KANT Critica della Ragion Pura

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Transcript della presentazione:

KANT Critica della Ragion Pura Prof. Michele de Pasquale

nell’Estetica (dal greco aisthesis = sensazione) Kant esplora la sfera della conoscenza sensibile per cercare quei principi a priori che la rendono possibile il sentire un oggetto produce in noi una rappresentazione che Kant definisce intuizione ( = modo di conoscere immediatamente attraverso il senso) l’oggetto rappresentato nell’intuizione è il fenomeno (= le cose in quanto conosciute da noi, non le cose come sono in se stesse)

nel fenomeno sono distinguibili due componenti: la forma (il collegamento dei diversi dati sensibili secondo certi ordini e rapporti) la materia (contenuto della sensazione) questa connessione non proviene dalla sensazione ma è posta dal soggetto nell’atto dell’intuizione (quindi è a priori): si tratta della forma a priori della sensibilità, vale a dire lo spazio e il tempo (= forme pure dell’intuizione)

materia forma intuizioni empiriche senso esterno senso interno (esperienza esterna) senso interno (esperienza interna) intuizioni pure materia tempo organizza le intuizioni interne secondo un ordine di successione spazio forma organizza le intuizioni esterne una accanto all’altra

spazio e tempo non sono entità reali a sé stanti e neppure qualità appartenenti alle cose in sé e presenti in esse anche quando queste non sono intuite da un soggetto “ sono tali che appartengono soltanto alla forma dell'intuizione, e perciò alla costituzione soggettiva del nostro spirito, senza la quale cotesti predicati non potrebbero essere riferiti ad alcuna cosa.” (Kant, Critica Ragion Pura, Estetica trascendentale)

(Kant, Critica Ragion Pura, Estetica trascendentale) quando un contenuto esterno si presenta alla mia sensibilità immediata, questa lo inquadra nel tempo e nello spazio, gli conferisce, cioè, una forma spaziale ed una forma temporale “ Lo spazio, allora,è una rappresentazione necessaria a priori la quale sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne. Non si può mai formare la rappresentazione che non vi sia spazio, sebbene si possa benissimo pensare che in esso non si trovi nessun oggetto. Lo spazio viene dunque considerato come la condizione della possibilità dei fenomeni, non come una determinazione dipendente da essi; ed è una rappresentazione a priori, la quale è necessariamente a fondamento di fenomeni esterni.” (Kant, Critica Ragion Pura, Estetica trascendentale)

(Kant, Critica Ragion Pura, Estetica trascendentale) se lo spazio è la condizione necessaria di qualsiasi rappresentazione di oggetti esterni, “ il tempo non è altro che la forma del senso interno ... Infatti il tempo non può essere una determinazione di fenomeni esterni;... determina, al contrario, il rapporto delle rappresentazioni nel nostro stato interno.” (Kant, Critica Ragion Pura, Estetica trascendentale) poiché anche i fenomeni esterni producono rappresentazioni nel nostro senso interno, il tempo può essere considerato la condizione formale a priori di tutti i fenomeni in generale (esterni ed interni)

la forma dello spazio è la condizione a priori della geometria, che si presenta come scienza sintetica a priori, come scienza, cioè, che grazie ai sempre nuovi contenuti assunti dall'esperienza è accrescitiva del sapere, e grazie alla intuizione pura a priori dello spazio, intesa come disposizione formale di tutti i soggetti e quindi valida universalmente e necessariamente, ha valore universale e necessario la forma del tempo è la condizione a priori dell'aritmetica, che si presenta come scienza sintetica a priori, accrescitiva del sapere, in virtù dei contenuti provenienti dall'esperienza, ed universale e necessaria, perché fondata sulla forma a priori del tempo valida sempre e necessariamente

contro lo "scetticismo" humiano, che non considerava la matematica scienza universalmente e necessariamente valida Kant ha dimostrato che la matematica (geometria più aritmetica) è scienza sintetica a priori, è scienza cioè la cui validità è universale e necessaria, ma la cui estensione non può superare i limiti dell'esperienza fenomenica

