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Francesco Petrarca Vita e opere.

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1 Francesco Petrarca Vita e opere

2 LA VITA [1304-1374] L’infanzia, la giovinezza e gli studi
Nasce1304 ad Arezzo, dove il padre notaio, guelfo bianco, si era recato in esilio da Firenze. Trasferimento ad Avignone (nuova sede del papa, dove studia grammatica, retorica e dialettica) avviato dal padre agli studi di diritto frequentò l’università di Montpellier, Si avvicina alla poesia toscana e approfondisce i classici latini (Cicerone e Virgilio). 1326 morte del padre  ritorna ad Avignone, dove si dedica alla vita mondana e incontra Laura. Presi gli ordini minori, inizia la carriera ecclesiastica1 al servizio del card. Giovanni Colonna. Alcuni viaggi in cui si dà alla ricerca di manoscritti antichi (a Liegi due orazioni di Cicerone). Il ritiro a Valchiusa e l’incoronazione poetica2 1337, nascita del figlio naturale Giovanni, lascia Avignone per la vicina Valchiusa, per anni il suo rifugio intellettuale. 1341, esaminato a Napoli da re Roberto d’Angiò, è incoronato poeta a Roma in Campidoglio. 1343 Rientra ad Avignone, nascita della figlia naturale Francesca  profonda crisi interiore. Il soggiorno in Italia Da ambasciatore pontificio fu a Napoli, Bologna, Verona (scoperta delle lettere di Cicerone). Aderisce al tentativo di Cola di Rienzo di un governo popolare a Roma, ma ne rimane deluso. Entra in conflitto con il cardinale Colonna e si trasferisce a Parma, qui la peste del 1348 uccise molti amici e la stessa Laura  sentimento della precarietà della vita. 1350 missioni diplomatiche a Roma per il giubileo, poi a Firenze ospite di Boccaccio. Gli ultimi anni Torna per l’ultima volta a Valchiusa, poi si trasferisce definitivamente in Italia, a Milano, presso i Visconti, per cui svolse alcuni incarichi diplomatici e dove ospitò Boccaccio, si ritira infine ad Arquà (Padova), in una casetta immersa nel verde, ritiro dei suoi ultimi anni, dove muore nel 1374. Per garantirsi una rendita nel 1330 scelse la carriera ecclesiastica, assunse perciò gli ordini minori (senza obblighi ecclesiastici) optando per la tonsura e il celibato, ed entrò come cappellano di famiglia al servizio del cardinale Giovanni Colonna. Incoronazione poetica Nella Roma imperiale si svolgeva ogni cinque anni un concorso tra i maggiori artisti e letterati e il vincitore riceveva una corona d'alloro in Campidoglio. Tale costume era stato in seguito abbandonato. Prima di Petrarca soltanto Dante fu onorato come poeta dal signore di Ravenna Guido Novello da Polenta nel 1321, dopo la sua morte. Petrarca chiese d'essere esaminato con pubblica solennità dal re di Napoli, Roberto d'Angiò; in seguito a ciò fu incoronato in Campidoglio, soprattutto per il poema Africa.

