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 Quali le cause dell’ascesa del BJP?  Il BJP ha le proprie radici innanzi tutto nel movimento di riforma dell’induismo nel diciannovesimo secolo  Sono.

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Presentazione sul tema: " Quali le cause dell’ascesa del BJP?  Il BJP ha le proprie radici innanzi tutto nel movimento di riforma dell’induismo nel diciannovesimo secolo  Sono."— Transcript della presentazione:

1  Quali le cause dell’ascesa del BJP?  Il BJP ha le proprie radici innanzi tutto nel movimento di riforma dell’induismo nel diciannovesimo secolo  Sono dunque Brahmo Samaj, Arya Samaj e Hindu Mahasabha i progenitori del BJP, movimenti fautori di una riforma in senso elitario, scritturalista, sanscritista e brahmanico, dell’Induismo

2  Di questa matrice, il revivalismo indù contemporaneo conserva diverse caratteristiche, tra cui il suo sostenere la causa delle caste elevate, contro le rivendicazioni delle caste basse e le “discriminazioni positive” a favore di queste, la rivendicazione della purezza dell’Induismo da altre influenze religiose, il suo riconoscersi nelle radici alte, “arie”, della civiltà indiana

3  Come ricorda Jaffrelot, dunque, il nazionalismo laico e multireligioso di Nehru e Gandhi non è stato mai l’unico aspetto, benché il più rilevante, del nazionalismo indiano  Il movimento è stato quindi rielaborato da Vinayak Damodar Savarkar negli anni venti del novecento, soprattutto con il suo libro “Hindutva” (1923)  È Savarkar a definire il concetto di indù quale membro di una comunità etnica che ha nell’induismo la propria cultura comune e che si riconosce in un territorio ben definito, quello compreso tra Indo, Himalaya e Oceano Indiano

4  Come tutti i nazionalismi, anche in quello indù l’aspetto culturale, rappresentato dall’induismo, si accompagna a un aspetto etnico-razziale, identificato nella supposta discendenza dagli “ariani”, conquistatori in epoca antica dell’India settentrionale  Tuttavia, benché vi sia un riferimento al sangue, alla mitica discendenza dagli Arii, il concetto di nazione indù di Savarkar fa meno riferimento all’etnia quanto alla “cultura indù”, e dunque prescrive l’accettazione di tale cultura da parte delle minoranze, quella musulmana in primo luogo

5  Come nota Jaffrelot, si può distinguere qui una prevalenza della caratteristica natura inclusiva della struttura sociale indiana castale, rispetto all’esclusività biologica di altre forme di nazionalismo (ad esempio quello pachistano)  anche se è vero che molti nazionalismi asiatici e mediorientali si trovano a metà tra inclusività ed esclusività, (es. turco), in cui ad una idea di cittadinanza teoricamente universale, si accompagnano sia l’aspetto della religione, sia l’idea biologica della nascita

6  Queste concezioni trovarono una propria organizzazione negli anni nella RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh, associazione dei volontari nazionali), fondata nel 1925  si tratta di un movimento e di un’ideologia che, pur rifacendosi teoricamente a valori universali, sono in realtà inscindibili da una precisa realtà geografica e sociale, ovvero l’India settentrionale (le zone hindofone) e le caste alte

7  Si tratta di una contraddizione tra vocazione pan-indiana e dunque tentativo di espandere il movimento a tutta l’India e localizzazione settentrionale, non l’unica come vedremo, che contribuirà a limitare la portata espansiva del movimento  Inoltre, tale caratteristica non è casuale, in quanto il movimento nasce proprio con, tra le proprie finalità, quella di limitare o controllare l’ingresso delle caste basse nella scena politica, favorita dalla politica gandhiana

8  Dalla RSS sono col tempo scaturite altre organizzazioni; il Vishwa HIndu Parishad (associazione indù universale) è stato fondato nel 1964 con un carattere più di riorganizzazione religiosa dell’Induismo, che di carattere politico. Il gruppo sarà capofila del movimento su Ayodhya, negli anni ottanta e novanta  Ma soprattutto, l’RSS si darà un proprio braccio politico, il Bharatya Jan Sangh, noto semplicemente come Jan Sangh, nel 1951

9  Questo sviluppo è cruciale in quanto segnalava una svolta nel movimento, che prendeva atto della necessità di entrare nel gioco politico, e non più soltanto a dedicarsi alla riforma sociale e religiosa  infatti il partito viene fondato appositamente per prepararsi alle elezioni generali del 1952

10  Dunque la scissione degli anni cinquanta e sessanta, con la nascita del VHP e del BJS poi BJP, in qualche modo porta ad una divisione delle due diverse anime  una orientata soprattutto verso la riforma religiosa e sociale, e poco interessata alla azione politica  l’altra interessata ad entrare nel gioco politico, e tale mossa risponde al tentativo di porre fine alla ambiguità interna al movimento

