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I piaceri della villeggiatura

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Presentazione sul tema: "I piaceri della villeggiatura"— Transcript della presentazione:

1 I piaceri della villeggiatura
L. Alma Tadema Dolce far niente, 1882 Coll. privata

2 Ville e Horti Villae: abitazioni extraurbane con grande ager coltivato ed edifici (pars rustica e pars urbana) Horti: in origine piccoli campi coltivati prossimi alla città; in seguito parchi e giardini per le passeggiate e il relax Horti Sallustiani, Luculliani, di Mecenate, di Elio Lamia ecc.

3 Horti di Roma

4 Il lusso degli Horti Lamiani
Decorazione di un ambiente degli Horti Lamiani Roma, Musei Capitolini Oplontis, Villa di Poppea

5 Vita in villa Tunisi, Museo del Bardo (da Cartagine)

6 Trifolium di una villa di Tabarka
Tunisi, Museo del Bardo

7

8

9 Le ville al mare Napoli, Museo Archeologico Nazionale (da Stabiae)

10 Ville d’ozio Napoli Museo Archeologico Nazionale (da Pompei)

11 Le ville di Cicerone Cicerone, Ad Attico, 2, 8, 2
Ho in progetto di raggiungere la mia villa di Formia il giorno delle feste Palilie (12 aprile). Quindi, poiché sei del parere che, coi tempi che corrono, io debba fare a meno del delizioso soggiorno sul golfo, partirò dalla villa di Formia il primo maggio, in modo da essere il giorno 3 ad Anzio. Si daranno, infatti, giochi dal 4 al 6 maggio, ad Anzio e Tullia desidera assistervi. Di là ho intenzione di spostarmi nella mia villa di Tuscolo, poi ad Arpino e di esser a Roma per il primo giugno. Fa in modo che io ti possa vedere o nella villa di Formia o ad Anzio o nella villa di Tuscolo..

12 La villa di Varrone

13 La villa di Orazio C. Miola, Orazio in villa, 1877
Napoli, Museo di Capodimonte

14 Orazio, Satire, II 6 passim
Era questo il mio sogno: un pezzo di terreno, non tanto grande, dove Fosse l'orto e, vicino alla casa, una sorgente d'acqua viva e, per aggiunta, un po’ di bosco. Gli dèi han fatto più e meglio: che siano benedetti!... E ora, che dalla città mi son ritirato sulla vetta di queste montagne, che cosa celebrerò prima con le mie satire e con l'umile Musa? Qui non mi turba la funesta ambizione, né l'accasciante scirocco, né l'autunno rigido, che arricchisce la funesta Libitina…  «O campagna, quando ti rivedrò? e quando mi sarà dato di passare la vita affannosa in un piacevole oblio, ora tra i libri degli antichi, ora nel sonno e nel dolce far niente?» … notti e cene divine, quando presso il focolare domestico io con i miei consumo il mio pasto e nutro con le vivande delibate i petulanti schiavetti! A piacer suo ogni commensale, sciolto da norme assurde, tracanna tazze di varia grandezza, sia che da forte bevitore tolleri i vini robusti, sia che si metta in allegria con bicchieri moderati.

15 Le ville di Plinio Laurentinum S. Giustino
Type de notice : article de revue Auteur(s) : Cova, Pier Vincenzo Titre(s) : I viaggi di Plinio il Giovane Fascicule : BStudLat (1) Pagination : Résumé : Pline le Jeune a effectué de nombreux voyages ; il montre dans ses « Lettres » un plus grand intérêt pour les étapes que pour l'itinéraire suivi (une seule exception, Epist. 2, 17, 2-3) ; ses voyages se répartissent en deux catégories, voyages d'obligation, voyages d'évasion. Ces derniers sont évoqués comme des recherches d'un « secessus » provisoire, sorte d'anticipation d'un dernier voyage, celui de la retraite Notice n° : Laurentinum S. Giustino

