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Docente Riccardo Merluzzi

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Presentazione sul tema: "Docente Riccardo Merluzzi"— Transcript della presentazione:

1 Docente Riccardo Merluzzi
La Valutazione dei Rischi e la pianificazione degli interventi (RISK MANAGEMENT) principi ed elementi metodologici di base AA Docente Riccardo Merluzzi

2 DEFINIZIONI Pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni; Rischio: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione

3 DEFINIZIONI Valutazione del rischio: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza

4 IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
Il datore di lavoro, in relazione alla natura dell'attività dell'azienda ovvero dell'unità produttiva, valuta tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonchè nella sistemazione dei luoghi di lavoro. All'esito della valutazione dei rischi il datore di lavoro elabora un documento contenente: a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa; b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione ; c) Il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza.

5 IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI:
d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri; e) l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza o di quello territoriale e del medico competente che ha partecipato alla valutazione del rischio; f) l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento. La scelta dei criteri di redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l’idoneità quale strumento operativo

6 Rischi per la sicurezza
Rischi per la salute quelli cioè di natura infortunistica, per ciò che attiene quelli cioè igienistico- occupazionali, per ciò che attiene Luoghi di lavoro Strutture Macchine/attrezzature Sostanze pericolose Elettricità Incendio Agenti chimici Agenti fisici Agenti biologici Ergonomia Stress da lavoro

7 FASI OPERATIVE DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Verifica della conformità normativa (N) Identificazione delle sorgenti di rischio Individuazione dei rischi di esposizione Stima dei rischi di esposizione Definizione di un piano degli adeguamenti

8 VERIFICA DELLA CONFORMITÀ NORMATIVA
VERIFICA DOCUMENTAZIONE: controllo della esistenza e della esaustività delle tipologie di documenti richiesti dalla legislazione ANALISI DI CONFORMITÀ: esame della “conformità” o “rispondenza” dei contenuti dei documenti alla legislazione VERIFICA ISPETTIVA/SOPRALLUOGO: controllo della corrispondenza tra la documentazione e la realtà operativa

9 IDENTIFICAZIONE DELLE SORGENTI DI RISCHIO
analisi del ciclo lavorativo e del processo analisi degli impianti, delle macchine e delle attrezzature analisi delle sostanze impiegate, degli intermedi, dei prodotti, dei rifiuti e degli effluenti analisi dell'organizzazione del lavoro analisi delle strutture e degli ambienti analisi del comportamento delle persone;

10 DURANTE LE ANALISI VENGONO ESAMINATE:
finalità delle lavorazioni o delle operazioni, con la descrizione del processo tecnologico, delle macchine, degli impianti, delle apparecchiature utilizzate e delle sostanze impiegate e prodotte; caratteristiche del luogo di lavoro e grado di interazione ed interferenza con l'attività svolta; numero degli operatori addetti alle lavorazioni e/o alle operazioni svolte in quell'ambiente di lavoro e loro possibile esposizione alle sorgenti di rischio individuate.

11 INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE
modalità operative seguite per la conduzione della lavorazione (es. manuale, automatica, strumentale) ovvero dell'operazione (a ciclo chiuso, in modo segregato o comunque protetto, etc.); entità dell'esposizione in funzione dei tempi impiegati e delle quantità di materiali utilizzati nell'arco della giornata lavorativa o del periodo ritenuto significativo.

12 INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE
organizzazione dell'attività (tempi di permanenza nell'ambiente di lavoro, contemporanea presenza di altre lavorazioni, etc.); presenza di misure di sicurezza e/o di sistemi di prevenzione e protezione (schermatura, segregazione, protezioni intrinseche, ricambi d’aria, isolamento, segnaletica di pericolo, etc.) nonché degli ulteriori interventi di protezione quali l'uso di mezzi, o dispositivi di protezione individuale.

