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Sostanze legali e illegali

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Presentazione sul tema: "Sostanze legali e illegali"— Transcript della presentazione:

1 Sostanze legali e illegali
s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

2 s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a 2 0 1 1 – 2 0 1 2
Definizione di droga Secondo OMS (Organizzazione mondiale della sanità) per droga si intende: ‘ogni sostanza dotata di azione farmacologica psicotica, la cui assunzione provoca alterazioni dell'umore e dell'attività mentale’ Quindi: non necessariamente sostanza vietata dalla legge. Secondo la definizione dell’OMS può essere una droga anche una sostanza con azione psicotica ma socialmente accettata. Va quindi sfatato il luogo comune, quello che istintivamente ci porta a considerare come droga solo una sostanza legalmente proibita, es. l’eroina. Sostanze socialmente tollerate come l’alcol e il tabacco, secondo la definizione dell’OMS, rientrano perfettamente nella categoria delle droghe in quanto producono nel consumatore un effetto intossicante. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

3 s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a 2 0 1 1 – 2 0 1 2
Definizione di droga Classificazione droghe considerando anche categorie: a. legale/illegale; b. terapeutico/ricreativo droghe legali strumentali; droghe legali ricreative; droghe illegali strumentali; droghe illegali e ricreative Categoria legale/illegale: vuol dire che alcune sostanze sono considerate legalmente lecite, altre legalmente illecite. Categoria terapeutico/ricreativo: vuol dire che alcune sostanze vengono utilizzate per uso terapeutico, mentre altre sono finalizzate solo alla ricerca del piacere. 1. Le droghe legali strumentali sono quelle che vengono utilizzate in medicina per motivi terapeutici. La morfina, per esempio, rientra in questa categoria e viene utilizzata nella terapia del dolore nella fase terminale della malattia. Un altro esempio è costituito dagli psicofarmaci che vengono prescritti dai medici ai pazienti che soffrono di disturbi psichici. 2. Per droghe legali ricreative intendiamo l’alcol e il tabacco, sostanze che di norma non definiamo ‘droghe’ perché inserite nei nostri normali stili di vita. Però va detto che la legalità e quindi l’accettazione di queste sostanze non va data per universale. Specie nei confronti dell’alcol, anzi, vanno segnalati atteggiamenti diversificati a seconda che ci muoviamo nel tempo (es. la fase del proibizionismo negli USA degli anni ‘30) o nello spazio (es. i paesi musulmani: oggi l’alcol è vietato in Arabia Saudita, in Iran e in Afghanistan). Inoltre il consumo di alcol e tabacco è regolamentato nei paesi occidentali nel senso che vengono indicati luoghi e situazioni in cui l’uso può essere lecito o illecito. Per es. è lecito abusare dell’alcol ma se in stato di ebbrezza ci mettiamo alla guida di un veicolo scattano le restrizioni. E’ lecito bere e fumare ma, per esempio, è vietato vendere alcol e sigarette ai minori di 14 anni. Conta anche il contesto in cui si consumano le sostanze: si accetta (e si incoraggia) il fatto di bere in un’occasione conviviale mentre la stessa azione è assolutamente condannata se avviene sul posto di lavoro. 3. Le droghe illegali strumentali sono largamente conosciute con il termine "doping“. Sono sostanze di vario tipo che assumono gli sportivi praticanti (specie delle specialità faticose quali il ciclismo, l’atletica leggera e il nuoto) per migliorare in modo artificiale le proprie performances agonistiche. Con ciò mettendo a repentaglio la credibilità dello sport e, soprattutto, la salute di chi ne abusa. 4. Le droghe illegali e ricreative sono quelle che comunemente chiamiamo "droghe". s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

