Ricordare Auschwitz, per non dimenticare....

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Alunni: Bruno, De Luca, De Simone, Falbo, Forciniti, Gulluscio, Perfetti, Valletta. Classe: 1^ C A.S.: 2013/14.
Transcript della presentazione:

Ricordare Auschwitz, per non dimenticare...

Il complesso di campi di concentramento di Auschwitz fu il più grande realizzato dal regime nazista. DOVE? A Oswiecim, circa 45 chilometri ad ovest di Cracovia, vicino a quello che, prima della guerra, era il confine tra la Germania e la Polonia; quest'area si trovava in una regione che la Germania Nazista si era annessa nel 1939, dopo aver invaso e conquistato la Polonia. Auschwitz era circondato da un recinto di filo spinato elettrificato, sorvegliato da SS armate di mitragliatrici e fucili.

Auschwitz è diventato il simbolo della Shoah non solo per le sue dimensioni, ma anche perché gli ebrei vi furono raccolti da ogni parte d’Europa, per poi essere selezionati e poi sistematicamente uccisi nelle camere a gas. PERCHÉ? Principalmente per la sua posizione geografica, all’incrocio di strade principali e di linee ferroviarie. DOPO PRIMA Dopo la Shoah Oswiecim sarà per sempre messa in ombra da Auschwitz-Birkeau, il più grande campo di concentramento nazista e centro di sterminio. Prima della seconda guerra mondiale gli ebrei, spesso artigiani e mercanti, costituivano circa la metà della popolazione di quella piccola città.

QUANDO? Nel Marzo 1942 cominciarono ad arrivare, quotidianamente, treni carichi di Ebrei da ogni parte d’Europa. A volte arrivavano più treni al giorno, ognuno carico di migliaia di esseri umani provenienti dai ghetti dell’Europa dell’Est e dai paesi del Sud e dell’Ovest Europeo.

COSA È ACCADUTO AD AUSCHWITZ? Circa 1 300 000 / 1 500 000 di persone sono state uccise nella camere a gas. L’altro 10% era costituito da Polacchi, prigionieri di guerra Sovietici, Zingari Sinti, Testimoni di Geova, omosessuali e altri “indesiderabili”. Il 90% erano Ebrei. PROVENIENZA DELLE VITTIME: ogni parte d’Europa, compresi il Belgio, la Francia, l’Ungheria, l’Italia, la Grecia, l’Olanda. La stragrande maggioranza delle vittime non conosceva la sua destinazione ed il suo destino. Erano stati trasportati come animali in carri bestiame ed erano arrivati al campo già in fin di vita. Molti di loro non entrarono realmente nel campo ma lo attraversarono soltanto andando verso le camere a gas.

La struttura di Auschwitz comprendeva tre campi principali, tutti destinati inizialmente ai prigionieri selezionati per i lavori forzati. Uno di essi, però, funzionò anche come centro di sterminio per un periodo piuttosto lungo.

Auschwitz I, costruito nel maggio del 1940

Auschwitz II (anche chiamato Auschwitz-Birkenau), costruito all'inizio del 1942

Auschwitz III (o Auschwitz-Monowitz), costruito nell'ottobre del 1942

I dintorni di Auschwitz nell’estate del 1944

Il 27 gennaio 1945, l’esercito sovietico entrò ad Auschwitz, a Birkenau e a Monowitz liberando circa 7.000 prigionieri, la maggior parte dei quali era gravemente ammalata e ridotta in fin di vita. Si stima che le SS e le forze di polizia abbiano deportato almeno un milione e trecentomila persone nel complesso di Auschwitz, tra il 1940 e il 1945. Di questi, i responsabili dei campi ne uccisero un milione e centomila.

PERCHÉ? Non può esserci un perché che in qualche modo possa spiegare razionalmente questo massacro… Quando diciamo o scriviamo “Auschwitz” intendiamo un centro di tortura, di terrore inconcepibile, l’essenza dell’inferno e dell’orrore. Auschwitz fu un gigantesco complesso costruito da esseri umani per uccidere esseri umani nella maniera più crudelmente industriale.

Ore dieci di sera, 11 aprile 1944, campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, Polonia. 1500 deportati: 320 uomini e 113 donne reclutati per lavorare all’interno del lager, gli altri 1067 giudicati inabili, dunque inutili alla forza-lavoro pensata dai tedeschi. Dunque annientati subito e per sempre. Tra loro, tra i sopravvissuti reclutati come forza-lavoro, la matricola n° 182727 - nome Shlomo Venezia, deportato ebreo - è destinato dalle SS al “Sonderkommando” come addetto al Krematorium 2.

MA SHLOMO VENEZIA È SOPRAVVISSUTO E HA RACCONTATO. MA COS’ERA IL SONDERKOMMANDO? Il Sonderkommando era un corpo speciale di prigionieri scelti per lavorare tra le camere a gas e i forni. Un uomo del Sonderkommando estraeva i cadaveri dalle camere a gas, procedeva con i riti della spogliazione e li trasportava all’interno del Krematorium, dove non sarebbe rimasto più nulla di quelle salme senza nome e senza dignità. Le SS non volevano testimoni, nessun uomo del Sonderkommando doveva sopravvivere, nessuno doveva raccontare il calvario vissuto e visto all’interno ai lager. “Era solo una questione di tempo: tutti dovevano morire, nessuno poteva sopravvivere”, scrive Venezia. MA SHLOMO VENEZIA È SOPRAVVISSUTO E HA RACCONTATO.

Morto nell’ottobre del 2012, Venezia era uno dei pochi sopravvissuti, l'unico in Italia, una dozzina in tutto il mondo, di queste squadre speciali. Ha raccolto le sue memorie in un libro,Sonderkommando Auschwitz, pubblicato nell'ottobre 2007. Dopo la liberazione, è diventato uno tra i più importanti testimoni della Shoah.

Ricordare Auschwitz e la Shoah è doveroso per la memoria di tutti coloro che hanno sofferto e sono morti. Ognuno di noi non può girarsi dall’altra parte e fare finta di niente, ciò che è successo non è cancellabile. Tutti sono tenuti a ricordare, per se stessi e per gli altri, come ci hanno insegnato i pochi sopravvissuti, tra cui Shlomo Venezia. In conclusione vorrei riproporre due poesie di Primo Levi, un altro grande testimone di questo orrore …

La tregua Sognavamo nelle notti feroci Sogni densi e violenti Sognati con anima e corpo: Tornare; mangiare; raccontare. Finché suonava breve sommesso Il comando dell'alba: «Wstawac*»; E si spezzava in petto il cuore. Ora abbiamo ritrovato la casa, Il nostro ventre è sazio, Abbiamo finito di raccontare. È tempo. Presto udremo ancora Il comando straniero: « Wstawac* ». Primo Levi, 11 gennaio 1946 *Wstawac, Aufstehen: "Alzarsi" rispettivamente in polacco e in tedesco; è la parola che rompe l’esile "carezza del sonno".

Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi