Il processo a Socrate Filosofia e potere.

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Il processo a Socrate Filosofia e potere

Talvolta i filosofi entrano in conflitto con il potere politico Chi detiene il potere e vuole conservarlo diffida dei liberi pensatori: Essi stimolano lo spirito critico Mettono in discussione le tradizioni per rinnovarle Stimolano i cittadini al cambiamento e a nuove idee I potenti non accusano i filosofi per le loro idee Ma le prendono a pretesto per impedire loro di ostacolarli nel potere Ciò accadde ad Anassagora, a Protagora e a Socrate Filosofia e potere

Il processo ad Anassagora

Il processo ad Anassagora Trasferitosi ad Atene dalla Ionia, Anassagora divenne maestro e consigliere di Pericle statista impegnato nel rinnovamento politico e culturale della città, progressista che si circondava di filosofi e scienziati, non conservatore Il processo ad Anassagora

Intorno alla metà del V secolo i conservatori, avversari politici di Pericle, per meglio combattere lo statista ateniese, cercarono di fare il vuoto intorno a lui, eliminando i suoi collaboratori con accuse infamanti

Anassagora, per le sue opinioni riguardo il Sole e la Luna, ritenuti rispettivamente una massa incandescente e un globo roccioso, non divinità, Fu accusato di empietà (asébeia) Processato Condannato a morte, ma per intercessione di Pericle, scelse l’esilio e tornò nella Ionia dove aprì una scuola.

Il processo a Protagora

Il processo a Protagora Il Sofista Protagora fu anch’egli consigliere di Pericle il suo scritto intitolato Sugli dei, in cui sosteneva che degli dei non si può dire con certezza né che esistano, né che non esistano (agnosticismo) suscitò scalpore Era in corso la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) tra Atene e Sparta e i democratici conservatori erano in allarme Il processo a Protagora

Il processo a Protagora Protagora fu accusato di empietà, processato e condannato a morte Scelse, come allora si poteva, di commutare la condanna in esilio Beffa del destino: la nave che lo conduceva in Magna Grecia naufragò e Protagora morì ugualmente (411 a. C.). Il processo a Protagora

Il processo a Socrate

La fine dell’età di Pericle aveva visto Atene sconfitta nella guerra del Peloponneso contro l’aristocratica Sparta. Nel 404 ad Atene era salito al potere un governo oligarchico filo spartano: i Trenta tiranni, tra cui anche il Sofista Crizia. Il processo a Socrate

Atene: il processo a Socrate L’Acropoli (la città alta) di Atene con il Partenone, tempio di Atena, la dea della sapienza, della saggezza e delle arti, protettrice della città, Atene: il processo a Socrate

Il processo a Socrate fu intentato dopo la restaurazione democratica del 403 Esso era incentrato su due accuse: Corruzione dei giovani Empietà e introduzione di nuovi dèi Il processo a Socrate

Prima accusa: corruzione dei giovani - motivazioni politiche apparenti del processo, si collegavano a frequentazione da parte di Socrate dell’ambiente dei Sofisti e un allievo prediletto del filosofo, Alcibiade, aveva tradito Atene per unirsi a Sparta. Il processo a Socrate

Seconda accusa: (già formulata a carico di Anassagora e Protagora) veniva abitualmente rivolta a tutti gli spiriti critici che infastidivano i potenti: empietà, ateismo, introduzione di nuovi dèi.

Il processo a Socrate Vere motivazioni del processo: L’ironia di Socrate per i politici (molto fastidiosa per i potenti). Restaurazione democratica aveva carattere decisamente conservatore, per evitare nuove crisi. Socrate = simbolo di un insegnamento critico e anticonformista. Socrate sollevava la questione morale: criticava l’assenza di moralità che troppo spesso infettava la politica democratica. richiamava ad una virtù più alta di quella semplicemente politica Il processo a Socrate

Il processo a Socrate Socrate nella cesta, stampa del XVI secolo: il filosofo è rappresentato così nella commedia Le nuvole di Aristofane Il processo a Socrate

Difesa dalla prima accusa: Socrate non è un Sofista Comunque non ci sarebbe nulla di male nell’esser un Sofista e istruire persone come fanno, per esempio, Gorgia e Ippia La difesa di Socrate

