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La dotazione infrastrutturale delle province dell’Emilia-Romagna al 2004 (Italia=100)
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L’indice relativo alla Dotazione economica (Italia=100)
Buona dotazione generale con particolare effetto positivo della presenza autostradale a tre corsie. Meno buona è la dotazione di strutture e reti per la telefonia e telematica.
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L’indice relativo alle Strutture culturali e ricreative (Italia=100)
Non ci sono biblioteche statali Esiguo il numero di cinema e teatri
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L’indice relativo alle Strutture per l’istruzione (Italia=100)
Soprattutto scarsità di aule in Istituti superiori
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L’indice relativo alle Strutture sanitarie (Italia=100)
Carenza di posti letto e reparti specializzati Carenza di apparecchiature sanitarie
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L’indice relativo alla Dotazione sociale (Italia=100)
Posizione che risulta essere bassa non solo a livello regionale ma soprattutto a livello nazionale
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L’indice relativo alla Dotazione generale (al netto dei porti) (Italia=100)
Il buon posizionamento della provincia è dato soprattutto dalle infrastrutture di trasporto
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