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L’esegesi rabbinica della Sacra Scrittura 41simo CABT Gerusalemme 30 marzo 2016.

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1 L’esegesi rabbinica della Sacra Scrittura 41simo CABT Gerusalemme 30 marzo 2016

2 Il Midrash approccio esegetico alla Scrittura Il termine Midrash deriva dalla radice ebraica darash che significa “esaminare, cercare”. Il verbo darash viene usato in riferimento a Dio (es. Gen 25,22: Rebecca andò a consultare il Signore). In Esdra 7,10 il verbo viene applicato anche all’interpretazione della legge di Dio: Esdra si era dedicato con tutto il cuore a studiare (lidrosh) la legge del Signore e a praticarla.

3 Il midrash nella Bibbia La parola compare solo nel libro delle Cronache (2Cr 13,22) dove si parla del midrash del profeta Iddo. In Ben Sira 51,23 appare per la prima volta il termine Beth midrash che viene identificato come il luogo nel quale si accede alla sapienza. Nella tradizione ebraica Shemaya e Abtalyon, maestri di Hillel, portano il titolo di darshanim gedolim (ricercatori/esegeti famosi).

4 Le tecniche midrashiche nell’AT Per risolvere contraddizioni e imprecisioni nel testo biblico. Metodo usato di frequente nei libri delle Cronache: Agnello pasquale in Dt 16,7 (solo cotto) e Es 12,9 (arrostito). 2Cron 35,13 trova un compromesso: “Secondo l'usanza arrostirono l'agnello pasquale sul fuoco; le parti consacrate le cossero in pentole, in caldaie e tegami e le distribuirono sollecitamente a tutto il popolo”.

5 Incontro fra Saul e Davide Secondo 1Sam 16,14-19 il pastore Davide viene chiamato a corte per divertire il re Saul che era malato (suonando la cetra). Invece in 1Sam 17,12-14 i due eroi, Saul e Davide, si incontrano sul campo di battaglia nell’episodio di Davide e Golia. L’autore di 1Sam 17,15 concilia i due fatti specificando: Egli andava e veniva dal seguito di Saul e badava al gregge di suo padre in Betlemme”. Così le due presentazioni del personaggio non si contraddicono.

6 Accostamenti di testi diversi In 2Re 20,1-12 vengono associati due avvenimenti indipendenti della vita di Ezechia: la sua malattia con guarigione e la visita di una delegazione babilonese a Gerusalemme. Invece in 2Cr 32,31 gli ufficiali del re di Babilonia erano venuti per fare inchiesta sul segno (= la guarigione) che aveva avuto luogo e Dio mette alla prova il re per conoscere completamente il suo cuore.

7 Regole esegetiche seguite dai rabbini La letteratura rabbinica parla spesso di middot (lett. misure) che, in pratica, sono delle regole che guidano i rabbini nelle loro esegesi. Due tradizioni rabbiniche attribuiscono a Hillel l’anziano una lista di 7 regole ermeneutiche e a Rabbi Ismael una lista di 13 regole. Prendiamo in esame le 7 di Hillel che sono le più antiche e sono quelle da cui sono derivate tutte le altre.

8 1) Qal wa-hòmer (leggero e pesante) Consiste nel mettere in rapporto due situazioni una delle quali è considerata più leggera/facile rispetto all’altra. Se un principio è valido per la cosa leggera/facile lo sarà a maggior ragione per quella più pesante. Esempio: Bello è il silenzio per i saggi. Quanto più (Qal wa-hòmer) per gli stupidi. Dice la Scrittura: ‘Anche lo stolto quando tace passa per un saggio’. Dunque non è necessario dirlo per un saggio quando tace”.

9 2) Gezerah shawah (taglio/decisione identica) Ogni volta che un testo non determina la condotta da tenere in un dato caso, occorre rifarsi al testo o ai testi che contengono parole analoghe. Esempio (Es 19,11): “e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo”.

10 Cosa significa “pronti” per il terzo giorno? “Dice loro: ‘siate pronti per il terzo giorno’. Ma noi non abbiamo inteso che Dio abbia chiesto loro di separarsi dalle donne. Dice solamente: ‘siate pronti’. Ma come al v. 15 l’espressione ‘Siate pronti’ è seguita dall’ordine di astenersi dalle donne, così anche al v. 11 ha lo stesso contenuto”.