16 La villa in Toscana Ricostruzione di J. von Falke (1883)

17 Plinio il Giovane, Lettere, IX 36
Mi chiedi con quali criteri io ordini la giornata d'estate nella mia villa di Toscana. Mi sveglio quando mi torna comodo, generalmente verso la prima ora di sole, spesso prima, raramente più tardi. Le finestre rimangono chiuse; infatti il silenzio ed il buio hanno un'efficacia straordinaria per sottrarmi alle distrazioni ed allora io, libero e tutto per me … elaboro i miei pensieri sul tema che sto eventualmente trattando… Tra le nove e mezza e le undici … me ne vado sulla terrazza o nella galleria vetrata … e continuo il filo delle riflessioni ... Poi salgo in carrozza ... Me ne ritorno ad un breve pisolino, poi faccio una passeggiata e successivamente leggo con voce incisiva ed energica un'orazione greca o latina…

18 Nuova passeggiata, frizioni con unguenti, ginnastica, bagno
Nuova passeggiata, frizioni con unguenti, ginnastica, bagno. Durante la cena, se sono presenti solo mia moglie o pochi amici, si legge un libro; dopo cena ascoltiamo la declamazione di qualche scena comica o le esecuzioni di qualche suonatore di lira. Poi passeggio con i miei dipendenti, alcuni dei quali sono forniti di una buona cultura. Così, chiacchierando sui più diversi argomenti si tira in lungo la sera e, quantunque la giornata sia molto lunga, giunge rapidamente al termine.

19 Variazioni sul tema Talora in questa trama avvengono alcuni mutamenti. Infatti, se ho indugiato lungamente a letto od ho protratto la passeggiata, soltanto dopo il riposo e la lettura faccio un giro, però non in carrozza, ma a cavallo, per recuperare tempo andando più in fretta. Sopraggiungono amici dalle cittadine dei dintorni e mi sottraggono una parte della giornata, e talvolta, quando sono stanco, mi vengono in aiuto, imponendomi una sospensione davvero opportuna. Di tempo in tempo vado a caccia, ma senza mai dimenticare le tavolette da scrivere, per poter riportare qualche bottino anche se non avessi preso nulla. Consacro pure del tempo ai coltivatori delle mie terre, anche se essi lo trovano troppo scarso: le loro lamentele paesane mi fanno meglio apprezzare le nostre lettere ed i nostri impegni cittadini…

20 La villa Laurentina Plinio il Giovane, Lettere, 9, 40
Mi scrivi che ti ha fatto molto piacere la mia lettera nella quale ti esponevo il tenore delle mie vacanze estive nella villa di Toscana e mi domandi quali mutamenti io vi arrechi quando d'inverno soggiorno in quella di Laurento. Nessuno, eccetto l’omissione della siesta sul mezzogiorno e l'impiego di una considerevole parte della notte prima del sorgere o dopo il tramonto del sole; inoltre se debbo intervenire con urgenza in qualche processo - eventualità che d’inverno capita spesso - l'attore comico od il suonatore di lira non trovano più posto dopo cena; in loro vece rielaboro ripetutamente quanto ho prima dettato e con i numerosi perfezionamenti raggiungo anche l'effetto di ricordare meglio il testo.

21 Vacanze al lago Plinio il Giovane, Lettere, II, 8
Ti dài alle lettere? alla pesca? alla caccia? o a tutte e tre insieme? Infatti sulle rive del nostro Lario si possono praticare tutte insieme: il lago fornisce i pesci, le selve che circondano il lago offrono la selvaggina e la solitudine assoluta nella quale ti aggiri ti somministra in abbondanza occasioni di meditare. Ma sia che tu faccia tutte queste cose insieme, sia che ne faccia qualcuna, non posso dirti «T'invidio»; però mi sento angustiato che non siano permesse anche a me occupazioni alle quali anelo come i malati al vino, ai bagni, alle fonti. Se non mi è dato di scioglierli, non spezzerò mai questi lacci soffocanti? Credo che non li spezzerò mai. Infatti alle vecchie incombenze se ne aggiungono delle nuove, senza che tuttavia le precedenti si estinguano.