la sensibilità come facoltà organizzatrice ed ordinatrice dei contenuti materiali, mentre rende possibile l'intuizione dell'oggetto fenomenico, non ci dice nulla sulla natura di questo oggetto e sui suoi rapporti con gli altri oggetti oltre la sensibilità c'è una forma più alta di conoscenza: l'intelletto, la capacità di pronunciare giudizi sugli oggetti dati dall'intuizione sensibile per quanto autonomi, sensibilità ed intelletto concorrono alla realizzazione della conoscenza “ Senza sensibilità nessun oggetto ci sarebbe dato, e senza intelletto nessun oggetto pensato. I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche ... L'intelletto non può intuire nulla, né i sensi nulla pensare. La conoscenza non può scaturire se non dalla loro unione. Ma non perciò si devono confondere le loro parti.” (Kant, Critica Ragion Pura, Logica trascendentale, Intr., I)

la scienza riguardante le leggi dell'intelletto e della ragione in generale è quella che Kant chiama Logica trascendentale l'Analitica intende scoprire le forme a priori con le quali l'intelletto unifica, pensandoli, molteplici dati forniti dalla sensibilità la Dialettica mostra come da parte della ragione ci sia la tendenza ad abusare delle proprie capacità e ad estendere i concetti dell'intelletto, oltre il campo dell'esperienza la sensibilità, con la sintesi a priori empirica, fornisce i dati fenomenici su cui l'intelletto esercita il suo potere conoscitivo pensando quei dati ed esprimendo giudizi

i giudizi sono possibili in quanto l'intelletto utilizza le sue capacità - forme pure a priori - che sono i concetti: "pensare, infatti, è la conoscenza per concetti" con i concetti l'intelletto ordina l'esperienza sensibile per ridurre una molteplicità di rappresentazioni sotto una rappresentazione comune i concetti sono i predicati di ogni possibile giudizio: sono puri a priori perchè non hanno niente di empirico e non sono ricavati dall'esperienza essi sono chiamati categorie ( = predicati)

come si determinano le categorie? poiché le categorie rappresentano i predicati di tutti i possibili giudizi, per determinare le categorie dobbiamo procedere all'esame dei giudizi: ci saranno tante categorie quante sono le forme in cui i giudizi possono essere classificati se noi facciamo astrazione da tutto il contenuto di un giudizio in generale, e badiamo soltanto alla semplice forma dell'intelletto, troviamo che in esso la funzione del pensiero può ridursi sotto quattro titoli, ciascuno dei quali comprende sotto di sé tre momenti:

ad ogni tipo di giudizio, Kant fa corrispondere un tipo di categoria Quantità dei giudizi Universali Particolari Singolari Categorie della quantità Unità Pluralità Totalità Qualità dei giudizi Affermativi Negativi Infiniti Categorie della qualità Realtà Negazione Limitazione ad ogni tipo di giudizio, Kant fa corrispondere un tipo di categoria Relazione dei giudizi Categorici Ipotetici Disgiuntivi Categorie della relazione Sostanzialità Causalità Reciprocità Categorie della modalità Possibilità Esistenza Necessità Modalità dei giudizi Problematici Assertori Apodittici

le categorie sono i modi con cui l'intelletto pensa la realtà e formula i giudizi quando in un giudizio, ad esempio, predichiamo di un oggetto l'unità e la sostanzialità e diciamo che esso è la causa di un determinato evento, non esprimiamo con questi concetti qualità appartenenti all'oggetto in sé, indipendentemente dal soggetto che lo pensa, ma, grazie al modo di funzionare del nostro intelletto, sintetizziamo in un concetto unitario (la categoria) la molteplicità dei fenomeni offerti dalla sensibilità Kant nega completamente la visione di una natura avente in sé una serie di leggi assolute operanti indipendentemente dal soggetto: la natura non è costituita da realtà sostanziali regolate da leggi assolute, non è un mondo esistente ordinato indipendentemente dal soggetto e su cui i nostri pensieri si modellano, ma è un mondo di fenomeni il cui costituirsi nel campo della conoscenza esige la partecipazione della sensibilità e dell'intelletto umani

(Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale) ma che cosa ci assicura che tutti i fenomeni debbano necessariamente sottostare alle categorie? come facciamo a sapere a priori che i fenomeni sono soggetti alle leggi espresse dai modi di funzionare dell'intelletto? c'è bisogno allora di una giustificazione trascendentale, di una dimostrazione di principio, capace di mostrare che necessariamente deve avvenire in questo modo: intanto è possibile la sintesi di fenomeno e categoria in un giudizio, in quanto si presuppone un'unità più profonda questa unità profonda condizionante tutta l'attività conoscitiva è chiamata "Io penso" (o appercezione trascendentale: identica struttura mentale che accomuna gli uomini) : questo è il centro di ogni attività conoscitiva dell'uomo, e grazie ad esso esiste un mondo dei fenomeni “ L'unità sintetica della coscienza [io penso] è dunque una condizione oggettiva di ogni conoscenza, della quale non soltanto io stesso ho bisogno per conoscere un oggetto, ma alla quale deve sottostare ogni intuizione per divenire oggetto per me, poiché in ogni altro modo, e senza questa sintesi, il molteplice non si unificherebbe in una coscienza” (Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale)

(Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale) l'Io penso non va confuso con la coscienza particolare del singolo individuo, con la psiche umana: esso è la condizione universale, normativa di ogni esperienza possibile è l'Io penso, infatti, che, con i suoi modi universali, necessari ed a priori, connette i fenomeni e fornisce leggi universali e necessarie alla natura: è il legislatore della natura “ L'unificazione [dei fenomeni] non è dunque negli oggetti, e non può essere considerata come qualcosa di attinto da essi per via di percezione, ma è soltanto una funzione dell'intelletto, il quale non è altro che la facoltà di unificare a priori e di sottoporre all'unità della appercezione il molteplice delle rappresentazioni date; ed è questo il principio supremo di tutta la conoscenza umana. “ (Kant, Critica Ragion Pura, Analitica trascendentale)

il mondo fenomenico riceve le leggi fisiche dal modo di funzionare dell'intelletto le categorie della relazione e della modalità che Kant chiama "dinamiche", conferendo validità universale e necessaria ai rapporti tra i fenomeni, garantiscono la scientificità della fisica la fisica è frutto di una sintesi a priori tra il fenomeno, garante dell'arricchimento continuo dei contenuti, e le categorie a priori dell'intelletto, garanti dell'universalità e della necessità delle leggi

(Kant, Critica Ragion Pura, Logica trascendentale) le forme pure dell'intelletto, le categorie, trovano un'applicazione legittima soltanto sul piano fenomenico, hanno valore soltanto quando sintetizzano esperienze sensibili ma nella stessa natura umana è radicata la tendenza ad usare queste forme anche al di fuori dell'esperienza: “ Poiché è molto seducente e pieno di attrattiva servirsi di queste conoscenze intellettuali e principi puri da soli, e anche oltre i limiti dell'esperienza, la quale solamente, per altro, può fornire la materia (gli oggetti) a cui quei concetti puri dell'intelletto possono essere applicati; così l'intelletto corre il rischio di fare, con vari sofismi, un uso materiale di quelli che sono soltanto principi formali dell'intelletto puro, e di giudicare indifferentemente gli oggetti che non ci sono affatto dati, anzi probabilmente non possono esserci dati in alcun modo.” (Kant, Critica Ragion Pura, Logica trascendentale)

