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Pietro Bembo e il Rinascimento. Lingua e cultura dell’Italia disunita

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Presentazione sul tema: "Pietro Bembo e il Rinascimento. Lingua e cultura dell’Italia disunita"— Transcript della presentazione:

1 Pietro Bembo e il Rinascimento. Lingua e cultura dell’Italia disunita
Lezioni d'Autore

2 XV e XVI sec. in Italia Mancanza di unità politica → assenza di una capitale. Assenza di un centro propulsore dell'unità linguistica nazionale e, quindi, di un sicuro modello. La letteratura si allontana dalle radici municipali per legarsi alle corti e alle esigenze mondane e sociali.

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4 Le Prose della volgar lingua
Dialogo in tre libri, pubblicato nel 1525, offrì al ceto intellettuale italiano uno strumento linguistico unitario. Si valutano le diverse teorie linguistiche che allora si fronteggiavano. Quattro interlocutori: Giuliano de' Medici (cui l'opera è dedicata), Ercole Strozzi (fautore dei pregi della lingua latina), Federico Fregoso e Carlo Bembo (fratello di Pietro e suo portavoce in quanto estimatore della lingua volgare).

5 Carlo/Pietro Bembo propone la distinzione tra lingua parlata e lingua scritta.
La lingua scritta in volgare deve essere sostenuta da una nobile tradizione letteraria (Dante, Cino da Pistoia, Petrarca e Boccaccio).

6 Il volgare letterario – Le premesse
La lingua cortigiana è troppo artificiale e di fatto non-lingua perché priva di tradizione scritta. Il fiorentino del '500 è troppo corrotto dall'uso che ne fa il popolo illetterato.

7 Il volgare letterario – La soluzione
La soluzione è nell'impiego della lingua toscana del Trecento, una lingua: - regolata perché ha in sé proporzione e misura, - pura perché in essa non compaiono scorie della lingua parlata, - vaga e gentile perché sostenuta dall'esempio della più illustre tradizione scritta e duttile rispetto a ogni stile in forza della varietà dei vocaboli.

8 I modelli da imitare Per la poesia Petrarca Per la prosa Boccaccio

9 Il III libro – Una ‘grammatica’
Petrarca (Rerum vulgarium fragmenta) Boccaccio (Decameron) Dante della Commedia I poeti minori del Duecento toscano

10 La nuova lingua letteraria
Il principio d'imitazione dei grandi del Trecento è futuro cardine del classicismo stilistico rinascimentale. Sistemazione teorica definitiva a tendenze ampiamente diffuse nella pratica scrittoria. Al volgare viene conferita piena dignità letteraria.

11 Un’ideale continuità con i classici
Le Prose contribuirono in maniera determinante all'abbandono del latino come lingua letteraria prevalente. La proposta del Bembo di un moderno classicismo volgare garantiva un'ideale continuità con i modelli della tradizione classica, consentendo agli intellettuali italiani di superare i campanilismi per guadagnare finalmente un'identità illustre e certa.

12 FINE Lezioni d'Autore


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