11  Tuttavia i tentativo si rivelerà in parte fallito, dato che anche in anni recenti, all’interno dello stesso braccio politico del movimento, il BJP si è evidenziato un atteggiamento distinto rispetto ad altri partiti  continuando cioè a partecipare alle elezioni ma mostrando sotto altri aspetti di dare scarsa rilevanza alla dimensione statale

12  dunque rispetto ad analoghi movimenti revivalisti o integralisti musulmani, che hanno spostato la loro attenzione verso lo stato e hanno considerato questo centrale nel progetto di islamizzazione della società, il BJP sembra avere conservato la propria matrice brahmanica, che lo porta a svalutare la dimensione politica a favore di quella sociale e religiosa

13  In effetti, il partito oscillerà sempre tra due strategie  da un lato una strategia politica moderata, di lavoro entro le istituzioni parlamentari, a favore della difesa dell’unità nazionale contro ogni minaccia, soprattutto sul fronte delle autonomie regionali, e favorevole ad una politica estera assertiva nei riguardi dei paesi confinanti, Cina e Pakistan  Dall’altro, una politica più estremista, finalizzata alla promozione dei simboli della cultura indù, la lingua hindi, la vacca

14  Su queste linee, il partito ha spesso oscillato, prendendo decisioni diverse a seconda delle circostanze  Ad esempio nel 1977, dopo la fine dell’emergenza di Indira, il partito decise di optare per una linea moderata, entrando a far parte della coalizione Janata che in quell’anno batte il Congresso  Tuttavia, permaneva l’ambiguità tra gli obiettivi istituzionali e i legami con il RSS; tanto che proprio a causa di questi legami, e per il rifiuto di rinunciarvi da parte del JS, il Janata party si frammenta, il che porta al ritorno al potere di Indira

15  Subito dopo, nel 1980, il JS si ribattezzerà BJP, sotto la guida di A.B. Vajpayee fino al 1986. Sotto la sua guida il partito continuerà la linea moderata, tanto che l’RSS, per reazione si allontanerà da esso, preferendo collaborare con l’VHP  Tuttavia, come accennato, dalla metà degli anni ottanta il Bjp sarà costretto, non per sua scelta ma per “trascinamento” a optare per una linea nuovamente più radicale, che si rivelerà dannosa per il partito

16  infatti in quegli anni il RSS, il VHP saranno alla base della controversia su Ayodhya, alla quale anche il BJP dovrà allinearsi  Tuttavia le conseguenze elettorali per il BJP non saranno positive, in quanto si evidenzierà l’ambiguità e l’incertezza del governo BJP dell’UP dinanzi alla controversia, e poi perché l’opinione pubblica sarà spaventata dagli incidenti conseguenti alla distruzione della moschea nel 1992

17  Ecco perché il BJP subirà una sconfitta nelle successive elezioni statali, nel 1993  Il BJP fa in parte tesoro dell’esperienza, e dopo i fatti del 1992 tornerà ad una politica moderata, sempre facendo leva però sulla rivalutazione e sullo sfruttamento politico dei simboli etnico-religiosi

18  Come detto, il partito sin dai primi anni cinquanta, ha sempre oscillato tra l’isolamento dalla politica e l’accettazione della democrazia.  Questa critica della democrazia è stata offerta al movimento soprattutto dall’RSS, in particolare, oltre che da Savarkar, da Golwarkar, leader dal 1940 della RSS, e autore di “We, Our nationhood defined” (1938)

19  Dunque vi è un’ambiguità sostanziale, che deriva da diverse ragioni  innanzi tutto in quanto la sua idea fondamentale, secondo cui esisterebbe una cultura nazionale, quella indù, nella quale le minoranze devono fondersi, porta ad una sorta di “maggioritarismo”, che di fatto nega l’essenza della democrazia

20  Tale atteggiamento è contraddistinto da una forte critica al Congresso proprio per la sua tradizionale linea di protezione della autonomia delle minoranze che loro chiamano “minoritarismo”  Categoria in cui il BJP comprende non soltanto le misure nehruviane di tutela delle specificità della comunità musulmana, ma anche la discriminazione positiva a favore delle caste basse decisa dalla Mandal Commission

21  Si tratta di una commissione istituita nel 1978 durante il governo del Janata Party, guidata da B.P. Mandal, un politico socialista appartenente a una 'backward caste', che fu incaricata di analizzare la questione delicata della arretratezza ('backwardness', da cui il termine che fu applicato a queste caste, per distinguerle, di Other Backward Classes, OBC) di certe caste, e di suggerire delle soluzioni

22  Per circa dieci anni dopo la conclusione dei lavori e alla sottomissione delle raccomandazioni, nel 1980, questo documento fu tenuto nel cassetto, negli anni in cui il Congresso era tornato al potere sotto la leadership di Indira Gandhi e poi di Rajiv  Il rapporto fu poi applicato tra vivaci polemiche nel 1990, durante il governo di una coalizione di partiti regionali, con appoggio esterno del Congresso, sotto la guida di V.P. Singh

