Per una storia della storia: l’oggetto e il metodo

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Per una storia della storia: l’oggetto e il metodo Storia e storiografia Per una storia della storia: l’oggetto e il metodo

L’antichità classica La storia “occidentale” nasce con i Greci e si caratterizza per due aspetti: un motivo di ordine etico: distinguere i Greci dai barbari. Alla concezione della storia è unita l’idea di civiltà la politica legata alle strutture sociali: la storia come arma politica e come esaltazione della città. L’antichità greco-romana non aveva avuto il vero senso della storia, aveva avanzato come schemi esplicativi generali: la natura umana (immutabile), il destino e la fortuna (l’irrazionale), lo sviluppo organico (il biologismo). Come funzioni le aveva assegnato il divertimento e l’utilità morale. ma aveva prefigurato una concezione e una pratica “scientifica” della storia basata sulla “testimonianza” (Erodoto), l’intellegibilità e la critica delle testimonianze (Tucidide), la ricerca delle cause (Polibio), la ricerca e il rispetto della verità (tutti, Cicerone in modo esplicito).

Cristianesimo Il Cristianesimo è una religione storica: fissa una rottura e una rivoluzione nella mentalità storica. Dà ad essa tre punti fissi: un inizio assoluto = la creazione l’inizio della storia cristiana = l’incarnazione la fine della storia = il giudizio universale Conferisce quindi alla storia un senso, sia pure teleologico e sottomesso alla teologia, orientandola in direzione lineare sostituendo in tal modo la ciclicità/circolarità delle concezioni dell’antichità classica.

Rinascimento Una grande epoca per la mentalità storica, segnata dall’idea di una storia nuova, globale, perfetta, che dà importanti progressi di metodo e di critica storica: - avvia la critica dei documenti con l’aiuto della filologia (Lorenzo Valla) - “laicizza” la storia eliminando miti e leggende - pone le basi delle scienze ausiliarie della storia e stringe l’alleanza con l’erudizione (ruolo dei Gesuiti) Dai suoi rapporti ambigui con l’antichità (modello paralizzante e pretesto ispiratore) la storia dell’Umanesimo e del Rinascimento assume un duplice e contraddittorio atteggiamento: 1. da una parte si fa magistra vitae (con esempi e lezioni atemporalmente valide); 2. d’altra parte stringe un’alleanza col diritto. La storia dell’età rinascimentale è strettamente dipendente dagli interessi sociali e politici dominanti (monarchia e Stato) Dal XII al XIV secolo il protagonista della produzione storiografica è il protetto dei grandi, o, in ambiente urbano, il notaio cronista. Lo storico è membro dell’alta borghesia o un alto funzionario dello Stato (Machiavelli e Guicciardini).

Illuminismo e Rivoluzione francese Illuminismo: avrà come il Rinascimento un atteggiamento ambiguo nei confronti della storia: 1. la storia filosofica, con Voltaire, apporta allo sviluppo della storia un “allargamento considerevole della curiosità e soprattutto progressi nello spirito critico” 2. ma il razionalismo dei filosofi ostacola lo sviluppo del senso storico La Rivoluzione francese non stimola la riflessione storica. I “rivoluzionari non si interessavano alla storia, la facevano; volevano distruggere un passato detestato”. Ma è importante l’opera da essa attuata nel campo delle istituzioni, dell’insegnamento, dell’apparato documentario.

L’800: il secolo della storia Nel secolo XIX due idee contribuirono alla passione per la storia: l’ispirazione borghese cui sono legate le nozioni di classe e di democrazia (lotta delle classi come motore della storia) il sentimento nazionale (con la Rivoluzione francese “la nazione diventa la patria e la patria diventa la nuova divinità del mondo moderno. Divinità, quindi sacra.” Chabod) Nascono le grandi Istituzioni e e le grandi collezioni storiche Francia: Archives National, Ecole Pratiques des Hautes Etudes, Société de l’Histoire de France Germania: Monumenta Germaniae historica In Germania si afferma lo Storicismo Leopold von Ranke (1924): “Si è attribuito alla storia la funzione di giudicare il passato e di istruire il presente per rendere il futuro utile; il mio tentativo non tende a così gigantesche funzioni, tende soltanto a dimostrare come le cose sono realmente andate (wie es eigentlich gewesen)”.