22 Vita beata Plinio il Giovane, Lettere, V, 18
Caio Plinio invia i suoi saluti al caro Calpurnio Macro. Sono contento perché lo sei anche tu. Hai con te tua moglie, hai tuo figlio; ti godi il mare, le sorgenti, il verde, la campagna ed una villa incantevole. Non dubito infatti che sia incantevole, dato che vi si era sistemato un uomo già ben fortunato, prima di diventare il più fortunato di tutti. Quanto a me, nella mia villa in Toscana, attendo alla caccia ed alla composizione letteraria, occupazioni che talora esercito alternativamente e talora contemporaneamente; però fino a questo momento non sono in grado di decidere se sia più difficile catturare qualche capo di selvaggina o stendere qualche bella pagina. Stammi bene.

23 Un poderetto per Svetonio
Plinio il Giovane, Lettere, I 24, 3 Questo poderetto, purché il prezzo gli venga incontro, fa venire l'acquolina in bocca al mio Svetonio per molti motivi: è vicino a Roma, è ben servito dalla strada, ha una casa né troppo grande né troppo piccola, consta di un appezzamento di terreno più idoneo a svagare che a preoccupare. Quando poi il padrone è un letterato, come nel nostro caso, ne ha più che abbastanza di un fondo che gli permetta di distendere i nervi, di ristorare gli occhi, di girovagare pian pianino lungo il termine della proprietà, di ripercorrere in su ed in giù sempre lo stesso sentiero, di conoscere singolarmente, e quasi con affetto, le sue viti, di contare tutti gli arboscelli.

24 Il riposo del guerriero
Appiano, Guerre civili, I 488 (Silla) si ritirò nei propri possedimenti a Cuma d’Italia e qui in solitudine, si dedicò alla pesca e alla caccia. Presunto ritratto di Silla Monaco, Glyptothek

25 La caccia e la pesca

26 La caccia

27 Una preda succulenta

28 Picnic dopo la caccia

29 Pesca e relax Mosaico con eroti pescatori
Villa del Casale Piazza Armerina

30 Gare di Barche Barche da parata
Affreschi da una villa presso l’ex Porto Fluviale di San Paolo, Lungotevere Pietra Papa Roma, Museo Nazionale Romano

31 O dolce Formia.. Marziale, Epigrammi, X, 30
Formia dal dolce clima, lido delizioso, tra tutti i luoghi tu sei il preferito dal mio Apollinare, quando fugge la città del severo Marte e si libera, stanco, dai suoi gravosi pensieri. Egli non apprezza tanto la dolce Tivoli della casta sposa, né i luoghi appartati di Tuscolo o di Algido, né Preneste e Anzio; non desidera l’affascinante Circeo, né la troiana Gaeta, né la ninfa Marica o il Liri, né Salmaci che si bagna nelle acque del Lucrino. Qui la superficie del mare s’increspa sotto la leggera brezza; le acque non ristagnano, ma il lieve movimento del mare trasporta le barche dipinte con la spinta del vento, che somiglia a quella sana frescura che una fanciulla nemica del caldo estivo produce agitando la purpurea veste.

32 La lenza non deve cercare la preda nel mare lontano: si vede dall’alto il pesce che abbocca all'amo, che è stato lanciato dal letto della camera. Se qualche volta il mare sente la forza del vento, la mensa sicura per le sue provviste si beffa della tempesta; nella piscina crescono i rombi e le spigole allevate in casa, la delicata murena accorre alla voce dello schiavo, il nomenclatore chiama il muggine che ben conosce e le vecchie triglie, che hanno ricevuto l’ordine di farsi avanti, si presentano.