23  La sua principale raccomandazione comportava una quota riservata del 27 per cento negli impieghi pubblici per queste caste  Queste caste, si badi, vanno distinte dai veri e propri intoccabili, la cui situazione aveva già ricevuto una regolamentazione nella costituzione del 1950 e da atti legislativi successivi, e che sono note come Scheduled Castes

24  Inoltre, il movimento, pur avendo sempre partecipato alle elezioni, tradisce uno scarso interesse verso lo Stato, dando maggiore importanza invece alla società e alla sua riforma, in ciò rifacendosi alla matrice religiosa brahmanica, che porta a svalutare la dimensione politica a favore di quella religiosa e sociale (castale)

25  Tuttavia, dall’altra parte, in anni recenti il JS/BJP ha cominciato a rivalutare il sistema democratico, sia perché ha avuto la tendenza a considerarla parte di un recupero della antica civiltà indiana (il panchayat)  ovvero ha teso ad appropriarsi della democrazia come di origine non occidentale ma indiana

26  sia perché, soprattutto in Savarkar, la democrazia - consistendo nel principio della maggioranza - è accettabile visto che gli indù sono maggioranza  infatti Savarkar accolse con grande favore l’abolizione degli elettorati separati

27  In realtà, come è stato notato dal politologo Kaviraj, il loro approccio alla democrazia è intrinsecamente in contraddizione, in quanto darebbe vita ad una esclusione permanente di una parte della popolazione  mentre, come sappiamo, la democrazia si basa essenzialmente sulla “aleatorietà” del potere, ovvero sulla almeno teorica possibilità dell’alternanza al potere

28  Vi è quindi una forte ambiguità tra accettazione della democrazia e sua negazione, da parte del BJP  La soluzione, potremmo dire, sta nel fatto che il BJP ha teso ad elaborare una propria visione della democrazia, più incentrata sull’aspetto sociale che su quello politico, caratterizzata dal decentramento e dalla centralità del villaggio, e meno dalla importanza dello stato  Rimane cioè una visione che dà maggiore importanza alla costruzione della società indiana ideale dal basso, che dall’alto

29  Come dice Jaffrelot, forse in ciò risiede l’aspetto più interessante del movimento nazionalista indù, in quanto esso propone un’alternativa alla democrazia parlamentare congressista, un sistema politico che è basato sull’unità del villaggio  Golwarkar persino propose uno schema di elezioni dal livello locale fino al centro, che ricalca secondo il suo autore il sistema antico dei panchayat di casta.  Da queste concezioni di base deriva ancora oggi l’impostazione dei leader del BJP attuale

30  Sarà già stato evidente da quanto detto che il voto a favore del BJP non è facilmente schematizzabile, come può apparire di primo acchito  Perché accanto ad un indubbio rafforzamento dei sentimenti nazionalisti, esistono diverse altre ragioni che hanno portato alla ascesa del BJP

31  Vi è in parte una disillusione di parte dell’elettorato moderato verso il Congresso, a causa degli scandali che hanno colpito il partito e delle accuse di corruzione a carico dei suoi dirigenti, che non hanno risparmiato la stessa dinastia Gandhi-Nehru

32  In questo contesto, il BJP (alla stessa stregua dei partiti fondamentalisti islamici in Pakistan) è visto come un partito di persone moralmente rette e dunque attrae consenso anche da parte di settori laici dell’elettorato  In secondo luogo, il partito ha tratto forza anche dal timore provocato dalle spinte centrifughe ed autonomiste di certi settori dell’India (regionalismi, rivendicazioni castali e religiose), timore che il pluralismo nehruviano portasse alla disintegrazione dell’India

33  In parte il BJP ha anche goduto della opposizione da parte delle alte caste alle aperture di corsie preferenziali per le caste basse  Inoltre il BJP ha tratto vantaggio dalla situazione regionale, caratterizzata, dagli anni Ottanta in poi da una crescente insicurezza, o almeno da una percezione di insicurezza da parte dell’opinione pubblica indiana (crisi in Afghanistan, nuclearizzazione del Pakistan, crescente militanza islamista in Asia)  In queste condizioni il BJP ha saputo porsi come partito tradizionalmente di «destra» cioè garante di una maggiore sicurezza interna ed esterna, rispetto al Congresso

34  Infine, paradossalmente, alcuni appartenenti alle minoranze sono stati portati a votare BJP, ritenendo che un BJP forte elettoralmente potesse più facilmente fare concessioni alle minoranze rispetto al Congresso, prigioniero dei suoi timori di apparire pro-minoranze  In altre parole, alcuni settori delle minoranze hanno ritenuto di allentare le tensioni con la maggioranza assicurando a questa un saldo controllo della scena politica, anziché votare per partiti di minoranza e rischiare così di scatenare l’ostilità della maggioranza («contro-polarizzazione comunitaria»)


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