11 3) Binyan Av (costruzione principale; lett. costruzione padre) Si tratta di individuare un caso tipico che dona la forma a tutti gli altri. Esempio da midrash Sifre a Dt 17,2. L’esegesi riguarda le parole “Qualora si trovi” nel versetto: “Qualora si trovi in mezzo a te, in una delle città che il Signore tuo Dio sta per darti, un uomo o una donna che faccia ciò che è male agli occhi del Signore tuo Dio, trasgredendo la sua alleanza…”.

12 Questo testo riguarda i testimoni in linea di principio, perché è stato detto: ‘Un solo testimonio non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato questi abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni’ (Dt 19,15). Dunque in ogni passo dove si trova l’espressione ‘Qualora si trovi’ la Scrittura parla di due o tre testimoni’.

13 4) Kelàl u-pheràt (generale e particolare) Nel caso di un enunciato generale seguito da un enunciato particolare, il contenuto dell’enunciato generale è limitato al contenuto di quello particolare. Es. dal midrash Sifre a Num 6,15 dove si parla del sacrificio del nazireo: “[egli offrirà] un canestro di pani azzimi {generale} di fior di farina, di focacce intrise in olio, di schiacciate senza lievito unte d’olio {particolare}”.

14 Ci si può chiedere se questo sacrificio comprenda sia i pani azzimi che le altre cose ricordate dopo. Poiché l’enunciato generale [pani azzimi] è seguito da quello particolare [le altre cose], di conseguenza il sacrificio del nazireo comprende ciò che è prescritto nel caso particolare.

15 5) Peràt u-kelàl (particolare e generale) È il caso opposto al precedente. Quando un enunciato generale conclude una serie di enunciati particolari, ogni particolare va compreso secondo la nozione del generale. Esempio dalla Mekilta di Rabbi Ismael a Es 22,9: “Quando un uomo dà in custodia al suo prossimo un asino o un bue o un capo di bestiame minuto o qualsiasi bestia, se la bestia è morta o si è prodotta una frattura o è stata rapita senza testimone…”.

16 Questo enunciato riguarda solo un asino o un bue o un capo di bestiame minuto; oppure anche gli altri animali? Il testo biblico conclude: “o qualsiasi bestia”. Questa aggiunta ci ricorda che ogni cosa particolare (asino, bue, pecora) deve essere inclusa nella nozione generale. Quindi questa prescrizione riguarda tutti i tipi di animali.

17 6) Kayozè bo be-maqòm ahèr (come si può dedurre da un altro passo) Un passo chiaro ne illumina un altro dal significato oscuro. Esempio: Es 13,6 ordina di mangiare pane azzimo per sette giorni: “Per sette giorni mangerai azzimi”, mentre Dt 16,8 parla di sei giorni: “Per sei giorni mangerai azzimi e il settimo giorno vi sarà una solenne assemblea per il Signore tuo Dio; non farai alcun lavoro”.

18 Il secondo testo significa che i sei giorni sono da contare escludendo il primo giorno la solennità del quale era stata ricordata prima. Quindi i giorni sono 6+1 = 7.

19 7) Davàr ha-lamèd me-ynyanò (argomento dedotto dal suo contesto) Ad es. il testo di Es 16,29 proibisce agli israeliti di uscire di casa in giorno di sabato: “Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova”. Il contesto che parla della raccolta della manna ci fa capire il senso del versetto: il sabato non si può uscire di casa per raccogliere la manna (ma si può uscire per altri motivi).

20 Altre norme di interpretazione 1) Al tiqrà (non leggere!) L’esegeta modifica leggermente il testo biblico (vocali o lettere che si pronunciano allo stesso modo) per trarne un insegnamento. Prendiamo un es. dalla Pesiqta di Rabbi Kahana a Num 28,3: “Dirai loro: Questo è il sacrificio consumato dal fuoco che offrirete al Signore; agnelli dell'anno, senza difetti, due al giorno, come olocausto perenne”.

21 “I discepoli di Shammay dicono agnelli (Kevasim), perché calpestano (Kavas) i peccati di Israele, come è scritto in Michea 7,19: “Egli tornerà ad aver pietà di noi, calpesterà le nostre colpe”. I discepoli di Hillel dicevano: “Tutto ciò che è calpestato dai piedi finisce per ricrescere. Non leggere Kevasim (= pecore), ma Kabbasim (= lavandai), perché lavano i peccati di Israele e li rendono come un bimbo di un anno che è puro da ogni peccato”.

