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EVENTO IDROGEOLOGICO  .

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Presentazione sul tema: "EVENTO IDROGEOLOGICO  ."— Transcript della presentazione:

1 EVENTO IDROGEOLOGICO

2 PENALMENTE RILEVANTE…..

3 Nell'ambito dei rischi che caratterizzano il nostro Paese, il rischio
PREMESSA Nell'ambito dei rischi che caratterizzano il nostro Paese, il rischio idrogeologico è tra quelli che comporta un maggior impatto sociale ed economico “secondo solo a quello sismico”

4 Dissesto idrogeologico
Cosa si intende per dissesto idrogeologico? È l'insieme dei processi di erosione con “denominatore comune” la presenza di acqua e di terra che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti e dei suoli, fino alle forme imponenti e gravi delle frane e delle esondazioni"

5 Dissesto idrogeologico
I fenomeni di dissesto idrogeologico sono fenomeni naturali che possono avvenire per cause strutturali (geomorfologiche) oppure per cause occasionali, che determinano in un dato momento l'alterazione degli equilibri esistenti. In linea generale con il termine dissesto idrogeologico si ricomprendono i seguenti eventi: Frane Alluvioni Erosione costiera Subsidenza (lento processo di abbassamento del suolo dovuto a cause sia naturali che antropiche) Valanghe Possiamo anche aggiungere, numerosi periodi di siccità che hanno determinato, soprattutto negli ultimi anni, diffuse condizioni di emergenza idrica sul territorio.

6 Rischio idrogeologico
L'antropizzazione e la costruzione di nuove infrastrutture oltre a mutare l'assetto del territorio, accrescendo la possibilità che si verifichino dissesti, hanno determinato una maggiore esposizione di persone e beni al rischio idrogeologico. Il “Rischio” (R) è definito come “ l’entità del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo (tempo di ritorno) in seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso “.

7 DEFINIZIONE DI RISCHIO
Rischio ( R ) Il numero di perdite umane, di feriti, di danni alla proprietà ed alle attività economiche, che ci attendiamo in conseguenza di un particolare fenomeno IN TERMINI ANALITICI IL RISCHIO LO SI QUANTIFICA MEDIANTE L’ EQUAZIONE DEL RISCHIO CHE LEGA PERICOLOSITA’ VULNERABILITA’ E VALORE ESPOSTO : IL RISCHIO PUO’ ESSERE DESCRITTO ANCHE ATTRAVERSO UN’EQUAZIONE, C.D EQUAZIONE DEL RISCHIO, CIOE’ DAL PRODOTTO ……………………. DA QUESTA EQUAZIONE SI RICAVA CHE IL RISCHIO NON E’ DEL TUTTO ELIMINABILE, CHE LO SI PUO’ RIDURRE, mitigare, MA NON ELIMINARE DEL TUTTO. ANALIZZANDO QUESTE VARIABILI DIMOSTREREMO QUESTA AFFERMAZIONE. PER ELIMINARE IL RISCHIO BASTREBBE ELIMINARE UNA DI QUESTE TRE VARIABILI. ED ALLORA VEDIAMO: E’ POSSIBILE ELIMINARE LA PERICOLOSITA’ ? (ALCUNI EVENTI NON SONO PREVEDIBILI……) E’ POSSIBILE ELIMINARE LA VULNERABILITA’ E GLI ELEMENTI A RISCHIO ? In teoria si, in pratica no: i costi sociali ed economici non potrebbero essere sopportati. (buttare giu’ le case vulnerabili e ricostruirle, sapendo che la percentuale di esse sono il 40% del patrimonio edilizio; oppure trasferire d’imperio, MAGARI IN Sardegna- esente da rischio sismico -, tutti gli elementi a rischio dalle zone pericolose………..) Queste considerazioni ci portano a considerare il rischio ineliminabile Prima ancora di queste considerazioni è la memoria (e la cronaca) che si incaricano di ricordarci CHE IL RISCHIO ESISTE . Vediamo alcune statistiche in proposito R = P l V l E Per ridurre il rischio occorre intervenire su queste variabili

8 Alluvione Serchio, danni per 342 milioni
Serchio – dicembre 2009 Alluvione Serchio, danni per 342 milioni

9 Stura di Lanzo ottobre 2000 Si ha un evento alluvionale quando le acque di un fiume non vengono contenute dalle sponde e si riversano nella campagna circostante o in un centro abitato.

