Stefanescu Alessandro e Calegari Matteo

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Transcript della presentazione:

Stefanescu Alessandro e Calegari Matteo INQUINAMENTO LAVORO di Stefanescu Alessandro e Calegari Matteo

Prodotti chimici industriali L’inquinamento dell’acqua L’autodepurazione L’inquinamento delle acque dolci Malattie dell’acqua I prodotti chimici in agricoltura Inquinamento da Prodotti chimici industriali Salute e Ambiente Inquinamento da petrolio Incidente tra petroliere

CHE COSA è L’INQUINAMENTO? Con il termine generico inquinamento si indica il degrado dell'ambiente causato dall'immissione, da parte dell'uomo, di sostanze che ne alterano le caratteristiche chimico-fisiche. A seconda di dove sono immesse queste sostanze, che possono essere solide, liquide o gassose, si parla d'inquinamento atmosferico (o dell'aria), dell'acqua e del suolo. Sono sostanzialmente tre i modi attraverso i quali l'ambiente naturale può essere inquinato: ü      ü      immettendo sostanze inquinanti non di per sé tossiche ma con una velocità tale che i cicli biogeochimici non riescono del tutto a smaltire: è questo il caso dell'anidride carbonica e di molti composti organici ü      ü      liberando sostanze tossiche per gli organismi viventi: alcune di loro poiché non sono biodegradabili (non sono cioè trasformabili in composti inattivi dai normali meccanismi biologici) aumentano la loro concentrazione, e quindi la loro tossicità, nei viventi passando da un anello all'altro delle catene alimentari ü      ü      depositando nell'ambiente sostanze inquinanti che restano inalterate nel tempo, cioè non subiscono alcuna forma di degradazione, come la plastica. Tutte queste sostanze liberate nell'ambiente modificano la composizione chimica e le caratteristiche fisiche di aria, acqua e suolo, agendo negativamente sull'equilibrio dei vari ecosistemi. L'inquinamento è un fenomeno antico, ma ha cominciato ad assumere dimensioni preoccupanti nel secolo scorso perché è un problema strettamente legato alla nascita della cosiddetta civiltà industriale e all'aumento della popolazione. La situazione sta diventando sempre più grave, perché le naturali capacità autodepurative dell'ambiente sono insufficienti ad eliminare tutte le sostanze tossiche che v’immettiamo. il problema dell’inquinamento si sta facendo sempre più grave e anche pericoloso per la nostra salute. E non solo nelle nazioni industrializzate e densamente popolate, ma anche in aree e regioni dove l’uomo è quasi del tutto assente. Inquinamento idrico L’acqua è fondamentale per la vita dell'uomo, inquinarla significa compromettere gravemente la nostra salute. La carta europea dell'acqua, all'art. 3, afferma che "alterare le qualità dell'acqua significa nuocere alla vita dell'uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono". Inquinare l'acqua, dunque, vuol dire modificarne le caratteristiche qualificative, al punto da renderla inadatta al consumo degli esseri viventi. L'inquinamento idrico può avere diverse origini. Inquinamento naturale L'inquinamento naturale non avviene per opera dell'uomo ma a causa di frane, alluvioni, eventi atmosferici e stagionali. Questo fenomeno non crea problemi particolari, perché l'acqua è in grado di autodepurarsi, entro certi limiti.

L’ inquinamento dell’acqua L’acqua è senza dubbio la sostanza più comune e più diffusa nell’ambiente ed è inoltre una delle più importanti. Oltre ad essere utilizzata come fonte di vita per vegetali e animali, viene impiegata nelle fabbriche e nelle industrie. L’acqua può però svolgere le sue numerose funzioni (diluire le sostanze, trasportare, ecc.) solo se fluisce in continuazione. Per fare ciò esiste un meccanismo naturale detto ciclo dell’acqua. Come si può notare dall’immagine, l’acqua può di raggiungere il mare non solo attraverso fiumi ma anche passando dal suolo, dopo essersi infiltrata ed aver raggiunto una falda acquifera. Detto questo, si può facilmente intuire che l’acqua si può inquinare non solo tramite i fiumi ma anche con i prodotti inquinanti del suolo. L’inquinamento dell’acqua

L’ autodepurazione Nelle acque si trovano dei microrganismi che si nutrono dei composti organici provenienti da organismi morti, liquami, ecc. e li trasformano in minerali non inquinanti. Le sostanze che possono essere distrutte da questi organismi sono dette biodegradabili. Oggi però, con l’aumento dell’inquinamento rispetto a qualche decina di anni fa, le sostanze biologiche sono presenti in quantità tale da superare la naturale capacità di autodepurazione; inoltre riversando sostanze non biodegradabili, l’autodepurazione non ha alcun effetto, le acque dolci rimangono perciò inquinate.