4 dRoghe illegali e ricreative
derivati della cannabis indica (hascisch e marijuana); derivati della coca (cocaina e crack); derivati dell’oppio (morfina, eroina); anfetamine (MDMA, ectasy) Afghanistan: piantagione di oppio Le droghe più diffuse sono i derivati della cannabis indica, una pianta che cresce spontaneamente in Asia e nei paesi del sud. Le sostanze derivate sono l'hascisch e la marijuana. La cocaina viene ottenuta, attraverso un processo chimico di trasformazione, da una pianta coltivata in America Latina (Perù, Bolivia e Colombia). Nei paesi produttori, la coca fa parte della cultura locale e viene consumata masticandone le foglie. Nei paesi occidentali la cocaina è una sostanza illegale e viene consumata diversamente: viene sniffata oppure iniettata in vena. Il crack invece viene fumato utilizzando delle pipe speciali. L'oppio viene ottenuto da una pianta, il papaver somniferum, che costituisce una varietà del papavero. L'oppio viene coltivato in Asia minore, in Cina, in Iran e in alcuni paesi balcanici. Tra i derivati dell'oppio ci sono la morfina, utilizzata per scopi terapeutici, e l'eroina per scopi ricreativi. Le amfetamine sono sostanze sintetiche. Le più usate sono quelle che hanno effetti allucinogeni, tra cui l'MDMA e l'ectasy. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

5 Dipendenza dipendenza dipendenza fisica dipendenza psicologica
Le sostanze si distinguono per il fatto di presentare alcuni effetti importanti nelle persone che ne fanno uso. Gli effetti più problematici sono quelli di dipendenza e di tolleranza. La dipendenza si esprime attraverso un comportamento, di tipo compulsivo, di ricerca e assunzione di droga. Tale comportamento tende a costituirsi come l’attività prevalente nella vita dell’individuo e a configurarsi come un bisogno primario. Al punto che l’eventuale astinenza provoca dei problemi non marginali. In questi casi si manifesta una dipendenza fisica dalla sostanza: l'astinenza, ossia la non assunzione di droga per periodi prolungati, genera nel soggetto un forte malessere fisico. Inoltre la sostanza produce dipendenza psicologica che si esprime con un bisogno irrinunciabile di procurarsi nuove dosi e ripetere l'esperienza piacevole. dipendenza psicologica s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

6 tolleranza tolleranza varia con sostanza nel tempo, più tolleranza
Nel tempo, gli effetti della sostanza tendono a diminuire perché l’organismo è sempre più tollerante nei confronti della stessa. Ciò obbliga il consumatore ad aumentare progressivamente il dosaggio della sostanza per poter raggiungere lo stesso grado di benessere. Ma l’aumento del dosaggio non è indolore perché insieme aumentano il tasso di intossicazione e la dipendenza. Sia la tolleranza che la dipendenza da astinenza variano al variare della sostanza. La sostanza che maggiormente produce tolleranza è l’eroina. In questo senso va considerata la sostanza più pericolosa. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

7 Evoluzione del consumo
‘800 uso terapeutico fenomeno marginale esperienza individuale riguarda adulti ‘900 uso ricreativo fenomeno diffuso sub-cultura riguarda giovani Il consumo di sostanze stupefacenti è un fenomeno antico. A seconda delle diverse società, è diverso l’uso che se ne fa. Per esempio, nell‘800 è largamente prevalente l’uso terapeutico, associato alla terapia del dolore. E’ presente l’uso ricreativo, ma riguarda una ristretta cerchia di persone (artisti per lo più o scrittori). Riguarda in particolare gli adulti piuttosto che i giovani, le donne piuttosto che gli uomini. Una differenza sostanziale è che il consumo nell’800 si configura come un’esperienza individuale. Manca del tutto l’aspetto sub-culturale che si affermerà solo nel tardo ‘900 (inizio anni ‘70): al consumo come esperienza solitaria si affiancherà (e col tempo prevarrà) quello collettivo. E si consoliderà una cultura della droga che favorirà l’emergenza di un comune stile di vita in larghi strati sociali. Con la fine del ‘900, la droga da fenomeno marginale diventa un fenomeno di massa. Questo fatto, unitamente alla preoccupazione dei governi, soprattutto per il coinvolgimento della popolazione giovanile, spiega il motivo per cui solo a partire dalla fine del ‘900 abbiamo dati attendibili sul consumo delle droghe. monitoring s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

8 Dati quantitativi sul consumo
Variabilità in base a sostanza consumata Correlazione consumo/disapprovazione sociale 1. legali I dati di cui disponiamo mettono in risalto innanzitutto la variabilità: il consumo varia a seconda della sostanza considerata. E’ evidente anche la correlazione tra consumo di una sostanza e il corrispondente grado di disapprovazione sociale: per fare degli esempi, le sostanze legali (alcol e tabacco) registrano consumi molto più elevati rispetto alle sostanze illegali. L’elevatissimo consumo di alcol, sostanza notoriamente tollerata nella cultura occidentale, viene spiegato da quella correlazione. Analogamente, si consuma la marijuana,droga leggera, molto più che l’eroina. Riassumendo: le sostanze legali registrano consumi elevati rispetto a quello delle sostanze illegali. Tra quelle illegali, le droghe leggere sono più consumate rispetto alle droghe pesanti. 2. leggere 3. pesanti s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

9 Dati quantitativi sul consumo
Variabilità nel tempo e presentando discontinuità Stati Uniti: consumo droghe leggere anni ‘70: in crescita; anni ’80: in declino; anni ‘90: in (moderata) crescita; dopo 1997: stabilizzato Contraddicendo un’opinione diffusa, i dati ci dicono anche che i consumi variano nel tempo ma non in maniera lineare. Anzi, conoscono fasi di incremento e di decremento. E la variazione nel tempo è diversa a seconda della sostanza considerata. L’illustrazione mostra l’evoluzione del consumo dei derivati della cannabis negli Stati Uniti negli ultimi 40 anni. Ma non è possibile generalizzare: ogni sostanza presenta uno specifico andamento nel consumo. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

10 Identikit del consumatore
Fattori sociali correlati al consumo 1. genere 2. età Il fattore ‘variabilità’ riguarda anche i consumatori la cui disponibilità a consumare droghe varia in rapporti ad alcuni fattori. In particolare agiscono cinque fattori che incidono sulla maggiore o minore probabilità che un soggetto si avvicini alla droga. I cinque fattori sono: 1. il genere; 2. l’età; 3. la generazione di appartenenza; 4. le sostanze precedentemente consumate; 5. il luogo di residenza 3. generazione 4. consumi precedenti 5. residenza s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

11 Identikit del consumatore 1. il genere
Tra maschi e femmine differenze nei consumi - quantità; frequenza; tempi e modalità di iniziazione Una prima differenza è che i maschi consumano le sostanze stupefacenti in quantità maggiore rispetto alle donne. Le differenze non si limitano all’aspetto della quantità: riguarda anche la frequenza (i maschi si drogano più spesso) e l’iniziazione (i maschi cominciano in età più precoce). Una seconda differenza riguarda il contesto sociale in cui avviene l’iniziazione: i maschi sono fortemente influenzati dal gruppo dei pari, mentre le femmine dalla famiglia (per le sostanze legali) e il partner (per le sostanze illegali). s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

12 Identikit del consumatore 1. il genere
Tra maschi e femmine differenze nei consumi nel tempo es. consumo tabacco (1:7 nel 1949; :3 nel 1980) nello spazio es. consumo eroina (1:4 centro-nord; :10 sud) Come esempio di variazione nel tempo si possono citare i dati storici relativi al consumo di tabacco in Italia. Sessanta anni fa, il rapporto era di una fumatrice ogni 7 fumatori. Trenta anni fa il rapporto era di 1 a 3. Oggi meno di 1 a 2. L’evoluzione del rapporto nel tempo dipende dal diverso percorso rispettivamente seguito dai maschi e dalle femmine: nei primi il consumo di sigarette tende a scendere, mentre nelle seconde a crescere rapidamente C’è una curiosa differenza tra i due gruppi: i maschi laureati fumano meno dei maschi con basso livello di istruzione. Nelle donne invece al crescere del grado di istruzione corrisponde un aumento del consumo di sigarette. Come esempio di variazione nello spazio si possono citare i dati che si riferiscono al consumo di eroina in Italia. Esistono forti differenze tra maschi e femmine a seconda della collocazione geografica. Nel centro-nord il rapporto maschi/femmine è preoccupante (1 a 4) mentre nelle regioni meridionali è più confortante (1 a 10). I t a l i a s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

13 Identikit del consumatore 2. l’età
Sostanze legali: iniziazione tabacco anni alcol anni L’età del consumatore è un fattore correlato alla tipologia legale/illegale della sostanza consumata. Indubbiamente la liceità delle sostanze agisce nel senso di favorire un’iniziazione precoce. Tale comportamento non viene infatti inibito dalla disapprovazione sociale. E così il consumo del tabacco inizia verso i 10 anni. Quello dell’alcol verso anni (ma le più recenti ricerche abbassano questo valore a anni). I consumi crescono nella fase adolescenziale, un’età critica caratterizzata dal difficile processo di formazione di una nuova identità da parte del giovane che ha bisogno di sperimentare inediti modelli di comportamento. Dopo i anni, definitasi l’identità adulta, i consumi si stabilizzano (fino ai 50 anni circa). s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