il tentativo di cogliere, al di là dei fenomeni, la "cosa in sé" è analizzato nella Dialettica trascendentale la Dialettica è intesa come una falsa logica o una "logica dell'apparenza“: la ragione operando con idee ed attraverso concatenazioni di sillogismi pretende di giungere alla totalità incondizionata, risalire alla causa ultima, a ciò che è condizione senza essere condizionato la ragione pretende di usare le categorie dell'intelletto fuori da ogni condizionamento fenomenico per tentare di raggiungere l'incondizionato, l'assoluto, la totalità

sorgono così nella ragione tre idee l'idea dell'anima considerata come sostanza spirituale semplice (il soggetto assoluto, incondizionato) l'idea del mondo considerato come totalità in sé dalla quale emergono i contenuti particolari delle nostre rappresentazioni (la totalità dei fenomeni esterni) l'idea di Dio come totalità incondizionata(la condizione assoluta di ogni realtà) la ragione pretende di giustificare queste sue pretese razionalmente e presume di costruire tre scienze: psicologia razionale cosmologia razionale teologia razionale

la psicologia, pertanto, non è possibile come scienza nel tentativo di costituire la prima scienza, la ragione dialettica si serve di un falso ragionamento: l'Io penso - che è una pura attività sintetizzatrice, che ha bisogno, per svolgere la sua funzione, dei contenuti fenomenici – viene trasformata in una sostanza; l‘Io penso, con le sue categorie può pensare tutto, ma non può pensare se stesso come sostanza, perché dovrebbe porsi contemporaneamente come fenomeno e come attività sintetizzatrice: “ Il pensiero, preso per sé, è puramente la funzione logica; quindi mera spontaneità dell'unificazione del molteplice di una intuizione puramente possibile, e non ci mette innanzi, a nessun patto, il soggetto della coscienza come fenomeno.” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale) quella che è una condizione logico-trascendentale della conoscenza viene così trasformata in una realtà la psicologia, pertanto, non è possibile come scienza

la ragione si imbatte in analoghe difficoltà quando cerca di costituire una cosmologia razionale: “ Quando noi rivolgiamo la nostra ragione non semplicemente agli oggetti dell'esperienza, ma ci avventuriamo ad estenderla al di là dei limiti di questa, allora vengono fuori proposizioni sofistiche, che dall'esperienza non possono né sperare conferma, né temere confutazioni; ciascuna delle quali non soltanto è in se stessa senza contraddizione, ma trova perfino nella natura della ragione le condizioni della sua necessità, solo che, disgraziatamente, il contrario ha dalla parte sua ragioni altrettanto valide e necessarie di affermazione.” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale)

la ragione si impantana nelle seguenti antinomie, o contraddizioni di tesi e di antitesi, senza avere la possibilità di accreditare l'una come vera, scartando l'altra come falsa ha il mondo un inizio e un limite nel tempo e nello spazio? il mondo ha un suo inizio nel tempo ed è delimitato entro confini il mondo non ha nè confini nè inizio nello spazio, ma è infinito esiste qualcosa di assolutamente semplice, non ulteriormente divisibile, e perciò indistruttibile? ogni sostanza composta consta di parti semplici nessuna cosa composta consta di parti semplici è possibile la libertà, o tutto ciò che avviene è causalmente determinato? la causalità delle leggi non è l’unica da cui è possibile far derivare tutti i fenomeni: bisogna ammettere anche una causalità per libertà non c’è alcuna libertà: tutto accade in base a leggi di natura esiste una causa ultima, necessaria dei fenomeni? del mondo fa parte qualcosa che costituisce un essere assolutamente necessario non esiste un essere assolutamente necessario che sia la causa del mondo

l’idea di mondo come totalità esistente in sè conduce a coppie di proposizioni in contraddizione tra loro ed egualmente dimostrabili dal punto di vista del criticismo che soluzione dare a queste antinomie? riguardo alle prime due, Kant sostiene che non possiamo affermare nè la tesi nè l’antitesi, possiamo solo dire che il mondo è un insieme di fenomeni attualmente finito e potenzialmente indefinito riguardo alle ultime due ritiene che tesi ed antitesi non sono in contraddizione tra loro perchè si riferiscono ad ambiti diversi e quindi ugualmente vere: le tesi sono vere nell’ambito della scienza, le antitesi nell’ambito della moralità

