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LETTERATURA ITALIANA B AA 2014/2015 " Il Dante di Vico Stefania Irene Sini, Università del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro» Vercelli.

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1 LETTERATURA ITALIANA B AA 2014/2015 " Il Dante di Vico Stefania Irene Sini, Università del Piemonte Orientale «Amedeo Avogadro» Vercelli

2 La Commedia di Dante Alighieri ella è da leggersi per tre riguardi: e d’Istoria de’ tempi barbari dell’Italia, e di fonte di bellissimi parlari Toscani, e di esempio di sublime Poesia. Giudizio sopra Dante (secondo Croce: 1729) (secondo Cristofolini: post 1730)

3 IL DANTE DI VICO/IL VICO DI DANTE il poeta filosofo il filosofo poeta Dante secondo Vico Poesia come Storia (Questione della) Lingua Stile (sublime) Vico come Dante Poesia come Storia (Questione della) Lingua Stile (sublime)

4 Per ciò che si attiene al primo, egli sta così dalla Natura ordinato e disposto, che per una certa uniformità di corso che fa la mente comune delle Nazioni sul cominciare ad ingentilirsi la lor barbarie, la qual’ è per natural costume aperta e veritiera, perchè manca di riflessione, la quale applicando a male, è l’unica madre della menzogna, i Poeti vi cantino Istorie vere. Giudizio sopra Dante

5 perchè ove avvenga, che chi fa le cose, esso stesso le narri, ivi non può essere più certa l’Istoria Sn44, p. 125; c. 73v [349].

6 Lettera del chiarissimo Giambattista Vico All’Autore in Eboli, e va stampata nella Seconda Parte delle sue Giovanili Rime Nel 1726 Signor mio, e Padrone Osservandissimo Ho ricevuto alquanti Sonetti, ed un capitolo, composti da V(ostra) S(ignoria) in cotesta sua Patria, e vi ho scorto molto maggior ingrandimento di stile sopra il primiero, con cui ella due mesi fa era partita da Napoli; talchè mi han dato forte motivo di osservarli con l’aspetto de’ principj della poesia da noi ultimamete scoverti col lume della scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni: perché le selve, ed i boschi, che non sogliono fare gentili gli animi, né punto raffinare gli ’ngegni, né certamente vedo altra cagione, han fatto cotesto vostro, tanto sensibile, quanto ripentino miglioramento.

7 Egli nacque Dante in seno alla fiera, e feroce barbarie d'Italia, la quale non fu maggiore, che da quattro secoli innanzi, cioè IX., X. et XI. e nel XII, di mezzo ad essa, Firenze rincrudelì con le fazioni de' Bianchi, e Neri, che poi arsero tutta Italia, propagate in quella de' Guelfi, e de' Gibellini: per le quali gli uomini dovevan menar la vita nelle selve, o nella città, come selve; nulla, o poco tra loro, e non altrimenti, che per le streme necessità della vita comunicando: nel quale stato ricorso delle fiere di Grecia d’Orfeo, dovendosi penuriare di una somma povertà di parlari, tra per la confusione di tante lingue, quante furono le nazioni, che dal settentrione eranvi scese ad innondarla, quasi ritornata in Italia quella dalla gran torre di Babilonia, i latini da' barbari, i barbari da' latini non intendendosi; e per la vita selvaggia, e sola menata nella crudel meditazione d'innestinguibili odj, che si lasciarono lunga età in retaggio a' vegnenti; dovette tra gli Italiani ritornare la lingua muta, che noi dimostrammo, delle prime nazioni gentili, con cui i loro autori, innanzi di truovarsi le lingue articolate, dovettero spiegarsi a guisa di mutoli, per atti, o corpi aventino naturali rapporti all’idee, che allora dovevano essere sensibilimente, delle cose, che volevan essi significare: le quali espressioni vestite appresso di parole vocali, debbono aver fatta tutta l'evidenza della favella poetica, che significasse, poco men che naturalmente: il quale stato di cose dovette più, che altrove, durare in Firenze per lo bollore turbolento di quell'acerrima nazione, come per ben dugento anni appresso, fino che fu tranquillata col Principato, durò il maroso di quella Repubblica tempestosissima. A Gherardo degli Angioli (1725)

8 Talché di questa prima giurisprudenza fu primo e proprio «interpretari», detto quasi «interpatrari», cioè «entrare in essi padri», quali furono dapprima detti gli dèi […]: che Dante direbbe «indiarsi», cioè entrare nella mente di Dio”) Sn44, p. 868 [938].

9 Lo stile, poi, con cui aperse i suoi interni profondi sensi, paragonar si può a un torrente, cui i soli forti tragittano con sicurezza, mentre i deboli annegati rimangono per la rapidità delle acque. Quale stupenda affluenza di idee! Quale accumulamento di verità in ciascuna pagina dei suoi scritti! Alcuni spiriti femminili si sono avvisati che sarebbe mestieri di ingentilirlo, senza por mente che lo renderanno meschino vestendolo secondo le moderne raffinate fogge. Se togli a Tacito, a Dante, a Vico ciò che a’ letterati galanti pare agreste e selvatico deformerai ogni bella e grande idea che le opere loro sfolgoranti di filosofia balenano Francesco Lomonaco Vita del Vico, in Vite degli eccellenti italiani, 1803

10 Certo, Dante è veramente un creatore del romanticismo, e la concezione estetica della sublimità dell’orrido e del grottesco, di un gotico fantastico e di sogno, è sorta principalmente dalla sua opera; ma egli non sarebbe stato contento di questi suoi scolari. Fu un italiano, Giambattista Vico, che in un secolo di gusto ostile a Dante, espresse per la prima volta quella forma di ammirazione per Dante che sfociò più tardi nell’estetica romantica. Eric Auerbach, Dante, als Dichter der irdischen Welt (Dante poeta del mondo terreno) (1929)

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