22 2) Notarikon (divisione diversa della parola) ‘Qual’è il tuo diletto per il quale voi possiate morire e vi lasciate sgozzare secondo quanto è detto: “Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano”’ (Ct 1,3). Esse ti amano fino alla morte”. Qui abbiamo un gioco di parole fra le “giovinette’ (alamot) e “fino alla morte” (al mut/mawet): la parola viene spezzata in due parole.

23 3) Gematria (valore numerico delle consonanti delle parole) Num 6,5 parla del nazireo che sarà consacrato a Dio senza specificare la durata di tale consacrazione: “Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; finché non siano compiuti i giorni per i quali si è consacrato al Signore, sarà santo; si lascerà crescere la capigliatura”. Poiché il valore numerico di yhyh “sarà” è di 30 (10+5+10+5), la durata del nazireato sarà di 30 giorni.

24 4) Tempi dei verbi (passato, presente e futuro) Es 15,1: “Allora Mosè e gli Israeliti cantarono (yashir) questo canto al Signore…”. Spesso la parola “allora” designa il passato, ma talvolta indica il futuro … Altra spiegazione: non è scritto “az shar” (allora cantò), ma “az yashir” (allora canterà): da qui capiamo che la Legge parla della risurrezione dei morti”.

25 5) Congiunzioni e particelle grammaticali La particella “im” significa “se”. Rabbi Ismael diceva: “tutti gli ‘im’ della Legge hanno un senso ipotetico (= se) eccetto tre: Lev 2,14 “se tu offri un’offerta di primizie”. Si tratta di un obbligo. Es 22,24 “se tu presti denaro al mio popolo” che è un dovere secondo Dt 15,8. Es 20,25: “se tu innalzi un altare di pietra”. Si tratta di un obbligo secondo Es 27,6”.

26 Diversi tipi di midrashim: halakah e aggadah 1) Il midrash halakah riguarda i libri biblici di Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio (non Genesi). 2) Il midrash aggadah a differenza dei precedenti è più semplice. Si tratta di un’esegesi popolare che cerca di fare concorrenza alle distrazioni che la società pagana proponeva. Per questo fa spesso ricorso a proverbi, favole e scritti del genere.

27 Esempio di midrash aggadah il dono della Legge a Israele Nella Mekilta di rabbi Ismael a Es 19,2 c’è un famoso midrash aggadah che riguarda il dono della legge a Israele. La Legge fu proposta ai popoli del mondo. Dio si rivelò ai figli di Esaù… Dio si rivelò ai figli di Ammon e di Moab… Dio si rivelò ai figli di Ismaele… Infine Dio venne a Israele.

28 Metodo midrashico nel Nuovo Testamento Esempio di al tiqra (= non leggere). Se immaginiamo il v. di Mt 5,17 “non son venuto per abolire, ma per dare compimento” in ebraico, vediamo che i due verbi si possono esprimere con la medesima radice kalal in due diverse coniugazioni. Le due forme verbali si distinguerebbero per le vocali diverse (cfr. Manns, Midrash, 134).

29 Mt 23,29-31 Riporta un’invettiva di Gesù contro i farisei: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, [30]e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; [31]e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. [32]Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!”. Le due frasi sottolineate, in aramaico sono quasi identiche: “attun banen leqivrehon di nebiyayya” e “attun benin leqavrehon di nebiyayya”.

30 Lc 11,39-41 A proposito della purificazione: “Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. [40]Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? [41]Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro”. Il verbo aramaico dakak significa “purificare”, mentre il verbo dakah significa “dare in elemosina”; al plurale le due forme sono uguali: “dakku”.

31 Tartey mashmà (doppio senso) La tecnica del Tartey mashmà (doppio senso) viene usata spesso, in particolare nel vangelo di Giovanni. Nella scena della purificazione del tempio (Gv 2,13-22) il verbo greco egeirô può significare costruire un edificio oppure risuscitare; così quando Gesù parla di ricostruire il tempio, può intendere la sua risurrezione…

32 Gv 7,26 In Gv 7,26 il verbo greco hupagô può significare “partire”, oppure “ritornare verso il Padre”. I suoi avversari capiscono che Gesù è uscito dalla Galilea (7,41). Ma forse non si tratta solo di questo. La frase “edôken to pneuma” può essere interpretata sia come “rendere lo spirito” (= morire), oppure “donare lo Spirito (Santo)”.