33 Ausonio, Mosella, vv. 200 ss. Com'è piacevole … lo spettacolo di queste feste, quando, cioè, i canotti a remi fanno a gara in mezzo al fiume e descrivono curve svariate, sfiorando lungo le riviere verdeggianti gli steli rinascenti nei prati falciati! Sulle poppe e sulle prore s'agitano alacremente i timonieri e le schiere dei giovani solcano la liquida superficie: lo spettatore passa così il giorno; alle occupazioni serie preferisce questi giochi e questo nuovo piacere scaccia il pensiero degli antichi affanni. Giochi simili a questi ammira Bacco nel mare di Cuma …La giovinezza, il fiume, i rostri delle imbarcazioni variopinte donano ai giovinetti, così vivaci nei loro movimenti, un aspetto simile (a quello dei vincitori di celebri battaglie navali)…I giovani marinai si divertono alla loro immagine riflessa, stupiti che il fiume rinvii quelle figure illusorie

34 Banchettare sulle rive del fiume
Mosaico nilotico Berlin, Altes Museum, (da Palestrina)

35 …sul lago Ricostruzione fantastica delle navi di Caligola trovate nel lago di Nemi

36 …sul mare

37 La grotta di Tiberio

38 La villa era costituita da diversi edifici disposti su terrazze rivolte verso il mare. La prime strutture sono relative ad una villa di epoca tardo-repubblicana, forse appartenuta a Aufidio Lurco, nonno materno di Livia. Pianta della villa con evidenziate le varie fasi I resti della villa dalla strada per Itri La villa vera e propria conserva una serie di ambienti intorno ad un cortile porticato, tra i quali sono compresi ambienti di servizio, più volte ristrutturati, una fornace e un forno per la cottura del pane. Agli inizi del I secolo d.C. venne aggiunto un lungo portico a due navate e la grotta naturale che sorgeva presso la villa fu inquadrata all'ingresso da un prospetto architettonico e venne parzialmente trasformata con interventi in muratura e la collocazione di sculture. La grotta comprende una vasta cavità principale, preceduta da una ampia vasca rettangolare (peschiera) con acqua marina, al cui centro era stata realizzata un'isola artificiale che ospitava la caenatio (sala da pranzo) estiva. La vasca comunicava con una piscina circolare (diametro di 12 m), posta all'interno della grotta, dove era stato collocato il gruppo di Scilla. Sulla cavità principale si aprivano due ambienti minori: a sinistra un ambiente a ferro di cavallo, con in fondo un triclinio, e a destra un ninfeo con cascatelle e giochi d'acqua, in fondo al quale si apriva una nicchia che ospitava il gruppo dell'accecamento di Polifemo. Tra la piscina circolare e la vasca quadrata erano collocati due gruppi scultorei più piccoli: il rapimento del Palladio e il gruppo di Ulisse che trascina il corpo di Achille (copia del quale, mutila e frammentaria è l'attuale statua del Pasquino a Roma). Una scultura con "Ganimede rapito dall'aquila di Zeus" era invece posta in alto sopra l'apertura della grotta. Fu in questo antro che avvenne probabilmente l'episodio narrato da Svetonio e da Tacito: nel 26 d.C. Seiano salvò la vita all'imperatore, proteggendolo con il suo corpo, durante un crollo di alcune rocce durante un banchetto, che uccise alcuni servi. In seguito la villa venne ornata con altre opere di scultura, che arrivano fino all'epoca tardo-imperiale.