è l’ideale della totalità assoluta ipostatizzata in un Essere supremo la ragione non approda a nessuna conclusione credibile sul piano della scienza, neppure quando cerca di formulare una teologia razionale Kant passa in rassegna le prove tradizionali dell'esistenza di Dio (ontologica, cosmologica e fisico-teologica) e ne mette in luce gli errori e la mancanza di rigore scientifico il concetto di Dio è frutto della trasformazione di un ideale (un modello alla cui perfezione tutte le cose esistenti vengono commisurate) in una realtà: è l’ideale della totalità assoluta ipostatizzata in un Essere supremo

la prova ontologica parte dal concetto dell'essere "realissimo", che per essere realissimo non può mancare dell'esistenza; poiché un essere realissimo può essere pensato in quanto il suo concetto non implica contraddizione, allora necessariamente deve essere considerato esistente contro questa affermazione Kant precisa che, poiché un giudizio di esistenza è sempre un giudizio sintetico, esso è possibile solo sul piano dell'esperienza; il passaggio dal pensiero all'essere rappresenta un salto ingiustificato: si può, infatti, benissimo pensare di arricchirsi, ma non per questo ci si arricchisce l’errore della prova è nel passaggio arbitrario dal piano logico a quello ontologico

la prova cosmologica sostiene che " se esiste qualcosa, deve anche esistere un essere necessario" Kant obietta che questo passaggio dal contingente all'assoluto (risalire dal contingente, attraverso una serie di cause ad un essere necessario non causato) non è per niente necessario: l’errore è nell’utilizzo indebito della categoria di causalità oltre l’ambito dei fenomeni al di fuori dei quali essa non ha senso la prova fisico-teologica sostiene che l’armonia della natura richiama l’esistenza di Dio la prova è confutata perché volendo risalire dall'ordine del mondo all'esistenza di un essere ordinatore e creatore, si fa un salto dal piano dell'essere a quello del pensiero

la metafisica non è scienza: la naturale tensione dell'uomo a varcare i confini del mondo fenomenico per tentare di cogliere il noumeno, la "cosa in sé", è destinata allo scacco sul piano scientifico “tutti i nostri ragionamenti, i quali vogliono condurci al di là del campo dell'esperienza possibile, sono fallaci e senza fondamento” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale, Appendice) le domande naturali ed inevitabili sull’immortalità dell’anima, sulla libertà, sull’esistenza di Dio non possono avere una risposta scientificamente fondata perchè la nostra conoscenza può avvenire solo nel perimetro dell’esperienza

si delinea una validità "morale" della tensione metafisica se le idee della ragione sono inidonee a fornirci concetti della totalità spirituale (anima), della totalità cosmica (il mondo) e della totalità incondizionata (Dio), cui corrispondano effettivamente delle entità reali, non per questo esse non svolgono una qualche funzione sul piano conoscitivo le idee infatti, indicando un ideale che varca il confine di ogni esperienza possibile, spingono l'intelletto a non accontentarsi mai dell'acquisito ed a puntare ad una conoscenza scientifica sempre più ampia; l'illusione della dialettica, allora “ è tuttavia inevitabilmente necessaria, se oltre agli oggetti che ci sono innanzi agli occhi, vogliamo vedere insieme anche quelli che ci stanno lon- tani, alle spalle, cioè se, nel nostro caso, vogliamo portare l'intelletto al di là di ogni esperienza data (parte della totale esperienza possibile), quindi, anche alla maggior estensione possibile ed estrema.” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale, Appendice) le idee di anima, mondo e Dio svolgono soltanto una funzione regolativa, una sorta di incitamento dell'intelletto perché estenda il suo sapere: si delinea una validità "morale" della tensione metafisica