3 Personalità e rapporto con i classici
Un intellettuale inquieto Profonda inquietudine e perenne insoddisfazione, come dimostrano: continui viaggi e trasferimenti, incompiutezza di molte opere, crisi interiori, difficile rapporto con i potenti per preservare l’autonomia artistica e di pensiero. La consacrazione alla letteratura Letteratura unica fonte di serenità in mezzo alle tempeste della vita e della storia ricerca della perfezione formale, dell’erudizione, ma anche della saggezza. Il pensiero politico Ideale politico: riunificazione dell’Italia e ricostruzione politica, morale e civile attorno all’unica capitale possibile, Roma. Il confronto con i classici1 Lo studio dei classici guida per il pensiero e l’azione; confronto (emulazione, non imitazione) con i grandi maestri del passato. Il rapporto con la tradizione L’arte non crea dal nulla, ma rielabora la tradizione e produce il nuovo dal vecchio. Petrarca bibliofilo Uno dei primi “collezionisti” di libri, che precorre un uso tipicamente umanistico. Durante i suoi viaggi e attraverso una rete di contatti con intellettuali di tutta Europa, raccolse centinaia di manoscritti, suoi intimi compagni di vita. Tradizione classica e fede cristiana Dal conflitto nasce una sintesi originalissima tra seduzioni del mondo e aspirazione al divino, cultura classica e fede cristiana, tramite l’indagine della propria anima e delle proprie e contraddizioni. Classici Nell'antica Roma, l'aggettivo classicus indicava i cittadini appartenenti alla prima classe di censo. Nel Il secolo d.C. fu applicato agli scrittori appartenenti alle classi agiate, contrapposti al proletarius scriptor, proveniente dai ceti più bassi, e in generale a quelli che si consideravano scrittori di prim'ordine. Nella tarda latinità e in età medioevale furono considerati classici gli autori che si leggevano nelle classes, ovvero a scuola, perché ritenuti un modello sotto tutti gli aspetti. In epoca umanistico-rinascimentale si è incominciato a designare con il termine "classica" la civiltà greco-latina. Oggi si definisce "classico" un autore, non necessariamente del passato, considerato esemplare e degno di essere letto.

4 Rapporto con la religione
Esaurita l’eredità paterna, sceglie non per vocazione la carriera ecclesiastica (ordini minori), ma per assicurarsi l’indipendenza economica e dedicarsi agli studi ricoprendo varie cariche (ambasciatore religioso) e ottenendo benefici (rendita di proprietà della chiesa).. Cerca inutilmente nella fede risposta all'insoddisfazione personale e all'esigenza di perfezione morale, di giustizia e di pace La crisi si accentua (1343): quando il fratello Gherardo, decisa fin da giovanissimo la vita monastica, entrò nei Certosini; voleva seguirne l’esempio, ma non se la sentì. La sua incapacità di assumere un impegno religioso totalizzante, gli provoca senso di colpa, ma, in effetti, preserva la sua lucidità razionale, al riparo dal fanatismo religioso del tempo, dall'intolleranza nei confronti di altre religioni e ideologie. Sul piano della politica ecclesiastica auspicava il ritorno della chiesa alla primitiva purezza evangelica; condanna il potere temporale dei papi e la corruzione avignonese; era favorevole al ritorno della sede pontificia a Roma.

5 Il pensiero politico Una politica cosmopolita e non personalmente vissuta Nato in esilio, vissuto all'estero (Avignone), ospitato presso signori e città diverse, senza mettere radici da nessuna parte, libero da preoccupazioni economiche, fa politica senza lasciarsi coinvolgere personalmente negli avvenimenti Fine della civiltà comunale Supera la mentalità comunale e la partigianeria politica, senza legarsi ad una corte o una città in particolare. Accetta la fine dell'istituzione comunale e lo sviluppo delle Signorie vorrebbe che le Signorie, liberatesi dall'ingerenza dell'Impero e della Chiesa, si alleassero tra loro per restaurare la Repubblica di Roma antica, non come "culla" dell'Impero e della Chiesa, ma in sé e per sé, come civiltà di virtù, eroismo, forza morale (alternativa a quella medievale). Critica dell’impero Considerava l'istituzione dell'Impero adatta al mondo germanico, ritenuto primitivo e barbarico, ma non all'Italia. Nella canzone Italia mia esorta principi e signori italiani a cacciare dal loro suolo le milizie mercenarie germaniche. Il sogno della restaurazione della repubblica romana Nel 1347 decide di recarsi a Roma per manifestare la propria ammirazione a Cola di Rienzo, proclamato tribuno del popolo, in procinto di realizzare un regime di libertà democratica. Egli, tuttavia, quando seppe che la rivoluzione si stava mettendo male, preferì fermarsi a Parma. L’attività politico-letteraria Compone canzoni con cui ammonisce città e signori, scrive lettere di esortazione a papi, imperatori, a Cola di Rienzo, ai dogi veneziani; fa da paciere nella guerra tra Genova e Venezia,