14 Identikit del consumatore 2. l’età
Sostanze illegali: evoluzione consumo in base all’età inizio adolescenza iniziazione variabile picco anni stabilizzazione NO decrescita SI Il consumo di sostanze illegali è un fenomeno prevalentemente giovanile. Quindi l’iniziazione riguarda la fase adolescenziale. L’iniziazione avviene in età variabili a seconda della pericolosità percepita della sostanza assunta: es. si inizia a consumare marijuana prima che cocaina. Si inizia a consumare cocaina prima che eroina. Il picco del consumo si registra intorno ai 20 anni per le droghe leggere e ai 25 per le droghe pesanti. Dopodiché non segue, come avviene per le sostanze legali, una fase di stabilizzazione del consumo, ma una fase di rapida decrescita. Secondo un’indagine condotta negli Stati Uniti, in età adulta per es. solo un quarantenne su nove ventenni consuma cocaina. Come spiegare l’interruzione del consumo di sostanze stupefacenti in età adulta? I sociologi, mutuando alcuni aspetti della teoria del controllo sociale, mettono in relazione l'interruzione con quella l'assunzione del ruolo adulto, con la disponibilità ad assumersi maggiori responsabilità in ordine all’attività lavorativa, agli affetti familiari, al ruolo di genitore. Raggiunta l’età adulta, il tossicodipendente non intende mettere ulteriormente a repentaglio i valori importanti della vita e cerca di fuoriuscire dal comportamento deviante. Anche nel caso della tossicodipendenza, scatta nel soggetto un meccanismo inibitorio che abbiamo già visto operare in relazione all’attività criminale. Teoria controllo sociale s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

15 Identikit del consumatore 3. la generazione
Droga come sub-cultura Contribuisce a definire nuovi stili di vita Es. cultura giovanile in Italia anni ‘70 I cambiamenti del consumo sono legati anche al fattore generazionale. Come già detto, nella società contemporanea il consumo di sostanze va inteso come una sub-cultura e ciò comporta che i consumatori non condividono una semplice attività (il consumo) ma un vero e proprio stile di vita. Per esempio, nell’Italia degli anni ’70, il consumo dell’hascish e della marijuana era strettamente associato a stili di vita giovanili che prevedevano anche la condivisione di nuovi gusti musicali (soprattutto l’apertura alle suggestioni musicali provenienti dall’Inghilterra – i Beatles e i Rolling Stones su tutti - e americani: Bob Dylan, Joan Baez, ecc.), di modalità di abbigliamento, di contestazione del sistema politico-sociale esistente che poi si espresse, sul piano della politica mondiale, con la contestazione della guerra del Vietnam e sul piano interno con la lotta dura contro i governi democristiani. Sul piano strettamente sociale, si espresse attraverso una lotta al conformismo opprimente e per una maggiore libertà sessuale. Foto: s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

16 Identikit del consumatore 3. la generazione
Anni ‘70: sub-cultura giovanile distingue: droghe ‘buone’ Negli anni ’70, la sub-cultura giovanile affronta la questione della droga, operando un’importante distinzione tra le diverse sostanze e distinguendo nettamente le droghe "buone" dalle droghe "cattive“. Le droghe ‘buone’ (l’hascisc, la marijuana e l’LSD) sono ritenute tali in quanto consentono all’individuo una migliore espressività personale, espandendo le sue capacità mentali e relazionali e favorendo così una vita sociale più ricca, autentica e creativa. Le droghe cattive (le anfetamine, l’eroina e la cocaina) vengono al contrario ritenute incompatibili con la cultura giovanile del tempo, in quanto tendenzialmente distruttive e favorenti un atteggiamento di indifferenza e di fuga dalla vita sociale e politica. Una cultura giovanile che fa dell’impegno sociale e politico un valore primario, non può tollerare il consumo di sostanze che allontanano i giovani dalla politica e dalla società che richiede la massima partecipazione per poter essere radicalmente cambiata. droghe ‘cattive’ disimpegno sociale e politico s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