10 160 vittime, di cui 137 solo a Sarno
Sarno - maggio 1998  160 vittime, di cui 137 solo a Sarno  Con il termine di frana o fenomeno franoso (movimenti di versante) si intende il movimento di materiale (roccia, detriti o terra) che avviene lungo i versanti (Cruden 1991).

11 Esempi di frane Breve rassegna fotografica delle tipologie di frane più diffuse.

12 Frana di Lavacchio (3 morti)

13 Valanghe Una valanga è una massa di neve in movimento. Poiché la neve assume caratteristiche diverse a seconda di moltissimi parametri che ne influenzano la deposizione, si hanno diversi tipi di valanghe in relazione alla neve che le compone, ed ai diversi fattori fisici in cui esse si originano, quali la temperatura, la quota, ecc.

14 Erosione costiera Lungo la linea di costa può verificarsi uno squilibrio tra il processo di deposizione e quello erosivo, con netta prevalenza di questo ultimo, che porta all'assottigliamento progressivo del litorale ed ad un generale arretramento della linea di costa. Tale processo è causato sia da fenomeni naturali, quali le mareggiate, l’innalzamento del mare, la subsidenza, sia da azioni antropiche quali il risultato non previsto degli interventi eseguiti dall'uomo in passato e la variazione del trasporto solido dei corsi d'acqua.

15 Subsidenza Lento processo di abbassamento della superficie del suolo, il quale si può manifestare su scala più o meno vasta. Il fenomeno è generalmente determinato da fattori naturali, geologici, ma localmente può essere causato dall’intervento dell’uomo ed in tal caso spesso raggiunge velocità di gran lunga superiori a quelle di origine naturale. In questo caso la subsidenza è una delle concause. Si possono citare anche altri esempi quali la fascia costiera adriatica da Rimini a Venezia, Milano, il delta del Po (estrazione del metano), il Tavoliere delle Puglie, etc. Dopo questa slide può essere utile dire che ad accomunare queste manifestazioni del dissesto idrogeologico, apparentemente eterogenee, è una condizione di disordine o situazione di squilibrio che l’acqua, nelle sue varie forme, produce nel suolo e/o nel sottosuolo.

16 Rischio idrogeologico - Pericolosità (P)
La “pericolosità” (P) esprime la probabilità che in una zona si verifichi un evento dannoso di una determinata intensità entro un determinato periodo di tempo (che può essere il “tempo di ritorno”). La pericolosità è dunque funzione della frequenza dell’evento. In certi casi (come per le alluvioni) è possibile stimare, con una approssimazione accettabile, la probabilità di accadimento per un determinato evento entro il periodo di ritorno. In altri casi, come per alcuni tipi di frane, tale stima è di gran lunga più difficile da ottenere. Al riguardo, il DPCM 29/09/1988 fornisce le seguenti indicazioni qualitative: Rischio idraulico       pericolosità alta per tempi di ritorno compresi tra 20 e 50 anni; pericolosità media per tempi di ritorno compresi tra 100 e 200 anni; pericolosità bassa per tempi di ritorno compresi tra 300 e 500 anni. Rischio frane           pericolosità alta per frane veloci; pericolosità media per frane lente ma molto grandi e/o profonde; pericolosità bassa per frane lente non grandi e/o superficiali.

17 Rischio idrogeologico - Vulnerabilità (V)
La “vulnerabilità” (V) indica l’attitudine di una determinata “componente ambientale” (popolazione umana, edifici, servizi, infrastrutture, attività economiche etc.) a sopportare gli effetti in funzione dell’intensità dell’evento; diversamente possiamo dire che esprime il grado di perdite di un dato elemento o di una serie di elementi risultante dal verificarsi di un fenomeno di una data “magnitudo”. La Vulnerabilità (V) viene espressa in una scala da zero (nessun danno) a uno (distruzione totale).

18 Rischio idrogeologico - Valore esposto (E)
Il “valore esposto” (E) indica l’elemento che deve sopportare l’evento e può essere espresso o dal numero di presenze umane o dal valore delle risorse naturali ed economiche presenti, esposte ad un determinato pericolo.

19 Rischio idrogeologico – categorie principali
Il rischio idrogeologico comprende due categorie principali: il rischio da frana, indicato con il termine di rischio geomorfologico o di versante; il rischio da alluvione, indicato con il termine di rischio idraulico, che comprende invece le esondazioni, che si verificano quando un corso d'acqua, arricchitosi con una portata superiore a quella normalmente contenuta in alveo, supera o rompe gli argini e invade il territorio circostante, arrecando danni alle infrastrutture presenti, quali edifici, insediamenti industriali, vie di comunicazione, o alle zone agricole.