39 L’Odissea di marmo

40 Baia, Ninfeo di Punta Epitaffio
Vedi F: Avilia Forma urbis luglio agosto 2010 Si tratta di un edificio di forma rettangolare, con un'abside semicircolare sul lato di fondo e quattro nicchie rettangolari su ognuno dei lati lunghi. Nell'abside c'erano le statue di Ulisse che, con un altro compagno (Baios), offre a Polifemo una coppa con il  vino: è un episodio dell'Odissea. Nelle nicchie lungo i lati c'erano due statue di Dioniso e quelle di quattro personaggi identificati come i genitori dell'imperatore Claudio (Druso Maggiore, in veste di condottiero, e Antonia Minore, raffigurata come Venere genitrice) e i suoi figli (Ottavia Claudia e Britannico). La costruzione risale quindi al d.C., gli anni del principato di Claudio. Il ninfeo faceva parte di un  complesso costituito da una serie di edifici, forse tutti relativi ad un’unica villa che si estendeva dalla cima di Punta Epitaffio sino alla riva antica del mare, ma è difficile mettere in relazione le strutture a causa dei danni dell’edilizia moderna. La sala ninfeo è addossata alle pendici del promontorio, in corrispondenza della punte estrema verso il mare. La sua costruzione e l’allestimento interno sono relativi ad una ristrutturazione o modifica del complesso. La sala era un triclinio, ha una forma rettangolare con abside semicircolare  sul lato di fondo  e quattro nicchie rettangolari  su ciascuno dei lati lunghi, allineati con le nicchie sono due ingressi secondari mentre l’ingresso principale si apre verso il mare sul lato breve. Lungo i lati tranne quello di ingresso è il bancone triclinare , una struttura muraria continua, a forma di U più alta rispetto al piano del pavimento. Su di essa erano disposti  i letti triclinari. Il bancone è separato dalle pareti  in modo tale da lasciare uno spazio per un canale foderato  all’interno di marmo, dove scorreva l’acqua. Anche nella zona centrale  della sala veniva incanalata l’acqua. Molte delle statue che decoravano l’interno sono state trovate  nel corso degli scavi. Nell’abside era rappresentata la scena dell’accecamento di poliremo, nell’attimo in cui Ulisse porge al gigante la coppa, nelle nicchie erano le statue dei genitori dell’imperatore Claudio e quelle dei suoi figli. Il ciclo era completato da due statue di Dioniso. Il ciclo statuario celebrava le ascendenze divine dell’imperatore. L'ingresso principale dell'edificio si trovava sul lato opposto a quello di fondo e si apriva verso il mare, con l'acqua che entrava dentro l'ambiente e che circondava una piattaforma a forma di "U", più alta rispetto al livello del pavimento.  A cosa serviva questa costruzione? Molto probabilmente era un ninfeo-triclinio.  L’allestimento riproduce, con sufficiente suggestione, l’unicità paesaggistica e artistica del ninfeo-triclinio voluto dall’imperatore Claudio (41-54 d.C.) alle pendici di Punta Epitaffio; attualmente, per effetto del bradisismo, si trova ad una profondità di ca 7 metri sotto il livello del mare, e pertanto non è agevolmente visitabile.Il ninfeo doveva avere una pianta rettangolare, coronata sul fondo da un’abisde, nella quale doveva essere “ambientata” una vicenda odissiaca molto nota: l’inebriamento di Polifemo ad opera di Ulisse e di un suo compagno, recante un’otre colma di vino. Sui lati lunghi del complesso dovevano trovarsi rispettivamente quattro nicchie, ciascuna delle quali ospitante una statua. Sono state reperite soltanto tre sculture della parete orientale, (una figlia di Claudio morta precocemente, Dioniso giovinetto con pantera e Dioniso giovinetto coronato d’edera) ed una di quella occidentale (Antonia Minore, madre dell’imperatore). Le statue, di pregevolissima fattura, sono verosimilmente opera della medesima bottega che ha realizzato i gruppi scultorei di Sperlonga, ispirandosi a prototipi ellenistici della prima metà del II sec. a.C., molto vicini alla maniera pergamena.