13 STIMA DEI RISCHI DI ESPOSIZIONE
I metodi sono molteplici e specifici in funzione del fattore di rischio analizzato: quantitativo semiquantitativo qualitativo R = P x G R = f (A,……,N)

14 Ad esempio RISCHIO =N x f (C, P, G) N= conformità normativa C= probabilità di contatto P= probabilità che un evento si verifichi G= gravità RISCHIO = f (P,D,T) P = probabilità che un evento si verifichi D = gravità del danno provocato T = tempo di esposizione RISCHIO = f (P,D,T,K) K = “fattore umano di consapevolezza e di capacità di gestione rischio”, in cui si tiene conto della formazione e informazione operata presso i lavoratori ed anche….. M = stato di manutenzione S= stress lavoro correlato I = fattori individuali

15 INDICE DI PROBABILITA’ P
N° eventi accaduti /anno IP= N° esposti × N° operazioni/anno Il livello di IP può essere assegnato attraverso una valutazione quantitativa delle variabili sopra indicate o confrontando la situazione da valutare con alcuni criteri a cui sono associati dei livelli in una scala semiquantitativa che mette in correlazione il numero degli eventi accaduti in un anno e il numero degli esposti

16 4 LIVELLI SEMIQUANTITATIVI DI P
Potrebbe accadere facilmente MOLTE VOLTE Frequente 4 Potrebbe accadere facilmente QUALCHE VOLTA 3 Probabile Possibile Potrebbe accadere POCO PROBABILE 2 Potrebbe accadere raramente IMPROBABILE Remoto 1

17 CLASSIFICAZIONE DEI LIVELLI DI PROBABILITÀ DI ACCADIMENTO P
DEFINIZIONI/CRITERI LIVELLO VALORE Potrebbe accadere facilmente molte volte Casi analoghi sono noti e si sono già verificati fatti analoghi; l’evento è certamente prevedibile; può dipendere da più eventi indipendenti che producono lo stesso effetto, anche se poco probabili (più catene incidentali indipendenti, “Tipo OR”); il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe alcuno stupore in azienda. Frequente 4 Potrebbe accadere qualche volta. Sono noti casi analoghi; l’evento dipende da una causa probabile; il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe una moderata sorpresa in azienda. Probabile 3 Potrebbe accadere I casi noti sono rari; l’evento dipende da una sola causa o da eventi dipendenti tra loro o da più eventi indipendenti ma probabili (una catena incidentale con più elementi che devono accadere simultaneamente, “Tipo AND”); il verificarsi del danno susciterebbe grande sorpresa. Possibile 2 Potrebbe NON accadere. Non sono noti casi analoghi; l’evento è correlabile solo alla concomitanza di più eventi indipendenti e improbabili; il fatto non è credibile; il verificarsi del danno susciterebbe incredulità. Remoto 1

18 INDICE DI GRAVITA’ G Per la stima dell’indice di gravità vanno considerate le dimensioni possibile del danno derivante da un determinato rischio, in termini di una gamma di conseguenze. L’indice di gravità - G - può essere graduato secondo una scala semiquantitativa che fa riferimento alla reversibilità del danno.

19 4 LIVELLI SEMIQUANTITATIVI DI G
Rilevante Infortunio o episodio con EFFETTI LETALI O INVALIDANTI GRAVI IV Lesioni/patologie gravi con EFFETTI IRREVERSIBILI E/O INVALIDANTE III Grave Lesioni/disturbo di modesta entità con EFFETTI REVERSIBILI II Serio Lesioni/disturbo lievi con EFFETTI RAPIDAMENTE REVERSIBILI Lieve I

20 STIMA DEL RISCHIO R La stima del rischio R per ciascuno dei fattori di rischio analizzati è rappresentata dal prodotto dei livelli di probabilità P e gravità G, attraverso la matrice di seguito inserita. In caso di eventi che possono avere diverse probabilità e/o diverse gravità devono essere verificati ciascuno per proprio conto.

21 Entità del possibile danno Probabilità di accadimento
Rilevante Grave Serio Lieve Probabilità di accadimento 4 3 2 1 Probabile 16 12 8 Possibile 9 6 Improbabile Remoto

22 1 2 3 4 Classi di RISCHIO Livello Rischio Priorità di azione R > 9
"intervento immediato" Alto immediato 5< R ≤ 9 2 "pericolo" Medio alto breve termine 2 < R ≤ 5 3 "guardia" basso medio termine R ≤ 2 4 "attenzione" Basso lungo termine