17 Identikit del consumatore 4. consumi precedenti
Escalation consumi 2. sostanze illegali gradualità 1. sostanze legali gradualità Il consumo di una sostanza stupefacente è connesso anche al consumo delle sostanze precedentemente assunte. La ‘carriera’ del tossicodipendente prevede di norma un’escalation dei consumi: il soggetto segue un percorso che prevede il passaggio graduale da una sostanza all’altra, secondo livelli crescenti di tossicodipendenza. Si determina un’escalation dei consumi che induce a non assumere sostanze illecite senza prima passare attraverso l’esperienza delle sostanze lecite. Analogamente, all’interno della stessa categoria tossicologica scatta il medesimo meccanismo: per es. non si consuma l’eroina senza essere passati prima attraverso l’esperienza della cocaina e prima ancora della marijuana. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

18 Identikit del consumatore 4. consumi precedenti
‘Carriera’ adolescente : le 4 fasi di Kandel droghe pesanti droghe leggere 4 Kandel indica quattro fasi del coinvolgimento degli adolescenti nel consumo di sostanze. L’adolescente avvia la sua carriera di consumatore con il vino e la birra. La seconda fase prevede il passaggio al fumo di sigarette e/o l’assunzione di superalcolici. Nella terza fase passa ai derivati della cannabis. Nella quarta alle droghe pesanti. Due sono gli aspetti da sottolineare in questo fenomeno: la sequenza si distingue per la gerarchia dei passaggi per cui per es. non è possibile raggiungere la quarta fase senza essere passati prima per le fasi precedenti. Il secondo aspetto riguarda la cumulatività delle esperienze per cui non è detto che il passaggio ad una fase superiore implichi l’abbandono dei consumi della fase precedente. Non è automatico che il giovane segua questo percorso ascendente (ma accade spesso). Fortunatamente le indagini quantitative condotte testimoniano del fatto che ad ogni fase gerarchica viene registrata una riduzione dei soggetti coinvolti. s. alcolici/ sigarette 3 s e q u e n z a gerarchica cumulativa 2 vino/birra 1 s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

19 Identikit del consumatore 5. luoghi di residenza
Variabili territoriali si consuma più droga: - grandi città; - nord - Italia Il consumo dipende anche dalle cosiddette variabili territoriali. E’ maggiore nelle grandi città (e nel territorio limitrofo) piuttosto che nelle piccole città. Il consumo presenta forti differenze anche considerando le macro-aree territoriali: per es. in Italia si registra un consumo maggiore nelle regioni del nord-ovest rispetto a quello del Nord-est e del centro e soprattutto del sud. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

20 Il mercato della droga: l’organizzazione
Rete organizzativa consumatori produttori spacciatori da strada Il primo anello è costituito dai produttori che, a seconda della sostanze prodotte, sono ubicati in America centrale (Messico e Giamaica), America latina (Colombia, Perù e Bolivia), in Estremo Oriente (Laos e Thailandia) e in Medio Oriente (Afghanistan e Pakistan). Il secondo anello è costituito dagli importatori, che acquistano dai produttori droga per quantità superiori ai 10kg e la importano sui mercati locali del consumo. Il terzo dai grossisti che suddividono la merce in quantità inferiori a 1 kg per rivendere meglio le quote così ottenute. Il quarto dai distributori intermedi che a loro volta suddividono la merce in pacchetti più piccoli (1 hg) che vengono acquistati dagli intermediari che costituiscono il quinto anello: gli spacciatori a peso. Questi vendono poi lotti da una decina di grammi agli spacciatori da strada, i quali a loro volta tengono i contatti con i consumatori. Spesso i consumatori non dispongono di mezzi per comprare la dose e quindi diventano essi stessi spacciatori. importatori spacciatori a peso distributori intermedi grossisti s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

21 Il mercato della droga lo spaccio
Caratteristiche luogo riservatezza Lo spaccio si configura come un reato. Pertanto, almeno in via di principio, dovrebbe avvenire in condizioni di massima riservatezza. Lo spacciatore si dovrebbe preoccupare innanzitutto di sottrarsi al controllo della polizia e ciò lo indurrebbe a scegliere luoghi molto appartati. Ma lo spacciatore è un mercante e ha bisogno di espandere il proprio mercato. E quindi è costretto ad essere visibile per attrarre nuovi clienti: ciò lo obbliga quindi a scegliere luoghi non troppo riservati (parchi, immediate adiacenze a locali pubblici, quartieri affollati, ecc.). Con ciò scatenando spesso le ire degli abitanti del luogo, preoccupati dalla diffusione della droga nel proprio quartiere. visibilità s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