41 Il triclinio di Claudio

42 Gite al mare Mosaico paleocristiano Inizi IV sec.
Aquileia, Basilica patriarcale

43 Passeggiate sulla spiaggia
Cicerone, sull’oratore, II 22 Saepe ex socero meo audivi, cum is diceret socerum suum Laelium semper fere cum Scipione solitum rusticari eosque incredibiliter repuerascere esse solitos, cum rus ex urbe tamquam e vinclis evolavissent. Non audeo dicere de talibus viris, sed tamen ita solet narrare Scaevola, conchas eos et umbilicos ad Caietam et ad Laurentum legere consuesse et ad omnem animi remissionem ludumque descendere Spesso ho sentito dire da mio suocero che suo suocero Lelio era solito villeggiare quasi sempre insieme a Scipione e che essi, incredibilmente, ritornavano bambini quando fuggivano da Roma, come avessero spezzato delle catene. Io di tali uomini non oserei parlare così, ma Scevola suole raccontare che essi spesso raccoglievano conchiglie e lumache di mare nei pressi di Gaeta e di Laurento e che si dedicavano ad ogni svago e divertimento. Quinto Muzio Scevola l'Augure Genero di Gaio Lelio Sapiens. Fu tribuno nel 128 a.C., edile nel 125 a.C. e pretore nel 121 a.C. quindi fu governatore in Asia Minore. Console nel 117 a.C. con Lucio Cecilio Metello Diademato. Amico di Panezio, coltivò la giurisprudenza. Si oppose a Saturnino e nell'88 a Silla, rifiutando di votare che Mario fosse dichiarato nemico pubblico. Fu maestro di Lucio Licinio Crasso che sposò una sua figlia, Cicerone e di Attico Lucio Licinio Crasso Nato nel 140 a.C. fu un celebre oratore romano, maestro di Cicerone che ne fece uno dei protagonisti del suo De Oratore. Console nel 95 a.C. con Quinto Muzio Scevola, proibì l'insegnamento della retorica in latino per contenere l'accesso alla carriera politica.Censore nel 92 a.C. con Gneo Domizio Enobarbo. Nel 91 a.C. si oppose al console Lucio Marcio Filippo che intendeva rivedere le liste dei senatori per espellere i suoi avversari. Morì pochi giorni dopo di pleurite. Gaio Lelio Sapiens Figlio dell'omonimo console del 190 a.C., nacque nell'anno del consolato del padre. Intimo amico di Scipione Emiliano, del quale condivideva gli interessi culturali. Come legato di Scipione guidò l'assalto decisivo alla presa di Cartagine nel 146 a.C. e come pretore nel 145 riportò alcuni successi in Spagna. Nel 142 venne sconfitto alle elezioni consolari, tradito da Quinto Pompeo Nepote che aveva promesso di appoggiarlo mentre fu eletto al suo posto. Come console nel 140 a.C. (con Quinto Servilio Cepione) propose una sistemazione della questione agraria, senza successo. Nel 132 fiancheggiò i consoli Rupilio e Popilio nella persecuzione dei graccani. Il soprannome di Sapiens si riferisce probabilmente alla sua saggezza. Fu giudicato uno dei più brillanti oratori della sua epoca. E' il protagonista del De Amicitia di Cicerone e compare anche nel De Re Publica. Morì dopo il 129 a.C.

44 Gita ad Ostia Minucio Felice, Ottavio, 2, 3; 3, 2
...decidemmo di recarci ad Ostia, una delle località più deliziose, dove ... il mio corpo avrebbe trovato 1'opportunità di una cura gradevole e appropriata a seccare i suoi umori in virtù dei bagni di mare; proprio allora le ferie in occasione della vendemmia avevano allentato l'attività giudiziaria. …dopo avere attraversato la parte della città che ci separava dal mare, già eravamo sulla spiaggia aperta. Qui il lieve moto delle onde … ci dilettava grandemente, mentre immergevamo appena appena le nostre estremità nel limite estremo della distesa d'acqua che nel suo moto di spinta ora sfiorava i nostri piedi ora si riassorbiva in se stessa ripiegandosi e ritraendosi.

45 Giochi sulla spiaggia Minucio Felice, Ottavio, 3, 5-6 …Giunti a un luogo dove alcune barche, tirate in secco, riposavano come sospese su rulli di quercia, … vedemmo alcuni bambini che in vivacissima gara si divertivano a lanciare piccole pietre nel mare. Questo gioco consiste nel raccogliere dalla spiaggia una pietra ben tornita e levigata dal battito dei flutti, tenerla fra le dita in posizione orizzontale e scagliarla facendola roteare sulle onde dopo essersi inclinati il più possibile verso il suolo: così quel proiettile o sfiora la superficie del mare e scivola via come un natante, muovendosi in avanti con lieve spinta, oppure emerge dalla sommità dei flutti che ha sfiorato, sollevandosi con ripe. tuti rimbalzi. Tra i fanciulli si proclamava vincitore quello la cui pietra correva più lontana e rimbalzava più di frequente.