Socrate racconta dell’oracolo di Delfi che lo ha designato come il più sapiente degli ateniesi e Spiega le vere ragioni che lo hanno reso invidiato e odiato da certi uomini di potere della città, con la sua ironia, il suo anticonformismo, la sua continua ricerca di una vera conoscenza dei problemi sociali e morali. La difesa di Socrate

Atene: Socrate e i Sofisti I restio dell’agorà (la piazza civile) di Atene, dove si svolgevano le discussioni in cui erano coinvolti i Sofisti e Socrate Atene: Socrate e i Sofisti

La difesa di Socrate Difesa dalla seconda accusa Socrate dimostra di essere: intimamente legato all’oracolo delfico e alla tradizione ateniese rispettoso dei culti e dei riti della città, non introduce nuove divinità Vero motivo dell’accusa: aver smascherato l’incompetenza e l’inconsistenza morale della classe dirigente della città La difesa di Socrate

Socrate e l’oracolo di Apollo I resti del Tempio di Apollo a Delfi Socrate e l’oracolo di Apollo

La requisitoria finale di Socrate Socrate dichiara di meritare un premio, non una pena, per aver insegnato la ricerca della virtù Spiega le ragioni per cui rifiuta le diverse possibilità di sfuggire alla morte: Non si sa se la morte sia bene o male Il carcere non sarebbe certo un bene Una pena in denaro? Ma non ha denaro a sufficienza per pagarla L’esilio? ma dovunque andasse, i giovani accorrerebbero ad ascoltarlo come ad Atene, e ci si ritroverebbe nella stessa situazione La requisitoria finale di Socrate

La requisitoria finale di Socrate Inoltre: Le alternative sarebbero un tradimento della propria missione: «ragionare ogni giorno della virtù e degli altri argomenti» («una vita che non faccia tali ricerche non è degna d’esser vissuta») È più facile sfuggire alla morte che alla malvagità: chi «in guerra buttasse le armi o si volgesse supplichevole ai suoi inseguitori» eviterebbe di morire così, anche in tribunale, se si è disposti a fare e dire qualunque cosa, senza scrupoli. La requisitoria finale di Socrate

Socrate si rivolge a chi ha votato per la sua condanna: liberandosi di lui non si libereranno mai dal dover rendere conto della loro disonestà

Infine si rivolge a chi lo voleva assolvere e dice loro che il suo daimon, che di solito gli impedisce di fare cose ingiuste, mai si è fatto sentire durante la sua difesa. Il daimon socratico

Il daimon nella mitologia greca era creduto una sorta di intermediario tra gli dèi e gli uomini. Socrate parlava di una voce interiore che non gli suggeriva mai cosa fare, pensare o dire, ma interveniva soltanto per convincerlo a non mettere in atto un certo comportamento, a non commettere ingiustizia o altri errori di natura morale. Riferimento di Socrate alle concezioni orfico- pitagoriche, che attribuivano all’anima (o psyché) la natura di un daimon. Il daimon socratico

La religione e l’aldilà Socrate riflette sul tema della vita e della morte Comincia a delineare una sorta di escatologia, o concezione dei tempi ultimi (dei destini ultraterreni dell’anima) Da ragionatore maieutico sviluppa due ipotesi: morire può essere una di queste due cose: O «un non esser più nulla, e chi è morto non ha più nessun sentimento di nulla»; in tal caso, la morte è come un sonno; O, «come dicono alcuni, una specie di mutamento e di migrazione dell’anima da questo luogo quaggiù a un altro luogo». In questo secondo caso, se è vero quel che raccontano, che in codesto luogo si ritrovano poi tutti i morti, questo sarà sicuramente il bene più grande che si possa immaginare: incontrare Orfeo e Musèo, Omero e Esiodo, Palamede e Aiace Telamonio sarebbe un grande piacere e la massima felicità consisterebbe nel «ragionare laggiù con costoro e viverci insieme e interrogarli». La religione e l’aldilà

Socrate di fronte alle Leggi Socrate viene invitato a fuggire dai suoi amici Ma rifiuta, narrando un immaginario dialogo con le leggi della città che potrebbero rimproverarlo Socrate sostiene la tesi fondamentale secondo cui si deve sempre obbedire alle leggi non soltanto quando ci fa comodo È giusto darsi da fare per cambiare le leggi se le si ritiene ingiuste (problema del rapporto tra legge e giustizia) ma finché sono in vigore vanno rispettate Socrate di fronte alle Leggi

Jacques-Louis David, La morte di Socrate, 1787, New York, Metropolitan Museum La condanna