22 le politiche di controllo
Due politiche proibizionismo; 2. antiproibizionismo Politica più efficace Vietare droga: produzione, spaccio,detenzione e, entro certi limiti, consumo Politica più efficace Non porre divieti: sarebbero controproducenti se non dannosi Oggi sono due le politiche prevalenti che vengono adottate per controllare il fenomeno della diffusione di sostanza stupefacenti: il proibizionismo e l’antiproibizionismo. E’ evidente come queste due politiche, che pure perseguono lo stesso fine, siano antitetiche quanto alle modalità di intervento. I proibizionisti ritengono che la politica più efficace debba basarsi sul divieto: proibendo quindi la produzione, la vendita, l'acquisto, la detenzione e entro certi limiti anche il consumo delle sostanze più pericolose. Gli antiproibizionisti affermano invece la maggiore efficacia di una politica liberale. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

23 1. Il proibizionismo Tre ingredienti distinti, ma possono anche combinarsi salute pubblica legalità e sicurezza rapporto costi/benefici La politica proibizionistica viene sostenuta ricorrendo a riflessioni diverse, ognuna delle quali evidenzia un aspetto diverso. Tre sono le preoccupazioni prevalenti, che possono sostenersi da sole ma possono anche coesistere: 1. la salute pubblica costituisce un valore essenziale della convivenza sociale e in quanto tale va tutelata. La società (il governo) deve farsi carico di ridurre gli effetti negativi causati dal consumo di sostanze ritenute dannose per la salute. 2. la diffusione di sostanze stupefacenti pone dei problemi relativamente alla sfera della legalità. Alcuni ne mettono in evidenza l’aspetto della trasgressione, la violazione di una norma giuridica che impone l’applicazione di una sanzione commisurata al danno. Altri percepiscono la droga come una minaccia alla stabilità sociale e all’ordine costituito, determinando sul lungo termine problemi di sicurezza sociale. Altri ancora ritengono che ci sia una relazione diretta tra droga (sia nell’aspetto del consumo che del commercio) e criminalità, per cui all’aumento dell’una corrisponde l’aumento dell’altra. 3. Per alcuni invece è importante fare una valutazione economica basata sul rapporto costi/benefici. E’ fondamentale limitare il consumo delle sostanze stupefacenti ma insieme occorre ridurre i costi richiesta da una indiscriminata proibizione di tutte le sostanze: di fatto va stabilito un confine tra sostanze pericolose e sostanze moderatamente pericolose (i cannabinoidi) per le quali è possibile adottare una politica più permissiva. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

24 2. l’antiproibizionismo
Tre varianti: liberalizzazione legalizzazione depenalizzazione Analogamente, nell’antiproibizionismo troviamo 3 ingredienti:1. liberalizzazione, 2. legalizzazione, 3. depenalizzazione. 1. La liberalizzazione consiste nell’abrogazione delle norme che vietano il consumo, l'acquisto, la vendita o il traffico di droga. Una politica di questo tipo è stata adottata dagli Stati Uniti nel 1800 relativamente ai derivati dell’oppio. 2. La legalizzazione consiste essenzialmente in una forma di regolamentazione del consumo, sul modello di quanto accade per l’alcol. Essa può riguardare le quantità permesse (si stabilisce una quantità-limite), oppure le persone ammesse al consumo (ponendo un divieto rigido per i giovani), oppure i luoghi abilitati al consumo. Una politica simile viene adottata dall’Olanda dove sono state legalizzate le droghe leggere. 3. La depenalizzazione è una politica che prevede l’abolizione delle sanzioni penali o amministrative per il consumatore. Viene attualmente adottata dall’Italia dove la detenzione di quantità per uso personale è soggetta a sanzioni amministrative. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

25 Effetti delLE politiche
Ma le politiche hanno effetti positivi sui consumi? Come detto, le posizioni sono fortemente contrapposte: i proibizionisti ritengono che una politica permissiva avrebbe come effetto inevitabile un incremento del mercato e dei consumi. Al contrario, gli antiproibizionisti ritengono che depenalizzare il reato avrebbe come effetto una riduzione dei consumi perché verrebbero meno gli aspetti della trasgressione e della clandestinità in cui le sostanze vengono consumate. In realtà, si vedrà come le indagini scientifiche fin qui effettuate rendano dubbia sia la prima che la seconda ipotesi. Nel senso che la realtà risulta più complessa di quella che viene teorizzata. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