46 Il delfino di Ippona Plinio il Giovane, Lettere, IX, 33 V'è in Africa la colonia di Ippona vicina al mare (od. Biserta)… Gente di ogni età vi conviene per pescare, andare in barca e anche nuotare, soprattutto i ragazzi, che vi sono portati dall'ozio e dal desiderio di divertirsi. Per costoro è vanto e prodezza spingersi in alto mare: vincitore risulta chi si è maggiormente distaccato dalla spiaggia e dai compagni di nuoto. Durante questa gara un ragazzo più ardimentoso degli altri cercava di spingersi più al largo possibile. Gli venne incontro un delfino che si mise ora a precedere ora a seguire il ragazzo, ora gli gira attorno, infine gli va sotto, lo solleva e lo depone, di nuovo lo solleva e, tutto tremante, dapprima lo porta verso l'alto mare, poi ritorna verso la spiaggia e lo riconsegna alla riva e ai suoi compagni.

47 La notizia di tale fatto si diffonde per tutta la colonia: accorre molta gente, per vedere quel ragazzo, come un prodigio, lo interrogano, lo ascoltano, poi narrano la cosa agli altri. Il giorno seguente gran folla sulla spiaggia; scrutano il mare ... I ragazzi cominciano a nuotare e fra essi quel tale, ma più guardingo. Il delfino riappare allo stesso momento, di nuovo è presso al ragazzo. Questi fugge coi compagni. Il delfino, sembra quasi lo inviti, lo chiami, emerge, si immerge, compie intorno a lui vari giri e infine se ne va. Così il secondo giorno, il terzo, e molti altri ancora finché quella gente assuefatta al mare si vergogna della propria paura. Si avvicinano al delfino, giocano con lui, lo chiamano, arrivano perfino a toccarlo, ad accarezzarlo, mentre esso li lascia fare. Cresce l'audacia con l'esperienza. Soprattutto quel ragazzo, che per primo aveva provato, nuota accanto al delfino, gli monta sul dorso, va e viene, crede di esser riconosciuto dall'animale, di essere amato e di amarlo; …cresce la fiducia dell'uno col crescere della docilità dell'altro.

48 Si è saputo che Ottavio Avito, legato pro consolare, per una ridicola superstizione, trovato il delfino sulla spiaggia, lo profumò con un unguento e l'animale per l'insolita sensazione e per l'odore si rifugiò in alto mare e solo dopo alcuni giorni ricomparve languido e mesto. Successivamente, ritornato in forze, riprese la sua passata gaiezza e i suoi precedenti servizi. Tutti i magistrati accorrevano a tale spettacolo; per la loro presenza e dimora, quel modesto villaggio era stremato da inattesi esborsi: alla fine quella località perdeva anche la consueta quiete e tranquillità: si decise pertanto di uccidere segretamente il delfino, che causava tali fastidi.

49 Tuffi nel gran mare della vita
Tarquinia Tomba della caccia e della pesca

50 Paestum, Tomba del tuffatore

51 “passare le acque” Carta delle antiche acque salutari

52 Plinio e le acque medicinali
La storia naturale XXXI 4-6 e passim Curano: Malattie dello stomaco, del ricambio, degli occhi, mal di testa, lussazioni, fratture, sterilità femminile, disturbi nervosi, isteria

53 Stazioni balneari di lusso
Orazio, Epistole, I 1, v. 83 Nullus in orbe sinus Bais praelucet amoenis Non c’è al mondo un golfo più splendente di quello della ridente Baia

54 William Turner (1775–1851), Golfo di Baia con Apollo e Sibilla, 1823
Londra, Tate Gallery

55 Un “golfo” di voluttà

56 Baia, paradiso…di voluttà
Marziale, Epigrammi, XI 80 Litus beatae Veneris aureum Baias Baias superbae blanda dona Naturae, ut mille laudem, Flacce, versibus Baias, laudabo digne non satis tamen Baias. O Flacco, ammesso che io lodi con mille versi Baia, spiaggia d’oro di Venere beata, e dono incantevole della Natura superba, la loderò in maniera non abbastanza degna.