33 Qal wahomer (leggero e pesante) In Gv 10,33 alcuni Giudei vogliono lapidare Gesù con l’accusa che si fa come Dio. Nella risposta Gesù argomenta dal Salmo 82: “Non è scritto… ‘Voi siete dei?’. Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), [36]a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?”.

34 Qal wahomer (leggero e pesante) In Gv 7,22-23 i Giudei rimproverano Gesù di avere guarito un uomo in giorno di sabato. Gesù risponde “Mosè vi ha dato la circoncisione… e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?”. Il senso è: “Se è permesso di violare il sabato per la circoncisione, alla quale è interessata solo una parte del corpo, quanto più è permesso di violare il sabato quando tutta la vita è in pericolo!”.

35 Alcuni casi di Kelal upherat (generale e particolare) Gv nel suo vangelo ama far seguire i termini generali da termini particolari. “Ma è giunto il momento, ed è questo,” (4,23); “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore … lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere” (14,16-17); “Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava” (10,40).

36 Esempio di midrash aggadah dal Midrash Aseret ha-Dibberot Il racconto di R. Yehoshua Ben Levi che entrò da vivo nel giardino di Eden è uno dei racconti più frequenti nella letteratura medievale. 1. Vieni e vedi quanto è grande la ricompensa dei giusti 2. che preservano la loro bocca dal giuramento. Esci e impara da R. Yehoshua 3. Ben Levi che non giurò mai il falso, e fu giusto…

37 Gli esegeti ebrei del medioevo Genesi, cap. 22: La 'Aqedah di Isacco Rashi: «Prendi tuo figlio.» (Genesi 22,2) Abramo rispose: «Io ho due figli.» «Il tuo unico figlio.» (Genesi 22,2) Abramo rispose: «Ciascuno dei figli è l'unico figlio di sua madre.» «Che tu ami.» (Genesi 22,2) Abramo rispose: «Ma io li amo entrambi». Solo allora Dio disse: «Isacco.» (Genesi 22,2)

38 «E portalo in olocausto su un monte che Io ti indicherò.» (Gen 22,2) (La parola ebraica we ‑ haalehu può significare sia «portalo su» sia «offrilo in olocausto». Rashi si attiene al primo significato e in questo modo risparmia a Dio un'apparente contraddizione, in quanto al versetto 12 è scritto che Abramo non deve stendere la mano contro il fanciullo). Dio non gli disse «Immolalo!», poiché il Santo, benedetto sia, non voleva che Abramo immolasse Isacco, bensì solamente che lo portasse sul monte, per ivi prepararlo all'olocausto. Infatti, dopo ché Abramo ebbe portato Isacco sul monte, Dio gli disse: «Riportalo giù!»...

39 Il commento di Ibn Ezra I nostri maestri, sia benedetta la loro memoria, insegnavano che Isacco, quando fu legato all’altare, aveva trentasette anni. (Cfr. Seder 'Olam Rabbah, cap. I) Se ciò si basasse su una tradizione veridica, dovremmo accettarlo. Ma da un punto di vista logico non può essere vero. In questo caso infatti la pietà di Isacco avrebbe avuto bisogno di una spiegazione. Inoltre la sua ricompensa sarebbe dovuta essere due volte maggiore di quella di suo padre. Significherebbe infatti che Isacco si sarebbe offerto spontaneamente al sacrificio. Ma nel testo biblico non c'è assolutamente nulla che possa essere letto in questo senso!

40 Il commento di Ibn Ezra Altri invece ritengono che Isacco avesse circa tredici anni e che suo padre l'avesse legato con la forza e contro la sua volontà. La prova è nel fatto che suo padre gli tenne nascosta la cosa, dicendogli: «Dio provvederà l'agnello per l'olocausto» (Genesi 22,8). Se infatti gli avesse detto: «Sei tu l’olocausto», allora sicuramente Isacco sarebbe fuggito.

41 Nachmanide «Dio mise alla prova Abramo.» (Genesi 22,1) Secondo me si tratta di una prova, in quanto l'uomo possiede l'assoluto libero arbitrio. Se vuole fare qualcosa, lo fa. Se non lo vuole fare, non lo fa. Quando Egli sa che un giusto farà la Sua volontà, ed Egli lo vuole giustificare, allora lo mette alla prova. Ma gli empi, che non gli obbediscono, non li mette alla prova. Perciò anche tutte le prove raccontate dalla Torah parlano a favore di colui che viene messo alla prova.

