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La letteratura in azione Gabriele, l’angelo dell’annunzio

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Presentazione sul tema: "La letteratura in azione Gabriele, l’angelo dell’annunzio"— Transcript della presentazione:

1 La letteratura in azione Gabriele, l’angelo dell’annunzio
Gabriele d’Annunzio La letteratura in azione Non vi suona “strano”, artefatto? Gabriele, l’angelo dell’annunzio Gabriele d’Annunzio

2 … e se vi dicessi che si chiamava Gabriele Rapagnetta?
Gabriele d’Annunzio … e se vi dicessi che si chiamava Gabriele Rapagnetta? figlio di Francesco Paolo Rapagnetta, il quale era stato adottato dai d’Annunzio all’anagrafe Gabriele porta solo il secondo cognome il dettaglio però è curioso, perché indica la “doppia natura” di d’Annunzio il piccolo borghese di provincia L’«imaginifico» inventore di miti

3 La vita / le vite Gabriele d’Annunzio 1863 Nasce a Pescara
Io nacqui ogni mattina. Ogni mio risveglio fu come un’improvvisa nascita nella luce: attoniti i miei occhi miravano la luce e il mondo. Chiedea l’ignaro: «Perché ti meravigli?» Attonito io rimirava la luce e il mondo. Quanti furono i miei giacigli! Giacqui sulla bica flava udendo sotto il mio peso stridere l’aride ariste. Giacqui su i fragranti fieni, su le sabbie calde, su i carri, su i navigli, nelle logge di marmo, sotto le pergole, sotto le tende, sotto le querci. Dove giacqui, rinacqui. (G. d’Annunzio, Laus vitae, Maia) 1863 Nasce a Pescara afferma di essere nato in mare afferma di avere rischiato la morte Inventa nascite improbabili

4 La vita / le vite Gabriele d’Annunzio
Nasce a Pescara Entra al Cicognini di Prato Si trasferisce a Roma Diventa giornalista della «Tribuna» Si trasferisce a Napoli Fa una crociera in Grecia e incontra la Duse Si candida per la destra Dalla destra passa all’estrema sinistra Inizia l’”esilio volontario” in Francia Torna in Italia e si arruola soldato Perde un occhio in un incidente aereo Alla testa dei legionari, occupa Fiume Si ritira a Gardone Riviera, nel Vittoriale degli Italiani Muore il 1° marzo «Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita d’uomo d’intelletto sia opera di lui.» (Il piacere)

5 La vita / le vite Gabriele d’Annunzio giornalista scrittore politico
soldato artigiano poesie romanzi novelle drammi libretti sceneggiature diario frammenti in prosa d’arte conservatore rivoluzionario nazionalista populista aristocratico oggetti d’arredo profumi abiti gioielli

6 Le opere Gabriele d’Annunzio Classicismo Pseudo-verismo Estetismo
Carducci Modelli Primo vere Canto novo San Pantaleone Il piacere L’innocente Elegie romane Poema paradisiaco Trionfo della morte Le vergini delle rocce Il fuoco Primi tre libri delle Laudi La figlia di Iorio Forse che sì forse che no Il Notturno Il libro segreto Classicismo Pseudo-verismo Verga Estetismo J. K. Huysmans Parnassianesimo T. Gautier Simbolismo A. Ch. Swinburne Superomismo (panismo) F. Nietzsche Fase “dei miti” T. Tasso Superomismo F. Nietzsche Fase “notturna”

7 I romanzi Gabriele d’Annunzio • Il piacere Estetismo
• Giovanni Episcopo • L’innocente • Il trionfo della morte • Le vergini delle rocce • Il fuoco • Forse che sì forse che no • La Leda senza cigno Estetismo Romanzi “alla slava” Superomismo Fase notturna

8 La poetica Gabriele d’Annunzio Ricerca del bello
edonismo coscienza della decadenza individualismo poetica del carpe diem agonismo/ antagonismo Spirito aristocratico trasgressione/ provocazione fondo amaro del pensiero dannunziano Estetismo/superomismo impegno contraddittorietà «La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua.»

9 Le contraddizioni Gabriele d’Annunzio Ideale assoluto della bellezza
L’artista è creatore di bellezza L’artista è scopritore di bellezza diffidenza per il nuovo entusiasmo per la modernità Il superuomo è artista e ideologo ammirato è avversato dal mondo borghese velleità e fallimento del superuomo esaltazione del superuomo