6 Il rapporto con la società borghese
Crisi della prima società borghese: I Comuni cedevano il passo alle Signorie (dominio di singole famiglie o oligarchie). Mecenatismo e cultura d'élite A differenza degli scrittori del '200, legati all'esperienza comunale e alle esigenze dei nuovi ceti borghesi di conoscere e di educarsi usando il volgare, Petrarca vuole parlare a una casta internazionale di intellettuali, politici, funzionari, cioè alla forza dirigente dell'Impero, della Curia avignonese, delle Signorie nascenti. inaugura dunque un nuovo rapporto tra intellettuale e potere (mecenatismo), basato sullo scambio: il signore, laico o ecclesiastico, garantiva protezione, onori e aiuti materiali l'intellettuale offriva lustro culturale, missioni diplomatiche, opere su commissione. La tendenza si accentua nei due secoli successiva (Umanesimo e Rinascimento), il rnecenatisrno sarà unica fonte di sostentamento di poeti e di artisti. conseguente distacco degli intellettuali dal resto della società. carattere aristocratico alla produzione letteraria umanistica. Affermazione del latino come lingua di comunicazione fra i dotti Conseguenza della riscoperta degli scrittori antichi. A partire da Petrarca si arresta il processo di unificazione della lingua letteraria in direzione del volgare che Dante auspicava e che favoriva il contatto tra dotti e popolo. Petrarca non ebbe mai alcuna intenzione di rivolgersi al pubblico non intellettuale. Le uniche opere in volgare infatti sono il Canzoniere e i Trionfi. Tutte le altre (Africa, lettere, compilazioni dottrinali, trattati polemici ,ecc.) furono scritte in latino solo per queste opere egli era diventato famoso e a queste opere Petrarca affidava la sua gloria futura.

7 Le opere in latino

8 Gli epistolari Sul modello ciceroniano1, riunì e adattò per la pubblicazione le lettere scritte in latino nell’arco della sua esistenza, dividendole in diverse raccolte. Familiari, Senili e Epistole metriche, Ad Posteros (Posteritati) Familiares = 350 lettere suddivise in 24 libri, famosa la c.ta “Ascensione al Monte Ventoso” (IV, 1)1; nell’ultimo libro lettere indirizzate a Omero, Virgilio, Cicerone2, Orazio, Seneca, ecc. Seniles = 130 lettere in 18libri, Epistolae metricae = 64 lettere in esametri suddivise in 3 libri. quadro della società del tempo e autoritratto idealizzato dello stesso Petrarca teso a offrire al lettore un alto insegnamento morale in forme retoricamente studiate e sempre. (non testi strettamente confidenziali, confessioni sincere e spontanee). Temi ricorrenti: passione per lettura, scrittura, e i classici, sdegno per la meschinità del presente, lode dell’amicizia, angoscia per la fuga del tempo, ricerca di libertà e indipendenza, autodifesa contro le critiche, conciliazione fra letteratura e teologia. Variae e Sine nomine Variae = lettere non revisionate per la pubblicazione, Sine nomine = 19 lettere (1342 – 1359), riunite durante il soggiorno a Milano; manca l’indicazione del destinatario per ragioni di opportunità: esplicita condanna della curia avignonese e sostegno all’impresa di Cola di Rienzo3. Ascensione al Monte Ventoso (Familiares, IV, 1): Nel 1333 il frate agostiniano Dionigi di Borgo San Sepolcro gli fece dono di una copia delle Confessioni di Sant'Agostino, che fu da allora in poi uno dei testi fondamentali della vita del poeta, come egli narra in questa famosa lettera indirizzata a Dionigi: in una dura ascensione, compiuta dal poeta e dal fratello Gherardo, sul monte Ventoso in Provenza, Gherardo si arrampica con facilità, mentre Francesco arranca per la fatica. In ciò si rispecchia la grave crisi spirituale del poeta: il suo cammino è impedito perché il suo animo è occupato dall'attaccamento ai beni mondani, mentre il fratello Gherardo, fattosi monaco giovanissimo, è più vicino a Dio. Alla fine Francesco riesce ad arrivare in cima, e, quando il paesaggio si stese davanti ai suoi occhi, apre a caso le Confessioni e legge: “Vanno gli uomini ad ammirare gli alti monti, i gonfi flutti del mare, il lungo corso dei fiumi, l'immensità dell'oceano, la rivoluzione degli astri, e di se stessi non prendono cura”. E’ il richiamo cristiano all'interiorità, ciò di cui il poeta aveva bisogno e il motivo per cui si rifugerà a Valchiusa. Cicerone e le lettere: nel 1345 Petrarca effettuò una straordinaria scoperta nella Biblioteca Capitolare di Verona: rovistando tra i manoscritti, si trovò tra le mani una parte cospicua dell'epistolario di Cicerone, che comprendeva le lettere ad Attico, a Quinto e a Bruto. La raccolta era da tempo immemorabile nascosta in qualche raro codice e non se ne aveva più notizia. Grande fu lo stupore e l'emozione di Petrarca, che subito si diede a trascrivere il testo: scoprì così l'umanità di Cicerone, con tutti i suoi difetti e le sue debolezze, come uscivano spontanei dalle lettere. Ne derivò una riflessione sul carattere di Cicerone, che Petrarca riportò in una delle sue epistole latine, indirizzata allo stesso Arpinate. La lettera fittizia diviene occasione anche per un bilancio negativo della parabola politica di Cicerone, nonostante i suoi buoni propositi e la sua preparazione filosofica, che avrebbero dovuto guidarlo sulla via della saggezza. Cola di Rienzo: (Nicola di Lorenzo, ). Di umili natali, divenne da autodidatta notaio ed esperto di antichità romane. Convinto assertore del primato politico e culturale di Roma, si impegnò a ripristinarne l'antica grandezza. Inviato in legazione presso Clemente VI ad Avignone (1343), lo invitò a rientrare a Roma per instaurarvi la repubblica. Ottenuto il favore del papa e del suo vicario, l'appoggio di comuni e signori di Lazio, Umbria e Toscana, nonché di Francesco Petrarca, sollevò il popolo di Roma contro i nobili e si fece proclamare tribuno (maggio 1347) e liberatore della città (agosto 1347). La sua intransigenza verso i diritti ecclesiastici e nobiliari, lo rese avverso al papa, che prima lo appoggiava, alla nobiltà e allo stesso imperatore Carlo IV; abbandonato anche dal popolo, impaurito dagli interventi armati della nobiltà e del papa, fu arrestato, ma riuscì a fuggire. Concepì allora un nuovo progetto di restaurazione imperiale, e fece nuovi accoliti; si recò a Praga presso Carlo IV per convincerlo a intervenire a Roma (1350). Arrestato e tradotto ad Avignone, grazie all'intervento di Petrarca e al favore del nuovo papa Innocenzo VI fu nominato senatore e inviato a Roma, dove fu accolto trionfalmente, ma, a causa della sua politica repressiva, venne trucidato mentre tentava la fuga durante una sommossa nobiliare.

9 Le opere latine di argomento erudito
Persuaso della superiorità morale e culturale della civiltà greco-latina, ripropone ai contemporanei il modello di grandi uomini del passato. Modo nuovo di concepire i rapporti tra civiltà greco-latina e cristiana, non più in antitesi o come preparazione la prima della seconda: la fede è necessaria per la salvezza, ma la sapienza degli antichi va valorizzata in se stessa e può aiutare anche il cristiano ad approfondire la sua fede. In questo il Petrarca anticipa l'Umanesimo e il Rinascimento. Scrive in un latino più vicino a quello classico che a quello medievale. Tra le opere più significative, rimaste tuttavia incompiute1: L’Africa ( ) poema epico in esametri dedicato alla II guerra punica (protagonisti Annibale e Scipione l’Africano), cui il poeta lavorò a più riprese. Bucolicum carmen "Poema pastorale" ( ) 12 ecloghe sul modello virgiliano: sotto la favola pastorale temi di attualità (morte del re di Napoli R. d'Angiò, speranze per l’impresa di C.di Rienzo; corruzione della curia avignonese; guerra dei Cent'anni); letterari (confronto tra poesia d'Italia e Francia); personali (contrasto tra desiderio di gloria e aspirazione spirituale alla vita solitaria; amore per Laura, incoronazione in Campidoglio; peste e morte di Laura). De viris illustribus e Rerum memorandarum libri (dal 1338) raccolta di biografie e di aneddoti di grandi personalità dall’età antica. Forte è nel Petrarca l'insoddisfazione artistica e la tendenza alla perfezione. Avendo un animo sensibile e inquieto, rivede di continuo le sue opere, a volte per tutta la vita. Perciò molte di esse sono rimaste in compiute.