Caratteri dello Storicismo Il canone è rappresentato dall’analisi critica delle fonti, dal primato degli archivi pubblici, dall’ autorevolezza intrinseca delle carte già selezionate, ben custodite e classificate. La storia assume quindi un carattere di oggettività e neutralità. Il dogma della storia dotta- erudita: il passato può essere conosciuto solo attraverso la mediazione delle fonti le uniche fonti sono quelle scritte: “la storia si fa con i testi” privilegia un impianto narrativo e descrittivo dà importanza agli individui, a ciò che è unico e individuale (i grandi uomini) privilegia gli avvenimenti e tra essi soprattutto quelli più importanti (histoire bataille) studia esclusivamente le istituzioni e la categorie sociali che hanno prodotto gli scritti la massa della popolazione di società premoderne resta fuori quindi dai suoi interessi di studio. La storia è legata al tempo breve, quello degli individui e degli avvenimenti; il suo tempo è quello delle fratture, un tempo di innovazioni privo di permanenze: tempo di battaglie e conflitti, di dinastie, di rivoluzioni, di conquiste... un tempo lineare e progressivo in virtù dell’ascesa degli stati e della diffusione della scrittura.

La nascita delle scienze sociali L’economia fine del Settecento: inizia ad avere la dignità di una scienza. Gli economisti si rivolgono ai documenti che riguardano la storia del commercio, dei prezzi, delle tariffe doganali, delle manifatture, della situazione della popolazione nelle varie epoche, della ricchezza delle nazioni. La sociologia o “fisica sociale” prima metà dell’Ottocento: si moltiplicano ricerche che mirano a cogliere quantitativamente anche fatti sociali privi di rapporti diretti con la produzione e gli scambi misurando ad esempio il numero di suicidi o crimini e a metterli in relazione con l’età, lo stato civile, il livello di istruzione. L’innovazione metodologica fondamentale delle due nuove discipline: l’elaborazione di un trattamento statistico dei fatti umani, modalità sui generis della loro conoscenza. La statistica non si interessa agli individui presi nella loro singolarità – avvenimenti considerati nella loro unicità, istituzioni ed eventi trattati come irripetibili – il suo campo d’azione è costituito dai dati quotidiani banali, di massa, ripetitivi, che vengono contati o misurati per cogliere le regolarità cui ubbidiscono.

La crisi dello storicismo Metà degli anni Novanta del XIX secolo rivolta contro lo Storicismo e la storia ortodossa da parte di economisti, sociologici, geografi (in Francia), giuristi Critica alla natura dell’oggetto della storia: contro la storia politica, istituzionale, degli stati nazionali; contro la storia centrata sui grandi uomini. Contro la storia narrativa e descrittiva, politica e istituzionale Critica alla storia come compilazione oggettiva di fatti e all’assoluto primato dei fatti sul momento interpretativo. Lo storico deve rielaborare i fatti – trovati o no nei documenti –l’uso che ne fa è l’elaborazione di un’elaborazione. La sfida riguardava la possibilità della generalizzazione storica; la possibilità di relazione sistematiche, di tipo strutturale o causale tra gli eventi; la possibilità di derivare la politica dall’economia o da fattori sociali, e soprattutto ogni modello di sviluppo evolutivo delle società umane. Critica al feticismo dei fatti: è errato credere che nell’accumulo instancabile e illimitato di solidi fatti come fondamento della storia, credere che i fatti parlino da soli Critica al feticismo dei documenti: nessun documento (decreti, trattati, carteggi ufficiali, lettere private, diari, libri mastri) è in grado di dirci di più di quello che l’autore pensava, ciò che pensava che fosse accaduto o sarebbe accaduto.