42 Rabbi Ovadiah Sforno «Dio mise alla prova Abramo.» (Genesi 22,1) Dio mise alla prova Abramo, il quale poté in questo modo esprimere anche nella realtà quell'amore e quel timore di Dio, di cui potenzialmente era già capace. Solo allora infatti egli divenne più simile al suo Creatore, il quale in realtà è buono nei confronti del mondo. È effettivamente lo scopo dell'esistenza umana che l'uomo sia il più possibile simile al suo Creatore. Lo testimonia Genesi 1,26: «Facciamo l'uomo a Nostra immagine, simile a Noi.»

43 Esodo 21,24 ‑ 25: Occhio per occhio «Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.» (Esodo 21,24 ‑ 25) La discussione è sul punto: questa prescrizione va presa alla lettera oppure no?

44 Rashi «Occhio per occhio.» Se qualcuno ha accecato l'occhio del suo prossimo, gli deve pagare il controvalore di quello stesso occhio, cioè un risarcimento pari alla diminuzione del valore di quella persona causata dalla perdita dell'occhio, nel caso in cui si offrissero i suoi servizi (come forza lavorativa) sul mercato del lavoro. E allo stesso modo vengono calcolate tutte le altre mutilazioni qui citate. Ciò però non significa che l'aggressore debba perdere le sue proprie membra.

45 Ibn Ezra «Occhio per occhio.» Saadjah Gaon diceva che non possiamo interpretare alla lettera questo versetto. Infatti, se per esempio qualcuno colpisce l'occhio del suo prossimo e quest'ultimo perde un terzo della sua capacità visiva, come sarebbe possibile colpire l'aggressore esattamente allo stesso modo, non di più e non di meno? Potrebbe anche succedere che, punito in questa maniera, l'aggressore perda tutta la sua capacità visiva. Sarebbe ancor più difficile punire così colui che ha causato una bruciatura, una ferita e un livido.

46 Saadjah Gaon Se l'aggressore è un cieco, che ha accecato l'occhio del suo prossimo, come può allora secondo te essere punito? Nel caso del povero può anzi capitare che un giorno diventi ricco, e allora potrà pagare. Ma nel caso del cieco la punizione, che secondo te dovrebbe essere inflitta, non potrà mai venire eseguita. Perciò il principio è che possiamo spiegare con esattezza i comandamenti della Torah solo allorché ci basiamo sulle parole dei nostri saggi, benedetta sia la loro memoria.

47 Nachmanide «Occhio per occhio.» E noto che secondo la tradizione rabbinica ciò si riferisce a un indennizzo in denaro, poiché all'indennizzo in denaro rimanda la costruzione linguistica (cioè «x per x»). Così si dice in Levitico 24,18: «Chi percuote a morte un capo di bestiame, lo deve rimpiazzare: vita per vita.» (In questo contesto, in cui si parla di «rimpiazzare», «vita per vita» significa inequivocabilmente risarcimento dei danni, e non che l'uccisore dell'animale debba pagare con la sua propria vita).

48 Il libro di Osea: matrimonio con la prostituta «Così il Signore cominciò a parlare attraverso Osea: Va', prenditi in moglie una prostituta, e abbi figli di prostituta! Poiché il paese ha abbandonato il Signore e si è trasformato nella prostituta.» (Osea 1,2)

49 Ibn Ezra Lungi da noi l'interpretazione secondo la quale Dio avrebbe realmente ordinato ad Osea di prendersi in moglie una prostituta e di avere figli di prostituta! Chi, sostiene tale punto di vista non si rende conto che questo detto non nacque nel nostro contesto. Infatti «abbandonare il Signore per prostituirsi» è un concetto inteso in maniera puramente metaforica. Una prostituzione vera e propria si dà solo in rapporti umani. Mi sembra che la spiegazione esatta sia che il profeta ha visto tutto ciò solo in una visione profetica, sognando durante la notte…

50 Ibn Ezra Che Dio gli abbia detto: «Va, prenditi in moglie una prostituta» e che egli sia poi andato e si sia preso in moglie una certa prostituta, che costei sia rimasta incinta di lui e gli abbia dato dei bambini ‑ tutto questo fu solo visione profetica. E la stessa spiegazione che dà Numeri 12,6: «Se da voi c'è un profeta, io Mi rivelo a lui in visioni e parlo con lui nel sogno.» Ciò vale per tutti i profeti tranne Mosè (col quale Dio parlò direttamente). Quindi non ti stupire che qualcuno, in sogno, abbia potuto vedere se stesso andare e sposarsi. Poiché persino in un sogno non profetico un faraone poté vedere sette vacche magre divorare sette vacche grasse (Genesi 41,4).