20 Riferimenti normativi
Al fine di prevenire e ridurre il rischio idrogeologico sono stati emanati in tempi recenti diversi provvedimenti Normativi: La legge 183/89 "Norme per il riassetto organizzativo della difesa del suolo" la L. 267/98 - "Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania“ (legge Sarno) la L. 365/ "Interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di zone colpite da calamità naturali" (leggeSoverato). Il D.L. n. 180/98 e s.m.i che prevede la redazione dei PAI (Piani stralcio per l’assetto idrogeologico) da parte delle Autorità di bacino.

21 PAI L’obiettivo del PAI è minimizzare i possibili danni connessi a rischi idrogeologici, costituendo un quadro di conoscenze e di regole atte a dare sicurezza alla popolazione, agli insediamenti alle infrastrutture ecc. nei territori del bacino. Il PAI, in quanto premessa alle scelte di pianificazione territoriale, individua i meccanismi di azione, l’intensità, la localizzazione dei fenomeni estremi e la loro interazione con il territorio classificati in livelli di pericolosità e di rischio.

22 PAI

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24 Legge 267/98: 4 classi di rischio
R1 Rischio moderato Danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali. R2 Rischio medio Danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità delle persone, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche. R3 Rischio elevato Possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, interruzione di funzionalità delle attività socio- economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale. R4 Rischio molto elevato Possibile perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, distruzione di attività socio-economiche.

25 Reti urbane e piccoli rii Bacini di medie dimensioni
EVENTI ALLUVIONALI Intensità Durata Portata critica per bacini Piccoli bacini S<10 Km2 Reti urbane e piccoli rii Bacini di medie dimensioni 10<S<1000 Km2 Aste torrentizie Grandi bacini S>1000 Km2 Aste fluviali Questa slide può essere utile per far vedere come per bacini molto piccoli, quali molti bacini liguri, calabresi e nord-siciliani, le portate critiche si manifestano con eventi di breve durata ma di grande intensità (per es. molte decine di mm in poche ore). Dall’altra parte della scala, ci sono i bacini di grande estensione (Po, Tevere, Arno, Adige, etc.) che “vanno in crisi” con eventi anche poco intensi (poche decine di mm) ma distribuiti su più giorni.

26 Aspetti socioeconomici
RISCHIO AREE INONDABILI Sovrapposizione tra aree inondabili ed elementi a rischio che fornisce la carta del rischio.

27 DIPARTIMENTO II LAVORI PUBBLICI Rischio Frane

28 crolli e ribaltamenti; espandimenti laterali; scivolamenti; colamenti;
Rischio Frane Con il termine frana si indica "un movimento di una massa di roccia, terra o detrito lungo un versante" (Cruden, 1991). Nonostante esse siano oggetto di studio da oltre cento anni, non sono state ancora trovate nè una definizione né una classificazione universalmente riconosciute. Sulla base delle tipologie di movimento e dei materiali coinvolti, tuttavia, i fenomeni franosi possono essere classificati in (Varnes, 1978): crolli e ribaltamenti; espandimenti laterali; scivolamenti; colamenti; frane complesse.

29 Tipi di movimento Frane di crollo e ribaltamento: massa di terreno o di roccia che si stacca da un versante molto ripido o aggettante, tipico di questo genere è il movimento estremamente rapido; Scivolamenti e scorrimenti: movimenti caratterizzati da deformazioni di taglio e spostamento lungo una o più superfici di rottura localizzate a diverse profondità nel terreno, una parte di terreno scivola su quella sottostante; a seconda della morfologia della superficie di separazione, si possono distinguere due tipi di scorrimenti: rotazionali (superficie curva) o traslazionali (superficie piana o leggermente ondulata). Colamenti: in questo caso si ha una deformazione continua nello spazio di materiali lapidei e sciolti; il movimento, cioè, non avviene sulla superficie di separazione fra massa in frana e materiale in posto, ma è distribuito in modo continuo anche nel corpo di frana. I colamenti coinvolgono sia materiali rocciosi o detritici, che sciolti, ed in questo caso l’aspetto del corpo di frana è chiaramente quello di un materiale che si è mosso come un fluido. Questi ultimi tipi di colamenti sono molto rapidi (si parla, infatti, anche di colate rapide di fango) come è stato possibile osservare nel caso della tragedia di Sarno del 1998, durante la quale si è avuta la morte di 160 persone.