23 STIMA DEL RISCHIO R Il rischio viene articolato in quattro Livelli di rischio. In prima approssimazione i livelli di rischio possono essere considerati anche come Livelli di priorità di intervento ovvero livelli di priorità basati esclusivamente su considerazioni di tipo stocastico/ storico documentato. In realtà le priorità di intervento vengono individuate valutando non solo il livello di rischio ma anche altre variabili

24 PRIORITÀ DI INTERVENTO

25 CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI VALUTAZIONE CLASSICO
Approccio "assicurativo" per il quale è equivalente la perdita dovuta al ripetersi frequente di molti eventi poco dannosi rispetto a pochi eventi di gravità elevata: R = P X G Limiti dell’approccio assicurativo nell’applicazione agli ambienti di lavoro: non è conforme alle moderne linee di prevenzione, che privilegiano nella valutazione gli aspetti legati al danno rispetto alla probabilità di accadimento è insensibile alle istanze sociali legate alla gestione di sicurezza e salute del lavoro

26 CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI VALUTAZIONE CLASSICO
Può portare ad una sopravvalutazione di rischi molto diffusi ma al limite del disagio rispetto a casi isolati di lesioni gravi e permanenti potrebbe essere carente di informazioni per una corretta prevenzione

27 CONSIDERAZIONI SULL’ALGORITMO DI VALUTAZIONE CLASSICO
Possono essere utilizzati schemi di valutazione troppo poveri di informazioni, seppur corretti metodologicamente, (ad esempio metodi semiquantitativi a due variabili con assegnazione di due o tre livelli ciascuna (ad esempio il documento sull’Applicazione del D.Lgs. 626 della Conferenza delle Regioni) in altri casi i metodi trascurano il contatto tra pericolo ed operatore

28 DEFINIZIONI DELLE VARIABILI PER LA VDR
CONFORMITÁ NORMATIVA (N) : tiene conto dell’attuazione delle misure preventive e protettive individuate dal legislatore a valle di una VdR sulla situazione STD. N renderà il rischio massimo se c’è una non conformità normativa ai requisiti minimi di sicurezza ed igiene. PROBABILITÀ (P) : Probabilità del verificarsi di una situazione di pericolo in grado di causare un danno in determinate circostanze. CONTATTO (C) : Probabilità che si verifichino le circostanze che permettono al pericolo di trasformarsi in un danno per il contatto tra il pericolo e le persone e/o le cose e/o l’ambiente. GRAVITÀ O MAGNITUDO (G) : La gravità presunta del danno

29 CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI VALORI ALLE VARIABILI
Le variabili in questione possono assumere dei valori discreti riportati nelle tabelle successive oppure negli schemi usuali di altri metodi di valutazione semiquantitativi. Conformità Normativa N Probabilità P e contatto C Nel caso di rischio igienistico, la probabiltà P è data dal confronto con gli STD delle concentrazioni rilevate quantitativamente; La probabilità di contatto dipende invece dalla rilevanza dell’esposizione in termini temporali rispetto all’intervallo di tempo di riferimento (8 ore, 15 min, ecc) La probabilità complessiva (P*C) può essere stimata conseguentemente dal confronto con gli standard di riferimento delle concentrazioni opportunamente ponderate per il tempo di esposizione.

30 CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI VALORI ALLE VARIABILI P e C

31 CRITERI DI ASSEGNAZIONE DEI VALORI ALLA VARIABILE G
Lieve = effetto rapidamente reversibile, valore = 1 Serio = effetto reversibile sul breve - medio termine, valore = 2 Grave = effetto parzialmente irreversibile, valore = 3 Gravissimo = effetto irreversibile (letale, invalidante) valore = 4 si può fare riferimento alle tabelle riportate in letteratura e, nel caso di valutazioni igienistico-occupazionali, si può far riferimento ad esempio allo schema proposto da Renna et al.[cfr bibliografia]. Per quanto riguarda la gravità del danno occorre precisare i seguenti aspetti: la valutazione della gravità è presuntiva, pertanto bisognerà valutare la gravità più probabile, e non quella massima, che viceversa può essere sempre gravissima; nei casi in cui le conoscenze scientifiche, tossicologiche, epidemiologiche non premettono di presumere un livello di gravità, dovrà prevalere l'aspetto cautelativo, e il livello di gravità dovrà essere pari al danno maggiore ipotizzabile;

