PROCESSO PENALE MINORILE

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Transcript della presentazione:

PROCESSO PENALE MINORILE La filosofia del processo penale minorile ha come scopo, il recupero del minore, la non stigmatizzazione del soggetto e pone particolare attenzione alla tutela e alla riservatezza del ragazzo

OBIETTIVI DELL‘ U.S.S.M. L'USSM fornisce assistenza ai minorenni autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale minorile, finalizzandola al loro reinserimento sociale. Attua inoltre gli interventi previsti dalla legge contro la violenza sessuale e quelli previsti dalla Convenzione dell'Aja relativi alla sottrazione internazionale

NORMATIVA DI RIFERIMENTO L 1404/34, Legge istitutiva del Tribunale per Minorenni D.P.R. 448/88, contenente le disposizioni per il processo penale a carico di minorenni Dlgs 272/89, contenente le norme di attuazione di coordinamento e transitorie del DPR 448/88 Circolare 58/99 della Regione Lombardia, che suddivide le competenze in ambito penale minorile tra USSM e Servizi territoriali

Il DPR 448 dell’88 riforma il procedimento penale minorile partendo dall’ assunto che un adolescente che commette reato non perde le proprie caratteristiche intrinseche evolutive di possibilità di cambiamento, è soggetto di diritti, in primis, quello di avere una seconda opportunità, di potersi riscattare e non cristallizzare nel ruolo di deviante. I principi ispiratori sono; La minima offensività e quindi la residualità della pena, La non interruzione dei percorsi educativi in atto, Esigenza rieducativa anziché punitiva, Esigenza ripartiva rispetto alla rottura relazionale – sociale, prodotta dal reato, La personalizzazione del percorso di recupero. Sono imputabile i soggetti che hanno compiuto 14 anni ma non ancora 18, se hanno la capacità di intende e volere. Capacità di intendere è da “ intendersi” come l’attitudine ad orientarsi nel mondo esterno con una percezione non distorta della realtà,/ valutare le ripercussioni su terzi; quella di volere, come il potere di controllare gli impulsi ad agire/ scegliere in modo ragionevole ed in base a una concezione di valore.

Punto fondamentale è la riduzione del danno: danno/ riduzione. Il primo è l’effetto negativo che un comportamento sbagliato produce Il secondo termine mette in luce la limitazione o abbassamento dei comportamenti del “ danno “ Per quanto riguarda il PPM sono le regole di Pechino che hanno messo in risalto i principi delle strategie nella riduzione del danno. Le espressioni più significative possono essere “evitare di nuocere” “Fare il minor danno possibile ai giovani” “evitare ogni torto inopportuno” Uno strumento per attuare la riduzione del danno è “L’Accompagnamento “del minore al processo Il minore ha diritto a un “ suo processo “, la decisione deve essere proporzionata non solo alle circostanze e alla gravità del reato, ma anche alle condizioni del soggetto che ha delinquito, tenendo conto delle sue condizioni di vita ambientali e familiari.

E’ dagli accertamenti sulla personalità che nascono sia il programma processuale, sia il progetto educativo. La verifica della raggiunta maturità si attua attraverso: valutazione della evoluzione intellettiva/ psicologica e fisica capacità di intendere valori etici / bene, male , lecito illecito. A tal fine occorre apprezzare una molteplicità di fattori correlati alle condizioni familiari,socio-ambientali, istruzione, natura del reato ecc. Le indagini non vertiranno solo su aspetti psichici, fisici morali, ma anche sulla sua famiglia, sull’ambiente di vita scolastico o extra. Deputati agli indicati accertamenti sono i Servizi Minorili dell’Amministrazione della Giustizia, in collaborazione con i Servizi degli Enti Territoriali. L’articolo 6 del c.p.p.m. prevede la partecipazione al processo dei Servizi dell’Amm. Penale e degli Enti Locali. Si rende necessaria una cooperazione tra i due Servizi: i primi sono i diretti destinatari del provvedimento del Giudice, i secondi propongono e illustrano le agenzie e le risorse presenti sul territorio, finalizzata anche ad interventi dopo la fuoriuscita dall’area penale.

La messa alla prova il provvedimento che dispone la messa alla prova è un ordinanza. Il giudice emette una ordinanza che deve contenere la sommaria enunciazione degli elementi di prova in ordine al fatto, alla responsabilità; la motivazione circa l’esigenza di valutare la personalità all’esito della prova, il contenuto del progetto, la durata, l’indicazione della nuova udienza. E’ necessario che il minore presti consenso e manifesti coinvolgimento ed adesione al progetto.

SERVIZI OFFERTI Fornisce elementi conoscitivi sul minore soggetto a procedimento penale e concrete ipotesi progettuali, concorrendo alle decisioni dell'Autorità Giudiziaria Svolge attività di sostegno e controllo nei confronti dei minorenni sottoposti a provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria, in accordo con gli altri servizi della Giustizia e gli Enti Locali Svolge attività di diffusione e promozione della legalità nelle scuole

TEMA DEL CONTROLLO L'assistente sociale che lavora nell'ambito del penale è chiamata a confrontarsi continuamente con il rapporto, non sempre facile, tra il suo duplice ruolo di aiuto e di controllo. Soprattutto con gli adulti, spesso la dimensione del controllo prevale e rende estremamente complesso instaurare un rapporto empatico con l'utente che molte volte pone in atto delle “strategie difensive” che ostacolano la relazione con l'operatore.

DEVIANZA MINORILE IN LOMBARDIA Prevalenza di Italiani ( inversione di tendenza rispetto agli anni scorsi) Prevalentemente ragazzi ma con un incremento progressivo della devianza femminile con caratteristiche molto simili a quelle maschili Progressivo abbassamento dell’età dei minori autori di reato Alta percentuale di recidive Minori stranieri non accompagnati ( autori e vittime) Minori stranieri di seconda generazione con problemi di identità di appartenenza ( trauma migratorio, fenomeno delle bande giovanili / gruppo in adolescenza/ reati di gruppo) Minori multiproblematici Incremento di soggetti tossicodipendenti o con gravi disturbi psichici