26 Effetti delle politiche
Un esempio proibizionismo alcol (USA primi ‘900) 1919: varo legge proibizionista 1931: revoca legge proibizionista anni ‘70: rilettura fenomeno Vediamo se e come abbia prodotto effetti una politica proibizionistica. L’esempio è quello delle politiche proibizionistiche adottate in USA nel primo ‘900 per cercare di arginare il fenomeno dell’alcolismo. La storia è nota: nel 1919 gli Stati Uniti adottano una legge che vieta la vendita di alcol. Tale legge viene revocata nel 1931 perché, contrariamente alle aspettative, non produce risultati apprezzabili. Negli anni 70 alcuni studiosi effettuano una rilettura del fenomeno attraverso una più attenta riflessione sui dati storici (numero di malattie e di morti causate dall’abuso alcolico). Da cui emerge un’evidente contrazione del consumo di alcol nel periodo considerato. Quindi, almeno in apparenza, da questa prima analisi emergerebbe l’efficacia della politica proibizionistica adottata. Ma, analizzando i dati storici anche nella fase precedente all’adozione della politica proibizionistica, gli studiosi rilevano che il trend positivo (la riduzione dei consumi) avviene già alcuni anni prima del varo delle leggi proibizionistiche. Come mai? Secondo gli studiosi la politica proibizionistica americana solo in apparenza produce effetti benefici: in realtà va intesa come l’effetto di un cambiamento della mentalità collettiva americana che già da tempo si stava esprimendo nel senso della riduzione dei consumi alcolici. Tale riduzione si spiega, quantomeno in forma prevalente, con un cambiamento culturale precedente alla politica di controllo. Quindi, tornando alla teoria generale, non è affatto chiara la relazione che intercorre tra le politiche proibizionistiche e la riduzione dei consumi delle sostanze psicoattive. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

27 Effetti delle politiche
Politiche antiproibizioniste Olanda vs. Svezia liberalizzazione droghe leggere riduce consumo droghe pesanti? Ma anche nel caso delle politiche antiproibizioniste gli effetti sui consumi non risultano chiari. Si può fare l’esempio dell’Olanda in cui vige un regime di liberalizzazione delle droghe leggere: secondo alcuni questo spiega la contrazione del consumo delle droghe pesanti. La possibilità di reperire le droghe leggere sul mercato legale renderebbe più difficile il passaggio a quelle pesanti e conseguentemente il contatto con il mercato illegale. Ma non è affatto certo che il merito sia da attribuire alle politiche antiproibizioniste. Infatti, consumi ridotti di droghe pesanti si registra anche in un paese come la Svezia dove da 40 anni vigono drastiche politiche proibizioniste. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

28 Effetti delle politiche
Perché non è facile stabilire una relazione certa tra politiche di controllo e consumi? Il problema sta nel fatto che le politiche agiscono in situazioni complesse dove agiscono tante variabili: la maggiore o minore disponibilità delle sostanze nonché il prezzo d’acquisto, la disoccupazione giovanile, la povertà, il livello di urbanizzazione, ecc., ognuna delle quali ha un’incidenza. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

29 Effetti delle politiche
In particolare posizionamento territorio rispetto a rotte traffico internazionale Es. Puglia e rotta balcanica Un esempio evidente di come possa incidere il fattore geografico, è dato dal traffico internazionale dell’eroina. Esaminando la mappa di tale commercio, si noterà come l’Italia e in particolare la Puglia si trovi lungo la rotta che porta l’eroina dai paesi balcanici all’Europa. Quindi la Puglia è stata ed è la porta di ingresso dell’eroina nel nostro paese, semplicemente perché è la prima regione che si trova lungo una delle principali rotte della droga, quella balcanica. Ciò spiega l’elevato consumo di eroina registrato dapprima in Puglia e successivamente su tutto il territorio nazionale. Fonte: Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (2002)