57 …e perdizione Seneca, Lettere a Lucilio, 51, 1 passim; 2-5; 12
Noi sempre che possiamo, ci accontentiamo di Baia, che ho lasciato il giorno dopo che l’avevo raggiunta, luogo da evitare perché, pur presentando pregi, la dissolutezza lo ha scelto per frequentarlo. Baia cominciò a essere l’albergo dei vizi. Dobbiamo scegliere un luogo che sia salutare non solo per il corpo, ma anche per l’anima; come non vorrei abitare tra carnefici, così nemmeno tra bettole. Che necessità c’è di vedere ubriachi che vanno gironzolando qua e là per le spiagge, gozzoviglie di gente che va in barca, i laghi strepitanti di canti risuonanti e tutte le altre nefandezze, che la sfrenatezza, per così dire, libera da leggi non tanto commette ma esibisce in pubblico?

58 Tipi da spiaggia e caste matrone
Marziale, Epigrammi, I 62 La casta Levina, che non era da meno delle antiche donne Sabine, ed era più rigida del rigidissimo marito, mentre passava dal Lucrino all' Averno e spesso si ristorava con le acque di Baia, cadde nel fuoco dell'amore: abbandonò il marito e seguì il suo ragazzo. Così era venuta Penelope e ne ripartì Elena.

59 Trasgressioni imperiali
Aurelio Vittore, I Cesari, 16, 2 (Faustina era) giunta ad una tale sfacciataggine che, quando era in Campania, non si staccava mai dalle spiagge ridenti per scegliere fra i marinai, che di solito lavorano nudi, quelli più adatti ai piaceri disonesti. Faustina minore (125/130 – 176) Parigi, Louvre

60 …oltre Baia… altre stazioni balneari
Orazio, Epistole, I 15 Dimmi, o Vala quale sia l'inverno a Velia, quale il clima di Salerno, quale il carattere degli abitanti di quelle parti e quale l'itinerario; giacché Antonio Musa ritiene per me inefficaci le acque di Baia, e tuttavia mi espone al rancore dei Baiani, perché faccio le bagnature gelate di pieno inverno. Ha ragione quel villaggio di dolersi, che restino abbandonati i suoi mirteti e che siano trascurate le sue acque sulfuree, famose per guarir le forme croniche delle nevrosi; e guarda perciò di malocchio gli ammalati, che ardiscono sottoporre il capo e il ventre alle sorgenti di Chiusi, e si dirigono a Gabii e ai luoghi di montagna. Io devo insomma mutar la sede della cura, e distogliere il cavallo dalle fermate solite. «Dove vai? Non è per Cuma, né per Baia il mio viaggio» dirà scontento il cavaliere, tirando la briglia a sinistra; ma il cavallo ha l'orecchio dove ha il morso.

61 Dimmi ancora quale sia dei due paesi più ricco di granaglie: se dispongano d'acqua piovana, o di pozzi perenni d'acqua sorgiva (giacché non faccio conto dei vini di quella zona. Quando sono in campagna, posso bere e tollerare qualsiasi vino; ma, appena vengo al mare, lo ricerco generoso e abboccato; tale che scacci i foschi pensieri, che penetri nel sangue e nel cuore con una folla di speranze, che sciolga lo scilinguagnolo, che mi faccia apparir giovane a una bella Lucana); quale delle due regioni nutra più lepri, quale produca cinghiali; e dove il mare sia più pescoso e abbondante di ricci; ch'io possa di lì tornarmene a casa più rotondo di un Feace. Tutto questo tu mi scriverai, ed io starò alla tua parola.


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