32 CONDIZIONI PER LA DEFINIZIONE DELLA FUNZIONE DI RISCHIO
Per quanto riguarda la probabilità di accadimento dell’evento indesiderato, questa sarà data dalla probabilità combinata P x C. Si possono riclassificare i livelli di probabilità seguendo lo schema riportato nella tabella

33 CONDIZIONI PER LA DEFINIZIONE DELLA FUNZIONE DI RISCHIO
Anzitutto, in corrispondenza di una non conformità normativa, il valore di R nella sua accezione di priorità di intervento deve assumere il livello massimo (che nello schema proposto è 4). In caso di evento per il quale si può ipotizzare un danno mortale (G = 4), il rischio (e quindi la priorità di intervento) deve essere massimo (l'azione immediata) già in corrispondenza di una probabilità remota (P x C = classe 2); per eventi che comportino effetti gravi e permanenti (G = 3) R sarà massimo già per gli eventi di classe 3; per eventi con G = 2 invece, R è massimo già per eventi di classe 4; infine per eventi che comportano danni lievi (G = 1) il livello di rischio non è mai massimo, tranne nel caso in cui l’evento abbia caratteristica di certezza (classe 5).

34 INDIVIDUAZIONE E VALUTAZIONE DEI RISCHI
INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI

35 INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
RIDUZIONE DEI RISCHI INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI

36 INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
RIDUZIONE DEI RISCHI INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI

37 INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
RIDUZIONE DEI RISCHI INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI

38 INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI
RIDUZIONE DEI RISCHI INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI

39 L’ANALISI MULTICRITERIA NEL SUPPORTO ALLE DECISIONI
Tradizionalmente utilizzata per valutare progetti alternativi o misure eterogenee Consente di prendere in considerazione più fattori contemporaneamente Permette di considerare le opinioni dei diversi soggetti coinvolti nel processo di decisione o di attuazione Può essere utilizzata sia prima che dopo l’attuazione degli interventi E’ un’indagine di tipo quali-quantitativo L’utilizzo è relativamente semplice Permette di sintetizzare opinioni espresse da diversi soggetti, di determinare una scala di priorità, di analizzare situazioni di conflitto, di formulare raccomandazioni e suggerimenti operativi.

40 LE FASI DELL’ANALISI MULTICRITERIA
Definizione delle alternative Definizione delle conseguenze o effetti Individuazione dei criteri di valutazione Assegnazione dei punteggi Definizione di un sistema di pesi/ponderazioni Analisi dell’impatto delle azioni rispetto ai singoli criteri (aggregazione finale utilizzando il metodo dell’analisi della concordanza) Aggregazione dei punteggi e ottimizzazione (analisi dei risultati)

41 DEFINIZIONE DELLE ALTERNATIVE
In tale fase si analizza la problematica in esame e sulla base delle informazioni acquisite si avanzano proposte di azioni risolutive (misure di tutela). Dovranno essere individuate le diverse possibilità di intervento e quindi stabilite le possibili misure di tutela. Per ciascuna delle misure di tutela devono essere valutati i gradi di tutela introdotti sulle rispettive variabili che attengono alla valutazione dei rischi (N, P, C, G), ed in base a tali risultati devono essere valutati nuovamente i rischi residui.

42 IL LIVELLO DI RISCHIO ED IL RISCHIO RESIDUO
Al fine di poter valutare compiutamente le priorità di intervento e la qualità degli interventi è necessario valutare il livello di rischio prima dell’adozione della misura di tutela, per stabilirne la rilevanza, e dopo l’adozione della misura, per verificarne l’efficacia. La valutazione del Rischio Residuo deve avvenire sia su base ipotetica , stimando gli effetti della misura di tutela (MDT), sia dopo l’effettiva adozione delle misure, per verificare la veridicità della previsione.