La “nuova storia”. Le Annales La “nuova storia” delle Annales d’histoire économique et sociale: lotta contro la storia politica e diplomatica (histoire bataille) sostituzione della storia-problema alla storia-racconto solo descrittiva (histoire événementielle) richiamo a una storia profonda, totale – storia delle strutture – storia al plurale: delle società, dei gruppi organizzati, delle masse, dei fenomeni comuni e quotidiani collaborazione con le scienze sociali, e rapporto privilegiato con l’economia e la sociologia – istanza interdisciplinare Cambia il concetto di documento: diventano “fonti storiche” tutte le tracce della presenza umana. Si afferma la critica del documento. La storia si allontana dalla descrizione e dalla narrazione per diventare analisi e spiegazione; dalla concentrazione su ciò che è unico e individuale la storia si muove verso la ricostruzione di regolarità e verso la generalizzazione capovolgendo l’impostazione tradizionale.

La storiografia del dopoguerra dopo il 1945 la storia economico-sociale prende il posto della storia politica attenzione per i “sistemi” per le civiltà, al plurale: una storia delle civiltà che è “storia delle scienze e delle espressioni artistiche, del diritto e delle istituzioni, della sensibilità e della mentalità, delle tecniche, dei costumi e delle superstizioni, delle ideologie e delle religioni, della vita quotidiana, dei gusti, delle ricette culinarie” in un’ottica di storia totale”. (Braudel) si affermano i concetti di “struttura” e “lunga durata”. la stessa categoria di tempo è scomposta in: tempo immobile (il tempo “geografico” dei rapporti tra l’uomo e l’ambiente, o delle strutture), tempo sociale (il tempo dei processi sociali ed economici, o delle congiunture), tempo individuale (il tempo della politica e della quotidianità, delle guerre, della nascita e della morte, o degli avvenimenti). si afferma una storia aperta al mondo, fuori e contro ogni eurocentrismo si ampliano le tematiche, oggetto della storia: il clima, l’inconscio, il mito, le mentalità, la famiglia, il corpo, l’opinione pubblica, la festa ….

Le tendenze più recenti estensione della storia quantitativa: analizza fenomeni sociali e economici “quantificabili” (favorita dalla diffusione dell’elaborazione elettronica dei dati) rivoluzione documentaria: il documento di base, l’unità di informazione è ormai il dato – non il fatto, e il corpus – il complesso di dati richiesto (uso del computer) declino della scienza economica tradizionale: l’economia si è specializzata e si orienta su studi di breve e medio termine, gli storici si orientano verso tematiche di natura antropologica – verso una “antropologia storica”? Pan-istorizzazione: se tutto è storia non c’è più la “Storia”? rinascita di una nuova storia politica: storia delle istituzioni, dello Stato, del diritto ma anche dell’individuo e della società degli individui, della nazione, delle grandi spinte collettive guidate dalle ideologie. allargamento dell’orizzonte storico (vero e proprio sconvolgimento della scienza storica): la necessità di mettere fine all’etnocentrismo e la necessità di dis-europeizzare la storia

10 forme della colonizzazione della storia operata dagli Occidentali ambiguità della nozione di civiltà evoluzionismo sociale (concezione di un’evoluzione unica e lineare della storia sul modello occidentale) alfabetismo come criterio di differenziazione tra superiore e inferiore idea che i contatti con l’Occidente siano il fondamento della storicità delle altre culture affermazione del ruolo causale dei valori nella storia, confermato dalla superiorità del sistema di valori occidentale: l’unità, la legge e l’ordine, il monoteismo, la democrazia, il sedentarismo, l’industrializzazione legittimazione unilaterale dell’azione occidentale (schiavitù, propagazione del cristianesimo, necessità di intervento…) trasferimento interculturale di concetti occidentali (feudalesimo, democrazia, rivoluzione, classe, Stato, …) uso di stereotipi quali barbaro, fanatismo musulmano… selezione autocentrata dei dati e degli avvenimenti importanti della storia, imponendo all’insieme della storia del mondo la periodizzazione elaborata per l’Occidente scelta delle illustrazioni, i riferimenti alla razza, al sangue, al colore.