10 Opere latine di argomento filosofico-morale
Argomento comune: ricerca della vera felicità = vita serena e saggia, al di fuori del caos della storia, alla ricerca dell’equilibrio interiore. Tra le opere più significative si segnalano: Psalmi poenitentiales (1348) 7 preghiere scritte da Petrarca nel periodo più doloroso: morte di Laura e di altri amici per la peste e la monacazione del fratello Gherardo. De remediis utriusque fortunae ( ) 254 brevi dialoghi, divisi in due parti, i cui interlocutori sono concetti astratti (Ragione e Gioia, Speranza e Paura, ecc). Modello Seneca vizi e virtù determinano rispettivamente infelicità e felicità; il saggio non dovrebbe mai lasciarsi condizionare dagli eventi esterni. De vita solitaria (1346 – 1371) e De otio religioso (1347 e il 1357) In essi prosegue l’esame di coscienza : Petrarca si confessa: intimamente scontento di sé, preda di un’inquietudine profonda di fronte all’inconciliabilità fra ideali e realtà, fra volontà e azione, fra pensiero e vita. Unica via di salvezza; rinuncia alle ambizioni e ritiro in solitudine, silenzio, ascesi. Secretum ( ) Dialogo in 3 libri fra Francesco e sant’Agostino alla presenza della Verità. Petrarca confessa e analizza con spietata lucidità le proprie debolezze: mancanza di una volontà forte e ferma, prevalere delle passioni sulla ragione; desiderio di gloria mondana, e soprattutto l’accidia, cioè propensione all’apatia e all’inerzia.

11 Secretum: sviluppo tematico
Libro I Agostino indica nell'accidia, la principale malattia di Francesco; pur aspirando a una vita più pura egli non riesce a vincere quella funesta malattia (in latino aegritudo) dell'animo, che genera apatia e negligenza nell'operare. Per vincere le proprie debolezze, il santo suggerisce, è necessario volerlo non solo con la mente ma anche con il cuore. Libro Il Francesco si riconosce per lo più innocente riguardo ai sette peccati capitali, salvo per l'accidia. Agostino lo invita allora a guardare più profondamente in se stesso e a soffermarsi su: la sua insoddisfazione: il pessimismo legato al sentimento della morte e della caducità delle cose terrene; l'autocommiserazione; la superbia, che ha il suo opposto nel disprezzo degli altri; l'attrazione per gli agi e per la bellezza fisica; l'incapacità di resistere alla lusinga dei sensi: l'amore per Laura e l'aspirazione alla gloria, ostacoli sulla via del perfezionamento spirituale. Libro III Il poeta non promette di rinunciare ai suoi peccati (come, invece, fa Agostino nelle Confessioni) e conclude il colloquio domandando grazia a Dio, perché comprenda la sua incapacità di rifiutare le attrattive del mondo.