43 DEFINIZIONE DELLE CONSEGUENZE OD EFFETTI
Si individueranno i possibili effetti di ciascuna delle alternative proposte stabilendo una gerarchia tra di esse a partire dal soddisfacimento del o degli obiettivi principali che rappresentano lo scopo del provvedimento stesso. La differenza di un metodo classico rispetto a questo risiede proprio nelle diverse modalità di definizione degli obiettivi

44 3- DEFINIZIONE DEI CRITERI DI VALUTAZIONE
RA- rilevanza aziendale del rischio analizzato TI - tipologia di intervento AN - adempimento normativo ed il punto di vista degli organi di controllo RE - rilevanza economico/patrimoniale degli interventi GI – parametro legato all’immagine aziendale IS - Impatto dell’intervento sul SGS

45 RA LA RILEVANZA AZIENDALE DEL RISCHIO ANALIZZATO
La variabile della rilevanza aziendale del rischio (RA) contiene informazioni relative all’estensione della popolazione soggetta al rischio, all’eventuale coinvolgimento di fattori ambientali, sociali (abitudini, differenze di genere, ecc) e di percezione del rischio E’ condizionata dalle affinità con le politiche aziendali ed eventuali benefit e fattori di scala

46 LA VALUTAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI INTERVENTO (TI)
Nel corso delle varie fasi di valutazione del rischio devono essere individuate, per ogni fattore di rischio esaminato, le misure correttive di volta in volta ritenute adeguate. Le misure di prevenzione e protezione individuate saranno, come suggerito anche dalle normative, di tipo tecnico, organizzativo e procedurale.

47 MIGLIORE TECNOLOGIA DISPONIBILE ED APPLICABILE
La valutazione della variabile TI permette di premiare le MDT che garantiscono una maggiore efficacia ed efficienza nell’abbattimento del rischio in relazione alle conoscenze ed al progresso della tecnica, e svantaggerà quelle soluzioni sorpassate tecnicamente, anche perché, a parità di protezione iniziale, non danno sufficienti garanzie nel lungo termine. Dunque si privilegerà l’economicità delle soluzioni, l’ aumento dell’efficienza o la diminuzione dei costi di gestione e quindi di manutenzione, cioè aumentando l’affidabilità e la disponibilità.

48 TEMPI DI REALIZZAZIONE
La variabile che tiene conto della tipologia di intervento deve anche considerare i tempi di realizzazione che hanno dei riflessi notevoli sulla sicurezza e la salute dei lavoratori perché influiscono: sulle possibili esposizioni acute nella fase di realizzazione durante la temporanea rimozione delle protezioni, sia pure ritenute inidonee, durante l’aggiornamento di queste; sull’aumento del rischio durante le fasi di intervento, legato all’interazione con le altre attività e le lavorazioni in condizioni non standard, e perciò più rischiose a priori, aumento tanto maggiore tanto più si estende il periodo di realizzazione; sui tempi di permanenza del livello di rischio indesiderato, e dunque sulle probabilità che si verifichi il danno.

49 L’ADEMPIMENTO NORMATIVO ED IL PUNTO DI VISTA DEGLI ORGANI DI CONTROLLO (AN)
Le MDT più in generale possono essere valutate in base alla loro maggiore o minore aderenza alle osservazioni degli organi di controllo, qualora espresse o facilmente intuibili dall’analisi di esperienze precedenti o similari. Il punto di vista degli organi di controllo può riproporre su scala territoriale i parametri utilizzati per la rilevanza aziendale (fattori ambientali, sociali, abitudini di vita, ecc.) Affinità con le politiche degli amministratori locali

50 VARIABILI DI GESTIONE AZIENDALE E RILEVANZA ECONOMICO/PATRIMONIALE DEGLI INTERVENTI (RE)
Rilevanza economica degli interventi La stima della rilevanza economica dell’intervento deve essere fatta in rapporto a quanto l’azienda tipicamente spende per la sicurezza (rilevabile dall’analisi dei bilanci e dai dati del controllo di gestione), e rispetto al budget previsionale di spesa per la sicurezza nel periodo di riferimento per l’intervento (considerando quindi gli ammortamenti, le rateizzazioni, le agevolazioni ed i contributi o incentivi, ecc.).

51 VARIABILI DI GESTIONE AZIENDALE (GI)
Immagine aziendale e problemi di comunicazione Tali aspetti possono riguardare elementi interni, quali eventuali conflitti con i lavoratori e le organizzazioni sindacali e le eventuali ripercussioni in termini di giorni di fermo per scioperi o manifestazioni, oltreché una stima sia pure indicativa del calo di produttività dovuta all’inasprirsi dei rapporti ed all’aumentare della tensione all’interno dell’azienda. Gli effetti possono riguardare inoltre l’immagine esterna dell’azienda con riflessi sul consumo o sull’orientamento del mercato verso concorrenti meglio attrezzati o con un’immagine legata anche alla gestione della sicurezza e dell’igiene del lavoro più solida e confortante.