51 Abravanel Maimonide (1135 ‑ 1204) scrisse che questa e simili profezie erano costituite unicamente da visioni, che vennero mostrate al profeta. È dunque solo come se Dio avesse ordinato ciò al profeta, e come se il profeta l'avesse fatto ‑ nella realtà ciò non è accaduto. Lungi da noi l'interpretazione secondo la quale Dio avrebbe realmente ordinato al Suo profeta di prendersi in moglie una prostituta e di avere figli di prostituta! Sarebbe stata una vergogna per il profeta.

52 Ibn Ezra Nel suo commento a questo luogo del libro di Osea scrisse che l'ordine, menzionato in Osea 1,2 ‑ 3, e la sua esecuzione costituiscono solamente una visione profetica, e che questa spiegazione va applicata anche ad altri luoghi delle Scritture profetiche che appaiono strani…

53 I 613 comandamenti / mitzvot Sono una forma di interpretazione del testo biblico; infatti si basano su versetti biblici. Un ebreo è tenuto ad osservare i precetti che si applicano alla sua condizione (nessuno ha l’obbligo di osservare tutti i 613 precetti, perché alcuni riguardano solo i sacerdoti, altri soltanto i re, altri i soldati, e così via). La Torah spiega che questi precetti sono imposti all’ebreo come prova: se egli la supera e compie i precetti, otterrà una ricompensa eterna infinitamente superiore ai suoi meriti.

54 I 613 comandamenti / mitzvot I 613 comandamenti/precetti e la loro fonte nella scrittura secondo l’enumerazione di Maimonide: 248 mitzvot aseh (fai!) positive (P) e 365 mitzvot lo ta'aseh (non fare!) negative (N), in buona parte ancora oggi valide (V). Maimonide segnala che, tra i positivi, 60 precetti sono necessariamente obbligatori (O), di cui 46 anche per le donne (D).

55 I primi 8 sono 1-1PVOD - Credi nell’esistenza del Signore. - Es. 20:2 2-1NV - Non amare altri dèi a parte Lui. - Es. 20:2 3-2PVOD - Sappi che il Signore è uno. - Deut. 6:4 4-3PVOD - Ama il Signore. - Deut. 6:5

56 5-4PVOD - Prova timore reverenziale verso il Signore. - Deut. 10:20 6-9PVOD - Santifica il suo Nome. - Lev. 22:32 7- 63NV - Non profanare il Suo Nome - Lev. 22:32 8-65NV - Non distruggere oggetti e luoghi associati al Suo Nome. - Deut. 12:4

57 Gli ultimi 9 sono 605-192P - Organizza delle latrine al di fuori degli accampamenti. - Deut. 23:13 606-193P - Predisponi un badile per ogni soldato, col quale egli possa scavare. - Deut. 23:14 607-191P - Nomina un Sacerdote che parli coi soldati durante la guerra. - Deut. 20:2 608-214PVO - Colui che ha preso moglie, costruito casa o piantato una vigna, abbia un anno per rallegrarsi di ciò che possiede. - Deut. 24:5

58 609-311NV - Non esigere da uno sposo al suo primo anno di matrimonio alcun obbligo civile né militare. - Deut. 24:5 610-58N - Non temere il nemico in tempo di guerra. - Deut. 20:1 611-221P - Rispetta le leggi della donna catturata in battaglia. - Deut. 21:11

59 612-263N - Non vendere una donna come schiava quando non la desideri più. - Deut. 21:14 613-264N - Non ridurre in schiavitù la donna con cui hai avuto una relazione. - Deut. 21:14

60 Temi di “Teologia biblica” Non gridi né verso Michele né verso Gabriele, ma gridi verso di Me. Rabbi Judan ha detto in nome suo: Un uomo ha un protettore. Se gli sopraggiunge un tempo di miseria, non entra da lui all'improvviso. Ma viene e se ne sta alla porta del suo protettore; poi chiama un servo o qualcuno della casa e gli fa dire: Il tale sta alla porta del cortile. Forse lo farà entrare, forse lo lascerà stare fuori! Però il Santo – sia benedetto – non è così. Se all'uomo sopraggiunge una disgrazia, non gridi né verso Michele né verso Gabriele, ma gridi verso di Me, e io gli risponderò subito, secondo quanto sta scritto: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato (Gl 3,5).