30 Droga e criminalità Distinguere due reati:
1. Spaccio, detenzione e consumo di droga Eventuale reato: stabilito da normativa vigente 2. Reato indirettamente connesso Reato (furto, omicidio) come conseguenza abuso sostanze La relazione droga/criminalità può essere chiarita distinguendo primariamente tra due reati: 1. il primo è direttamente connesso alla domanda/offerta di droga. Qui la presenza del reato e la gravità dello stesso è regolata dalla normativa vigente ed è variabile a seconda della cultura proibizionista o antiproibizionista prevalente nei vari paesi. Per es. il consumo di cocaina può costituire un reato in un paese e può non essere punibile in un altro; 2. il secondo reato (si allude al furto o all’omicidio) è solo indirettamente connesso, come possibile effetto dell’abuso di sostanze. La ricerca scientifica finora non ha chiarito tutti i contenuti della relazione. Una delle conclusioni certe a cui si è pervenuti tende a definire una relazione variabile, in rapporto al tipo di sostanza consumata e al reato commesso. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

31 Droga e criminalità A. reati predatori
Droga e reati predatori relazione difficile da dimostrare Si ipotizza l’esistenza di una relazione Ma non è automatica e soprattutto non è dimostrata Per reati predatori intendiamo i furti e le rapine. E’ opinione diffusa che tali reati sono commessi largamente da soggetti tossicodipendenti che così si procurano il denaro necessario per procurarsi la droga. Gli esiti delle ricerche non sembrano confermare tale convinzione, quantomeno non in modo indubbio. Se così fosse, le ricerche dovrebbero registrare un incremento del consumo di droghe immediatamente precedente all’incremento dei furti e delle rapine. Ma così non è. E’ dimostrato che la sequenza tra i due eventi non è automatica: a volte la criminalità predatoria precede il consumo di droga, altre volte lo segue. Un’altra conclusione riguarda le droghe leggere che non inducono a commettere questo tipo di reati. Per quanto invece concerne le droghe pesanti (in particolare l’eroina), l’ipotesi è che il nesso con i reati predatori sia presente anche se finora non è stato dimostrato. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

32 Droga e criminalità b. reati violenti
Impossibile generalizzare, distinguere tra sostanza e sostanza. Sostanza più ‘pericolosa’: alcol Anche in questo caso occorre rifuggire dai luoghi comuni. Innanzitutto per questi reati è necessario operare delle distinzioni tra le diverse sostanze. Così, diversamente dalle facili aspettative, risulta essere l’alcol (e non la droga) la sostanza più ‘pericolosa’, quella che più facilmente induce a compiere reati violenti. Come si è raggiunta questa conclusione? Attraverso le cosiddette indagini di vittimizzazione. Una in particolare, condotta negli USA sulla base delle dichiarazioni rese dalle vittime di violenze subite, ha stabilito che una vittima ogni 4 indicava un alcolizzato come autore della violenza. Mentre solo una volta su 10 è stato indicato un violentatore sotto l’effetto della droga. Tali dati sono stati poi confermati da un’indagine più oggettiva: l’analisi delle urine condotta sui violentatori arrestati. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –

33 alcol e criminalità b. reati violenti
Relazione alcol/violenza indagini ecologiche: Relazione forte paesi cultura asciutta Relazione debole paesi cultura bagnata alcol Si arriva alla medesima conclusione anche utilizzando strumenti d’indagine molto diversi. Per esempio attraverso le indagini ecologiche che indagano sul fenomeno non partendo dal caso singolo ma nel contesto delle grandi aree territoriali (un paese, una regione, una città, ecc.). Tali indagini dimostrano che il tasso di omicidi aumenta nelle aree caratterizzate da alti livelli di consumo alcolico pro-capite. Influiscono anche fattori di tipo culturale. Per es. la relazione è più forte nei paesi dove vige la cosiddetta ‘cultura asciutta’, dove cioè l’alcol (prevalentemente superalcolici) viene consumato lontano dai pasti e in un contesto di divertimento e di stordimento collettivo (es. lo sballo alcolico del sabato sera). In questi paesi – nord-europei – il tasso di omicidio è più alto che in paesi come quelli dell’Europa mediterranea dove invece vige la cosiddetta ‘cultura bagnata’. Dove il bere (essenzialmente vino, in quantità moderate) fa parte di una cultura tradizionale e diffusa e che prevede l’assunzione di alcol in associazione ai pasti (per ‘bagnare’ il cibo) e in un contesto sociale protetto: la famiglia. s o c i o l o g i a d e l l a d e v i a n z a –


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