L’inquinamento delle acque dolci Un’importante causa dell’inquinamento delle acque dolci sono gli scarichi di materiale organico. La decomposizione di sostanze organiche consuma l’ossigeno contenuto nell’acqua, a volte fino a far morire i pesci dei fiumi; inoltre può provocare l’eutrofizzazione delle acque. Le principali fonti di inquinamento organico sono: le fogne delle città, gli allevamenti, le industrie e l’agricoltura: Le fogne delle città. I liquami che si trovano nelle fogne contengono grandi quantità di escrementi umani, perciò dovrebbero passare attraverso impianti di depurazione prima di essere scaricati nei fiumi purtroppo, in Italia meno della metà degli scarichi vengono depurati. I liquami fognari possono contenere microrganismi che provocano alcune malattie (colera, salmonellosi, ecc.). Una persona rischia di ammalarsi se ingerisce questi organismi (può capitare facendo il bagno nel fiume o mangiano molluschi contaminati). Gli allevamenti. Negli allevamenti, gli escrementi vengono lavati via con l’acqua, i liquami così ottenuti vengono in parte utilizzati come fertilizzanti, in parte invece riversati nei fiumi. Le industrie. Alcuni tipi di industrie, per esempio quelle alimentari, scaricano materiali organici direttamente nei fiumi. L’agricoltura. I fertilizzanti, sia chimici che naturali, possono inquinare i fiumi come vedremo successivamente.

I prodotti chimici in agricoltura Le numerose sostanze utilizzate in agricoltura non restano solo sul suolo o sulle piante. Quando la pioggia dilava il terreno, una parte di essa finisce sui canali di scolo e da qui ai fiumi e poi al mare. Quando l’acqua piovana (o anche quella d’irrigazione) filtra nel terreno, tralascia lentamente un’altra parte di queste sostanze in profondità, fino alle falde acquifere da cui si prende l’acqua per bere, che potrebbe divenire non potabile a causa dei nitrati e dei fosfati rilasciati dai fertilizzanti chimici utilizzati sul terreno. Anche l’azione dei pesticidi (detti anche fitofarmaci) possono contaminare falde acquifere, l’acqua potabile e il cibo. Non sono tuttavia ancora noti gli effetti sull’uomo, pur essendo in ogni caso sostanze nocive. A questo problema si viene incontro utilizzando la coltivazione biologica, che però a causa dei raccolti più scarsi si hanno dei prezzi relativamente elevati nell’ambito dell’alimentazione.

I rifiuti tossici industriali Le industrie si liberano dei rifiuti tossici derivanti dalle diverse lavorazioni attraverso discariche speciali. Tuttavia alcuni tipi di rifiuti tossici finiscono nei fiumi, con i liquami di fogna. Tra i rifiuti tossici dell’industria chimica troviamo: I metalli pesanti (mercurio, usato spesso come fungicida; piombo, usato nelle batterie, nei proiettili, nelle vernici e nelle benzine; cadmio, usato nei rivestimenti di metallo, a volte come colorante e in alcuni tipi di batterie). Gli ossidi metallici e i sottoprodotti dell’industria farmaceutica. Idrocarburi tossici (usati per produrre insetticidi tipo il DDT o nelle lavorazioni di plastiche e vernici) Il cromo (usato per la "cromatura" dei metalli, nella lavorazione di pelli e nelle acque di raffreddamento delle industrie. Tutte queste sostanze si stanno accumulando nel ciclo dell’acqua.

Inquinamento da petrolio La maggior parte dei mari del mondo è inquinata da petrolio. Questo proviene per la maggior parte da attività che si svolgono a terra, cioè dagli scarichi delle industrie e dalle raffinerie di petrolio. Altre fonti sono i versamenti dalle petroliere, che avvengono normalmente durante il lavaggio dei serbatoi oppure nel caso di incidenti. Una delle zone marine più inquinate al mondo (per quanto riguarda il petrolio) è il mediterraneo, ciò è dovuto al fatto che si tratta di una mare chiuso e le sue acque si rinnovano molto lentamente (80-100 anni).