61 Il Signore sembra lontano, ma è vicino Rabbi Pinchas, in nome di Rav Jehudah bar Simon, ha detto: Un idolo sembra vicino, mentre non è che lontano. Qual è la prova? Lo caricano sulle spalle e lo portano, poi lo rimettono sul suo piedistallo e sta fermo: dal suo posto non si muove più. Anche se uno grida a lui non risponde; dalla sua angoscia non lo libera (Is 46,7). Finalmente il suo dio è in casa con lui, e può gridare a lui fino a morire, ma non lo ascolta e non lo libera dalla sua angoscia.

62 Ma se un uomo entra nella sinagoga e, stando dietro la colonna, prega a voce bassa, il Santo – sia benedetto – ascolta la sua preghiera, poiché sta scritto: Anna parlava in cuor suo: le si muovevano soltanto le labbra, ma la sua voce non si udiva (1Sam 1,13). E fa cosi con tutte le sue creature, poiché sta scritto: Preghiera di un povero, che è curvato (Sal 102,1), come un uomo che parla all'orecchio del suo compagno, e questi lo ascolta.

63 È proibito proclamare le Lodi del Luogo più del dovuto Centoventi anziani, fra cui molti profeti, hanno fissato le diciotto benedizioni nel loro ordine… da allora in poi è proibito proclamare le lodi del Santo – sia benedetto –. Le parole dell'uomo siano sempre poche di fronte al Santo – sia benedetto –, poiché sta scritto: Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferire una parola davanti a Dio, poiché Dio è nei cieli e tu sei sulla terra: per questo le tue parole siano poche (Qo 5,1).

64 Un lettore, che discese davanti all'arca in presenza di Rabbi Chanina, diceva: "Il Dio grande, potente e terribile, maestoso, forte e coraggioso". Gli disse Rabbi Chanina: Hai finito di fare l'elogio del tuo Signore? Neppure i primi tre titoli noi avremmo potuto dire, se non li avesse scritti Mosè nella Legge e la Grande Sinagoga non li avesse codificati nella preghiera; e tu dici tutti questi? È simile a un re di carne e sangue che possedesse migliaia e migliaia di denari d'oro, e che fosse elogiato a causa dell'argento: non sarebbe un insulto per lui?

65 La preghiera fa la metà o fa tutto? Jehudah ben Rabbi (Chijja) ha detto: La conversione fa la metà, ma la preghiera fa tutto. Rabbi Jehoshua ben Levi invece ha detto: La conversione fa tutto, e la preghiera fa solo la metà. L'opinione di Jehudah ben Rabbi, che ha detto "La conversione fa la metà", da chi la apprendi? Da Caino, sul quale fu pronunciata una dura condanna, come sta scritto: Fuggiasco e vagabondo sarai sulla terra (Gen 4,12). Ma siccome fece penitenza, gli fu tolta la metà della condanna, secondo quanto sta scritto: Caino uscì dalla presenza del Signore e abitò sulla terra vagabondo (Gen 4,16). Qui non sta scritto "sulla terra fuggiasco e vagabondo", ma solo sulla terra vagabondo, ad oriente di Eden…

66 Opinione di Jehudah ben Rabbi L'opinione di Jehudah ben Rabbi, che ha detto "la preghiera fa tutto", da chi la apprendi? Da Ezechia. La durata del regno di Ezechia era fissata solo per quattordici anni, secondo quanto sta scritto: Avvenne, nell'anno decimo quarto del re Ezechia (Is 36,1). Ma siccome egli pregò, gli furono aggiunti ancora quindici anni, secondo quanto sta scritto: Ecco, io aggiungerò alla tua vita quindici anni (Is 38,5).

67 Jehoshua ben Levi L'opinione di Rabbi Jehoshua ben Levi, che ha detto "la conversione fa tutto", da chi la apprendi? Dagli abitanti di Anatot, come sta scritto: Così ha detto il Signore riguardo agli abitanti di Anatot... I giovani moriranno di spada, i loro figli e le loro figlie moriranno di fame e non rimarrà loro neppure un resto (Ger 11,21-22). Ma siccome fecero penitenza, meritarono di avere ancora una discendenza, come sta scritto: Abitanti di Anatot: centoventotto (Ne 7,27).