52 IMPATTO SUI SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA E DELL’IGIENE
Si riportano gli elementi del sistema di gestione che sono maggiormente attinenti e devono essere passati in rassegna per la valutazione degli impatti che la MDT ha sul SGSIL: Politiche, strategie e gerarchie generali Risorse umane e strumentali Gestione documentale Manutenzione Formazione ed informazione

53 MATRICE DI VALUTAZIONE AZIONI /CRITERI
Si è già detto che esiste una relazione tra le alternative (azioni), i criteri utilizzati ed i giudizi.

54 ATTRIBUZIONE DEI PESI AI CRITERI
l’attribuzione dei pesi consente di esprimere l’importanza relativa tra i criteri.

55 ANALISI DEI RISULTATI Sulla base degli indici ottenuti dall’analisi si procede alla selezione dell’alternativa ottimale. La scelta finale dell’azione da intraprendere non sarà determinata esclusivamente dai risultati analitici, ma anche dal confronto dialettico tra tutti i soggetti coinvolti al fine di verificare la fattibilità della scelta; non si escludono, pertanto, eventuali revisioni e riformulazione degli elementi che hanno determinato la scelta ovvero dei pesi attribuiti ai criteri.

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57 DOCUMENTO CONCLUSIVO ELEMENTI ESSENZIALI (ex art. 4)
Relazione sulla valutazione dei rischi effettuata nei vari ambienti di lavoro dell’impresa, comprendente i criteri adottati per la sua definizione Descrizione delle misure di prevenzione e protezione attuate, in coerenza con i risultati della valutazione del rischio Programma di interventi integrati di prevenzione e protezione (tecnica, organizzativa e sanitaria ) che si intendono eventualmente attuare al fine di completare e/o ottimizzare la tutela della sicurezza e della salute Piano di utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e delle altre iniziative a favore degli individui DOCUMENTO CONCLUSIVO ELEMENTI ESSENZIALI (ex art. 4)

58 Acquisizione documentazione
Documento di Valutazione del Rischio e Piano degli interventi di adeguamento Check-up tecnico amministrativo Sopralluoghi Elaborazione dei dati Relazione tecnica conclusiva Acquisizione documentazione Pianificazione sopralluoghi e interviste di rilevamento di verifica Individuazione e analisi dei rischi conformità normativa elenco attrezzature elenco impianti elenco sostanze utilizzate/schede di sicurezza elenco sostanze prodotte (finali/intermedie) mansionario idoneità luoghi idoneità delle attrezzature idoneità impianti verifica strumentale verifica modalità operative verifica idoneità DPI idoneità misure di emergenza analisi dei risultati scelta del metodo di valutazione individuazione del livello di rischio verifica dimensionale descrizione delle metodologie utilizzate riepilogo della normativa di riferimento risultati dell’elaborazione dei dati individuazione delle priorità pianificazione degli adeguamenti pianificazione degli interventi di manutenzione periodica pianificazione attività di informazione e formazione

59 IL CONTROLLO NEL TEMPO DELL’EFFICIENZA E DELL’EFFICACIA DELLE MISURE ADOTTATE
Il controllo può essere: Occasionale Sistematico

60 CONTROLLI OCCASIONALI
Sono svolti nell’ambito di sopralluoghi estemporanei (ad es. conseguenti eventi incidentali, richieste dei lavoratori, ecc.) Non hanno carattere di sistematicità Sono utili per verificare eventuali situazioni “acute” di inefficienza o inefficacia delle misure di prevenzione Possono essere conseguenti o contemporanei a controlli di altra natura o ad attività differenti

61 IL PIANO DEI CONTROLLI SISTEMATICI
Il piano di controllo si inserisce nel quadro generale della gestione della sicurezza È redatto dalla direzione aziendale con gli RSPP Contiene i criteri ed i metodi di effettuazione delle verifiche e dei controlli Contiene una programmazione sincrona con la gestione della prevenzione e della sicurezza Comprende sia le verifiche tecniche che i controlli gestionali operativi e di sistema