Gli incidenti delle petroliere Quando una petroliera subisce un incidente nel quale ci siano dei versamenti di petrolio in mare, si provocano molti danni all’ambiente. Il petrolio galleggia sull’acqua, formando uno strato che isola l’acqua dall’aria, impedendo gli scambi di gas. L’impoverimento d’ossigeno causato fa morire molti organismi marini. Con il passare dei mesi le sostanze più leggere o evaporano o vengono distrutte lentamente da microrganismi o reazioni chimiche; quelle più pesanti, invece, rimangono sotto forma di grumi e poi lentamente affondano e vengono a poco a poco attaccate da batteri o da reazioni chimiche. Prima di scomparire, però, distruggono anche gli organismi che vivono sui fondali.

Malattie legate all’acqua Morte e malattia sono le dirette conseguenze di acqua inquinata e scarsità di acqua e si dividono in tre macrocategorie: malattie trasmesse per contagio oro fecale (tra le quali, l'ameba, la toxoplasmosi, il verme solutario, il colera, la febbre tifoidea, la salmonella, l'epatite virale, la poliomelite, la diarrea), malattie dovute a microrganismi presenti nell’acqua (come la leptospirosi), malattie trasmesse da insetti vettori e da animali che vivono nell’acqua (come la malaria). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa cinque milioni di persone muoiono nel mondo ogni anno, per problematiche relative all'acqua: dipende dall'acqua il 7% dei casi di morte per malattia, e il 19% di quelli per malattia infettiva. In particolare, nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, la possibilità di usufruire di acqua potabile da parte della popolazione potrebbe evitare circa due milioni all'anno di decessi di bambini a causa di diarrea.  

Molte sono le malattie direttamente collegate al consumo alimentare di acqua inquinata, ma molte altre dipendono dalle pessime condizioni igieniche dovute all'esiguità di acqua. Alcune malattie si sviluppano e si diffondono attraverso il passaggio diretto dei germi dalle feci alla bocca, mentre i bacini e i corsi d’acqua dolce con scarso ricambio idrico rappresentano l’habitat ideale per la crescita di alcune specie di microbi che inducono gravi patologie per l’uomo, contagiandolo in seguito alla loro ingestione o attraverso il consumo di pesci o crostacei infetti. La presenza di acque stagnanti e di impianti di irrigazione poco efficienti può favorire, infine, la crescita di alcune specie di insetti ospiti di parassiti che vengono successivamente trasmessi all’uomo attraverso la puntura.

SALUTE E AMBIENTE Nel 1995 il vicepresidente della Banca Mondiale Ismail Serageldin sosteneva: "Nel prossimo secolo le guerre scoppieranno per l'acqua e non più per il petrolio o per motivi politici".  Secondo le ultime stime 1 miliardo e 400 milioni di persone nel mondo non ha accesso all'acqua potabile, mentre per più di 2 miliardi la qualità dell'acqua lascia a desiderare, tanto che 200 milioni di bambini muoiono ogni anno per il consumo di acqua insalubre o per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano. Si calcola che dal 1950 al 1995 la quantità d'acqua dolce ragionevolmente disponibile pro capite è diminuita da 17000 m3 a 7500 m3 (UNESCO Sources,1996). Se non ci sarà un'inversione di tendenza, il numero di persone che non avranno accesso all'acqua potabile si eleverà nel 2020 a più di 4 miliardi!  Eppure la superficie terrestre è coperta per il 71% da acqua, ma questa è costituita per il 97,5% da acqua salata (non utilizzabile se non dopo costosissimi processi di desalinizzazione), mentre l'acqua dolce rappresenta solo lo 0,008% dell'acqua totale del pianeta. Di questa solo lo 0,3% è localizzato in fiumi e laghi e quindi potenzialmente disponibile, mentre il resto è imprigionato in ghiacciai e nevi permanenti (68,9%) o confinato nel sottosuolo (29,9%). Inoltre le risorse idriche sono distribuite geograficamente in modo ineguale: sono concentrate in alcuni bacini in Siberia, nella regione dei Grandi Laghi in Nord America, nei laghi Tanganika, Vittoria e Malawi in Africa, e per il 27% costituite dai cinque più grandi sistemi fluviali: il Rio delle Amazzoni, il Gange con il Bramaputra, il Congo, lo Yangtze e l'Orinoco.  Ciò significa che circa il 40% della popolazione mondiale si trova in stato di penuria, soprattutto nelle regioni dell'Africa del Nord e del Medio Oriente. La disuguale distribuzione naturale delle fonti idriche è solo una delle cause della scarsità d'acqua che già oggi crea conflitti, più o meno armati, tra gli stati o tra le regioni interne ad essi. Infatti a minare la capacità di rinnovo dell'acqua all'interno del suo ciclo naturale è la gestione inefficace e dilapidatrice delle risorse disponibili rintracciabile in alcuni principali fenomeni:

Disuguale distribuzione dei consumi a livello mondiale, gravemente sbilanciati a favore dei paesi ricchi che rappresentano l'11% della popolazione mondiale, ma consumano l'88% del consumo mondiale (consumi d'acqua compresi). Si calcola che 100 milioni di americani consumano tanta acqua quanto 7 miliardi di indiani poveri.  Processi d'inquinamento delle acque, dovuti all'utilizzazione massiccia di prodotti chimici in agricoltura (fertilizzanti e pesticidi), all'assenza di trattamento degli scarichi domestici e industriali, alla degradazione del suolo per disboscamento e per desertificazione. Sprechi nel prelievo, i sistemi d'irrigazione agricola intensiva (l'80% del consumo di acqua dolce) perdono in media il 40% dell'acqua che consumano, mentre nei sistemi di alimentazione, per le perdite, si spreca circa il 50% dell'acqua.  Cambiamenti climatici globali, anche l'effetto serra, causato dall'aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, avrà ripercussioni sull'assetto idrico del pianeta con una diminuzione del 10% delle precipitazioni nelle zone aride e lo stravolgimento della distribuzione delle portate dei fiumi nel corso dell'anno nelle zone fredde e temperate. In risposta a questa situazione di crisi, nonostante i numerosi incontri internazionali e le tante dichiarazioni d'intenti sul problema delle risorse idriche, una risposta concreta di gestione integrata e globale non è mai stata data. Anzi, la Banca Mondiale (tra i primi organismi internazionali a dispensare finanziamenti e quindi ad imporre politiche a tutti i paesi del mondo) ha visto bene di sostenere, anche in questo campo, politiche di privatizzazione aprendo la strada all'acquisizione da parte delle multinazionali del settore di sorgenti d'acqua dolce, impianti di distribuzione e di depurazione.  Così multinazionali come la Lyonnaise des Eaux , la Vivendi, o la Danone traggono grandi guadagni con il mercato dell'acqua minerale ma spesso questo significa anche sottrarre alle popolazioni locali un bene fondamentale per la propria sopravvivenza. Spesso le stesse aziende gestiscono anche le reti idriche di grandi centri urbani (solo la Lyonnaise des Eaux ha in gestione i sistemi idrici di 14 grandi città, come Manila, Budapest, Giacarta, Indianapolis, Postdam…) a prezzi fissati dalla necessità di fare profitto e non da uno spirito di equa distribuzione di un servizio a cui tutti dovrebbero poter accedere senza distinzioni di censo. Questa tendenza non ha risparmiato l'Italia: aziende municipalizzate come l'ACEA di Roma, l'AMM di Milano e l'AMT di Torino, si sono lanciate in una campagna di espansione multisettoriale in Italia e all'estero, in linea con la politica di privatizzazione dei servizi d'acqua promossa dalla "legge Galli" (n.36/1994). Paradossalmente l'Italia, paese mediamente ricco di acqua, non riesce a garantire un accesso regolare e sufficiente all'acqua potabile con punte di carenza dell'88%in Calabria e Molise, a causa di reti di distribuzione inadeguate e fatiscenti, ma soprattutto a causa di una spesa pubblica sbilanciata a favore di grandi opere pubbliche che spesso degradano le risorse idriche esistenti, come nel caso dell'abbassamento e inquinamento delle falde acquifere del Gran Sasso a causa dei due trafori realizzati e del terzo in procinto di realizzazione. Il fatto è che con la prospettiva che l'acqua sia un bene prezioso, e sempre meno rinnovabile, si deve cominciare a fare i conti