10 Misoneismo / neofilia Gabriele d’Annunzio Le città terribili
Vesperi di primavera, crepuscoli d'estate, prime piogge d'autunno croscianti su l'immondizia polverosa che nera fermenta sotto le suola fendute onde si mostra il miserevole piede umano come tòrta radice di dolore divelta; rigùrgito crasso delle cloache nell'ombra della divina Sera, tumulto della strada ingombra ove tutte le fami e le seti irrompono a gara d'avidità belluina per la forza che impera e partisce i beni col ferro, da voi sorgere io vidi non so quale orrida gloria. Sonno delle città terribili, quando dal fiume accidioso (ove si stempra tra la melma e il pattume la polpa dei suicidi fosforescente come su i salsi lidi il viscidume delle meduse morte) sorgono le larve diffuse della caligine tacente con mille tentacoli molli che sfiorano tutte le porte e palpano i miseri e i folli, il ladro e la venere vaga, l'ebro dalla bocca amara l'orfano dall'ossa contorte assopiti sopra la fogna, mentre s'amplia e s'arrossa nei fumi la chiara finestra del sapiente che indaga e del poeta che sogna! Orrore delle città terribili, quando su le vie arse cadono i larghi lembi violacei della Sera con un odor molle di morte, e s'accendono su le porte delle taverne i fanali rossi che versano il sangue luminoso al limitare ove scoppierà la furente rissa dopo l'ingiuria, e i fuochi della lussuria brillano negli occhi senili della grigia larva che insegue per l'ombra la vergine impube con nel passo malfermo l'indizio del morbo dorsale, e il bardassa trae per le scale già buie il soldato che ride, e la libidine incide l'enorme priàpo sul muro! Alba delle città terribili, aurora che squilla con mille trombe di rame sul silenzio opaco dei tetti chiamando i dormenti a battaglia, primo dardo che il Sole scaglia a fiedere le sfere d'oro su le cupole ancor notturne e le cime ardue dei camini emuli delle torri e le bianche statue degli archi trionfali, Speranza volante su ali recenti come i fiori nati sotto le rugiade celesti, passo degli artefici dèsti all'opere sonoro come scalpitìo d'esercito grande, rombo che si spande dai mossi congegni pel vitreo duomo, oh Alba, oh risveglio dell'Uomo eletto al dominio del Mondo! (G. d’Annunzio, Elettra) Gloria delle città terribili, quando a vespro s'arrestano le miriadi possenti dei cavalli che per tutto il giorno fremettero nelle vaste macchine mai stanchi, e s'accendono i bianchi globi come pendule lune tra le attonite file dei platani lungh'esse le case mostruose dalle cento e cento occhiaie, e i carri su le rotaie stridono carichi di scòria umana scintillando d'una luce più bella che la luce degli astri, e ne' cieli rossastri grandeggiano solitarie le cupole e le torri! Febbre delle città terribili, quando il Sole come un mostro colpito dal tridente marino palpita ai limiti delle acque in una immensità di sangue e di bile moribondo, e nel duolo del ciel profondo la gran piaga persiste livida di cancrena, e s'ode la sirena del vascello che giunge caldo di più caldi mari, e s'accendono i fari su l'alte scogliere, e le ciurme straniere si precipitano all'orgia frenetiche come baccanti, e il porto suona di canti di scherni di sfide di colpi di crapula e d'oro!

11 Il superuomo Gabriele d’Annunzio Eredità di sangue
«Ich lehre euch den Übermenschen. Der mensch ist Etwas, das überwunden werden soll.» «Io vi insegno il superuomo. L'uomo è qualcosa che deve essere superato.» (F. Nietzsche, Così parlò Zaratustra) Eredità di sangue «Il mondo è la rappresentazione della sensibilità e del pensiero di pochi uomini superiori.» (G. d'Annunzio, Le vergini delle rocce)

12 Lo stile Gabriele d’Annunzio Poesia Prosa
«Io sono un animale di lusso; e il superfluo m'è necessario come il respiro.» (G. d'Annunzio, lettera a E. Treves, 1896) Poesia • Strofe lunga • Versi liberi variamente rimati • Dovizia di figure di suono • Uso estremo dell’analogia • Lessico ricercato • Stile sublime Prosa • Tecnica del leit motiv • Arcaismi, aulicismi • Abuso di strumenti lessicografici • Fonosimbolismo • Ipotassi latineggiante • Retorica oratoria

13 Fase notturna Gabriele d’Annunzio • Tecnica del leit motiv
• Arcaismi, aulicismi • Abuso di strumenti lessicografici • Fonosimbolismo • Ipotassi latineggiante • Retorica oratoria • Tecnica del leit motiv • Neologismi, semplificazione lessicale • Abbandono degli strumenti lessicografici • Fonosimbolismo • Paratassi, frasi brevissime, frequenti a capo • Prosa d’arte, lirismo «Usciamo. Mastichiamo la nebbia. La città è piena di fantasmi. Gli uomini camminano senza rumore, fasciati di caligene. I canali fumigano. De i ponti non si vede se non l'orlo di pietra bianca per ciascun gradino. Qualche canto d'ubriaco, qualche vocio, qualche schiamazzo. I fanali azzurri nella fumea. Il grido delle vedette aeree arrochito dalla nebbia. Una città di sogno, una città d'oltre mondo, una città bagnata dal Lete o dall'Averno. I fantasmi passano, sfiorano, si dileguano. Non so se io abbia più sete d'acqua o più sete di musica o più sete di libertà. Sento il sole dietro le imposte. Sento che c'è un'afa di marzo chiara e languida sul canale. Sento che è bassa marea. La primavera entra in me come un nuovo tossico. Ho le reni dolenti, in una sonnnolenza rotta di sussulti e di tremori.» (G. d’Annunzio, Il Notturno)


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