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31 Crolli

32 Crolli

33 Ribaltamento

34 Ribaltamento

35 Scorrimento

36 Scorrimento corona Scarpata principale Corpo di frana PIEDE

37 Colamenti

38 Colate di terra o di detrito lente

39 Colate di terra e detriti rapide

40 Aumento della ripidità del pendio Sovraccarichi sul versante
Frane - Cause Aumento della ripidità del pendio Sovraccarichi sul versante Tagli alla base del versante Saturazione del terreno

41 Aumento della ripidità del pendio

42 Sovraccarichi sul versante

43 Tagli alla base del versante

44 Saturazione del terreno

45 Fattori predisponenti:
Frane - cause Fattori predisponenti: Litologia morfologia Fattori innescanti: Precipitazioni Attività antropica Terremoti

46 Velocità di frana IUGS/WGL (1995) (da: MORGENSTERN, 1985) - CRUDEN & VARNES, 1995)

47 Frane - Stato di attività
Attivo Sospeso Riattivato Inattivo: 5 Quiesciente 6 Naturalmente stabilizzato 7 Artificialmente stabilizzato 8 relitto

48 La Provincia di Firenze
La  Provincia di Firenze è caratterizzata da catene montuose, generalmente orientate NW-SE, (Appennino Settentrionale, monti della Calvana, Montalbano, Pratomagno, Monti del Chianti, Montagnola Senese) e da bacini neogenici riempiti da depositi fluvio lacustri (Mugello, Valdarno Superiore, Valdarno Medio) e depositi marini (Valdarno Inferiore). Le caratteristiche delle forme appenniniche assumono aspetti diversi fra i bacini a Nord dell’Arno, dove prevalgono formazioni geologiche rigide, e i bacini a Sud dell’Arno dove si hanno grandi estensioni di terreni argillosi. Ovunque si verifica una marcata azione erosiva caratterizzata dall’incisione dei depositi alluvionali, dallo scalzamento della base dei versanti e dall’attivazione di frane in zone soggette al dissesto. La morfologia giovanile dei nostri bacini, associata al carattere torrentizio di gran parte delle aste fluviali, è uno dei fattori principali che rendono il territorio provinciale predisposto allo sviluppo di fenomeni di dissesto (diffusa franosità, accentuazione dei fenomeni erosivi, elevata portata solida dei corsi d’acqua a spese della parte di suolo di maggior valore).

49 Valutazione del rischio di instabilità
La valutazione del rischio di instabilità dei versanti richiede l’analisi dei fattori che determinano le condizioni di instabilità. La litologia (cfr. all. B6) è probabilmente il parametro che più influenza la stabilità dei versanti, infatti molti altri fattori generalmente presi in considerazione per gli studi di stabilità, come uso del suolo (cfr. all. B5) e la pendenza dei versanti (cfr. all. B8), sono fortemente influenzati dalle caratteristiche della litologia. Molti dei fenomeni di instabilità dei versanti individuati nel territorio provinciale, sia che si tratti di fenomeni di neoformazione che di riattivazione di frane già esistenti, sono associati con eventi meteorici particolarmente consistenti che si verificano nei mesi di novembre e dicembre.

50 Interventi Riassumendo dal punto di vista di protezione civile, le frane presentano condizioni di pericolosità diverse a seconda della massa e della velocità del corpo di frana: esistono, infatti, dissesti franosi a bassa pericolosità poiché sono caratterizzati da una massa ridotta e da velocità costante e ridotta su lunghi periodi; altri dissesti, invece, presentano una pericolosità più alta poiché aumentano repentinamente di velocità e sono caratterizzati da una massa cospicua. In caso di attivazione è quindi necessario effettuare sopraluoghi di supporto all’autorità locale per la determinazione dell’eventuale Rischio e la predisposizione delle idonee azioni di mitigazione dello stesso se presente.

51 Interventi Efficaci difese dagli effetti di una frana possono essere costituite, in linea generale, da interventi di tipo: STRUTTURALE (muri di sostegno, ancoraggi, micropali, iniezioni di cemento, sotto murature, reti paramassi, ecc.) che spesso richiedono però parecchio tempo per essere poste in essere; ATTIVITÀ DI PREVENZIONE (norme di salvaguardia sulle aree a rischio, sistemi di monitoraggio e piani di emergenza)

52 DIPARTIMENTO II LAVORI PUBBLICI LE PROCEDURE DI SALA

53 Norme di comportamento

54 Norme di comportamento

55 Norme di comportamento


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