68 L'opinione di Rabbi Jehoshua ben Levi, che ha detto "la preghiera fa la metà", da chi la apprendi? Da Aronne, sul quale pure fu pronunciata una condanna, secondo quanto sta scritto: Anche contro Aronne si adirò molto il Signore, volendo distruggerlo (Dt 9,20). Rabbi Jehoshua di Siknin, in nome di Rabbi Levi, ha detto: L'espressione "distruzione" che si trova scritta qui, non significa altro che sterminio dei figli e delle figlie, come ad esempio si dice: Ho sterminato i suoi frutti in alto e le sue radici in basso (Am 2,9). Ma siccome egli pregò, due (dei suoi figli) morirono, e due gli furono lasciati.

69 Le porte della preghiera non sono mai chiuse Rabbi Elazar ha detto: dal giorno in cui il Tempio fu distrutto, le porte della preghiera sono state chiuse, come sta scritto: Anche se grido e invoco aiuto, Egli ha soffocato la mia preghiera (Lam 3,8). Ma per quanto siano state chiuse le porte della preghiera, le porte delle lacrime non sono state chiuse, come sta scritto: Ascolta la mia preghiera, o Signore, presta l'orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime (Sal 39,13).

70 Rabbi Chanina bar Papa domandò a Rabbì Shemuel bar Nachman: Che cosa significa il versetto: Ed io, la mia preghiera è a te, Signore, nel tempo favorevole (Sal 69,14)? Gli rispose: Le porte della preghiera talora sono aperte, talora sono chiuse; ma le porte della conversione sono sempre aperte! Rav Anan ha detto: Anche le porte della preghiera non sono mai chiuse, poiché sta scritto: Come è vicino il Signore nostro Dio ogni volta che noi Lo invochiamo (Dt 4,7).

71 Il Santo – sia benedetto – desidera la preghiera dei giusti Rabbi Jehoshua ben Levi ha detto: A che cosa assomiglia questo? A un re che se ne stava andando per strada, quando una figlia di re gli gridò: Per favore, salvami dai briganti! Il re udi e la salvò. In seguito, egli volle prenderla come sposa, e desiderava che lei gli parlasse, ma lei non voleva. Che cosa fece il re? Aizzò contro di lei i briganti, affinché lei gridasse, e il re potesse udirla. Quando i briganti giunsero sopra di lei, cominciò a gridare al re. Allora il re le disse: Proprio questo io desideravo, udire la tua voce.

72 Cosi pure gli Israeliti, quand'erano in Egitto e venivano trattati come schiavi, cominciarono a gridare e ad alzare gli occhi verso il Santo – sia benedetto –, come sta scritto: In quei lunghi anni… i figli di Israele gemettero per la loro schiavitù, ed alzarono grida (Es 2,23). E subito Dio guardò i figli di Israele (Es 2,25). Il Santo – sia benedetto – cominciò a farli uscire di là "con mano forte e con braccio disteso".

73 Ma il Santo – sia benedetto – desiderava udire un'altra volta la loro voce, ed essi non volevano. Che fece? Aizzò il Faraone perché li inseguisse, come sta scritto: Il Faraone si avvicinò (Es 14,10) e subito i figli di Israele gridarono verso il Signore (Es 14,10). In quell'istante il Santo – sia benedetto – disse: Proprio questo io desideravo: udire la vostra voce!

74 Anche il Santo – sia benedetto – prega Rabbi Jochanan, in nome di Rabbi José, ha detto: Da dove si deduce che il Santo – sia benedetto – prega? Poiché sta scritto: Li condurrò sul monte della mia santità e li farò gioire nella casa della mia preghiera (Is 56,7). Qui non si dice "della loro preghiera", ma della mia preghiera: da qui si deduce che il Santo – sia benedetto – prega.

75 E come prega? Rav Zutra bar Tobi dice che il Rav ha detto: "Sia mia volontà che la mia misericordia domini la mia collera e che la mia misericordia prevalga su tutti gli altri miei attributi, cosi che mi comporti con i miei figli secondo la misura della misericordia ed entri in giudizio con loro oltrepassando la linea della giustizia.


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