62 CONDUZIONE DI UN AUDIT SECONDO LA NORMA UNI EN ISO 190011
Inizio dell’audit Definizione degli obiettivi, del campo e dei criteri dell’audit Determinazione della fattibilità dell’audit Presa di contatto con l’organizzazione oggetto dell’audit Conduzione del riesame della documentazione Presa visione dei documenti pertinenti e determinazione della loro adeguatezza Preparazione delle attività di audit sul posto Preparazione piano di audit (il piano dev’essere riesaminato e accettato dal DL prima che inizi l’attività di audit) Preparazione documenti di lavoro Svolgimento delle attività di audit sul posto Svolgimento riunione di apertura Comunicazione durante l’audit Raccolta e verifica delle informazioni Elaborazione di risultanze e conclusioni dell’audit Svolgimento della riunione di chiusura Preparazione e distribuzione del rapporto di audit Attuazione delle azioni successive all’audit Chiusura dell’audit

63 NORMA ISO 19011 E SOPRALLUOGO EX ART. 17
Inizio sopralluogo Definizione obiettivi campo e criteri Determinazione della fattibilità del sopralluogo (sulla base di informazioni raccolte, disponibilità e collaborazione dell’organizzazione, tempo e risorse messe a disposizione) Presa di contatto iniziale con l’organizzazione per stabilire i canali di comunicazione adeguati e fornire le informazioni di massima sul sopralluogo (tempi, norme di sicurezza da adottare, disponibilità del personale) Preparazione dell’attività sul posto Allestimento di un piano contenente informazioni su obiettivi, date, luoghi da visitare, tempi, risorse necessarie alla conduzione del sopralluogo (disponibilità del personale..), indicazioni per la logistica (spostamenti..) Preparazione dei documenti di lavoro Liste di riscontro Piani campionamento Moduli di registrazione

64 NORMA ISO 19011 E SOPRALLUOGO EX ART. 17
Svolgimento dell’attività sul posto Riunione di apertura (con DL, RSPP, RLS..) per descrivere come si articolerà il sopralluogo e per assicurarsi che quanto è stato pianificato potrà essere rispettato Raccolta delle informazioni attraverso opportuno campionamento e verifica delle stesse per assicurarne l’attendibilità Rielaborazione delle informazioni acquisite e confronto con i criteri iniziali per poter definire le conclusioni del sopralluogo Chiusura Riunione di chiusura (con DL, RSPP, RLS..) per divulgare le rilevazioni effettuate e per assicurare la possibilità di confronto con le altre figure coinvolte nella prevenzione Report Stesura di un verbale di sopralluogo che fornisca una accurata e chiara descrizione delle attività svolte e dei riscontri effettuati nel corso della visita all’organizzazione

65 CRITERI PER LA PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI CONTROLLO
COME: Svolgimento dei controlli ex-post con criteri comparabili con quelli utilizzati nelle valutazioni ex-ante; Identificazione degli obiettivi e criteri; Svolgimento di controlli estesi/a campione QUANDO: Periodicamente; A seguito di interventi o modifiche; Casualmente; CHI: Promosso da RSPP; Coinvolgimento di tutti i soggetti interessati; DOVE: Nei luoghi di lavoro In ambienti riservati che consentono di approfondire le analisi

66 CRITERI PER LA PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI CONTROLLO
COSA: infortuni, quasi infortuni, anomalie, malattie professionali, i parametri chimici, fisici e biologici relativi alla valutazione delle condizioni ambientali di lavoro, documenti, certificazioni, autorizzazioni, registri dei controlli, della formazione, dei fornitori.

67 GLI INDICATORI Per la valutazione dell’efficacia delle misure di prevenzione e protezione è utile definire degli indicatori di prestazione; Gli indicatori possono essere: “negativi” (ad es. IF, IG, livelli di concentrazione di agenti rischiosi) cioè più crescono più le misure di prevenzione e protezione sono inefficienti; “positivi” (ad es. ore di formazione, risultati dei test di apprendimento, investimenti in prevenzione, ecc.) cioè più crescono più le misure di prevenzione sono efficaci e/o efficienti.


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