12 le opere in volgare

13 I Trionfi Poemetto allegorico in terzine di endecasillabi, iniziato nel 1352, mai del tutto finito. in analogia a livello strutturale alla Divina Commedia. suddiviso in 6visioni = sogni del 6 aprile a Valchiusa; si susseguono i valori spirituali della sua vita, in una progressione crescente, tesa sempre al superamento delle posizioni raggiunte. Triumphus Cupidinis (Trionfo dell’Amore passionale)  il dio Amore appare su un carro di fuoco, seguito da una schiera di illustri vittime dell'amore passionale (Cesare, Enea, Achille, Dante, Virgilio, ecc.). Ad un certo punto appare Laura, che suscita nel poeta un vivo sentimento d'amore, per cui anch'egli si unisce alla schiera che col carro giunge all'isola di Cipro, dove Amore celebra il suo Trionfo e l'uomo è sconfitto; Triumphus Pudicitiae (Trionfo della Castità che pone un freno alle passioni) le virtù di Laura si oppongono vittoriosamente alla forza di Amore. Laura, insieme a Lucrezia, Penelope, Didone, ecc., libera i prigionieri portandoli nel tempio della Pudicizia a Roma; Triumphus Mortis (Trionfo della Morte,che fa riconoscere la vanità dei beni terreni) rievoca la morte di Laura e la sua apparizione in sogno dopo la morte, per dirgli che l'aveva sempre amato senza però rivelarlo per difendere la propria onestà e la salvezza di entrambi; Triumphus Famae (Trionfo della Fama che l’uomo si illude di poter sottrarre alla morte) lunga serie di personaggi famosi per le loro azioni valorose o opere di pensiero e poesia; Triumphus Temporis (Trionfo del Tempo che corrode la gloria umana) meditazione sulla fugacità del tempo e sulla vanità delle cose umane; Triumphus Aeternitatis (Trionfo dell’Eternità, traguardo finale delle speranze umane) il poeta canta la sua fede in Dio e la sua aspirazione al valore eterno delle cose. Opera piuttosto fredda per la complessità della simbologia erudita; artisticamente disorganica, priva di una forte ispirazione poetica; le liriche migliori sono quelle dedicate a Laura

14 Il Canzioniere [1342-1374] La genesi e la struttura
trent’anni di composizione, nove redazioni, fino all’ultima dell’anno della morte del poeta. 366 poesie in volgare: 366 = giorni di un anno bisestile  simbolicamente durata di una vita umana, i cui singoli momenti, diversi l’uno dall’altro, fanno però parte di un’unità più ampia e complessa, da cui ricevono significato e coerenza. Vero romanzo autobiografico in versi, operazione letteraria estremamente raffinata. Le fonti e i modelli sintesi originale di tutte le sue sterminate letture. Fra i classici, evidente influenza di Orazio e degli elegiaci latini Properzio, Tibullo e Ovidio; fra i moderni, Guido Cavalcanti, Arnaut Daniel, Cino da Pistoia e la Vita nova di Dante; della tradizione ecclesiastica, oltre alla Bibbia, soprattutto le Confessioni di Agostino. Il titolo e il genere scelto da Petrarca in latino: Rerum vulgarium fragmenta: appartenenza alla produzione in volgare, carattere “frammentario”, lontano dalla compattezza di un poema epico come l’Africa, frammenti simili alle tessere di un mosaico, di cui solo a lettura ultimata si può cogliere l’unità. I tre livelli di lettura Opera polisemica, il Canzoniere può essere letto a diversi livelli interpretativi. I livello: cronistoria dell’amore per Laura, dal primo incontro ad Avignone il venerdì santo del 1327, alla morte prematura della donna, durante la peste nera del 1348, e poi, nel ricordo, dopo la sua morte. II livello: testimonianza dell’autoanalisi di Petrarca, la cui vicenda interiore ha varie fasi: accondiscendenza alle lusinghe dell’amore e della fama in giovinezza, ricerca di equilibrio interiore della maturità, istanze ascetiche e contemplative degli ultimi anni. III livello di lettura: carattere meta-letterario dell’opera: parola poetica come unico mezzo umano per fissare, nello scorrere inarrestabile e confuso del divenire, degli istanti in cui la vita si rivela nei suoi contenuti più autentici e segreti.

15 Canzioniere: la struttura
La struttura simbolica - “indice” dell’opera vi lavorò a lungo, alla ricerca della più efficace successione dei componimenti, nella convinzione che essi avessero, oltre ad un autonomo valore, anche un senso complessivo che poteva manifestarsi solo in uno specifico ordine di successione. Non il tradizionale ordine cronologico o metrico, ma un criterio tematico più che cronologico: precedono in genere le poesie da cui emergono le passioni giovanili rispetto a quelle dedicate ai sentimenti della maturità e della vecchiaia, a prescindere dalla data di composizione. Bipartizione del Canzoniere Sonetto proemiale: Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono per indicare i destinatari dell’opera (quanti abbiano sperimentato la forza dell’amore), e per definire l’argomento di fondo : evoluzione da una gioventù nutrita di passioni e illusioni terrene, a una vecchiaia che riconosce la loro vanità II - CCLXIII - prima della morte di Laura, “passioni del corpo” amore per Laura, natura, amicizia (al card. G.Colonna), politica (Spirto gentil LIII, Italia mia CXXVIII), CCLXIV - CCCLXVI dopo la morte di Laura, “passioni dell’anima” pentimento, consapevolezza della vanità del mondo, aspirazione alla verità, alla poesia, a Dio. Chiude la canzone alla Vergine (Vergine bella, che di sol vestita) approdo finale della lunga avventura esistenziale di Petrarca, che si affida alla misericordia di Maria. Laura: dalla terra al cielo Laura incarna simbolicamente la parabola esistenziale di Petrarca: in un primo tempo: sintesi di seduzioni terrene, quasi strumento demoniaco, tanto da indurre un continuo dissidio interiore fra esaltazione e pentimento; l’amore per Laura lo allontana da Dio, ma non può rinunciare ad amare, con vergogna, colei che vede come la sua sola ragione di vita; dopo la morte, assurge a donna-angelo, guida illuminante che lo riconduce sulla via del paradiso.

16 Canzioniere – lingua, stile, fortuna
La lingua e lo stile Unilinguismo (Contini), non sperimentalismo espressivo diversificato come in Dante, ma uniformità di termini, toni e livelli stilistici scrittura estremamente equilibrata, stile lineare e piano, lessico essenziale, sintassi elegante senza artificio, prev. paratattica; indeterminatezza: ritratto di Laura sempre vago evanescente e la rievocazione prevale sulla descrizione; coppie sinonimiche parallelismi, antitesi (vita e morte, pace e guerra, dolce e amaro, fuoco e ghiaccio); parallelismo tra parole e suoni: stessi suoni e gruppi consonantici (lauro-l'aura-l'auro [alloro-aria-oro]; l'aura-Laura-l'aurora) per opposizioni tra verso e verso Pace non trovo e non ho da far guerra; lo spirto è pronto, ma la carne è lassa; pascomi di dolor, piangendo rido; di fuor…dentro; spenti... avampi; monti et piagge / et fiumi et selve Metrica: su 366, 317 sono sonetti, forma privilegiata per la sua brevità, meglio si presta al carattere frammentario dell’opera. Vengono espresse con apparente facilità concetti difficili.

17 Canzoniere – io lirico, destinatario, fortuna
L’autore e il destinatario Petrarca è protagonista e autore; ma non vi è coincidenza perfetta: personaggio costruito sulla base delle esperienze biografiche dell’autore, sottoposte a una sublimazione, così che il lettore possa immedesimarsi in lui e la sua storia diventare la storia di ciascun uomo. Il poeta scrive per se stesso, per meglio comprendere il senso della sua vicenda terrena, per i contemporanei, per invitarli alla ricerca interiore, per i posteri, per offrire loro un modello di vita interiore. La fortuna Ai suoi contemporanei era noto come grande erudito, le sue lettere venivano copiate e studiate. Per secoli paradigma assoluto per contenuti, struttura e stile. Classico ammirato e imitato ancora oggi: per l’equilibrio perfetto tra le parti e l’insieme, perché fissa la definizione stessa di poesia lirica, valida ancora oggi: autobiografismo, introspezione, tema dell’amore contrastato.


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